Angelo Forgione – Piccolo siparietto televisivo apparentemente insensato che invece è utile spunto di riflessione su un sottovaluto aspetto economico della Questione meridionale.
È una costante delle trasmissioni sportive napoletane dedicate al filo diretto con i tifosi: lo juventino di Napoli e dintorni, della Campania in generale, che irrompe in diretta per affermare la propria fede, spesso con fare becero per creare solo disturbo. Gente che le trasmissioni di dibattito partenopeo le guarda con costanza quotidiana, perché in fondo si tratta di tifosi che non riescono a risolvere un conflitto interiore. Hanno iniziato a tifare per la Juventus in età infantile, magari per affermarsi tra gli amichetti, e in età adulta non riescono ad avere sufficiente personalità per gestire l’affermazione dell’identità territoriale cui appartengono, men che meno di rimettere in discussione la fede sportiva, processo troppo difficile anche per chi, da sostenitore bianconero, è attratto dalle trasmissioni in cui si dibatte del Napoli e di Napoli. Non c’è dubbio che si tratti di un vero e proprio disturbo della psiche. È un fenomeno evidente nelle tivù campane, tutto attinente alla juventinità locale, dacché milanisti e interisti non vi partecipano. È accaduto anche e a me, ospite alla trasmissione Club Napoli All News di Francesco Molaro. Si parlava di Napoli calcio ma soprattutto di Napoli città, tutto in chiave storico-identitaria, e all’improvviso faceva irruzione il più classico dei disturbati: «Pagate le tasse, e avrete servizi, voi napoletani», sbraitava il buontempone con accento campano, ma come se fosse lombardo o veneto. «Bisogna fare come la Juve, essere vincenti», diceva il disturbato per affermare la presunta superiorità juventina facendo leva sulle vittorie, che sono probabilmente il motivo per cui ha iniziato a tifare, da bambino di un’altra città, per una squadra che non rappresenta la sua identità territoriale, ammesso e non concesso che la Juve ne rappresenti una. Ed eccoci alla riflessione seria di tipo meridionalista sul fenomeno della “migrazione del tifo”, perché anche in questo modo, cioè attraverso i periodici sondaggi commissionati dalla Lega Serie A sulle dimensioni delle varie tifoserie, il Nord prende soldi al Sud. A beneficio di chi non lo sapesse, il 25% dei diritti TV è ripartito in base ai bacini di utenza, cioè traducendo in fette economiche – e sono tanti soldi – la gerarchia delle tifoserie dettata dalle scelte di fede sportiva dell’immensa platea di appassionati, i quali talvolta acquistano anche abbonamenti e biglietti allo stadio, nonché prodotti ufficiali del merchandising. Senza contare i soldi derivanti dal turismo sportivo, tra ristorazione e talvolta alloggio nelle città delle squadre del cuore. Danari spostati in altri territori, nella fattispecie a Torino e Milano, e lì reinvestiti. Va da sé che il tifo non sia un sentimento fine a se stesso ma una scelta individuale dalle conseguenze rilevanti sui destini dei club ma anche dei territori, e questo vale non solo per la Campania, feudo di tifo napoletano, ma per tutto il Sud, interamente “colonizzato” dalle tre big del Nord.
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l’exploit del Napoli, società solida in un territorio povero
Cresce la forza del Napoli… non solo in campo. Già l’edizione 2012 dello studio Football Money League 2012, pubblicato da Deloitte, aveva sancito l’ingresso del sodalizio azzurro nella classifica delle prime venti società d’Europa per fatturato. A distanza di un anno, l’edizione 2013, frutto dei ricavi totalizzati nella stagione 2011/12, vede il Napoli salire dal 20^ al 15^ posto, insieme al Borussia Dortmund e al Manchester City tra le tre squadre con la crescita maggiore dal 1997/98. Calano un po’ tutte le big, comprese le nostrane Milan, Inter e Roma.
Anche la prestigiosa rivista statunitense Forbes, specializzata in economia e finanza, ha decretato l’ingresso del Napoli tra i 20 club più ricchi al mondo. La mancata partecipazione alla Champion’s League corrente causerà certamente un indietreggiamento, anche perché le società inglesi godranno di maggiori intoriti televisivi e domineranno le classifiche del 2014. In ogni caso, non va sottovalutato che la forza acquisita dalla società di De Laurentiis giunge senza uno stadio di proprietà e con competitors di aree ricche d’Europa. Mentre il Napoli è realtà di in una delle più povere: il Sud-Italia. Mica male!