Napoli turistica a Ferragosto: dal deserto al pienone

Angelo Forgione — Napoli invincibile, città che sa sempre mettersi alle spalle le sciagure che la travolgono. Oggi piena di turisti anche a Ferragosto, e sembrano così lontane le immagini di una metropoli di fine Novecento che nel giorno dell’assunzione della Vergine diventava più spettrale di quanto non sia apparsa nei tristi giorni del lockdown imposto.

Ancora la città più popolosa d’Italia a inizio Novecento, Napoli, con il suo immenso patrimonio, contendeva a Venezia, Firenze e Roma il primato del turismo nostrano e straniero. Poi, dopo le guerre, sopraggiunse la tivù, e la denigrazione nazionale di matrice positivista dilagò enormemente.
Gran danno all’economia della città lo fece il feroce accanimento mediatico durante il colera del 1973, preciso momento in cui i turisti presero a ignorare quella che fu descritta come una Calcutta d’Europa. Nel 1980 ci si mise pure il terremoto irpino, e poi anche l’apice della recrudescenza della malavita organizzata, con la spietata faida tra Nuova Camorra Organizzata e Nuova Famiglia. Napoli ne escì con le ossa rotte, e se le tenne fino al G7 del 1994, assegnatole per ricostruire l’immagine del Paese e dargliene una diversa da quella proiettata dalla tangentopoli milanese. Ripresero a tornare i turisti, ma le ossa, a Napoli, gliele ruppe di nuovo la crisi dei rifiuti del primo decennio del Duemila. Nessuno avrebbe più scommesso sulla rinascita di Parthenope, e invece neanche la pandemia da Coronavirus è riuscita ad arrestare la rigenerazione di una città che trova sempre in sé le energie per rialzarsi, stavolta passando per l’ottimo lavoro di Gesac a Capodichino, che ha attratto le tante compagnie low-cost sullo scalo partenopeo, e per la florida produzione cinetelevisiva della Film Commission della Regione Campania, per una diversa letteratura/lettura della città e per la cassa di risonanza dei social.

Nel montaggio video, i servizi in onda nei Tgr Campania di due 15 agosto, quello del 1986 e l’ultimo, del 2023. Il primo mostra, con le eloquenti riprese della città vuota, il risultato della proiezione al mondo della Napoli “colerosa, terremotata e camorrista” degli anni Ottanta. Il secondo è quanto la Napoli della cultura, dell’arte e del buon vivere, pur con le sue criticità, è tornata giustamente a riprendersi di forza.

Ora c’è da migliorare i servizi, aumentare l’offerta ricettiva e restituire a cittadini e turisti la risorsa mare negata.

Napoli non muore mai!