La sanità al tempo dei Borbone

Angelo Forgione – Fino al 13 luglio, al Museo delle Arti sanitarie di Napoli, sito nel complesso di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, è visitabile la mostra “La sanità al tempo dei Borbone”, organizzata dall’associazione culturale “Il Faro di Ippocrate” e dedicata alla storia della Scuola Medica Napoletana, allla rete assistenzialistica partenopea e alla formazione della professione del medico negli anni del Regno borbonico.
L’evento rende omaggio alla tradizione medica che diede lustro al Sud tra il 1734 e il 1860, ricostruendo l’intera pagina sanitaria nel Mezzogiorno, all’avanguardia nell’Europa dell’epoca. La prima assistenza sanitaria gratuita italiana (promossa da Ferdinando IV), la percentuale di medici per numero di abitanti più alta di tutto il resto d’Italia (9.500 tra medici e chirurghi per 9 milioni di abitanti, rispetto ai circa 7.000 professionisti della sanità per i 13 milioni di cittadini della restante Italia) e la più bassa mortalità infantile del territorio italiano la dicono lunga sul sistema sanitario borbonico. Due esempi storici di eccellenza: nel 1777 il Regno delle Due Sicilie sostenne una campagna vaccini contro il vaiolo per due milioni di persone; nel 1813 Aversa fu sede del primo ospedale psichiatrico italiano. Nonostante questa grande tradizione meridionale, peraltro risalente alla Scuola Medica Salernitana del XII secolo, con l’avvento dei Savoia e l’unificazione italiana i medici dell’ex Regno delle Due Sicilie furono obbligati a ripetere l’esame di idoneità alla professione medica. Gli atti che testimoniano questa pagina nera dell’Unità sono riuniti nella “bacheca della vergogna”.
Il campionario di curiosità è enorme: strumenti medici del tempo (apparati per lavande gastriche e clisteri, cassette chirurgiche militari, armadietti con boccette di farmaci del tempo, ecc.), busti dei medici illustri (Cirillo e Cotugno su tutti) e diverse curiosità, come il kit di pronto soccorso da passeggio per fronteggiare le emergenze in strada, il bastone corredato di siringhe, medicazioni e bisturi. In mostra anche alcuni modelli anatomici usati dagli studenti di medicina dell’epoca, e poi documenti, testimonianze e trattati di ogni genere. Sei le tappe tematiche: dai luoghi della sanità napoletana alla formazione professionale nelle province del Regno, dai singolarissimi cimiteri antichi ai tanti reclusori, per concludere con le prime “Case dei pazzi”, L’Ostretricia e la Medicina sociale. Una sezione a parte è dedicata al capitolo della peste.
Non va dimenticato che la buona tradizione sanitaria napoletana è proseguita anche dopo l’Unità d’Italia. Emblematici i casi di Vincenzo Tiberio e Arnaldo Cantani, veri padri dell’antibiosi nella Napoli post-unitaria ben prima di Fleming, i primi a condurre validissimi studi che condussero alla scoperta della penicillina (maggiori informazioni su Made in Naples – Magenes 2013).

info: 081 440647
lunedì – venerdì / 9.30 – 13.30 / ingresso gratuito
info@ilfarodippocrate.it
http://www.museoartisanitarie.it

Un pensiero su “La sanità al tempo dei Borbone

  1. Ho già visto questo museo, così come tanti altri luoghi dei Borbone, e mi sono sempre meravigliato di quanto avanti fossero rispetto agli altri Paesi europei. Restando nel tema, per chi volesse visitare il Museo della Seta di San Leucio, si apprende che quel luogo doveva essere il primo quartiere della nuova città ferdinandea tutta dedita alla ricchissima lavorazione della seta. Ebbene, in questa nuova città (e soltanto lì in tutto il regno) era obbligatoria la frequenza scolastica fino a 16 anni ; la sanità era totalmente a carico dello Stato; ad ogni famiglia era garantito un alloggio. Ditemi voi se questa non è una visione moderna e lungimirante di governo.
    Elio

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