Angelo Forgione – Il 5 giugno del 1224, dalla Sicilia, Federico II Hohenstaufen sanciva la fondazione a Napoli di una Universitas studiorum, l’Università degli studi, la prima laica e pubblica del mondo occidentale, di fatto la prima vera università statale, aperta a tutti e non solo a una ristretta cerchia di studenti facoltosi in grado, come accadeva a Bologna, di organizzarsi privatamente e pagarsi i docenti.Con l’Università di Napoli nacque il termine facultas, facoltà, cioè facilità, intesa come diritto esteso a tutti di intraprendere gli studi.Nell’editto scritto in latino dallo Svevo, pubblicato esattamente 797 anni fa, si leggeva l’intenzione del Re di Sicilia.
Disponiamo perciò che nell’amenissima città di Napoli vengano insegnate le arti e coltivati gli studi connessi con ogni professione, così che i digiuni e gli affamati di sapere trovino nel nostro Regno di che soddisfare i propri desideri e non siano costretti, per ricercare la conoscenza, a peregrinare e a mendicare in terra straniera. Agli studenti concediamo di venire a vivere in quel luogo dove ogni cosa è in abbondanza, dove le case sono sufficientemente grandi e spaziose, dove i costumi di tutti sono affabili e dove si trasporta facilmente per mare e per terra quanto è necessario alla vita umana.
Da 30 anni circa, l’Università di Napoli porta il nome di colui che ne volle l’istituzione in una città che non era capitale del Regno ma che fu scelta per la sua posizione geografica, decisamente vantaggiosa rispetto a Palermo, promettendo tutte le facultas possibili a coloro che avrebbero voluto frequentarla, tra cui delle convenzioni con gli alloggi per “una pensione di due once d’oro senz’altri carichi”.Era, quel laico sovrano, un illuminista del 13° secolo, protettore di arte e letteratura, attrattore di cultura greca, latina, araba ed ebraica, conoscitore di sei lingue, per questo detto stupor mundi.
Alcuni storici gli hanno addebitato una eccessiva pressione fiscale che avrebbe provocato la rovina dell’economia meridionale, ma, come scrisse il cronista inglese Matthew Paris alla sua morte, “Federico II fu il più grande principe del pianeta e anche colui che stupì e cambiò il mondo”.
Scelse Napoli, che, se si eccettua Salerno con la sua Scuola Medica, rimase l’unica città meridionale sede di studi universitari anche fin dopo l’unità d’Italia, quando l’Ateneo risultava terzo in Europa per numero di iscritti, dopo quelli di Berlino e Vienna. Fattore importante e costante per l’importanza della città, che contribuì alla sua crescita demografica e al raggiungimento del suo prestigio di città capitale, attraversando 797 anni di grande storia di Napoli e del Sud.