Angelo Forgione – Qualche anno fa, visitando il Palazzo Reale di Napoli, mi trovai di fronte un impressionante busto di cera raffigurante Maria Carolina d’Austria, una scultura colorata talmente realistica da darmi l’impressione di avere l’ex regina di Napoli proprio davanti a me. Dopo qualche ricerca sul pezzo, unico nell’esposizione, risalii alla storia dell’autore, il boemo Joseph von Deym, scultore di corte viennese, che nel 1792, quando non esisteva la fotografia e Marie Tussaud realizzava le sue prime ceroplastiche nella Parigi della Rivoluzione, ricevette l’incarico di realizzare delle realistiche raffigurazioni dell’intera famiglia reale d’Asburgo-Lorena e di portare in dono alla corte di Napoli quello di Maria Carolina. Joseph von Deym, nel 1793, partì alla volta del Vesuvio insieme al collega austriaco Leonhard Posch, consegnò l’omaggio e in cambio ottenne dalla Regina l’autorizzazione sovrana per poter osservare e realizzare calchi di preziosi reperti classici conservati esclusivamente nel Real Museo Borbonico (attuale Archeologico), perfezionando così le proprie conoscenze anatomiche in modo notevole. I due, forti della preziosa esperienza acquista nella città che diffondeva in Europa il Neoclassicismo dilagante, eseguirono anche un ceroplastica di Ferdinando di Borbone per la corte di Vienna, in nome del legame tra le due città. In quel tempo – è bene ricordarlo – la modellazione della cera era utile agli artisti del presepe napoletano per la realizzazione di frutta, ortaggi e alimenti vari.
I manufatti in cera d’api modellata di Joseph von Deym erano iperrealistici, e lo sono ancora oggi, con capelli naturali e occhi di vetro. Il busto di Ferdinando, col suo proverbiale nasone e con la croce dell’Ordine di San Gennaro in petto, è oggi conservato in perfetto stato nella Biblioteca Nazionale d’Austria della Hofburg di Vienna, peraltro restaurato nel 2002. Quello di Maria Carolina sparì temporaneamente, forse in epoca napoleonica o più plausibilmente in quella unitaria risorgimentale, e fu ritrovato solo nel 1978 in un deposito del Palazzo Reale di Napoli, in una scatola di legno che aveva contenuto bottigliette d’aranciata, abbandonata dietro alcune sedie rotte. Maria Carolina era calva e nuda, privata di capelli e di abiti. Per ridarle dignità, le fu messa in testa una cuffietta, realizzata con uno vecchio straccio di sottoveste, e un drappo blu addosso. E finì nel percorso borbonico dell’esposizione palatina.
Con tanto di efelidi, nei e fedeli cromie, i busti della coppia reale di Napoli sono impressionanti e ci restituiscono le loro sembianze in tempo di Statuto Leuciano e in piena Rivoluzione francese, quando i due avevano poco più di quarant’anni e i problemi dovevano ancora travolgerli.
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“Un’ulteriore insanabile ferita inferta alla città di Napoli, alla sua immagine e alla sua cultura, che colpisce a morte una delle sue straordinarie eccellenze”. Lo scrive il gup Egle Pilla nelle motivazioni della sentenza con cui il 15 marzo scorso ha condannato 6 persone, tra cui l’ex direttore della biblioteca, Marino Massimo De Caro, a 7 anni di reclusione per il saccheggio della storica biblioteca dei Girolamini, dalla quale tra il 2011 e il 2012 sono stati trafugati migliaia di volumi, da Sud a Nord, creando un danno da oltre 20 milioni di euro. Centinaia di volumi preziosi depredati senza alcun rispetto della cultura e della storia.
Angelo Forgione per napoli.com – Recuperati alcuni dei libri antichi sottratti alla biblioteca dei Girolamini. Diversi i blitz dei Carabinieri, a Firenze, Roma, Milano, Torino e altre città del Nord, che hanno consentito il recupero di decine di volumi e incunaboli antichi della collezione della Biblioteca del ministero dell’Agricoltura, dove aveva lavorato Marino Massimo De Caro, segretario del gruppo del Buongoverno al Senato presieduto dal berlusconiano Marcello Dell’Utri, prima di essere nominato direttore della storica biblioteca napoletana con il nullaosta dell’ex ministro veneto Giancarlo Galan. De Caro è attualmente in carcere dove sta scontando sette anni di reclusione per il reato commesso.
denunciò la sparizione dei libri da uno dei templi della grande cultura napoletana e italiana. Si attendono ulteriori sviluppi sulla posizione del senatore Dell’Utri, noto bibliofilo, che, secondo gli inquirenti, avrebbe ricevuto de De Caro alcuni preziosissimi volumi sottratti ed è per questo indagato dalla Procura con l’accusa di concorso in peculato. Il noto politico disse di averli ricevuti in dono, senza conoscerne la provenienza, restituendone due.
L’emblematica vicenda della
Angelo Forgione – Tokyo, New York, Londra. Queste le principali destinazioni di vendita dei libri trafugati nella prestigiosa biblioteca dei Girolamini di Napoli, una delle più importanti d’Italia con i suoi 150.000 volumi, in massima parte antichi, laddove andava a studiare Giambattista Vico. Alcuni sono stati ritrovati dai Carabinieri del Nucleo Tutela Beni Ambientali in dei depositi sequestrati nelle scorse settimane a Torino e a Villafranca di Verona, dove risiede il direttore della biblioteca Marino Massimo De Caro. I nomi di alcuni degli acquirenti sono stati individuati e presto si avvierà la procedura per recuperare i volumi venduti illegalmente. A costi altissimi, si capisce.