Senza soldi non si cantano messe

Angelo Forgione – Il treno Carratelli è partito e mi ci aggancio in corsa. Quanto ha scritto su napoli.com (leggi) circa il Napoli “empolizzato” non fa una piega. “Senza risorse e senza alternative siamo una città morta e il calcio ne è l’inevitabile riflesso”, scrive il decano del giornalismo partenopeo, che conosce l’ambiente e tutto ciò che c’è, o meglio non c’è, attorno al pallone di casa Napoli. Ma i tifosi continuano a non voler andare oltre, a guardare l’azzurro coi paraocchi, perché quello che sta a destra e sinistra, ma anche dietro e oltre, sembra proprio non interessare a nessuno. Napoli è città stesa supina, dolorante, come un calciatore coi crampi, tanto per restare nella metafora calcistica, ma nessuno accorre a prestargli soccorso. Non c’è un euro, e quelli che potrebbero piovere dall’Unione Europea (100 milioni) per la riqualificazione del Centro Storico Unesco si rischia seriamente di perderli per immobilismo di Regione e Comune. 42 i milioni dei fondi già persi per il Porto di Napoli, che non è neanche elettrificato, il che significa che le navi sono costrette a tenere i motori accesi (e a inquinare l’aria) per continuare le attività vitali a bordo. Tutto o quasi è fermo, sospeso, come il destino di ogni cittadino napoletano che rischia ogni giorno di rimetterci la vita per un cornicione che si stacca da un monumento, per un tronco d’albero che collassa o un palo della luce che piomba sull’asfalto. Le grandi industrie mancano e non si riesce neanche a sfruttare la risorsa turistica, il vero oro sprecato. Ma i tifosi del Napoli proprio non lo vogliono capire che il calcio è un fenomeno industriale, che è uno “sport” che si addice alle città industriali, ed è in quelle che è nato. Ho scritto 350 pagine e passa di saggio (Dov’è la Vittoria) per dare degli strumenti di comprensione, per spiegare che Manchester, Liverpool, Barcellona, Monaco di Baviera, Torino e Milano, centri che esprimano più di una squadra e che ospitano club tra i più seguiti e vincenti del Vecchio Continente, sono cresciuti urbanisticamente ed economicamente con la loro industrializzazione massiccia e con i grossi flussi migratori che li hanno interessati. Non è sufficiente essere una città grande e popolosa (ma in fase di svuotamento) per pretendere di vincere ad ogni costo. La Champions League l’hanno vinta solo quattro capitali europee: Madrid, Lisbona, Amsterdam e Londra, quest’ultima una sola volta e solo recentemente, nel 2012, grazie agli investimenti russi, in una città che esprime ben 8 squadre.
Per vincere nel calcio c’è bisogno di un tessuto produttivo che generi opportunità e interessi capaci di attrarre capitali, e Napoli non ce l’ha. Gli Al-Thani, che ancora non hanno vinto in Europa, sono approdati a Parigi perché l’allora presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy firmò con loro un trattato fiscale molto vantaggioso per i residenti e gli investitori qatarioti sul territorio francese, che è divenuto per loro un paradiso fiscale. Da allora, tra Francia e Qatar intercorrono interessi in tema di turismo, aviazione, gas, petrolio, elettricità, infrastrutture, sicurezza del territorio e cooperazione scientifica. A Napoli sono in troppi convinti che se De Laurentiis si facesse da parte lascerebbe campo libero a investitori più forti. Chi sono? E dove sono? Non c’erano quando per una “manciata” di milioni di euro nessuno si fece vivo nel 2004, mentre Capitalia, in difesa dei suoi crediti, trovava prima Lotito per la Lazio e poi gli americani per la Roma, salvando due società ben più indebitate del Napoli. E quali interessi avrebbero da sfruttare i ricchi investitori internazionali alle falde del Vesuvio? Nessuno! Neanche sullo stadio da ristrutturare – avessi detto uno nuovo! – ci si riesce a mettere d’accordo. Non è che il Comune di Torino se la passi assai meglio di quello di Napoli, ma nel capoluogo piemontese certi interessi di matrice industriale e turistica hanno fatto sì che in un ventennio sorgessero di fatto tre stadi nuovi, mentre a Napoli il tempio del Calcio divorava enormi risorse comunali per la manutenzione ordinaria e straordinaria, sempre al limite dell’agibilità e della fruibilità, con la SSC Napoli a compartecipare alle spese di gestione.
Ma i tifosi del Napoli, imbattibili per passione, lo sono anche per convinzione (sbagliata) e sono persuasi in grandissima parte di supportare la squadra di una capitale del Calcio che vincerebbe e stravincerebbe se De Laurentiis la smettesse di fare l’imprenditore sbruffone a conduzione familiare. Al netto degli errori del patron azzurro, i paraocchi sono il vero limite di una tifoseria che dovrebbe dunque capire che Napoli è città invischiata nelle sabbie mobili del territorio più depresso dell’Eurozona e, in quanto tale, periferia del calcio. Eppure sempre in Europa da sei anni, eppure al posto 20 del ranking UEFA (seconda squadra italiana), eppure con lo sfizio di qualche coppetta nazionale portata in bacheca e strappata ai dominatori di sempre, quelli dell’industria per antonomasia. Ma veramente vogliamo pensare che la Napoli calcistica sia una realtà inespressa dal lontano 1926, e che solo nei 5 anni di Maradona, quando la politica democristiana lo volle in azzurro per dar sollievo alla Campania post-terremoto, abbia fatto il proprio dovere? Suvvia!
Non si può sognare la vittoria quando per due stagioni si resta senza la ghiotta fetta di introiti della Champions League. C’è ora solo da far quadrare i bilanci e programmare diversamente; non si può altrimenti, a meno che non si voglia avviare una nuova spirale negativa. È difficile digerirlo, certo, ma è la realtà, e chi non la guarda finisce nella zona d’ombra della frustrazione. In troppi ci sono già dentro da un bel pò.

5 pensieri su “Senza soldi non si cantano messe

  1. Non sono per niente d’accordo, intanto de laurentiis con il Napoli si sta arricchendo. Inoltre il Napoli e’ stato dato a De laurentiis attraverso un complotto, non fu un caso che lui fece finta di volerlo comprare per 100 miliardi di lire. Stavano cercando il merlo che ci cascasse. Ma Ferlaino non era affidabile, quindi prima fecero comprare il Napoli a Corbelli (che faceva parte del complotto) poi questi lo passo’ a Naldi (il merlo). Con il Napoli indebitato, non potendo comprare, i procuratori gli passarono calciatori svincolati che giocarono a perdere per portare Naldi al fallimento. Quando Naldi cerco’ di ricapitalizzare, allora decisero di affrettare il fallimento con l’invasione di campo ad Avellino. Sconfitta a tavolino e 5 giornate a porte chiuse sul neutro di Benevento. Fu l’inizio della fine di Naldi. Per evitare che questi potesse essere aiutato da una cordata, mandarono Gaucci (altro servitore del Palazzo), il cui compito fu di impedire che Naldi potesse accettare l’aiuto di queste cordate. Gaucci fece finta di voler comprare il Napoli, per questo mise la clausola che l’acquisto sarebbe stato valido solo se il Napoli fosse rimasto in serie B. Poi non lo iscrisse al campionato… Gaucci per tenere lontano probabili acquirenti fece anche finta che stava costruendo la squadra di calcio… Quelli dell’ambiente sapevano gia’ che il Napoli doveva prenderlo De laurentiis per questo non si presentarono per comprarlo. Ma c’era il timore che qualcuno al di fuori potesse presentarsi all’asta. Allora per sicurezza il presidente dell’Udinese Pozzo fece un’offerta di 23 milioni di euro affermando che aveva 22 calciatori in esubero ma solo per vedere se c’era qualcuno che rilanciasse. Dopo Pozzo con la scusa che la curatela fallimentare e il Tribunale di Napoli litigavano su chi doveva fare l’asta, ritiro’ l’offerta dicendo: “Se litigate e perdete tempo, poi quando la faccio la squadra?”… Ma come, prima aveva detto che aveva 22 calciatori in esubero… Al momento dell’asta Gaucci si defilo’ e il “Palazzo” permise a De laurentiis di acquistare il Napoli con i soldi di Capitalia. Poi diedero a De laurentiis il tempo di fare la squadra, Galliani diede in prestito al Napoli Pozzi e Abate… Per quello che riguarda la citta’, siamo una COLONIA per questo non funziona niente, siamo sabotati da politici ascari… mentre invece la SSC Napoli i soldini per i diritti televisivi e quelli degli sponsor li prende a prescindere dal tasso di disoccupazione che c’e’ nella Capitale Duosiciliana…

    • E’ l’esordio che qualifica tutto il resto (che peraltro mi pare un pastrocchio orribilmente indigesto): “intanto De Laurentiis con il Napoli si sta arricchendo”.
      Ma secondo te che doveva fare? Impoverirsi? Ma stai facendo veramente o stai pazziando?

  2. Il centrocampo della Juventus dei tre scudetti (Pirlo, Pogba, Vidal) é costato in totale appena 10,5 milioni, ovvero il costo del cartellino di Vidal, poiché sia Pirlo che Pogba sono stati presi a parametro zero.
    Il buon ADL sta trattando Allan, un giocatore medio un po’ meglio di Gargano, per la bellezza di 15 milioni.
    Ecco la differenza. Non é solo questione di soldi, ma soprattutto di competenza e esperienza che ADL non ha nel calcio, ma si ostina a dirigere le operazioni di mercato accentrando a sé tutti i ruoli e le loro prerogative. Al Napoli servono un navigato DS e un manager area tecnica, per poter gestire uno gli aspetti amministrativi/contrattuali e l’altro l’aspetto tecnico/atletico. Come fa ADL a gestire tutta la rosa??? Spesso non é reperibile per gli impegni cinematografici. A chi si devono rivolgere i giocatori per le diverse esigenze di varia natura???
    Ricordiamo che ADL cosiderava “vecchio” Pirlo, intanto ora prende il trentenne Valdifiori dall’Empoli, una squadra che la scorsa stagione si é salvato per il rotto della cuffia.
    Ecco cosa non va in realtà, il problema non sono i soldi ma le strategie di ADL.

  3. Pur ammettendo che quanto dici sulla città sia vero, perchè non si può negare che come città siamo allo sfascio, ma sulla squadra ed il presidente proprio non siamo d’accordo. Punto primo : come hanno scritto nei commenti qui sopra, ADL in questi anni ha saputo prendere bei soldi da contratti televisivi, soldi delle coppe ecc. Quindi la bufala che non c’è un euro non me la venissero a contare.
    Punto secondo : come si fa a negare che sia sbagliata la gestione familiare di una squadra che è arrivata al 20esimo posto nel ranking Uefa??? Pur ammettendo quanto dici, e cioè che senza i soldi Champion’s quest’anno si debba agire in maggiori ristrettezze economiche, questo è vero e lapalissiano, e pur ammettendo che possa essere una pista percorribile la rifondazione attraverso giocatori giovani, magari italiani, e meno conosciuti ma… ma questi giocatori chi li sceglie? Il presidente???? E li sa scegliere??? O Giuntoli? Che con tutto il rispetto per il lavoro che ha svolto nel Carpi, mi pare piu uno yes man, un parafulmine, un secondo novello Bigon, per intenderci. Non sarebbe stato meglio spendere soldi per affidarsi almeno ad un DS conosciuto e dalla bravura comprovata ad alti livelli? O i soldi non c’erano nemmeno per quello?
    Poi magari i fatti mi smentiranno, ed io da tifoso lo spero pure, ma se aggiungi una scommessa (i giovani) ad un’altra scommessa (Giuntoli) crei un azzardo. E dagli azzardi spesso non se ne esce bene…

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