Roma-Napoli, la verità sul gemellaggio interrotto (dai romanisti)

Non fu il gesto di Bagni il pomo della discordia ma l’appartenenza di Giordano.

(articolo scritto prima della morte di Ciro Esposito per gli scontri a Roma del 2014)

Angelo Forgione I rapporti storici tra le città di Roma e Napoli sono sempre stati stretti e, talvolta, amichevoli. Basti ricordare che le Due Sicilie e lo Stato Pontificio furono stati uniti da un forte cattolicesimo e che Papa Pio IX in esilio fu ospitato per un anno e mezzo da Ferdinando II nei territori di Napoli, prima a Gaeta e poi a Portici.

Anche nel calcio, la partita Roma-Napoli conserva significati particolari. È il “derby del Sole”, il Centro-Sud che si oppone al potere del Nord-ovest, il confronto dei due vessilli dell’identità territoriale più radicata, di due popoli vicini che oggi sono in aperta inimicizia. La storiaccia perdura da più di venticinque anni, ma prima, per più di un decennio, le due tifoserie si erano strette in un bellissimo gemellaggio, il più bello di sempre, e anche la nomenclatura storica dei gruppi delle curve lo sottolineavano. Il Commando Ultrà Curva Sud della Roma andava a braccetto col Commando Ultrà Curva B del Napoli, si scambiavano bandiere al centro del campo, sfilavano sulle piste d’atletica degli stadi delle due città, gridavano il nome dell’avversaria durante gli incontri, adottavano cori comuni e si ospitavano a vicenda nelle rispettive curve. Fiumi di romani scendevano festanti a Napoli e la marea napoletana saliva a Roma ostentando serenamente i propri colori. Roma-Napoli era una grande festa!

Nei secondi anni Ottanta, quelli del grande Napoli di Maradona, l’amicizia si è improvvisamente rotta. La responsabilità addossata, per errore, sulle spalle di Salvatore Bagni, autore di un gestaccio alla fine dell’incontro dell’Olimpico nella stagione 1987-88. Carico di adrenalina il guerriero azzurro dopo che Pruzzo aveva portato in vantaggio i giallorossi. L’arbitro aveva espulso i napoletani Careca e Renica, e il Napoli aveva pareggiato in nove uomini con un’inzuccata di Giovanni Francini su corner di Maradona. “Tore” si recò sotto la curva Sud e fece il gesto dell’ombrello. Apriti cielo!
Ma perché il numero 4 azzurro si lasciò andare a quel gesto? La tradizione orale, in ogni storia, rende spesso verità qualcosa che non lo è. Quel gestaccio ci fu, e Bagni continua a scusarsene, ma il particolare trascurato è che quando lo fece il gemellaggio era già rotto di fatto.
Il popolo azzurro gioiva per lo scudetto cucito al petto degli Azzurri ma veniva da anni di magra in cui aveva ingoiato bocconi amari ed era stato ben contento, nei primi anni Ottanta, di sostenere la Roma nella corsa al titolo contro la Juventus. Con l’arrivo di Maradona in maglia azzurra, gli equilibri erano mutati e, per puntare allo scudetto, il Napoli aveva ingaggiato nell’estate del 1985 anche Bruno Giordano. Il bomber proveniva dalla Lazio, di cui era stato per anni la bandiera. L’odio per l’ex laziale fu più forte dell’amicizia coi napoletani.

Era il 26 ottobre 1986 (guarda il video): il Napoli, quello che avrebbe vinto il primo storico tricolore, salì a Roma col solito seguito infinito di sostenitori. Previsto il rituale gemellaggio con scambio di vessilli e giro di campo, ma dalla Curva Sud si alzarono cori contro Giordano, già beniamino dei partenopei. Dalla Nord, che accoglieva i tifosi ospiti, partì una timida risposta indirizzata alla bandiera romanista Bruno Conti. Nulla di particolarmente grave, ma una prima crepa si aprì nei rapporti tra le due frange. La partita scivolò via serenamente, dentro e fuori dal campo, nonostante l’intera posta portata a casa dal Napoli con un goal di Maradona, imbeccato proprio da Bruno Giordano.
Il 25 ottobre 1987 (guarda il video), 364 giorni dopo l’apertura della crepa, il Napoli tornò all’Olimpico fregiato di tricolore. La Roma non era più la forte squadra scudettata di Liedholm. Valori capovolti, anche grazie al contributo di un purosangue laziale. L’armonia tra le tifoserie era ormai compromessa, ma si provò comunque a celebrare la recente amicizia. Prima della partita, i due portacolori si incontrano nel cerchio di centrocampo. Da lì, iniziarono a correre verso la Curva Nord, occupata dai napoletani, tutti insieme a urlare forte “Roma… Roma…”. Poi verso la Sud romanista, per il rituale dello scambio delle bandiere. Il tifoso napoletano non sentì partire il coro “Napoli… Napoli…”, eppure porse ugualmente lo stendardo al romanista, il quale lo mandò platealmente al diavolo con un gesto inequivocabile, dando il via a inaspettati e sonori fischi della marea giallorossa e al lancio di oggetti verso il malcapitato, evidentemente vittima di un tranello. Il tifoso azzurro battè in ritirata, riportando indietro la sua bandiera, mentre i napoletani, ignari di cosa fosse realmente accaduto dall’altra parte dello stadio, continuavano a inneggiare alla Roma. Non compresero lo sgarbo finché non fu comunicato dallo sfortunato portacolori.
In partita, al goal di Pruzzo, partirono gli insulti napoletani verso gli ex amici. La tensione salì, le espulsioni di Careca e Renica l’acuirono, e l’insperato pareggio di Francini fece esplodere la tifoseria partenopea, cui seguì tutto il più volgare sfogo di Salvatore Bagni sotto la Curva Sud. Maradona e gli altri Azzurri andarono invece verso la Nord a donare le loro sudatissime maglie. Da quel giorno, i romanisti si allinearono ai cori razzisti delle tifoserie nordiche; anche per loro, all’improvviso, i napoletani puzzavano e meritavo una vesuviana lavata ardente. Il Napoli, non più cenerentola del campionato ma squadrone in lotta contro Juventus, Milan e Inter, pulsava anche col cuore laziale di Bruno Giordano, amato dai tifosi partenopei. Fu di fatto lui il vero pomo della discordia. E poi con quello di Maradona, che fece vincere il Napoli di quell’anno e minacciò di rifarlo vincere ancora. Nell’ottobre del 1989, durante un Roma-Napoli disputato allo stadio Flaminio per l’indisponibilità dell’Olimpico, in rifacimento per i Mondiali italiani, i cori razzisti dei romanisti contro i napoletani piovvero esattamente il giorno dopo una storica marcia antirazzista per le strade della Capitale, la prima grande manifestazione nazionale contro il razzismo in Italia, promossa dopo l’omicidio dell’immigrato Jerry Masslo avvenuto due mesi prima. L’imbarazzo fu enorme, al punto da spingere la FIGC a introdurre la “discriminazione territoriale” nel Codice di Giustizia sportiva. Qualche mese dopo, nel giorno della finale del Mondiale ’90, l’odiato capopopolo di Napoli e carnefice della Nazionale italiana in maglia albiceleste, fu fischiato sonoramente dal pubblico dell’Olimpico durante l’esecuzione dell’inno argentino.

Più recentemente, un romanista DOC qual è l’attore Massimo Bonetti ha raccontato il momento della rottura del gemellaggio tra romanisti e napoletani in un intervista concessa al sito calcionapoli24:

“Io ricordo bene l’episodio che pose fine al bellissimo gemellaggio tra le due tifoserie, ero allo stadio. Andò così: partì il tifoso romanista dalla Curva Sud con la bandiera e si diresse verso la Nord strapiena di tifosi biancoazzurri napoletani. Quando arrivò lì ci furono applausi e cori per la Roma da parte loro, una cosa bellissima. Partito dalla Curva Nord quello napoletano, invece, una volta attraversato il campo e giunto alla Sud, prese fischi e bottigliette. Da romanista vero, doc, oggi chiedo scusa agli amici partenopei. Poi si è scritto del gesto dell’ombrello di Bagni ecc. ecc., ma quello è un episodio successivo e sicuramente, seppur deprecabile, fu la reazione adrenalinica dopo un gol che valeva un pareggio riacciuffato in netta inferiorità numerica, non certo la causa della fine di quell’amicizia. Spero che in futuro si possa ripristinare quel bel clima”.

Ricomporre la frattura, oggi, appare quantomai difficile, a testimonianza dell’ottusità di un mondo del calcio che è perfetta espressione delle pulsioni del Paese.

4 pensieri su “Roma-Napoli, la verità sul gemellaggio interrotto (dai romanisti)

  1. bellissimo articolo come sempre e grazie … ero troppo piccolo per ricordare ciò anche se ero allo stadio la domenica con i miei 12 anni .. penso che attribbuire al giordano e le sue provenienze, fa parte della massa che pensa che è la goccia che fa trabboccare il vaso ma se tutti avremmo il giusto che meritiamo perche c,e lo siamo costruto sul campo di calcio ò di lavoro senza compromessi e favoritismi ci sarebbe meno odio in certe cose .. diciamo che poi si cerca il capo ispriatorio e come sempre arriva ma il problema e la mafia nordica che ha permesso che vincendo sempre gli stessi si sarebbe creato la guerra con ,è tra i poveri per quel poco che ci rimangono da vincere

    • Confermo la versione di Angelo . Ero testimone di quella giornata calcistica. Appena segnato il gol Maradona esulto lungo la linea del campo lato curva sud, e si prese diverse bottigliette addosso, oltre al grido : “Maradona figlio di P….”.
      A fine partita ci furono piccoli tafferugli in tribuna ( dove mi trovavo) e fine del gemellaggio.
      La verità , e che quando il napoletano mette la cresta fuori dwal sacco ( divetò vincente con maradona), non stava più bene ai romanisti….

  2. Io sono Romanista e anche io c`ero. Il gemellaggio fu molto voluto anche da personaggi importanti delle due tifoserie che erano molto amici tra loro. Tra i Romanisti il famoso Geppo. Morto Geppo , l`acquisto di Giordano, il fatto che il Napoli era diventato uno squadrone e il gestaccio di Bagni distrussero tutto. Vorrei dire che da romanista che andava ad assistere al derby del sole al Sao Paolo non é che poi le cose anche prima erano cosi idilliache. Un paio d`anni prima di questo episodio la nostra macchina fu presa a calcioni all“ uscita dallo Stadio San Paolo subendo considerevoli danni. Io comunque rimpiango tantissimo quel gemellaggio che sanciva un patto contro le potenze calcistiche del Nord.

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