L’Italia unita si può ancora fare?

Si è tenuto negli studi dell’emittente campana Italiamia un dibattito a più voci sul meridionalismo e sulle condizioni del Sud a 155 anni dall’Unità d’Italia. La parte finale del talk-show ha riguardato l’analisi sulle condizioni attuali della nazione unita. L’Italia esiste o è solo un pezzo di Europa così nominato?

Roberto Mancini e il bigottismo che non incanta

Angelo Forgione Maurizio Sarri dà del “finocchio” a Roberto Mancini, e finisce in squallida rissa verbale una partita di Coppa Italia tra due delle prime tre squadre del campionato. L’allenatore azzurro ha sbagliato e ha compiuto metà del suo dovere chiedendo scusa. Ciò detto, ‪‎Mancini‬, l’immenso Mancini che mi deliziava quando era calciatore, ha esagerato nel non accettarle per poi correre ad avvelenare i microfoni, alzando un polverone. Il Calcio non ha bisogno di certe tensioni. Razzismo confuso con omofobia, ma fu proprio il Mancio colui che definì «semplici sfottò» i cori e gli striscioni razzisti riservati ai napoletani durante il match Inter-Napoli del 7 Ottobre 2007 (“napoletani tubercolosi”, “colerosi”, etc.), e che incolpò i giornalisti: «iniziate a non farli vedere quegli striscioni. Siete dei falsi moralisti!», mentre il collega sull’altra panchina milanese Carlo Ancelotti lo stigmatizzava. Falso moralista è lui; ed è lui, più pericoloso del Sarri pentito, che nel Calcio avvelenato d’Italia, già abbondantemente disgustoso, non ci può stare.
Altro che lezioni britanniche! Bigottismo eletto a modello sportivo, utile magari a destabilizzare l’ambiente della capolista, in cui tutto, fin qui, è proceduto inaspettatamente a gonfie vele! Non ci caschi il Napoli! Mi è crollato un idolo della mia adolescenza, che già vacillava da quel 7 ottobre 2007.

155 anni di “affrica” piemontesizzata

Angelo Forgione21 ottobre 1860. 155 anni fa, con il plebiscito, si sanciva l’annessione di mezza Italia alle province del Regno di Sardegna. Votò meno del 20% dei meridionali (il resto era sotto assedio), con espressione palese che prefigurava conseguenze per chi si fosse diretto verso l’urna del NO. Numerosi furono gli episodi di minacce e incidenti, come risulta dai documenti della Polizia del tempo. Le cronache di allora narrano che alle urne si recarono anche più volte garibaldini, stranieri, donne e bambini, che non rappresentavano i reali sentimenti del territorio. Con il falso consenso popolare, Torino si estendeva fino a Portopalo di Capopassero, nella lontana “affrica”. Lo Statuto Albertino dei Savoia veniva applicato a tutta l’Italia (e iniziarono i dissesti idreogeologici), che veniva da quel momento “piemontesizzata”. Il 17 marzo 1861, il Regno di Sardegna avrebbe cambiato il nome in Regno d’Italia, ma l’autoproclamato Re Vittorio Emanuele sarebbe rimasto “secondo”.
L’Italia non sarebbe mai stata fatta e gli errori di quel tempo non sarebbero mai stati riparati. Siamo ancora in tempo per unire l’Italia nel rispetto delle diversità e della pari opportunità?

La pizza napoletana resta STG. Il resto è contraffazione.

a Strasburgo l’UE ratifica il “pacchetto sicurezza” alimentare

Stava correndo il rischio di perdere nel 2017 il marchio STG, specialità tradizionale garantita, perche’ l’Europa aveva deciso di riesaminare le specialità che avevano provveduto a proteggere solo la loro ricetta ma non il loro nome. Ma la Pizza Napoletana, alimento-bandiera di Napoli e dell’Italia nel mondo, ha convinto il Parlamento Europeo riunitosi in seduta plenaria a Strasburgo che ha ratificato il “Pacchetto sicurezza” contenente nuove regole per i marchi DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita). La conseguenza in termini pratici è che ora, oltre al disciplinare di produzione, la pizza di Napoli dovrà avere una denominazione propria che possa distinguerla dalle altre pizze, quelle non STG. Ci vuole una parola aggiuntiva alla dicitura “Pizza napoletana” e il nome andrà registrato per diventare una sorta di brand che andrà esibito nei locali rispettosi del disciplinare. In questo modo se ne certificheranno le contraffazioni e chi gusterà altre pizze spacciate per napoletane mangerà in realtà veri e propri falsi alimentari. La pizza napoletana è il prodotto più contraffatto al mondo per fini commerciali e la Coldiretti informa che la metà delle pizze servite nelle 25.000 pizzerie italiane sono preparate con ingredienti importati dall’estero: farine canadesi e ucraine, pomodori cinesi, cagliate dell’est-Europa in luogo della mozzarella, olio d’oliva tunisino o spagnolo… tutto all’insaputa del consumatore.
Oggi “pizza” è la parola italiana più conosciuta al mondo prima di spaghetti, cappuccino ed espresso. I pizzaioli di Napoli hanno lanciato la proposta di un concorso pubblico per individuare la parola da accompagnare a ”Pizza Napoletana”. Sono loro i principali artefici di una vittoria storica per la buona cucina di Napoli che vuole tutelare la tradizione, la maestria e i prodotti della filiera agroalimentare della Campania. Una sorta di rivincita anche nei confronti dell’ex-ministro alle politiche agricole (italiane) Luca Zaia che, dopo essersi preso gli onori e aver simulato felicità per la nazione annunciando la sua presenza ai festeggiamenti per il riconoscimento UE del marchio STG per la Pizza Napoletana ottenuto dopo dieci anni di battaglie dei pizzaioli napoletani, disertò clamorosamente recandosi nello stesso giorno da McDonald’s per promuovere il suo panino “Mc Italy“, o meglio “Mc Padania”, pensato per favorire gli agricoltori del Nord. Scatenò le ire della “Associazione Pizzaioli Napoletani” che accusarono, non solo loro, gli eurodeputati della Lega Nord di essere i promotori della richiesta di ritiro dell’STG alla pizza napoletana. Zaia, dopo due anni, è stato accusato di “razzismo gastronomico” per un’altra invenzione, “Buonitalia”, messa in liquidazione per aver sperperato 50 milioni di euro per promuovere esclusivamente prodotti del Nord, Veneto in testa. Mica la mitica e plurisecolare Pizza Napoletana?!

Tuttosport, solita descrizione di una certa Napoli

Tuttosport, solita descrizione di una certa Napoli

“Insigne & c. al mercato del falso dove non devono imparare”

Che la falsificazione dei brand sia un’arte illecita anche napoletana è risaputo. Non lo scopriamo oggi e non lo scopre Guido Vaciago di Tuttosport che però ricama come al solito sulla presunta visita dei giocatori del Napoli al “New Silk Market” di Pechino: “Tra un allenamento e l’altro, comunque, c’è tempo per un pò di shopping e ieri nel famoso centro commerciale del fake, ovvero il tempio del falso made in China, sono stati avvistati Insigne e altri giocatori del Napoli. Si sono ovviamente sprecate le battute sul fatto che in fatto di griffe falsificate a Napoli non devono imparare niente da nessuno”.
In primo luogo bisogna specificare che quel mercato è la terza meta turistica di tutta la Cina dopo la “Città proibita” e la “Grande Muraglia”, ci sono centinaia di bus turistici parcheggiati nel piazzale antistante che scaricano fiumi di curiosi provenienti da ogni continente. È normalissimo che i calciatori del Napoli, così come quelli della Juventus e di ogni squadra di passaggio nella capitale cinese, possano essere attratti nel tempo libero da questa particolare attrazione, ed è quindi gratuito discutere su tutto ciò che ci sta attorno solo perchè si scrive su un giornale sportivo torinese di quel che possono essere gli effetti collaterali, quindi negativi, dell’ingegno napoletano. Non è da discutere la notizia in sé stessa ma la caduta di stile di Vaciago che scrive “Insigne e altri giocatori del Napoli” facendo di un napoletano l’emblema di questa spedizione senza precisare chi siano gli “altri giocatori” che potrebbero essere settentrionali o stranieri. Non è citato Cannavaro, quindi presumibilmente non era con Insigne e compagnia. Se non ci fosse stato Insigne forse questo momento di relax non sarebbe stata neanche segnalato. Non discutiamo la notizia, discutiamo semmai il ricamo chiaramente inquadrato nella classica denigrazione velata. È una questione di etica e di rispetto che troppo facilmente a qualcuno viene a mancare.

L’ammuina storica de “Il Mattino”

L’ammuina storica de “Il Mattino”

Il direttore Cusenza inciampa sul falso storico

Monti a Napoli, segue editoriale de “Il Mattino” a firma del direttore Cusenza dal titolo “Subbuglio, non ammuina”. Una disamina del momento del paese visto da Sud dettato da una dichiarazione del premier:  “Al Sud manca la massa critica, per il subbuglio innovativo che spinga la classe dirgente a cambiare e i cittadini a chiedere la soddisfazione di diritti collettivi e non soluzioni privilegiate”.
Cusenza si domanda cosa intenda Monti con la parola “subbuglio” con osservazioni precise e condivisibili, chiudendo però lo scritto con un falso storico ancora tristemente in voga, purtroppo tirato di nuovo fuori dal quotidiano di Napoli. “Il rischio è che il «subbuglio» montiano diventi la traduzione lombarda del napoletanissimo editto della marineria borbonica sul «facite ammuina», così chiude Cusenza.
Il regolamento della Real Marina del Regno delle Due Sicilie non ha mai contenuto alcuna disposizione o articolo che regolasse “ammuina” e confusione a bordo. A testimoniare il fatto che l’editto fosse falso e a scopo denigratorio è il fatto che il regolamento della Real Marina, al pari di tutti gli atti ufficiali del Regno delle Due Sicilie, era redatto in lingua italiana e non napoletana; di fatto, i firmatari di quel falso regolamento, Di Brocchitto e Bigiarelli, non risultano in alcun archivio italiano e in alcun atto ufficiale borbonico. In realtà si tratta di una astuzia di un ufficiale napoletano, Federico Cafiero, passato dai napolitani ai piemontesi, che fu sorpreso nel sonno con buona parte dell’equipaggio a bordo della sua nave da un ammiraglio piemontese. Messo in punizione, inventò la disposizione tornando sulla nave per dettare ai suoi marinai la maniera per evitare di essere sorpreso nuovamente.
È particolarmente triste che proprio il quotidiano di Napoli contribuisca ancora a sdoganare falsità sulla storia di Napoli, facendo “ammuina storica” e disonorando peraltro la grande Real Marina delle Due Sicilie che rese la vita difficile alle grandi potenze europee nel Mediterraneo, facendo arrossire il Regno di Sardegna che, ad unificazione avvenuta, non potè che adottarne regolamento, uniformi e gradi. Altro che “napoletanissimo” editto.