
Angelo Forgione – No, il 21 dicembre non è il compleanno di Napoli. Non datemi del guastafeste perché racconto verità documentate… Ci stiamo nutrendo di storie fantasiose antiche e moderne, come quella delle sette strisce sulla pastiera. Stiamo osservando date inesatte, come quelle dell’invenzione della pizza margherita e della fondazione del calcio Napoli. E questa, che ormai ogni anno viene ripescata per celebrare la nascita di Napoli (21 dicembre 472 a.C.), è una ricorrenza che non è, trattandosi di un’invenzione partorita nel marzo del 1990 dal professor Renato Palmieri, un fisico unigravitazionale, che scrisse un racconto a metà tra verità e fantasia intitolato “La chiave astronomica della fondazione di Neapolis“, facendo intendere immediatamente, nel sottotitolo, che si trattava di una “rêverie neoclassica”, cioè di una fantasticheria moderna.
Ma tranquilli, sono romantico anch’io nel mio rigore storico, e anch’io ritengo che il 21 dicembre sia comunque una data simbolica per Napoli. Mi appello agli studi accademici di due professori dell’Università Federico II, per i quali l’orientamento e le proporzioni della griglia stradale dell’antica Neapolis, l’attuale centro storico di Napoli patrimonio Unesco, sarebbero stati scelti dai coloni Greci in modo che la città potesse essere riconosciuta come la città di Helios/Apollo, il dio del sole dei Greci, oltre che della sirena Partenope.
Lo studio è del 2019, ma già nel 2013 scrissi in Made in Naples: “La Neapolis fu città “solare”, cioè rivolta al cielo e orientata secondo il cammino del Sole; prese il posto della Palaeopolis “oscura”, rivolta agli abissi e fondata sulle rive del mare secondo l’orientamento della terra verso l’acqua”.
Neapolis fu tracciata su di un terrazzamento demarcato dal mare, dall’antico fiume Sebeto e dai terreni nelle attuali Foria e Forcella, e opposta dai Cumani al più vecchio insediamento, la Palaeopolis, fondato dai Rodiesi tra i secoli IX e VIII a.C., ventinove secoli fa, là dove è il monte Echia.
In quanto città greca, Neapolis osservava il mithraismo, la religione antica di origine persiana e di tradizione ellenistica che celebrava i misteri del Sole invincibile, sempre capace di rinascere. I cittadini di Neapolis veneravano Mithra in processione verso la Crypta Neapolitana, quella oggi alle spalle del santuario di Piedigrotta. Lì, proprio al centro della grotta attraversata completamente solo due volte l’anno da un raggio di sole (in occasione degli equinozi di primavera e di autunno), fu rinvenuto in tempi recenti proprio un bassorilievo di Mithra, oggi in mostra al Museo Archeologico Nazionale. Il Cristianesimo sostituì la celebrazione dei misteri mithraici con il Natale e la nascita di Mithra, divinità solare, con quella di Gesù.
Il 21 dicembre, è il giorno meno luminoso dell’anno, quello in cui cui il Sole rinasce. Mi piace, dunque, pensare che Napoli incarni la metafora del Sole invincibile, facendosi città invincibile, che sempre si risolleva. Sfida la presenza incombente di due vulcani distruttivi, ed è sopravvissuta a terremoti, eruzioni, colate di fango, epidemie, invasioni e bombardamenti. Napoli non si spegne. Magari tramonta, ma poi sempre risorge.
Chisto è ‘o paese d’ ‘o sole, scrisse Libero Bovio.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.