Il Teatro San Carlo compie 279 anni

204 anni per l’edificio dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte

Angelo Forgione 4 Novembre, data di ricorrenze per Napoli Capitale. Giorno di San Carlo, e il pensiero corre subito al cuore della Cultura Napoletana, il Real Teatro inaugurato con l’Achille in Sciro (musiche di Domenico Sarro e libretto di Pietro Metastasio) nel giorno dell’Onomastico del Re, che lo volle nel 1737, come prima reggia, ben 279 anni or sono. Soli 270 giorni di lavori per un capolavoro firmato Antonio Medrano e Angelo Carasale che quel giorno si presentò con un aspetto completamente diverso da come lo conosciamo oggi: la sala era in stile rococò (vedi dipinto a destra) e aveva un ingresso a portale sul corpo di fabbrica laterale del vecchio palazzo reale, anch’esso ancora nelle vecchie sembianze del periodo vicerale. Solo 41 anni più tardi, l’architetto Giuseppe Piermarini, allievo di Luigi Vanvitelli a Napoli, avrebbe portato la sua esperienza napoletana a Milano e avrebbe inaugurato il Teatro “Alla Scala”, superato in bellezza dalla ricostruzione ottocentesca del San Carlo, partendo dalla nuova facciata e giungendo, dopo un terribile incendio, alla nuova splendida sala, entrambe neoclassiche, firmate da Antonio Niccolini. Un nuovo San Carlo, ancor più bello e capace di abbagliare Stendhal con una cromia argento-azzurro esclusiva, prima che divenisse oro-rosso. Riconosciuto universalmente e nel tempo il teatro più bello del mondo, oltre che di fatto il più antico lirico esistente.
4 Novembre di celebrazione anche per l’Osservatorio Astronomico di Capodimonte che festeggia il giorno della posa della prima pietra di 204 anni fa. Il primissimo edificio in Italia completamente adibito allo misurazione del tempo esatto e alla rilevazione meteorologica per poi aprirsi alle diverse scienze, avviato a costruzione proprio il 4 Novembre 1812 da Gioacchino Murat in perfetto stile neoclassico. In realtà festeggia l’edificio ma non l’Istituto che ha “solo” 197 anni. Fu infatti completato e inaugurato nel 1819 da Ferdinando I di Borbone che già nel 1791 aveva avviato dei lavori per adibire una sezione del Museo Archeologico ad osservatorio astronomico. Lavori poi sospesi perché la zona infossata non si prestava allo scopo; e il primissimo osservatorio operante fu ospitato nel 1807 nel monastero di San Gaudioso, poi soppresso, che rimase attivo fino all’inaugurazione dell’edificio di Capodimonte ospitante da allora una tradizione scientifica lunga 209 anni.

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vecchia facciata del Real Teatro San Carlo nel Settecento

Il meridiano di Napoli

Castel Sant’Elmo, punto “Greenwich” per la cartografia moderna

L’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, il primo istituto in Italia per la misurazione del tempo esatto, la rilevazione meteorologica e le diverse scienze, fu pensato nel 1791, quando Ferdinando IV di Borbone avviò dei lavori per adibire una sezione del Museo Archeologico con quegli scopi. Lavori poi sospesi perché la zona infossata non si prestava agli obiettivi. Il primissimo osservatorio operante fu allora ospitato nel 1807 nel monastero di San Gaudioso, poi soppresso, che rimase attivo fino all’inaugurazione dell’edificio di Capodimonte, avviato a costruzione nel 1812 da Gioacchino Murat, progettato in perfetto stile neoclassico dai fratelli Gasse e inaugurato nel 1819 dallo stesso Ferdinando IV, diventato I di Borbone dopo il secondo ritorno sul trono.
Pur in mancanza di un osservatorio astronomico in città, il Sovrano volle degli esperti per “correggere” la carta topografica del regno e così Ferdinando Galiani, Segretario dell’Ambasciata del Regno di Napoli a Parigi, individuò il talento del grande cartografo padovano Giovanni Antonio Rizzi-Zannoni (Padova, 1736 – Napoli, 1814) che soggiornava in Francia e lo segnalò allo Stato Maggiore dell’Esercito del Regno di Napoli, interessato a disporre di carte geografiche precise e a grande scala.
Rizzi-Zannoni operò a Napoli per circa un trentennio, producendo 32 fogli dell”Atlante Geografico del Regno di Napoli di grande pregio tecnico e scientifico, dando luogo alla nascita, nel Mezzogiorno d’Italia, della moderna Cartografia geodetica, basata sulla conoscenza esatta della posizione di alcuni punti. Sul terrazzo di Castel Sant’Elmo, scelto per la vastità dell’orizzonte visibile, il cartografo effettuò il 24 gennaio 1782 una serie di osservazioni astronomiche per calcolare il corretto posizionamento degli elementi da cartografare. Le coordinate di Castel Sant’Elmo ebbero per Rizzi-Zannoni lo stesso ruolo delle coordinate dell’Osservatorio di Greenwich nel Regno Unito (poi designato nel 1884 come “meridiano zero” per la determinazione della longitudine della Terra dalla Conferenza Internazionale dei Meridiani, nda). Il meridiano di Napoli passava esattamente sul bastione nord della fortezza, incrociando anche il litorale dell’attuale Villa comunale.
Recentemente, in occasione del bicentenario della morte Giovanni Antonio Rizzi-Zannoni, proprio sulla Piazza d’Armi di Castel Sant’Elmo è stata apposta una targa in ricordo dell’opera napoletana del grande cartografo. Da lì, fino alla soglia del 1960, veniva sparato un suggestivo e fragoroso colpo di cannone a mezzogiorno in punto, udibile in tutta la città. Chi non aveva l’orologio al polso veniva avvisato dell’ora di metà giornata e chi ce l’aveva lo controllava per regolarlo. Quel colpo era preciso, affidabile e di riferimento per tutti perché collegato alla misurazione del tempo con lo Strumento dei passaggi di Bamberg, un macchinario della seconda metà dell’Ottocento che rilevava l’istante di passaggio di una stella sul meridiano del luogo di osservazione, registrandone la posizione esatta. Era il congegno con cui si misurava l’ora precisa all’epoca, brevettato da Carl Bamberg, imprenditore tedesco figlio di un orologiaio autodidatta. Il suo telescopio nacque da una particolare montatura di lente detta “a cannocchiale spezzato”, ideata dall’astronomo ungherese Franz Xaver von Zach, chiamato a Napoli da Gioacchino Murat nel 1815 per dirigere l’Osservatorio di Capodimonte. Istituto che oggi mostra lo strumento nel padiglione Bamberg del suo museo.