Il gusto “Regno delle Due Sicilie” vince il GelatoFestival

Angelo Forgionegelato_5Domenica 17, alla tappa napoletana del GelatoFestival che si è svolta al quartiere Vomero di Napoli, ho avuto la fortuna di assaporare un prodotto veramente eccezionale: il gusto “Regno delle Due Sicilie”, un sensorial tour dalla Sicilia alla Campania, con pistacchio di Bronte, cioccolato di Modica, nocciola di Giffoni IGP e Arancia bionda di Sorrento.
Ideato e proposto dai simpatici Oreste e Marcella Mantovani, della gelateria Gelatosità di Napoli, il suo nome potrebbe indicare un giudizio di parte. Il fatto è che il festival prevedeva una gara tra tutti i gusti proposti dalle varie gelaterie, e il mio è stato solo uno dei tanti voti della giuria popolare che hanno decretato vincitore per plebiscito il gusto delle Due Sicilie, mentre la giuria tecnica premiava ex aequo il napoletano Marco Infante di Casa Infante con il gusto “Terramia” e Pina Moltierno di Caserta con il gusto “Desir Noir”.
La vittoria di tappa manda ora i fratelli Mantovani alla finalissima europea di ottobre di Firenze, ultimo evento del Tour 2015 che proclamerà il miglior gelatiere d’Europa. Il gusto “Regno delle Due Sicilie” ci sarà. Anche in gelateria, si spera.

Il Giro torna a Sud e trova la bellezza

Lo scorso anno, il Giro d’Italia era andato in fuga del Sud, addirittura partendo dalla Danimarca, dalla fredda Herning, per una prima tappa funestata dalla pioggia. È bastato ritornare al Sud per trovare il sole e il caldo di Napoli, e dare all’ouverture della corsa rosa la cornice delle grandi occasioni. Il Giro d’Italia 2013 è partito dal palcoscenico naturale vesuviano e il mondo sportivo si è rifatto gli occhi. Rispettati gli auspici della vigilia, Splendide le immagini irradiate dalla RAI in mondovisione (molto lontane dal solito cliché del degrado continuamente sdoganato), folla sul circuito e felicità per la prima maglia rosa, il britannico Mark Cavendish, che, appena tagliato il traguardo, ha avuto il fiato per dire che ha vinto nonostante per un inglese come lui facesse troppo caldo e che il suo unico pensiero era andare a mangiare una pizza da Michele, “la migliore del mondo”.
Il giro di quest’anno passa finalmente a Sud, isole escluse, e mostrerà le bellezze dell’intero Paese. Chi ci ha guadagnato, dunque? Napoli col Giro o il Giro a Napoli?

Bilancio di America’s Cup tra molte luci e tante ombre

Bilancio di America’s Cup tra molte luci e tante ombre

ACN contro ACEA, tra i due litiganti Venezia gode

Angelo Forgione per napoli.com La tappa napoletana delle World Series di America’s Cup è terminata con la vittoria di uno dei due catamarani del team “Luna Rossa”. Grande successo di pubblico e a vincere sono stati certamente i napoletani che hanno assiepato costantemente a centinai di migliaia Via Caracciolo nonostante la pioggia che ha risparmiato la città solo in uno dei cinque giorni di regate, anzi quattro perchè Sabato Giove Pluvio si è messo così d’impegno da far cancellare la giornata di competizione. Inaugurazione rovinata da un fortunale come difficilmente se ne erano visti a Napoli proprio sull’omaggio a Lucio Dalla, e chiusura con fuochi d’artificio ancora bagnata.
Una vera sfortuna, un appuntamento in parte rovinato perchè il golfo più bello del mondo è ben altro scenario col sole, anche se per i velisti il vento e il mare non regolare hanno rappresentato divertimento allo stato cristallino. Niente sole, ma il calore dei napoletani ha lasciato il segno travolgendo i velisti non abituati ad avere la gente così vicina. Così come per l’urlo “the champion” allo stadio, così sul lungomare è nato qualcosa di nuovo: il giro di campo (di regata) di “Luna Rossa” per festeggiare la vittoria. «È lo stadio della vela – aveva detto alla vigilia James Spithill di “Oracle” – in nessun altro posto del mondo le regate si svolgono così vicine al pubblico sulla terraferma. Sentiamo le grida, gli incitamenti, cosa nuova ed entusiasmante»
E poi Max Sirena, skipper di “Luna Rossa”, che ha dato testimonianza della proverbiale accoglienza napoletana: «In questa settimana non siamo riusciti a pagare un caffè, speriamo di poter ricambiare presto la splendida ospitalità dei napoletani».
Anche Bruno Troublé, ideatore della “Louis Vitton Cup”, è rimasto rapito dalla città partenopea: «Non ho mai visto in tutta la mia carriera agonistica ed organizzativa nessuna città che abbia partecipato come Napoli. Qui non ci sono solo spettatori che seguono le regate godendosi lo spettacolo, ma partecipanti attivi all’evento. Un’affluenza così al Village non l’abbiamo mai vista in nessun posto del mondo. La gente interagisce, è coinvolta ed è sempre costantemente presente”.
Tante le presenze turistiche in città, già previste alla vigilia ma non segnalate dai media nazionali che alla vigilia di Pasqua si erano affidati con superficialità alle statistiche di prenotazioni “fai da te” su internet mentre a Napoli era annunciata già la prenotazione del 90% delle camere d’albergo.
Dietro le belle immagini e la facciata, immancabili le polemiche dietro le quinte che non mancheranno di qui all’anno prossimo, quando le World Series torneranno a Napoli. Non tutti i conti tornano, a cominciare dalla copertura televisiva. Scomparsi gli spot programmati tra l’estate 2011 e la primavera 2013 per un totale di 25 minuti dedicati alla città ospitante. Le immagini in tv sarebbero state inferiori a quanto stabilito e sono stati “oscurati” i match race a causa, secondo indiscrezioni, di tagli alla produzione televisiva per i quali occorrono due elicotteri. E poi la riduzione dei team in gara, con “Green Comm” e “Aleph” che si sono ritirati, e 
altri piccoli problemi organizzativi. Paolo Graziano a nome di ACN (America’s Cup Napoli) ha esternato tra le righe il malcontento che c’è, dichiarando che il bilancio tra dare e avere andrà rivisto e gli accordi andranno rinegoziati. «Napoli ha dimostrato le sue potenzialità e la Coppa America ha bisogno di Napoli (non viceversa, n.d.r.). Sono contenti i team, gli sponsor e gli organizzatori e quindi detteremo qualche regola in più perchè si sono invertite le condizioni. Non siamo più gli ultimi arrivati» – ha detto Graziano, lasciando intendere anche che c’è chi ha remato contro:  «lavoreremo anche contro chi ha fatto la danza della pioggia». Gli avvocati sarebbero già al lavoro nell’ombra dal 23 marzo, allorché l’ACEA (America’s Cup Event Authority) comunicò a sorpresa la decisione unilaterale di “tagliare” due giornate di gare. Si trattava del week-end di Pasqua, mica poco, soprattutto per i turisti arrivati a Napoli proprio in quei giorni, tant’è che l’inaugurazione è rimasta fissata alla Domenica di Pasqua, a tre giorni dalle prime gare. Per gli operatori locali è stato impossibile riprogrammare l’offerta turistica e le iniziative collaterali.
Facile dedurre che la cancellazione delle gare di Sabato ha alimentato i malumori che sono arrivati fino a Venezia. Nella città veneta, dove ci sarà la prossima tappa di Maggio, si sono fatti forti dell’esperienza e si sono catapultati a Napoli dove hanno imposto ad ACEA il rispetto degli accordi che a Napoli sono saltati. Lì ci sarà la versione integrale, quella che a Napoli è mancata. Più giorni di regate in laguna rispetto al golfo, copertura di due week-end dal 12 al 20 Maggio mentre a Napoli si è gareggiato sostanzialmente nei giorni feriali (sotto la pioggia); e poi due campi di regata per diversificare lo spettacolo, frutto di una trattativa a carte scoperte e coi piedi puntati condotte dal Sindaco di Venezia Orsoni.
Napoli ha fatto dunque da cavia e c’è da aspettarsi per Venezia una copertura televisiva maggiore con tanto di esposizione mediatica più rimarcata. Quella che è mancata a Napoli, complice Mediaset che ha relegato le regate a “Italia 2” senza sponsorizzare minimamente lo scenario della città ospitante come ha già iniziato a fare Stefano Vegliani, telecronista Mediaset autore peraltro di gaffe freudiane nell’indicare Milano come sede delle regate in corso.
Il Sindaco di Venezia Orsoni ha sottolineato il vantaggio ottenuto: «È stata una buona idea chiedere di concentrare le regate solo nel week-end ma è anche con l’esperienza (di Napoli) che si aguzza l’ingegno». Aggiungendo che la manifestazione non gli costerà un euro di fondi pubblici e sarà pagata per intero dagli sponsor perchè è l’America’s Cup che deve rincorrere Venezia e non viceversa. Quello che ora dicono, giustamente, Graziano, De Magistris, Caldoro e Cesaro, sicuramente un po’ scottati dalla vicenda dopo aver speso circa 16 milioni di cui 12 di fondi europei stanziati dalla Regione, 3 dalla Provincia con fondi interni e 1 dal Comune (a cui si aggiungerà il prossimo anno un altro milione previsto per la tappa del 2013). 4 milioni sono serviti per i “baffi” della scogliera di via Caracciolo, 3 milioni e 220 mila per l’allestimento del Villaggio in Villa Comunale e gli eventi (con la beffa del concerto di Francesco Renga annullato per maltempo) e 5 milioni sono invece andati in tasca ad ACEA.
A Napoli si è speso perchè nel borsino turistico internazionale la città non attraeva dopo lo scandalo dei rifiuti mentre Venezia può vantare una diversa considerazione. Anche se le priorità sono tante, occorreva investire per raccogliere un ritorno, tutto ancora da quantificare, ma ora che si sono mostrate tutte le potenzialità agli americani e al mondo è giusto pretendere maggior rispetto. Ecco perchè ora ACN, pur contenta del risultato organizzativo e del ritorno di immagine, non ci sta e prepara la rinegoziazione che Venezia ha anticipato. Basta leggere tra le righe le parole di Luigi De Magistris che sono le stesse di Graziano: «Un successo per Napoli e i napoletani. Abbiamo dato tanto agli americani, per il 2013 dobbiamo rivedere qualcosa». Del resto era cominciata alla stessa maniera, con Napoli che lo scorso anno aveva lungamente corteggiato una manifestazione che rincorse in silenzio Venezia, per poi farsi corteggiare da una Napoli irritata.
Ora però, oltre a mettere in riga gli americani di ACEA come è giusto che sia, è anche il caso di pensare a come dare seguito al rilancio turistico e d’immagine di Napoli, e che non sia solo di facciata.