SVIMEZ: nel 1861 PIL identico tra nord e sud, poi…

SVIMEZ: nel 1861 PIL identico tra nord e sud, poi…

dall’unità d’Italia si sviluppa la “questione merdionale”

Angelo Forgione per napoli.com  Prima il CNR con il saggio di Malanima e Daniele, poi la Banca d’Italia con Fenoaltea e Ciccarelli, ora lo SVIMEZ. Anche l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno da ragione a noi meridionalisti e rafforza le tesi revisionistiche sui reali effetti dell’unità realizzatasi nel 1860.
Il Presidente Adriano Giannola e il vicedirettore Luca Bianchi hanno illustrato i risultati di un rapporto che mette e a confronto le statistiche italiane. Si evince che nel 1860 in realtà c’era una quantità di insediamenti industriali simile tra Nord e Sud. Poi alla fine dell’Ottocento e ai primi del Novecento inizia lo sviluppo del grande triangolo industriale (Milano-Torino-Genova) e da quel momento il Mezzogiorno non riesce più a tenere il passo. Se nel 1861 il Pil tra le due aree era simile, cioè pari a 100 per entrambi, dopo 150 anni il Pil del Mezzogiorno risulta pari solo al 59% del Centro-Nord.
Per i meridionalisti e gli archivisti che si occupano di questo tema, non è certo una novità. I saggi di CNR, BANCA D’ITALIA e SVIMEZ arrivano assai in ritardo rispetto agli studi e le analisi di inizio ‘900 di Francesco Saverio Nitti, economista, politico e giornalista antifascista italiano, che per primo elaborò delle proposte per risolvere la questione meridionale sulla base dei suoi stessi approfondimenti di economia e finanze dell’Italia preunitaria. Ma in ritardo anche rispetto ai vari Nicola Zitara e Angelo Manna. Eppure i trattati di oggi cominciano a parlare di parità di PIL, non evidenziando il fatto che in ogni caso la ricchezza e le riserve auree erano al sud, motivo per cui il Regno sabaudo in bancarotta lo invase senza dichiarazione di guerra per sanare i suoi debiti.
Invece di lasciare ai meridionalisti e a istituti e associazioni il compito di restituire al meridione ciò che gli spetta dal punto di vista storico e antropologico, sarebbe ora che i politici in primis e a seguire gli storici e i giornalisti di sistema la smettessero dopo 150 anni di menzogne di raccontare la brutta storia di un sud atavicamente arretrato a prescindere. Sarebbe ora che le opinioni in merito dei vari Giorgio Bocca, già facilmente confutate in passato (leggi), non venissero più considerate dogmatiche a tal punto da lasciarle srotolare in ogni pulpito, con le solite stantie falsità prive di contraddittorio.
Se il sud è arretrato è perchè prima un regime settentrionale, quello sabaudo, e poi la politica che pende a nord dalla nascita della Repubblica l’hanno inginocchiato, compresi i politici meridionali che sono scelti o per manifesta inattività o per dichiarato asservimento ai loro leader settentrionali.
E a tal proposito mi preme ripescare un intervento del 27 Febbraio 2010 di Marco Esposito, giornalista napoletano e responsabile della sezione dipartimentale Politiche per il Mezzogiorno di IDV, che ha elaborato cinque emendamenti per la finanza regionale 2010 della Campania su nucleare, acqua pubblica, RC auto, bonus occupazione e bollette sociali (tutti approvati). Marco Esposito attacca Caldoro alla vigilia dell’elezione alla presidenza della Regione, ma anche Giulio Tremonti, dando l’esatta dimensione di come il sud sia raggirato e continuamente colonizzato dai politici del potere settentrionale che guidano il paese in funzione degli interessi delle proprie aree di provenienza.

Marco Esposito contro Caldoro e Tremonti