Angelo Forgione – Troppe parole hanno anticipato i funerali napoletani di Pino Daniele, voluti dal popolo di una città che si è mostrata ancora una volta femmina mediterranea, madre eterna più che amante, sempre riluttante a farsi strappare i suoi sentimenti dal petto. Qualcuno ha parlato di sceneggiata napoletana, offendendo sia un genere teatrale che le decine di migliaia di persone che in due fredde notti si sono ritrovate nell’agorà reale della Città per salutare un loro conterraneo illustre. Qualcuno ha parlato di tipica retorica della napoletanità, dimenticando di quanta ridondanza è carico il patriottismo italiano espresso attraverso i teleschermi televisivi da cui è sempre troppo facile vomitare offese verso Napoli e il Sud. Qualcuno ha chiesto di evitare un funerale di Mario Merola bis, dimostrando di non conoscere la complessità sociale dello sfaccettato popolo partenopeo. Il funerale napoletano di Pino Daniele, invece, si è tenuto in una piazza gremitissima, commossa e composta. C’erano i più giovani fan del Pino più commerciale e quelli della generazione del primo Pino, ispiratissimo innovatore, inarrivabile anche per sé stesso. Crollati inesorabilmente tutti i teoremi e i timori infondati della vigilia. La verità è che bisognerebbe smetterla di indicare il comportamento di massa ai napoletani, di stendere fiumi di parole vuote su di loro, che peccano sì individualmente, senza alcun dubbio, ma sono anche capaci di dare memorabili lezioni al mondo intero quando si compattano spontaneamente attorno a un sentimento.
Napoli è sentimento, spesso eccessivo, ma sempre genuino. È la città che opprime i suoi amati idoli, che li costringe a cercare serenità e privacy altrove, ma non dimentica di avergli voluto bene e continua a volergliene anche post mortem. È la città che, con il suo calore e le sue celebrazioni assolute, ha consegnato al pantheon della cultura italiana contemporanea Totò, Eduardo De Filippo, Massimo Troisi e, da ultimo, Pino Daniele. Senza il sentimento di Napoli non sarebbero stati ciò che sono stati in vita e senza i napoletani non sarebbero ciò che saranno per l’eternità. Il 7 gennaio 2015 è un’altra data ad entrare nella storia di Napoli: un nuovo mito è stato accompagnato al gotha dei più grandi, e non sarebbe stato così senza il garbato e commosso giubilo dei 150.000 dell’antico Largo di Palazzo. È proprio questo che dà qualche prurito a chi non accetta di buongrado che la storia e il costume recente del Paese vengano griffati da un partenopeo doc via l’altro.
I napoletani non saranno campioni di senso civico – da non confondersi con la civiltà – e ne hanno certamente da capirne di norme che regolano la vita in comunità, ma in quanto a sentimento non hanno lezioni da apprendere. L’opportunità di far silenzio l’hanno persa tutti quelli cui evidentemente non è bastata la lezione di dignità data da Antonella Leardi, mamma di Ciro Esposito; opportunità non colta da coloro che hanno scritto, loro sì, sceneggiate ricche di retorica. Silenzio sia, ora!
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Quando i bergamaschi dicevano “non siamo napoletani”
Quando i bergamaschi dicevano “non siamo napoletani”
calcioscommesse: l’Atalanta e Doni rischiano grosso
Angelo Forgione – Processo Calcioscommesse in pieno svolgimento. Accuse e richieste di Stefano Palazzi, Procuratore Federale, separano quelli che rischiano grosso da quelli che possono tirare un sospiro di sollievo: in Serie A trema l’Atalanta, in attesa della sentenza di primo grado del processo sportivo prevista tra Lunedì sera e Martedì mattina.
La “Dea” dunque, in Serie A, è quella che rischia di più per responsabilità oggettiva. Nei guai il giocatore Thomas Manfredini e soprattuto Doni al quale viene contestata la violazione dell’articolo 7, quello che tratta l’illecito sportivo con l’aggravante dell’effettiva alterazione del risultato della gara.
«La Commissione Disciplinare, se riterrà provata la responsabilità, una volta quantificata la penalizzazione, la irrogherà nella stagione appena conclusa se avrà effetti concreti sulla classifica, altrimenti dovrà essere scontata nella stagione successiva», spiega l’avvocato Mattia Grassani, esperto di diritto sportivo.
Palazzi ha chiesto 7 punti di penalizzazione per l’Atalanta. 3 anni e mezzo di squalifica per Doni e 3 anni per Manfredini. Amarezza a Bergamo dove si trema per le sentenze di primo grado in arrivo, mentre la società orobica per ora non commenta.
Eppure li si era levata la protesta in difesa del capitano nerazzurro, con tanto di tifosi che davanti alle telecamere dichiaravano «noi non siamo napoletani, l’Atalanta è una società seria, non abbiamo i boss dietro la rete della porta noi».
Peccato per i sostenitori atalantini che la giustizia sportiva non abbia ravvisato irregolarità nella posizione del Napoli (ma su quali basi poi?) e questo è dato di fatto a prescindere dalle sentenze che verranno. Sembrano così lontani i tempi in cui la stampa aveva sbattuto il mostro in prima pagina: la storia del pregiudicato a bordo-campo e della sua mancata esultanza al goal della squadra di casa, che invece ci fu eccome (questione di scatti fotografici). Storia di soli due mesi fa quando Napoli sembrò l’epicentro del problema, e tutti a versare secchiate di fango sulla piazza partenopea: presidenti ad esaltare i boss dei prosciutti, quotidiani e siti del nord a prevedere la retrocessione del Napoli.
Che i bergamaschi non siano Napoletani è chiarissimo. Se lo fossero, oggi non starebbero rischiando la penalizzazione e il depauperamento del patrimonio tecnico della squadra del loro cuore.
Che aria tira per i Napoletani?
Che aria tira per i Napoletani?
Mucchetti: «per fortuna l’Italia non è Napoli»

Sia chiaro, l’opinione focalizzata nel video non è razzista perchè analizza il momento contingente che vede Napoli in ginocchio, ma è comunque fortemente caratterizzata da una “subsola superiorità presunta” che il nord ostenta serenamente in ogni occasione.
video: Ancora scuse di Gad Lerner ai Napoletani
video: Ancora scuse di Gad Lerner ai Napoletani
Dopo le scuse “forzate” in trasmissione per aver sdoganato per 5 giorni nelle case degli italiani la pericolosa opinione dai toni razzisti di un tifoso dell’Atalanta montata in un promo della trasmissione “L’Infedele”, Gad Lerner continua a ricevere proteste e indignazione sulla pagina Facebook e sul suo blog. Così decide di riformulare le scuse per una seconda volta in un’altra trasmissione.
video: GAD LERNER CHIEDE SCUSA AI NAPOLETANI
LERNER SI SCUSA “FORZATAMENTE” COI NAPOLETANI
Dopo il nostro sdegno, scuse in diretta. Ma…
Dopo aver sdoganato per 5 giorni nelle case degli italiani una pericolosa opinione dai toni razzisti di un tifoso dell’Atalanta montata in un promo della trasmissione “L’Infedele” e da noi denunciata (leggi e guarda il video), Gad Lerner ha chiesto scusa in diretta ai Napoletani a seguito alle proteste ricevute dalla redazione del programma. Ma “forzatamente”, come da lui stesso affermato.
Nonostante le proteste che hanno portato a questo atto, la frase è stata purtroppo riproposta in trasmissione senza essere censurata dagli autori come buonsenso e correttezza avrebbero indicato, ripetendo così l’errore e amplificando il danno invece di arginarlo parzialmente.
Restano le scuse “forzate” e non sentite unitamente al rispetto ottenuto nuovamente da V.A.N.T.O. a livello nazionale per una delle tante offese gratuite alla comunità partenopea in toto, supportati da coloro che seguono il nostro movimento. Scuse “forzate” che però non cancellano il danno causato da 5 giorni di diffusione e penetrazione di un messaggio pernicioso… non tagliato dalla trasmissione.
sulla sua pagina Facebook, Gad Lerner ha comunicato:
«Avete ragione, non era giusto mandare quella frase sui napoletani, anche se squalifica solo chi l’ha detta. Le mie scuse successive avevano piuttosto il sapore di una foglia di fico che di una condanna efficace. Lo ammetto, e non si ripeterà.»