Eddy Napoli: «aprirsi al mondo per tornare a noi»

Eddy Napoli: «aprirsi al mondo per tornare a noi»

«Napoletano stravolto per far ridere quattro imbecilli»

È il personaggio copertina del numero 15 di Marzo de “il Brigante“, la rivista che monitora il mondo meridionalista e che è nelle edicole della Campania e nei distributori della Puglia. Eddy Napoli, reduce dal grande successo dei due concerti al teatro “Trianon” di Napoli, ha rilasciato una lunga intervista politica e propositiva al magazine del direttore Gino Giammarino, quasi dimenticandosi di parlare del suo nuovo lavoro discografico in lavorazione.
Un’altra intervista molto interessante dell’artista napoletano, ambasciatore della musica napoletana nel mondo, è stata concessa ad “Emergenza Musicale” alla vigilia dei concerti del mese scorso proprio sul palco del teatro di Forcella da dove è stato riproposto l’inno delle Due Sicilie con testo di Riccardo Pazzaglia. Interessanti le riflessioni da ascoltare con attenzione sul momento della canzone classica napoletana, sul mondo musicale italiano in generale, sulla consapevolezza dei giovani di Napoli e sul ruolo dei napoletani più in vista nel panorama dello spettacolo italiano; ma anche sulla globalizzazione e sull’identità storica di Napoli e dei suoi figli.

Eddy Napoli canta Napoli e le Due Sicilie

Eddy Napoli canta Napoli e le Due Sicilie

l’artista al “Trianon” tra modernità e passato identitario

(videoclip intenzionalmente amatoriale in ottemperanza dei diritti d’autore)

Angelo Forgione per napoli.com Grandi emozioni sabato sera in un teatro Trianon riempito in tutti suoi circa 500 posti in occasione della seconda data “live” di Eddy Napoli. In una location storica nel cuore del centro antico (un teatro popolare tra mura greche!) l’artista napoletano ha una volta di più dato sfoggio della sua napoletanità pura, riscaldando la platea con la sua voce e con i suoi musicisti capaci di non far notare la mancanza del mandolino. Musica napoletana contaminata e rivestita di internazionalità senza perdere il contatto con la tradizione.
Ammiratori e amici hanno dato il loro piccolo contributo ad un’atmosfera magica tra canzoni di Napoli interpretate in maniera impeccabile. C’è spazio anche per la storia personale dell’artista con un toccante brano musicato su un testo del nipote Salvatore Lanza: «Conservo intensi ricordi della casa di famiglia, al Ponte di Casanova, un luogo dove sono passate diverse generazioni di artisti e dove si respirava un odore particole, ll’addore ‘e canzone». È poi il momento di un toccante omaggio a Lucio Dalla (“Caruso”) dopo il quale l’atmosfera si stempera con canzoni di Carosone e Fierro in chiave jazz/blues e con gli intermezzi degli ospiti Gianni Aversano dei “Napolincanto” e Aniello Misto che con Eddy Napoli ha proposto un briosa versione reggae di “Luna Rossa”.
Quando lo spettacolo sembra concluso, l’intenso e inatteso bis con la grande “provocazione”: Eddy saluta tutti ma il teatro lo acclama e quando il sipario si riapre non torna sul palco ma lascia scorrere su un grande schermo il videoclip di “Malaunità“. Spuntano tre bandiere delle Due Sicilie, due in galleria e una in platea, mentre gli spettatori restano rapiti e in silenzio fino all’ultimo fotogramma. Eddy torna sul palco, siede al piano in compagnia della fisarmonica, e suona una sua rivisitazione dell‘inno delle Due Sicilie di Giovanni Paisiello col testo riscritto da Riccardo Pazzaglia. Alla fine dell’esecuzione si alza in piedi tra gli applausi e spiega la grande provocazione; qualcuno dalla galleria chiede di insistere, ma il cantautore non va oltre e invita tutti ad approfondire l’irrisolta “questione meridionale” senza però chiudere il momento intensamente identitario. Un piccolo preambolo anticipa l’anteprima del lavoro discografico in uscita; «è un’atto d’amore verso la donna più bella del mondo» che Eddy presenta con la citazione di un suo “caro amico fraterno” (che lo ringrazia dalla terza fila). Una canzone intensa, a tratti struggente, che fa salire a tutti un nodo in gola. La serata chiude con un altro inno: ‘O surdato nnammurato.
Grazie Eddy per aver dimostrato come si fa rete tra gli artisti in una città troppo chiusa e diffidente. Grazie Eddy per aver unito la modernità alla tradizione e alla nostra storia identitaria. Grazie Eddy per averci riconciliato con noi stessi. Grazie Eddy!