Angelo Forgione – E pazienza, caro Cruciani. Sono costretto a indugiare malvolentieri di nuovo su di te.
Come la tua amica Selvaggia, anche tu hai fatto il marchettone anti-napoletani con un carico di mottini ricevuti dall’ufficio stampa del Buondì Motta (Bauli), ma non è questo un problema, figuriamoci; è notoriamente il vostro pessimo stile, e vi fa onore che non ne facciate mistero.
Mi fa in qualche modo piacere che il marchettone l’abbia messo in scena davanti le telecamere e i microfoni espressamente per me, con il fallimentare intento di farmi indispettire. Mi lusinga tutta questa considerazione, e però non posso proprio ringraziarti. Lo farei se tu fossi personaggio di ben diverso spessore culturale e umano. E invece sei solo un buon provocatore pruriginoso, e ti diverti ora a storpiare il mio cognome, anche se lo conosci benissimo, perché mi leggi con interesse e, unitamente a Francesco Paolantoni e Germano Bellavia, mi hai messo da tempo nella lista dei nemici, posizione che è per me un onore, credimi. Ma vedi, io non ti considero più del dovuto, che è poco, e non cerco di intimidire nessuno, tantomeno te. Io scrivo di storia, di cultura, di sport, costume e società in chiave identitaria, e se quel che produco in lettere ti infastidisce perché inoppugnabilmente inconfutabile dagli anti-napoletani di professione come te, il problema è esclusivamente tuo e di quelli come te. E dev’essere anche un problema serio, a giudicare da quel che mi dici in forma plurale: “ne sappiamo molto più di voi”. Hai forse qualche complesso di inferiorità, caro Giuseppe? Suvvia, sei un gigante dell’etere, fomentatore di bassa lega, e io un piccolo divulgatore di alta napoletanità… una zanzara fastidiosa, per te, direi.
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La noiosa battaglia contro la deficienza naturale
Angelo Forgione – Lo spot del Buondì Motta (Bauli) con connotazione musicale neomelodica sta facendo discutere. Giuseppe Cruciani, nel corso de La Zanzara (Radio 24), non ha perso occasione per provocare i napoletani, strumentalizzando le parole del sottoscritto.
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Di seguito delle mie “doverose” precisazioni all’irriverente conduttore radiofonico:
Caro Cruciani,
io non ti rompo i coglioni, come dici tu con la tua proverbiale eleganza. Vedi, il fatto è che io non ti considero affatto, e scrivo per chi mi legge. Evidentemente mi leggi anche tu, e mi leggesti anche quando sparirono dei faretti a led dai nuovi bagni dello stadio San Paolo. Ricordi? Tu, al solito, ci sguazzasti, come se Napoli fosse l’unica città dove potessero accadere simili cose, e allora elencai tutti i posti pubblici d’Italia dove erano stati rubati faretti a led. E facesti una magra figura, senza neanche accorgertene.
Semmai sei tu che rompi i coglioni ai napoletani, ma con me caschi male, anche se fai il furbetto nella tua potente radio leggendo ciò che ho scritto (non a te ma al pubblico) sulla vicenda dello spot del Buondì e provando a dileggiarmi senza avere il buon gusto e la correttezza di avvertirmi, per giunta con il tipico turpiloquio che ti contraddistingue. Che poi, per interpretare quell’inviso personaggio che ti sei cucito addosso, intendi usare me per irridere tutti i napoletani e la cultura partenopea. E perciò, dopo aver letto il passaggio in cui scrivo “la musica di Napoli è mondo colto”, fai partire più volte dalla regia una strozzata nota iniziale di mandolino, dando sfogo a certa deficienza, ma naturale.
Rilassati, Giuseppe. È chiaro che qui l’ossessionato non sono io ma tu; da Napoli.
Un Buondì a prova di musica napoletana
Angelo Forgione – È davvero molto carina la nuova campagna pubblicitaria di Connexia Milano pensata per il Buondì Motta, gruppo Bauli. La protagonista è Enza, il primo esempio di “deficienza artificiale”, che non semplifica la vita ma la complica, non ha risposte ma solo domande, e produce rumori e fastidi di primo mattino alla famiglia che la “ospita” sul tavolo della cucina, diventandone il tormento.
Enza, la deficienza domotica, è incapace di spiegarsi come la colazione possa essere golosa e leggera allo stesso tempo, e vuole capirlo, minacciando di creare disturbo.
In uno degli spot, lo stupido e molesto device minaccia di riprodurre musica fastidiosa di primo mattino. Quale? “Musica Napoli”. E passa alle vie di fatto, irradiando una canzone neomelodica, provocando la spazientita reazione della mamma stizzita dal gradimento della figlia.
Il fatto è che, snobismo a parte, la musica di Napoli è mondo colto e ampio, non riducibile al volgare filone popolare dei neomelodici. Enza, annunciando per ripicca “musica Napoli” piuttosto che più correttamente “musica neomelodica”, assegna tutta la grande musica di Napoli alla deficienza e fa passare un messaggio distorto: “musica Napoli” uguale disturbo, ma anche, subliminalmente, Napoli uguale fastidio. Ed è una sottile svirgolata in una campagna davvero ben pensata nella sua dissacrante creatività.
Dal neoclassico al neomelodico
Angelo Forgione – Non sapevo chi fosse il palermitano Tony Colombo. Ho saputo dell’esistenza del cantante neomelodico per il matrimonio di “dubbio gusto” con la vedova di un boss della camorra andato in scena nei giorni scorsi a Napoli, con tanto di concertino di addio al celibato/nubilato in piazza del Plebiscito, il cuore neoclassico della Città Capitale, lo slargo voluto da Murat e compiuto da Ferdinando per significare il gusto neoclassico che i Borbone avevano diffuso nel mondo con gli scavi archeologici vesuviani e cilentani.
Dal neoclassico al neomelodico, è così che è andata la storia. Dal gusto universale che Napoli restituì al mondo illuminista al gusto provinciale di una festa con canti sguaiati nel centro di Napoli, lo stesso dove si spara per regolare un alterco tra clan di diversi quartieri. Lì, dove c’è la Prefettura, il palazzo dello Stato che non c’è, e con la sua assenza consente che in una capitale della cultura europea trionfi l’incultura, che accada un po’ di tutto, impunemente, ed è già tanto che non accada proprio tutto – credetemi – in un territorio senza presidi e controlli dove dilagano l’ignoranza e l’indigenza.
L’autorizzazione a un flashmob si è trasformata in un’appropriazione della piazza per un miniconcerto, con tanto di palco, musicisti, impianto audio, luci, tecnici, solottieri di Maria De Filippi e Barbara D’Urso (che sguazzano nel fenomeno) e gli immancabili fans. E nessuno che abbia interrotto la gioiosa festa di piazza, che non è durata una manciata di minuti. E nessuno che abbia visto l’andirivieni pomeridiano di auto e furgoni per l’allestimento in un’area pedonale.
Pare che siano state elevate contravvenzioni agli organizzatori dello sconcertante concerto, ma cosa vuoi che gliene freghi a chi ha stracciato danari e sapeva che al massimo avrebbe dovuto pagare qualche multa per consentirsi il lusso di impossessarsi del cuore regale di Napoli? Multe o no, la festicciola è stata fatta, e pure con tanto di ringraziamento al sindaco di Napoli che sa di beffa, amen!
A Napoli va così, ma non solo a Napoli, ricordando il funerale dei Casamonica a Roma. Va che ognuno può fare il comodo che gli pare, infischiandone di leggi scritte e norme morali. Dai canti agli spari il passo è davvero breve, e in mezzo vi sono gli automobilisti e i motociclisti senza assicurazione, i venditori abusivi di ogni mercanzia, gli occupatori di suolo pubblico e tutti i paladini del “faccioquellochemipare”.
Le note dello sconcerto sono andate in cielo tra le centinaia di cuori gonfiati e distribuiti ai fans, proprio in mezzo ai due monumenti equestri a Carlo e Ferdinando firmati da Antonio Canova, il veneto che quando mise piede a Napoli scrisse: “Per tutto sono situazioni da Paradiso”.
A proposito… proprio mentre per tutto erano situazioni da inferno, il sommo scultore neoclassico rimetteva piede a Napoli, la città che tanto lo ispirò, per una bellissima mostra a lui dedicata al Museo Archeologico. Abbiamo fortunatamente un riparo.
Io non sapevo chi fosse il palermitano Tony Colombo ma sapevo chi è il catanese Antonio Calì, l’allievo di Canova che completò i Borbone a cavallo del Plebiscito. Certamente perché nella vita mi dedico alla Crescita.
Lo Stato è assente; la Cultura no, grazie a Dio.