Angelo Forgione – Dici finanza e pensi a Milano, anche se è nata a Napoli. L’ho scritto su Made in Naples, pubblicato nel 2013, nel capitolo “Le Banconote e i Conti Correnti Bancari”, che tutto ha origine nel Cinquecento all’ombra del Vesuvio, e oggi, dopo due anni di lavoro effettuato da una commissione costituita da grandi esperti di storia della finanza tra il 2015 e il 2017, lo si annuncia al mondo che i banchi pubblici napoletani costituiscono l’origine delle prassi della banca moderna. Tre giorni di convegno internazionale: “The rise of modern banking in Naples. A Comparative Perspective” (“La nascita della banca moderna a Napoli. Una prospettiva comparativa”), dal 15 al 17 giugno alla Fondazione Banco di Napoli per dimostrare il dimostrabile. Furono proprio i banchi pubblici partenopei a introdurre i tre elementi costitutivi di una banca moderna: la circolazione cartacea basata sulle fedi di credito; la capacità di accrescere il volume della moneta in circolazione attraverso la creazione di credito; l’introduzione dello scoperto di conto corrente.
La circolazione cartacea costituisce una fondamentale innovazione che consentì di sopperire alla scarsità di moneta metallica (di oro e d’argento), al tempo lamentata in tutti i Paesi europei. L’ampliamento della circolazione cartacea al di sopra della base metallica fu possibile grazie alla concessione di prestiti mediante l’emissione di fedi di credito. L’introduzione dello scoperto di conto corrente, una delle modalità specifiche con cui si effettuavano i prestiti, consentiva al beneficiario di prelevare più volte, fino a un tetto stabilito dalla banca, una somma a credito ogni volta che ne avesse bisogno. E nacque così, a Napoli, la banca moderna, con scopo filantropico e non di solo profitto come accadde nei paesi britannici e poi dappertutto ai giorni nostri.