Angelo Forgione – Se vuoi prenderti lo scudetto, spesso, devi battere il tuo avversario a casa sua. E il Napoli sapeva di doverlo fare, di dover fare l’impresa, di dover inchiodare la Juventus alla quinta sconfitta in 131 partite di campionato nel suo bunker, per dare una gioia ai tifosi azzurri, che avevano caricato a molla la squadra del loro cuore sin dalla partenza per Torino. Ci voleva convinzione e cattiveria, quella che il piccolo Insigne ha mostrato in volto a Khedira. Ci voleva l’arma di questa rimonta in classifica: il calcio d’angolo. È così, con 5 gol su palla inattiva degli ultimi 8 realizzati, che il Napoli sta sopperendo alla crisi di finalizzazione del suo tridente. Albiol al Genoa, Diawara al Chievo, ancora Albiol e poi Tonelli all’Udinese, e ora Koulibaly alla Juve. Uno con lo schema sul primo palo e ben quattro con la palla messa al centro dell’area di rigore. Callejon, come Mario Rui, allo Stadium, ha provato per tutta la partita il primo metodo, ma all’ultimo corner ha provvidenzialmente optato per il secondo, quello più efficace, e ha funzionato.
A Torino la grossa mole di gioco azzurro non ha prodotto grossi pericoli agli avversari, ma alla fine il risultato ha reso giustizia a chi ha giocato a pallone occhi negli occhi di chi, con sguardo timoroso, ha esclusivamente speculato sul vantaggioso 0-0. Gli agnelli non erano solo in tribuna. Pressing alto e possesso palla, Sarri ha dato una lezione ad Allegri, la più indigesta, che ne è uscito col morale visibilmente a pezzi. È su questo fattore che il Napoli, con l’inerzia a favore, dovrà costruire il sorpasso dopo la rimonta.
L’allenatore degli azzurri è a un passo dalla definitiva consacrazione. Sa di avere la possibilità di scrivere la storia, perché puoi pure vincere sei scudetti consecutivi come nessuno, ma vincerne uno a Napoli ne vale dieci. Sa di avere l’opportunità di dare un’immensa gioia alla sua gente e non permetterà a nessuno di distrarre la squadra dall’obiettivo. Il portone del Palazzo è stato sfondato e i rivoluzionari azzurri sono ormai dentro. Ma nulla è ancora compiuto. La Juve ha ancora il suo destino in mano. Ora tocca salire nella stanza dei bottoni per completare il colpo di stato e prendere il potere.
I napoletani, col sogno nel cuore, si compattino davvero. Basta fischi ai calciatori. Basta offese al presidente. Basta critiche al mister sulla gestione di una rosa che non è certamente ampia e che ha necessitato del sacrificio delle coppe per poter essere calibrata sull’obiettivo del patto, ma qualcuno non l’ha ancora capito. Ora è il momento di spingere il Sud al traguardo negato dalla storia e di lasciare ai cannibali le briciole e il traumatico fallimento. Ora è il momento di fare il prodigio tutti insieme, da popolo vero, per esserne fieri. Vincere con Maradona in campo ci sta. Vincere senza neanche il bomber che l’avversario ti ha strappato non è cosa da poco. Cominciano le quattro giornate del Napoli. La storia è a quattro passi, e sarebbe uno tricolore bello, bellissimo, come il primo.
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