Massoneria, mafia e politica: il perverso abbraccio che dal 1861 stritola soprattutto il Sud

La commistione tra le logge massoniche e le mafie di Calabria e Sicilia è sempre più forte, e allora la presidentessa della Commissione Parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, chiede una legge che imponga ai funzionari pubblici di dichiarare la loro iscrizione alla Massoneria, ma il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, si dice preoccupato per il carattere fascista di una richiesta che investirebbe tutte le logge, anche quelle regolari.
Per capire certe dinamiche è il caso di fare un po’ di storia e di ricordare cosa accadde dopo l’Unità d’Italia. I massoni, nel secondo Ottocento, sentirono l’esigenza di muoversi nello scenario politico del proclamato dello Stato unitario in maniera riservata e segreta. Il Grande Oriente d’Italia si mosse per salvaguardare l’identità degli affiliati più in vista, e così, nel 1877, l’allora Gran Maestro, il pratese Giuseppe Mazzoni, costituì la loggia Propaganda massonica, sciolta dalla repressione fascista e poi ricostituitasi sotto nuovo nome Propaganda 2, cioè la P2, completamente deviata dal Maestro venerabile Licio Gelli, pistoiese, manovratore di un club esclusivo di imprenditori e funzionari statali di ogni livello capaci di condizionare in modo occulto le alte istituzioni dello Stato.
Non sono chiari a tutti certi processi, e ancor meno chiare sono le parentele delle logge meridionali con le mafie, cioè con quelle società segrete di tipo paramassonico piramidale nate al Sud intorno al 1830, in piena degenerazione carbonara, ma in due città ricche quali erano allora Napoli e Palermo, non certamente le povere Napoli e Palermo di oggi. Tanto la Massoneria italiana quanto le mafie di Napoli e Sicilia ebbero come nemico comune il russofilo Ferdinando II di Borbone, spavaldo con gli inglesi, e per conto di Londra operarono alla cancellazione delle Due Sicilie. Il patto del Gran Maestro Giuseppe Garibaldi con i picciotti e i camorristi di allora è il simbolo di un abbraccio ancora esistente, di cui Londra è ben al corrente. Perché le mafie ci furono inoculate dagli inglesi per destabilizzare il meglio geo-posizionato Regno delle Due Sicilie e minarne la politica mediterranea in vista dello scavo del Canale di Suez, e non è certo casuale l’impiego del crimine organizzato da parte degli anglo-americani nel corso della “liberazione” dal Fascismo, che alle mafie e alle logge aveva tagliato i viveri. È un’eredità cancerogena, finalizzata a privare il Meridione della possibilità di sfruttare il suo enorme potenziale geopolitico di avamposto verso l’Oriente ed il Nord Africa.
Le mafie non accennano a sparire, nonostante la parvenza di lotta che lo Stato sbandiera da sempre, perché fungono da ammortizzatore sociale da quando il Meridione è stato posto ai margini del progresso nazionale. Proviamo a immaginare cosa succederebbe al Sud se le si cancellassero e pensiamo a quanto ci guadagnino dalle “sventure” del Mezzogiorno certi corrotti professionisti dell’antimafia (ripassate la storia del povero Agostino Cordova) e pure scrittori simbolo della “lotta” al crimine organizzato trasformato in show-business, che certi argomenti non li chiariscono, pur sapendo che, come ci sono pentiti di mafia, ve ne sono anche di Massoneria, iniziati che con le logge deviate non vogliono avere troppo a che fare, come l’ex Gran Maestro Giuliano Di Bernardo.

2 pensieri su “Massoneria, mafia e politica: il perverso abbraccio che dal 1861 stritola soprattutto il Sud

  1. Caro Angelo, ti seguo costantemente ed apprezzo moltissimo quello che dici e che fai in favore del Meridione, ma di tanto in tanto non mi trovo del tutto con quello che dici.Nel tuo articolo di oggi “Massoneria, mafia e politica : il perverso abbraccio che dal 1861 stritola soprattutto il Sud” dici tutte cose giuste ma, ad un certo punto dici ” Le mafie non sono sparite, nonostante la parvenza di lotta che lo Stato sbandiera da sempre, perché fungono da ammortizzatore sociale da quando il Meridione è stato posto ai margini del progresso nazionale.”Questa frase, in linea di massima, non fa una grinza, però questo “ammortizzatore sociale” funziona molto bene per alcune città, invece molto male per altre. Faccio due esempi della mia Regione: Salerno (piccola cittadina della Campania) [sindaco De Luca , sindaco Napoli , Presidente della Regione De Luca] marcia a 180 all’ora (ci arriva la TAV ; ha l’aereoporto ; si è fatto un porto merci che funziona alla grande ; ora è pronta per un porto turistico esagerato e tra poco, mi gioco le palle, diventerà la seconda città metropolitana della Campania). Napoli (capoluogo della nostra Regione e città metropolitana della sua provincia, [ha avuto sindaci più o meno valenti, che sono riusciti a fare cose in maniera più o meno buona, oltre ad avere De Luca come Presidente della stessa Regione di Salerno], ha l’aeroporto più attivo di tutto il meridione d’Italia, ha la metropolitana di bella d’Europa , parchi archeologici che non ha nessuno al Mondo, musei che ci invidiano molti Paesi, ecc……. , ma perché il porto che esiste da quando esiste la città, commercialmente è paralizzato e turisticamente sta cedendo il posto a Salerno ? Inoltre non riesce a crescere in civiltà. Ora anche bambini con i coltelli ci si mettono e non si capisce perché non debbono pagare i genitori per i figli , visto che esiste ancora la patria potestà (che se vale per i diritti dei genitori verso i figli, dovrebbe anche valere per i doveri dei genitori che non educano i figli). Ti prego, fammi capire tutto questo.

  2. Provo a risponderti io Elio col permesso di Angelo.
    Dimmi perche’ sindaci possono sforare il conto comunale mentre altri anche per molto meno si vedono arrivare magistrature e corte dei conti.
    Non dimenticarti che De Luca era ineleggibile, lui si e’ candidato dopo la legge.
    Un esempio: Lo stadio ci sono sponsor che farebbero lo stadio costo zero per il comune e non si riesce( lo spazio e’ poco, gli esempi sono migliaia).

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