Napoli ha accettato di togliersi 300 anni

Angelo Forgione – Napoli vuole ringiovanire e si toglie tre secoli di vita. Lo avevo evidenziato lo scorso agosto, quando il Consiglio dei Ministri, su proposta dell’allora Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha istituito il Comitato nazionale “Neapolis 2500” per celebrare la storia, la cultura e l’arte della città di Napoli e il suo contributo allo sviluppo del patrimonio storico e artistico della Nazione, nonché alla formazione dell’identità italiana, nella ricorrenza del venticinquesimo centenario della fondazione dell’antica Neapolis da parte dei Cumani, avvenuta, secondo una certa tradizione affermatasi negli ultimi anni, il 21 dicembre dell’anno 475 a.C.
Nel frattempo, il Comune di Napoli ha nominato un Comitato di indirizzo e un Gruppo di lavoro “per le celebrazioni dei 2500 anni di fondazione della città”. Messa così, è un clamoroso autogol, perché la città ha trecento anni in più. Omissione grave, perché si tratta di celebrare un parziale anniversario, quello di Neapolis, l’attuale centro antico della città, patrimonio Unesco, ossia il nuovo quartiere sorto dopo quello di Parthenope di fine dell’VIII secolo a.C., che da quel momento fu denominata Palepolis (Palaia-polis). Sta dunque passando un messaggio sbagliato ai napoletani, agli italiani e al mondo, e cioè che nel 2025 si festeggeranno i 2500 di Napoli, città che invece ne ha 2800, e non è più “giovane” di Roma.

Opportunamente, i media hanno iniziato a raccogliere la mia voce solitaria nel silenzio generale della cultura locale, e Francesco Barbagallo, sul Corriere del Mezzogiorno, attribuendomi merito di aver sollevato la questione, ha sottolineato la necessità da parte del presidente della Regione e del sindaco di Napoli “di nominare un assessore alla Cultura all’altezza del compito”, e manifestato il sospetto che a Gennaro Sangiuliano e compagnia cantante servisse “una cifra tonda (2500 anni) per mettere insieme un carrozzone di celebrazioni”.
Sospetto fondato, se è vero che un Ministero della Cultura non può abbandonarsi a “una certa tradizione”, figlia alle narrazioni che corrono sul web con il turbo dei social network, dacché la tradizione che vorrebbe Neapolis fondata il 21 dicembre dell’anno 475 a.C deriva, come già ampiamente chiarito, da un racconto fantasioso partorito nel marzo del 1990 dal fisico Renato Palmieri e rispolverato qualche anno fa.

Il 21 dicembre non è affatto il compleanno di Napoli! E neanche si comprende perché sia diventato il 475 a.C. l’anno di riferimento, visto che il fantasioso Palmieri indicò il 472 a.C., più opportuno perché successivo alla vittoria ottenuta da una flotta di Siracusani sugli Etruschi nella battaglia navale di Cuma del 474 a.C., dopo la quale poté nascere il nuovo insediamento greco.
Tutto ciò dà l’esatta misura del torpore culturale che attanaglia una città fondamentale ma purtroppo incapace di raccontarsi appieno, nonostante il Comune di Napoli contraddica se stesso scrivendo sul sito ufficiale:

“La storia di Napoli è ormai provata; la prima colonizzazione del territorio risale a quasi 3000 anni fa quando mercanti e viaggiatori anatolici ed achei si affacciarono nel golfo per dirigersi verso gli empori minerari dell’alto Tirreno e fondarono Partenope nell’area che include l’isolotto di Megaride (l’attuale Castel dell’Ovo) e il Promontorio di Monte Echia (l’odierna Monte di Dio e Pizzofalcone)”.

Per il Governo italiano, Napoli ha 300 anni in meno

Angelo Forgione – Nasce il comitato “Neapolis 2500″ con il decreto Omnibus approvato dal governo Meloni, in cui c’è anche la costituzione di un comitato nazionale al fine di “celebrare la storia, la cultura e l’arte della città di Napoli e il suo contributo allo sviluppo del patrimonio storico e artistico della Nazione, nonché alla formazione dell’identità italiana”.
Tutto giusto o quasi per quella che è davvero una città fondamentale per l’italianità. Non mi riferisco alla gaffe del social media manager del ministro Sangiuliano, incolpato di aver scritto in un post che Napoli sta per compiere due secoli e mezzo. Mi riferisco piuttosto all’età di Napoli, la cui fondazione è fatta risalire al 21 dicembre dell’anno 475 a.C.
Data fasulla, intanto, perché si riferisce alla fondazione cumana di Neapolis, cioè l’attuale centro antico della città, patrimonio Unesco, mentre il più vecchio insediamento di Partenope, la Palaiapolis dei Rodhii, i rodiesi, fu fondato alla fine dell’VIII secolo a.C. (1) là dove è il monte Echia (2), sito oggi assai celebrato per il nuovo ascensore (3) che lo collega con Santa Lucia. E pertanto, di fatto, Napoli ha circa 2800 anni, come conferma anche la Treccani (4), per la quale tutto nasce da “un insediamento di greci dell’Egeo, in particolare provenienti da Rodi, localizzabile nell’isoletta di Megaride (Castel dell’Ovo) e nella costa antistante”.

Ho più volte informato in passato che la data del 21 dicembre di due millenni e mezzo fa è un’invenzione partorita nel marzo del 1990 dal professor Renato Palmieri, un fisico unigravitazionale, che scrisse un racconto a metà tra verità e fantasia intitolato “La chiave astronomica della fondazione di Neapolis” (5), facendo intendere immediatamente, nel sottotitolo, che si trattava di una “rêverie neoclassica”, cioè di una fantasticheria moderna (4). Tra l’altro, il professore si indirizzò opportunamente alla data del 472 a.C., non del 475, visto che la creazione di Neapolis è conseguente e successiva alla vittoria ottenuta nel 474 a.C. dalla flotta siracusana sugli etruschi in una battaglia navale presso Cuma.

A confermare che la data di creazione della Neapolis viene dopo il 475 a.C. ci pensa uno studio dell’Università Federico II (6) del 2019, in cui si legge che i coloni greci di Cuma progettarono l’antica Neapolis intorno al 470 a.C.
Ma il punto non è questo. Il punto è che Napoli è nata di fatto 2900 anni fa almeno, non 2500. L’età che ci si appresta a celebrare è una delle tante leggende che ormai ci travolgono, senza che neanche il Governo e il suo Ministero della Cultura risalgano alle fonti.

(1) Parco Archeologico Urbano di Napoli (C.a Capaldi – Naus, 2021)

(2) Comune di Napoli – Parthenope e Palepolis

(3) Comune di Napoli – Ascensore di Monte Echia

(4) Treccani – Napoli

(5) La chiave astronomica della fondazione di Neapolis (R. Palmieri, 1990)

(6) La Neapolis greca è stata progettata per essere la Città del Sole e di Partenope (N. Scafetta / A. Mazzarella, 2019)