Angelo Forgione – 21 ottobre 1860. 155 anni fa, con il plebiscito, si sanciva l’annessione di mezza Italia alle province del Regno di Sardegna. Votò meno del 20% dei meridionali (il resto era sotto assedio), con espressione palese che prefigurava conseguenze per chi si fosse diretto verso l’urna del NO. Numerosi furono gli episodi di minacce e incidenti, come risulta dai documenti della Polizia del tempo. Le cronache di allora narrano che alle urne si recarono anche più volte garibaldini, stranieri, donne e bambini, che non rappresentavano i reali sentimenti del territorio. Con il falso consenso popolare, Torino si estendeva fino a Portopalo di Capopassero, nella lontana “affrica”. Lo Statuto Albertino dei Savoia veniva applicato a tutta l’Italia (e iniziarono i dissesti idreogeologici), che veniva da quel momento “piemontesizzata”. Il 17 marzo 1861, il Regno di Sardegna avrebbe cambiato il nome in Regno d’Italia, ma l’autoproclamato Re Vittorio Emanuele sarebbe rimasto “secondo”.
L’Italia non sarebbe mai stata fatta e gli errori di quel tempo non sarebbero mai stati riparati. Siamo ancora in tempo per unire l’Italia nel rispetto delle diversità e della pari opportunità?