È stato presentato mercoledì 10 giugno a la Feltrinelli di Napoli Chiaia il saggio Dov’è la Vittoria di Angelo Forgione. Con l’autore sono intervenuti Rosario Pastore, storica firma della Gazzetta dello Sport, e Luigi Necco, altrettanto storico volto della Rai.
Proprio Rosario Pastore, concluso l’appuntamento ricco di belle parole, ha affidato alla sua pagina facebook un convinto invito alla lettura del libro (di seguito riportato).
Da un po’ di tempo, fra me e Angelo Forgione è in atto un simpatico duetto: io lo chiamo Maestro e lui, del tutto indebitamente, chiama maestro me. In realtà, da parte mia è un po’ più che un giochetto: perché quando chiamo maestro Angelo, lo faccio del tutto seriamente. Ho sempre seguito questa linea: chi merita di essere chiamato Maestro è uno che, almeno nel suo campo, ne sa molto più del suo prossimo. E Forgione ha ampiamente dimostrato che ben pochi, o forse nessuno, è in grado di competere con lui negli argomenti che lo appassionano. Un’altra cosa ho imparato nella mia, ahimè, lunga vita. Ed è che è abbastanza facile scrivere la prima opera, molto più difficile scrivere la seconda. Una legge che vale un po’ in tutti i campi. Si può dipingere un bel quadro, si può scattare una attraente fotografia, si può recitare con successo in una “piece” teatrale, si può scrivere un buon libro, alla prima botta. Perché quando ti accingi ad una cosa del tutto nuova, dai fondo a quanto sai, gratti il barile della tua esperienza, ti affidi alla tua incosciente faccia tosta e magari riesci ad avere successo. Quando devi fare il bis, però, cominciano le difficoltà. Perché non è più il tuo istinto ad aiutarti ma quello che hai veramente dentro, il tuo talento naturale. Ebbene, quando ho letto la prima opera di Forgione, Made in Naples, mi tuffai con molto godimento nelle pagine di uno che dimostrava di conoscere a fondo la materia che presentava. E infatti, ci troviamo di fronte non ad un improvvisatore ma ad un vero, approfondito studioso di uno Stato, di una città che purtroppo non esistono più e che sono state offese, calpestate, mortificate nelle loro stessa essenza. Chi vi parla non è un borbonico e quindi non accetta di prendere per oro colato tutto quello che gli viene propinato. E infatti Forgione col suo libro non voleva convincere ma raccontare, illustrare, dimostrare. Made in Naples ha avuto il successo che meritava e continuerà ad averlo. Ma ora eccoci davanti alla seconda opera, questo Dov’è la Vittoria. Non un trattato, non un raccontino, non un “excursus”, ma una vera e propria denuncia, proprio come una vera e propria denuncia era stato Made in Naples. Angelo Forgione, nell’accingersi a scrivere la sua seconda opera, quella della verità, non ha inanellato una serie di fattarielli, ha studiato la materia, si è tuffato in questo mondo prendendolo di petto, ne ha studiato gli aspetti più sconcertanti. Ne è venuto fuori un prodotto che sarà materia di studio e un libro praticamente obbligatorio sia per gli addetti ai lavori sia per quanti si pongono domande alla quali, fino ad oggi, non sono state date risposte esaurienti. Alcune di queste domande le troviamo nella controcopertina del libro. Ma sono solo alcune. A tante altre, a tutte, Forgione dà le sue risposte e lo fa in maniera del tutto esauriente. Non è un caso che quanto sta accadendo nel Napoli in questi giorni rispecchia quanto Angelo anticipa nella sua opera. Dopo anni di illusioni di grandezza, gli obiettivi della squadra sono ridimensionati. Non più sogni europeisti, con un allenatore con fama, a torto o a ragione, internazionale come Rafa Benitez ma un bravo tecnico, per di più napoletano, i cui meriti sono di aver dato un gioco decente ad un Empoli appena arrivato in serie A, guidandolo ad una tranquilla salvezza. E dando alla squadra un gioco piacevole ed a tratti spettacolare. In ogni caso, un allenatore i cui meriti sono da verificare in un ambiente difficile come il nostro. Perché questo ridimensionamento? E perché, mentre il Napoli, agli inizi del XXI secolo, veniva mandato in serie C senza pietà, altre squadre, come la Roma e specialmente la Lazio di un certo Lotito, venivano risparmiate ed i loro debiti venivano spalmati in comodi pagamenti, anche con scadenza venticinquennale e senza interessi? E come mai la Juve, coinvolta pesantemente in Calciopoli, veniva punita solo alla serie B e gli venivano tolti solo due scudetti mentre, stando alle indagini, sarebbero molti di più quelli conquistati più o meno legittimamente? Il calcio meridionale raccoglie solo le briciole di quanto gli lascia, con tanta magnanimità, il calcio del Nord. Squadre che rappresentano realtà importanti, come il Palermo, non hanno mai vinto uno scudetto. Il Napoli ne ha conquistati due, ma solo grazie al fatto di poter contare sul giocatore più forte del mondo, un lusso che, negli anni seguenti, fu pagato amaramente. Di tutto questo e di moltissimo altro parla e discute Forgione in Dov’è la Vittoria, una pubblicazione, che ripeto, deve trovare posto nelle vostre librerie. Dopo averla letta, naturalmente.
R. P.
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