La giuria degli Oscar ha premiato il napoletano Paolo Sorrentino per il “miglior film straniero”. Lui, da solito vittimista risentito per la motivazione palesemente razzista, ha polemicamente ringraziato Napoli e Maradona. A quel punto, dalla platea si è levato un coro: “Noi non siamo napoletani… San Gennaro sierop… O Vesuvio lavali col fuoco”. Il Dolby Theatre di Los Angeles è stato chiuso per discriminazione territoriale, ma senza alcun motivo ragionevole, visto che in Italia si era subito parlato di “trionfo italiano”.
(L’ironia è la veste scelta per commentare l’Oscar vinto da Paolo Sorrentino che rinsalda le fondamenta napoletane del cinema in Italia)
[…] E Napoli ha continuato a dare molto all’Italia, all’Europa e al mondo: essa esporta a centinaia i suoi scienziati, i suoi intellettuali, i suoi ricercatori, i suoi artisti, i suoi cineasti […].
Con generosità, certo. Ma anche per necessità. Mentre non riceve nulla, o pochissimo, da fuori. L’Italia, secondo me, ha perso molto a non saper utilizzare, per indifferenza, ma anche per paura, le formidabili potenzialità di questa città decisamente troppo diversa: europea prima che italiana, essa ha sempre preferito il dialogo diretto con Madrid o Parigi, Londra o Vienna, sue omologhe, snobbando Firenze o Milano o Roma. […]
Fernand Braudel (storico francese, 1902-1985)