Angelo Forgione – La chiamano “cura del ferro”. È la nuova strategia di investimenti strategici sulla rete ferroviaria per sfruttare in maniera efficace le risorse economico/finanziarie disponibili presentata dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio, l’Ad di FS Italiane Renato Mazzoncini e l’Ad di RFI Maurizio Gentile. Ulteriori investimenti per 8.971 milioni stanziati dal Governo Renzi, che ha aggiornato il contratto di programma 2012-2016 con le Ferrovie dello Stato, grazie a risorse fresche della legge di Stabilità del 2015 e dello Sblocca Italia. Ma solo 474 milioni saranno destinati al Sud. Non bastava l’evidente sperequazione dell’offerta ferroviaria tra Nord e Sud stabilita dall’Esecutivo, che aveva già concentrato il 98,8% degli investimenti ferroviari dalla Toscana in su, cioè nella parte del Paese che ne ha meno bisogno. Anche le ulteriori risorse rimediate vanno nella stessa direzione. Basta fare un confronto tra gli interventi che saranno finanziati nel Settentrione e quelli nel Meridione (romacomprensivo): 4 a 0 sull’Alta Velocità. 8 a 4 sulla linea tradizionale regionale. 4 a 1 sull’intensificazione del traffico. 4 a 2 sul collegamento con gli aeroporti. Addirittura 3 a 0 sul collegamento coi porti, interventi prioritari per intercettare i traffici merci nel Mediterraneo dopo il raddoppio del Canale di Suez… e Napoli, Gioia Tauro, Taranto e tutto il Sud tagliati fuori. Totale strategico della “cura del ferro”: 23 interventi e 95% di stanziamenti al Nord contro 7 interventi e 5% di stanziamenti al Sud.
Nelle stazioni delle grandi città del Nord potrà entrare un treno ogni tre minuti. Sempre lì, saranno saranno caricati i Tir direttamente sui convogli merci. E sempre lì i treni porteranno i passeggeri fin dentro gli aeroporti. Gli investimenti previsti riguardano Roma (172 milioni), Firenze (70 milioni), Milano (45 milioni), Torino (30 milioni) e Bologna (30 milioni).
Presto saranno finanziati altri 8 miliardi nell’aggiornamento 2016. Il Sud spera, e intanto muore di speranza.