pizza “a ogge a otto” e “caffè sospeso” contro la recessione
Era il 1734 quando nacque la pizza Marinara. Quatto anni dopo, partendo da Port’Alba, ai Decumani si diffuse la nobile abitudine di vendere pizze cotte a legna e fritte, soprattutto ai passanti, col sistema di pagamento “a ogge a otto” che permetteva di saldare il debito fino a otto giorni dal consumo. Il successo fu enorme e le strade di Napoli divennero, negli anni, un andirivieni di consumatori e venditori ambulanti di ogni genere alimentare. Un boom che decretò l’inizio della grande storia della pizza napoletana. In tempo di crisi economica come quello attuale, l’antica tradizione torna esempio sociale. A rilanciarla è il pizzaiolo Gino Sorbillo a Via Tribunali.
Rinvigorito è anche il “caffè sospeso”, partendo dallo storico Caffè Gambrinus di Antonio e Arturo Sergio. Una ritualità che scalda più il cuore che il palato, una volta sicuramente più viva. Una grande lezione di solidarietà che suggerisce il pagamento anticipato di una tazzina a beneficio di ignoti indigenti che arriveranno a consumarla. Recentemente adottata anche a Milano e un po’ dappertutto, persino all’estero.
Napoli, ancora una volta, riscopre sé stessa e dà fondo alla sua tradizione storica per combattere la modernità che non corrisponde a progresso sociale, divenendo modello anticonformista ad ogni latitudine.
Ogn’uno puo fare varianti ma resta che la pizza napoletana e l’originale e questo primato non puo toglierlo nessuno. Antonio
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