Angelo Forgione – Don Vittorio Feltri non si tiene più dopo l’avviso del presidente De Luca sulla chiusura della sua Campania in caso di contagi lombardi ancora alti alla riapertura del 4 maggio. Il giornalista infeltrito prima ha scritto per il suo giornale di fretta di riapertura in Lombardia, la regione che ha fatto danni perché non aveva alcuna fretta di chiudere, anzi, alcuna voglia. Bisogna riaprire in fretta, magari procurando altri problemi, e poi, senza fretta, lasciare l’Italia.
Ci ha raccontato, don Vittorio, che la gente è impaziente per riprendere a guadagnare, “in particolare al Nord”, come se altrove si campi d’aria, e la pensa esattamente così chi scrive che “non si tratta di correre in strada a suonare il mandolino, bensì di tornare in fabbrica”.
Ha detto che l’umanità dell’affascinante Meridione e la bramosia di denaro della Pianura Padana e delle Prealpi sono solo luoghi comuni, lui che per i luoghi comuni sui meridionali ha reso noto se stesso e il suo giornalaccio.
Ha avvertito che lassù, tra le valli lombarde e venete, monta “la ribellione alla dittatura romanfoggiana”; insomma, una ritorno agli slogan della Lega Nord riposti per convenienza nel cassetto dal furbacchion Salvini.
Ha informato che “manca soltanto la Lombardia per creare una frattura tra le due Italie divise da una antipatia reciproca che si era sopita e che le polemiche sul virus hanno risvegliato in modo drammatico”.
E ha concluso minacciando il Sud, che senza il Nord andrebbe “a ramengo” e farebbe “una brutta fine, per altro meritata”.
Echi da Bergamo, una delle città che più soffrono in questo momento e che merita la solidarietà di tutti a prescindere, anche per la sfortuna di essere rappresentata da qualche incompetente che ha scherzato con il virus e pure da certe penne, capaci di condizionare l’opinione delle persone meno libere di pensiero, di dividere e alimentare la debolezza del Paese. Ma che, non va dimenticato, resta pur sempre “la Città dei Mille”, il centro italiano che più di tutti ha contribuito ad armare Garibaldi affinché invadesse il Sud. Prima hanno voluto che si facesse quest’Italia di colonizzatori e colonizzati e ora, una volta spremuto il limone, minacciano di dividerla. Senza fretta, però, non sia mai che il Sud smette di comprare merci e servizi del Nord. Finisce che il Nord va “a ramengo” appresso al Sud.
Non contento, l’attacco si è fatto più netto dai teleschermi di Rete 4: “I meridionali, in questo momento, soffrono un complesso di inferiotità rispetto ai settentrionali. Io non credo ai complessi di inferiorità. Credo che i meridionali, in molti casi, siano inferiori”.
Apriti cielo! Levata di scudi da ogni parte, anche dall’Ordine dei Giornalisti nazionale, che però, per separazione di competenze, non può prendere provvedimenti disciplinari nei confronti di Fletri, cosa che pertiene al Consiglio di disciplina territoriale dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Il presidente Carlo Verna ha però comunicato che il presidente della sezione lombarda gli ha dato rassicurazioni circa la trasmissione degli atti al giudice deontologico naturale, e ritiene “che i comportamenti di questo signore rischino di travolgere l’immagine dell’intera categoria dei giornalisti italiani”, che è suo dovere tutelare, e che a tal fine sarà dato mandato a un legale.
L’Ordine nazionale si è pure relazionato con Agcom affinché vengano monitorate le trasmissioni in cui con maggiore frequenza in questi ultimi giorni sono state ascoltate espressioni discriminatorie nei confronti del Sud, anche grazie alle “incaute ospitate” consentite dai conduttori delle trasmissioni, che pure saranno deferiti ai Consigli di disciplina qualora non si dissocino fermamente come la Carta dei doveri dei giornalisti esige.
E qui si va esattamente al cuore del problema, o quasi. Il vero problema è il ruolo ricoperto da certi giornali e talune trasmissioni deputate a creare scompiglio, che si nascondono dietro l’ormai sfacciato razzismo di Feltri e lo strumentalizzano per compiere certe sinistre volontà politiche, prova ne sia il conduttore della trasmissione Fuori dal coro Mario Giordano, che di fronte alle parole del direttore editoriale di Libero si è “preoccupato” sorridente di perdere telespettatori meridionali invece di censurare il suo gradito ospite.
Di sinistre volontà politiche si tratta. Feltri e altri kamikaze dell’informazione non sono altro che elementi di un certo sistema che sta cercando di sviare l’attenzione dai disastri politici della Lombardia in tema di Covid-19 addossando colpe al Sud. Quali colpe? Si cerca di far passare il messaggio “Lombardia sotto attacco”, delineando i contorni di un’imprecisata ostilità meridionale verso i settentrionali. Una sorta di vittimismo cautelativo.
La verità è che, pur con tutte le attenuanti generiche del caso, i primi della classe della Lombardia hanno oggettivamente fatto degli errori lampanti e gravi, mentre i monellacci campani, e meridionali in genere, se la sono cavata bene, hanno fatto le cose giuste, rispettando le regole e la pericolosità del virus. Il Sud ha fatto meglio del Nord, questa è la realtà, e quel certo sistema sta producendo un’informazione tendenziosa per nascondere le vere colpe, in modo da mantenere lo status quo alla fine dell’emergenza.
Ve lo ricordate tal Niccolò Fraschini, consigliere comunale a Pavia, che al principio di tutto minacciò la “gente che periodicamente vive in mezzo all’immondizia” di stare tranquilli perché “alla fine di tutto i ruoli torneranno a invertirsi”? Era uno sprovveduto che manifestava pubblicamente il pensiero della politica lombarda di centrodestra, pensiero che anima chi ha il potere di manovrare l’informazione e decidere determinate “incaute ospitate” piuttosto che altre molto più caute, serie e meno utili al sinistro scopo.
analisi della vicenda alla trasmissione Linea Calcio (Canale 8) del 23/4
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