Angelo Forgione – L’esplosione, negli ultimi anni, del revisionismo storico delle vicende dell’Unità d’Italia, e in generale della pubblicistica a firma meridionale, è stato accompagnato da una polemica interna incalzante ma davvero miope: l’attacco, talvolta feroce, da parte di una frangia di integralisti, ai principali artefici della ripresa di certe istanze, ovvero agli scrittori del meridionalismo intellettuale, accusati di pubblicare libri di divulgazione storico-identitaria, che mettono in ordine i conti con la storia, con case editrici del Nord. In un simile atteggiamento gioca un ruolo importante l’ignoranza, non culturale ma rispetto all’editoria e a come se la passa di questi tempi. Ignoranza di chi non conosce il problema in Campania e al Sud in generale, settore in cui l’iniziativa editoriale fa i conti con una crisi acuta e troppo spesso si sposa col fenomeno della pubblicazione a pagamento. Maurizio De Giovanni, dalle pagine de Il Mattino, denunciò il 9 ottobre 2012 che “in Campania molti che si definiscono editori hanno come cliente pagante l’autore, e speculano sul sogno di pubblicazione invece di svolgere una sana attività di scouting”.
Il mio editore, Magenes (Milano), si pone come un vero editore perché pubblica ciò che ritiene valido e scarta i manoscritti non ritenuti validi, che invece altrove rischiano di essere portati in libreria solo perché gli autori sono disposti a pagarne la stampa e l’acquisto di un quantitativo di copie pur di rincorrere un sogno. Questo determina pubblicazione di ogni genere di scritto, anche il più scorretto e fuorviante, in nome dell’introito sicuro dell’editore. E pure lo scrittore che sente di essere tale, così come ogni altro creativo intellettuale, non può farsi umiliare da simili condizioni. Ma anche la distribuzione incide sulla scelta, perché se l’obiettivo di un saggista è quello di diffondere nuove informazioni va da sé che si cerchi per queste il più ampio smistamento possibile sul territorio nazionale.
Il mio secondo libro, Dov’è la Vittoria, poteva essere stampato da un paio di grandi editori del Nord, che mi opzionarono dopo il successo di Made in Naples (sempre in attesa di editori del Sud che vogliano investire sul sottoscritto), ma il contenuto non era compatibile con certe linee editoriali, e per evitare di doverlo “risistemare” lo affidai ancora a Magenes, casa editrice che nel frattempo, causa crisi del comparto tipografico, perdeva due fornitori in Alta-Italia ai quali si appoggiava e, su mio invito, emigrava a Bracigliano, Salerno, alle falde del Vesuvio. Fosse solo un problema fotografico… Il problema è che non è neanche principalmente di casa editrice, visto che buona parte dei guadagni sul prezzo di copertina va alla distribuzione, che è monopolizzata da società settentrionali, e di là comunque bisogna passare. Così è, se vi pare. E se non vi pare, fatevelo parere.
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