L’antropologia lombrosiana del napoletano e quella del milanese

Angelo Forgione – Hanno destato scalpore le parole dell’imprenditore brianzolo Gian Luca Brambilla pronunciate alla trasmissione Agorà (Rai 3) circa l’abitudine dei napoletani a non pagare il biglietto per viaggiare sui mezzi pubblici: “Antropologicamente, il napoletano vuole usare i mezzi pubblici gratis e deve avere servizi fatiscenti”.
Concetti lombrosiani basati su realtà specifiche. Napoli è effettivamente afflitta da un cospicuo problema di evasione tariffaria sui mezzi pubblici, sia pure in maniera molto inferiore che a Roma, Bari e Reggio Calabria e non troppo superiore a Firenze (a Milano, Atm fornisce solo il dato della metropolitana e non è possibile accertare il dato complessivo), ma si tratta in ogni caso di una realtà parziale sulla quale non è corretto esprimere un giudizio di carattere antropologico su un popolo. Se delinquere è peggio che viaggiare gratis sui mezzi pubblici, ad essere lombrosianamente arroganti come il Brambilla e stando alle statistiche sui reati in Italia, si potrebbe asserire, a buona ragione, che i milanesi sono “antropologicamente” delinquenti. Già alla fine dell’Ottocento, il politico Napoleone Colajanni, analizzando la delinquenza della città di Napoli in confronto a quella di Milano, dimostrò che, complessivamente, nel triennio 1896-1898, i reati nella città lombarda (senza meridionali ed extracomunitari) erano in numero maggiore che in quella campana, nonostante l’eccessiva pressione daziaria del Regno d’Italia dei Savoia cui erano stati sottoposti i napoletani, superiore a quella esercitata sui milanesi, avesse comportato, tra il 1872 e il 1899, sofferenti condizioni di povertà e parassitismo. I dati furono commentati da Francesco Saverio Nitti nella sua pubblicazione Napoli e la questione meridionale del 1903.

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Ancora oggi, Milano risulta la città italiana dove si registrano più reati. Secondo il rapporto Censis sulla filiera della sicurezza in Italia nel 2016, realizzato insieme a Federsicurezza e pubblicato a giugno 2018, nel capoluogo lombardo si consumano il 9,5% del totale di quelli commessi in Italia, e si registrano 7,4 reati denunciati ogni cento abitanti, dato che fa guadagnare alla città del Duomo il primato anche per il numero di crimini in rapporto alla popolazione. Le statistiche milanesi sono ben al di sopra della media italiana, pari a 4,1 reati ogni 100 abitanti.
Qualcuno provi dunque a sfidare i luoghi comuni e a dire in tivù che Milano è la città della delinquenza, più delinquente di Napoli, e poi veda cosa accade.

Il bluff renziano dei 600 posti Apple a Napoli

Angelo Forgione Presentato in pompa magna da Matteo Renzi, il ‘Centro Apple’ di Napoli sembra sempre più un torso di mela. Il “segno tangibile” dell’attenzione del Governo per il Sud si sta rivelando un boomerang propagandistico, lasciando sulla sua scia i 600 posti di lavoro sbandierati dal premier e dalla sua pletora. Nessuna filiale europea, nessun posto di lavoro, ma una iOs Developer Academy, un’accademia formativa con borse di studio per studenti e laureati vogliosi di imparare i linguaggi di programmazione delle App.
Le prove per la selezione dei corsisti si sono svolte recentemente, senza file e ressa, di quelle che si vedono nei centri commerciali all’uscita dei nuovi modelli di iPhone. Su oltre 4000 domande accettate, si sono presentati  in poco più di 1000. In moltissimi hanno evidentemente compreso l’effettivo indirizzo dell’operazione, rinunciando. Prendono corpo i sospetti della vigilia sulla soluzione orchestrata dal Governo Renzi per sistemare con un bonus l’accordo scontato siglato da Apple con il fisco italiano per una corposa evasione fiscale sulle vendite in Italia.

post facebook del 22 gennaio 2016

Un reportage de La Gabbia Open (La7) ci aiuta a comprendere meglio la vicenda.

Dispersione scolastica, piaga senza cura

Angelo ForgioneIl Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto Napoli per inaugurare l’anno scolastico. Simbolica novità per invitare i ragazzi ad andare a scuola: «Ragazzi, permettetemi di dirvi: andate a scuola! Andateci. Non ne fuggite. Non fatevi vincere dalla sfiducia. La scuola è vostra, così come vostro è il futuro». È proprio la dispersione scolastica, per Napoli, una delle piaghe più dolorose da curare. La provincia, come tutto il Sud, necessita di plessi accoglienti, attrezzati e informatizzati, dell’affermazione della cultura della formazione scolastica e dell’apprendistato, ma soprattutto del sostegno alle famiglie povere e della riduzione della povertà stessa, la cui correlazione con l’abbandono delle aule è fortissima. Nulla di tutto questo viene messo in campo per contrastare la deriva sociale.
Le proporzioni dell’evasione dai banchi continuano ad essere allarmanti, anche se la tendenza è in miglioramento. La provincia partenopea è tra le ultime in Italia con il 29% degli studenti che diserta la scuola dell’obbligo (media nazionale pari al 17%) e punte in alcune zone del 50%. Il dato napoletano penalizza l’intera Campania (22,2%), davanti alle sole Sardegna e Sicilia per numero di giovani che abbandonano prematuramente gli studi. Una condizione patologica che sembra essersi cronicizzata. Non è solo un problema di educazione civica, evidemente scarsa, che si rispecchia nei muri e nei monumenti imbrattati e vandalizzati della città; non solo un problema di un popolo che finisce col non leggere libri e non visitare musei. L’esercito dei dispersi lo ritroviamo in gran parte in strada, a oziare se va bene, se non a delinquere e a farsi affascinare dai facili guadagni della camorra. È lì, per le strade, tra i ragazzi senza futuro, che le organizzazioni malavitose pescano manovalanza. Una seria lotta alle mafie inizierebbe proprio da qui.
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