Higuain tra poteri forti e forti motivazioni

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Angelo Forgione Gran polverone si è alzato per una notizia di calciomercato data da Paolo Bargiggia di Mediaset. “Higuain ha rifiutato il rinnovo di contratto proposto da De Laurentiis, il quale cerca il sostituto”. Ne è seguito un comunicato stampa ufficiale in cui il club azzurro ha parlato di “poteri forti” pronti a destabilizzare l’ambiente napoletano, chiudendo i rapporti con il network televisivo milanese a prescindere dagli accordi contrattuali con la Lega Calcio. Aurelio De Laurentiis sembra esserla davvero presa. Cerchiamo di capire il perché.
Qualche anno fa, Gonzalo militava con successo nel Real Madrid, uno dei club più ambiti al mondo. Era arrivato in Spagna diciannovenne, nel 2006, tra lo scetticismo generale, e dovette sgomitare, nel tempo, con Raul, Van Nistelrooy, Cristiano Ronaldo e Benzema. Finì sempre per essere titolare. Tutti i suoi allenatori, da Capello a Mourinho, passando per Pellegrini, l’avevano considerato fondamentale per il Real e gli elogi da parte della stampa e dei tifosi del Real non mancavano affatto. Ma il presidente Florentino Perez prediligeva Benzema, che in Higuain trovava forte concorrenza. L’intera carriera (ottima) di Higuain al Real si era svolta tra pregiudizi montati dal presidente, smontati uno ad uno coi goal, costruendoseli spesso da solo, senza l’aiuto di nessun “galacticos”. 190 partite e 107 goal con in blancos, sgomitando, appunto, senza che nessuno gli avesse regalato nulla. Lui, con spirito competitivo, si era guadagnato la stima della piazza ma non il favore del presidente, e a un certo punto non ce la fece più. Andò da Perez e gli comunicò che avrebbe cambiato aria. Il patron sorrise con soddisfazione, gongolando al pensiero di cederlo per soldi e di assicurare la titolarità al protetto Benzema. Higuain sorrise più di Perez. Sull’argentino si fiondarono Arsenal e Juventus, con tanto appeal, ma con meno liquidità del Napoli, e l’operazione si concretizzò con una quarantina di milioni di euro e un ingaggio pari a quello percepito nel glorioso club spagnolo. Gonzalo non pensò affatto a un declassamento, e non basò la sua scelta sul blasone e sulla bacheca del club da sposare. Fece in qualche modo come Maradona, lasciando un club ricco e glorioso per abbracciare una causa difficile, difficilissima, in un Calcio in cui tutti cercavano cascate di gloria e danari. Lo fece perché aveva voglia di sentirsi leader, di poter dimostrare il suo talento senza dover essere messo in discussione. Il nuovo allenatore del Napoli, Benitez, lo chiamò e lo fece sentire subito al centro del nuovo progetto, e lui accettò di buon grado. Due anni in azzurro, e quando il mister spagnolo naufragò il suo attaccante perse stimoli, affondando insieme a lui. Ma il Pipita non fuggì e volle guardare negli occhi il successore di Rafa, conoscerlo, prima di decidere il suo immediato futuro. Allo sconosciuto Sarri bastarono 5 minuti di orologio per farlo sentire ancora più importante, per trasferirgli importanza, centralità e fiducia. E così Gonzalo, dopo nove mesi, ha superato persino l’inarrivabile predecessore, il bomber Cavani.
Credete davvero che Higuain e il fratello procuratore – che con De Laurentiis hanno un ottimo rapporto – abbiano bisogno di giocare sporco col Napoli? Gonzalo ha fatto scelte controcorrente in passato. Un top club l’ha già raggiunto, e l’ha lasciato. Se resterà o meno a Napoli sarà una questione di motivazioni oltre che di vil danaro. E quando deciderà di lasciare quello che è il suo regno, andrà a dirlo lui al presidente. Lui, prima di tutti.