Angelo Forgione – Questa storia comincia nel 2003, con il secondo Governo Berlusconi, quando il Cipe ebbe il compito di ripartire le risorse europee appena stanziate per le zone sottoutilizzate d’Italia, destinandone l’85 per cento al Sud e il 15 al Centro e al Nord. Ma da subito i fondi FAS (Fondi per le Aree Sottoutilizzate) furono indirizzati verso altri scopi. Per finanziare il disavanzo delle Ferrovie dello Stato, per i trasporti del lago di Como e di Garda, per la copertura finanziaria necessaria all’abolizione dell’Ici, per l’aeroporto Dal Molin di Vicenza, persino per gli sconti su benzina e gasolio concessi agli automobilisti di Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige, e per pagare le multe delle cosiddette Quote Latte sforate dagli allevatori settentrionali negli anni dal 1995 al 2002.
Ora la Corte di giustizia dell’Ue avverte che le multe per l’eccesso di produzione, che proseguì anche oltre il 2002, sono state fatte pagare a tutti gli italiani e non ai singoli responsabili, cioè a livello locale. I signori della Lega, che coprirono i loro allevatori, sono gli stessi che volevano che le multe dell’emergenza rifiuti in Campania, causata anche dalle loro industrie e dalle loro cricche (vedi arresti fratelli Stefano e Chiara Gavioli per le pratiche di boicottaggio della raccolta a Napoli) fossero pagate dai campani. Sono gli stessi che ancora oggi, guidati da Matteo Salvini, si ripropongono al governo con l’immarcescibile Berlusconi.
In attesa di sapere a quanto ammonterà il conto (intorno ai due miliardi di euro secondo la Commissione), la Lega e il governatore del Veneto, Luca Zaia, continuino pure a chiedere di trattenere il 90% del residuo fiscale per le regioni del Nord coi loro referendum. I meridionali saranno legittimati a chiedere alle regioni del Nord di restituire i soldi pagati per salvare i loro allevatori, con gli interessi per lo sviluppo meridionale negato.
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Il caso Matteo Salvini, disco rotto della Lega
Il caso Matteo Salvini, disco rotto della Lega
il dato di Ricolfi continuo refrain, silenzio su quello di Savona & Co.
Tempi duri per la Lega Nord che si nasconde dietro le origini meridionali di qualche capro espiatorio designato. A fare la parte del kamikaze più che del samurai sembra che sia stato designato lui, Matteo Salvini, onnipresente in tv e in radio. Rai, Mediaset, La 7, Sky, Radio24, Radio Padania e tutto il macrocosmo delle emittenti locali… lui è dappertutto con faccione e doppio mento ad ostentare sicurezza e a lanciare strali contro Roma ladrona e il Sud parassita, persino a cantare cori razzisti da stadio contro i napoletani. Arriva persino ad essere nello stesso momento a “Porta a Porta” e a “Matrix”. Ci contrabbanda la sua Lega ad ogni ora, da mane a sera, continuando imperterrito a parlarci di valori sani e di pulizia etica, di fatto etnica, del partito fondato dal nepotista Bossi. Lui resiste, insiste e persiste, forse sa anche che davvero non se ne può più di vederselo sempre davanti, ma persevera.
E i comitati di redazione, presentatori e giornalisti compresi, che evidentemente si mettono in fila per ospitarlo, finiscono per tollerarne le intolleranze per dovere di ospitalità. E così tutto diventa normale, proprio come i cori contro i napoletani negli stadi. La dinamica è la stessa: una parte inveisce, l’altra subisce, nessuno interviene e tutto diviene lecito. Eppure non lo è.
Ai leghisti è consentito dire di tutto, perchè è un partito che ha governato e che intende farlo ancora. Nulla di strano se non fosse che per statuto e ideologia è secessionista, cinico ed egoisticamente indipendentista, è ostile al Sud e vuol dividere l’Italia. Hai detto niente! Qualcosa non quadra ma sembra tutto normale. E allora li si ospiti pure i fazzoletti verdi, anche incessantemente, ma che nessuno li contraddica quando dicono cose fuori dalla grazia di Dio.
Il bruno Matteo, di cui francamente non se ne può più, è sempre in onda. Arriva, neanche il tempo di microfonarlo fuori onda che lui parte con la canzone: “Il Nord stacca ogni anno un assegno di ics miliardi per mantenere il Sud”. Dove per ics sta una somma ormai a discrezione di Salvini. Aveva iniziato con 50 e sono diventati talvolta 80. In realtà il dato è fissato a circa 50 miliardi ed è ispirato dal sociologo torinese Luca Ricolfi che nel libro “Il sacco del Nord” ha scritto che l’apparato statale trasferisce senza giustificazione la cifra annuale dalle regioni settentrionali a quelle meridionali, Lazio compreso. Tanto Ricolfi quanto l’adepto Salvini non spiegano che quei 50 miliardi non scendono dal Nord al Sud ma si trasferiscono dalle regioni più ricche a quelle più povere, secondo un principio di solidarietà su cui si fondano tutte le democrazie più avanzate. E che il Nord è ricco mentre il Sud è povero non lo scopre nè Ricolfi nè lo nasconde Salvini ma lo sanno gli italiani da quando esiste la questione meridionale, cioè da 150 anni.
Salvini rende dogma leghista il dato del sociologo Ricolfi ma ignora o fa finta di ignorare (è pur sempre un giornalista) il dato dell’economista Paolo Savona, presidente del Fondo interbancario di tutela dei depositi, professore emerito di Politica economica e docente di Geopolitica economica, coadiuvato da Zeno Rotondi e Riccardo De Bonis nella pubblicazione-studio ‘‘Sviluppo, rischio e conti con l’estero delle regioni italiane” e avallato anche dai colleghi dello Svimez: 63 miliardi che ogni anno dal Sud finiscono al Nord, frutto della vendita di merci prodotte nelle regioni ricche del Settentrione competitive nel Mezzogiorno ma non in Europa, quelle che detengono e fanno di tutto per detenere la maggior quota di ricchezza prodotta. In verità a quei 63 miliardi andrebbero aggiunti altri 34 miliardi circa di stima dell’emigrazione culturale e sanitaria. Ma il meridionalista, che pure può giustificare le cifre in eccesso, non faccia come Salvini e resti sul dato preciso dell’economista da contrapporre a quello del sociologo. Ad assegni staccati, a conti fatti chi incassa è il Nord che poi taglia fuori dal mercato il Meridione per sottrargli reddito e occupazione.
Come mai Salvini è dappertutto? Perchè canta la canzone stonata e nessuno lo ferma? Possibile che nessuno conosca il dato di Paolo Savona-Rotondi-De Bonis? Possibile che nessuno sappia che la ricchezza di un paese va distribuita per evitare collassi? Oppure tutti danno per scontato che abbia ragione e che il vero problema sul tavolo del governo sia ora la questione settentrionale? È qui il nodo della vicenda, Salvini è sempre in vista perchè capacissimo di cambiare le carte in tavola. Ed ecco forse svelato il suo ruolo che, con la complicità forte e colpevole di buona parte dei media, ha indirizzato il dibattito a Nord, sostituendo un proprio vantaggio ad un problema reale del paese. La questione prioritaria da meridionale è diventata settentrionale. Se si risolvesse la prima e il paese si riequilibrasse, il Nord smetterebbe di staccare l’assegno e il Sud smetterebbe di comprare l’intero 70% della produzione industriale del Nord. E forse i fondi FAS destinati alle aree da sviluppare non sarebbero dirottati su quote latte degli allevatori del Nord. Caro Salvini, al momento tu e i tuoi amici ci guadagnate. Vi conviene? Altro che “sacco del Nord”, il sacco è a Sud ed è pieno di merci settentrionali. A noi non la date a bere. Domani è un altro giorno, e lui sarà di nuovo in tv.
9 miliardi per il Sud, ma sono i FAS spettanti dal 2008
9 miliardi per il Sud, ma sono i FAS spettanti dal 2008
niente di nuovo, atto dovuto e tardivo
Al termine della riunione del CIPE, il governo ha annunciato lo stanziamento di 9 miliardi di euro di fondi per il “Piano per il Sud per le infrastrutture”. Ma non si tratta di nuove risorse bensì di parte dei fondi FAS (Fondo per le Aree Sottosviluppate UE) che prevedono un periodo di spesa del 2007-2013, già stanziati per il “Piano Sud” nel 2008 e poi indirizzati su altre “esigenze” non propriamente per il meridione.
Tre anni di ritardo per un atto dovuto, nessuna attenzione particolare del Governo per il Sud, e resta anche da vedere in quanto tempo partiranno i cantieri se è vero quel che dice Giuseppe Cicco, professore di Economia politica all’Università di Bari: «Una trovata pubblicitaria perchè fa tutto parte della politica dell’annuncio senza soldi in cassa».
Gli fa eco la parlamentare del PD in commissione Lavori pubblici Raffaella Mariani: «Tutti questi soldi in cassa non ci possono essere perché nella manovra finanziaria non c’erano. Diciamo che sono soldi virtuali per l’approvazione dei progetti preliminari; se si dovessero spendere si dovrà trovare la copertura finanziaria».
Misure necessarie e obbligate, quindi, che se pure dovessero trovare immediata attuazione dovrebbero rappresentare solo un punto di partenza e non certo di arrivo per le Regioni meridionali interessate.
Secondo il CIPE, le opere sono immediatamente cantierabili e interessano il Molise per circa 576 milioni di euro, la Campania per oltre 1,7 miliardi, la Puglia per 1,1 miliardi, la Basilicata per oltre 500 milioni. Calabria, Sardegna e Sicilia sono coinvolte per circa 1 miliardo ciascuna. Tra i progetti in cantiere la linea ferroviaria dell’Alta velocità Napoli-Bari, la direttrice ferroviaria Salerno-Reggio Calabria, gli assi stradali Olbia-Sassari, Olbia-Cagliari e Termoli-San Vittore, il completamento di circa 383 km dell’A3 Salerno-Reggio Calabria, la linea ferrata Palermo-Catania. Oltre alla Tav Torino-Lione e la tangenziale esterna di Milano.
La Regione cancella 220 milioni per il centro storico. Al nord?
La Regione cancella 220 milioni per il centro storico.
Roma detta il dirottamento al nord?
di Angelo Forgione
per napoli.com
“La Giunta della Regione Campania ha deciso di cancellare il Grande Programma Integrato Urbano per il Centro Storico di Napoli Patrimonio Unesco, probabilmente i 220 milioni di euro che dovevano essere impegnati per riqualificare il cuore di Napoli, scompariranno a vantaggio delle Regioni del Nord Italia, così come avvenuto per i fondi FAS”.
La denuncia arriva da Alberto Patruno e Gianfranco Wurzburger, rispettivamente presidente e assessore alla vivibilità della II Municipalità di Napoli che comprende gran parte del centro storico in cui si legge anche che “un protocollo d’intesa tra Comune di Napoli, Regione Campania, Soprintendenza e Curia Arcivescovile, totalmente ignorato dal presidente Caldoro, è stato cestinato senza alcun rispetto per chi vive il centro storico!”.
“Tanti monumenti, più di 40 chiese, molte strade e piazze del centro storico – proseguono gli esponenti della Municipalità – dovevano essere riqualificate e restaurate, ma purtroppo con questa scelta della Giunta Regionale tutto viene azzerato, e siamo sicuri che questa scelta è stata dettata dalla capitale!”
“Facciamo appello – concludono Patruno e Wurzburger – a tutti i parlamentari napoletani, ai consiglieri regionali ed ai segretari di partito affinché si organizzi una mobilitazione generale per evitare questo “scippo”, per fermare questo furto che sta per subire la nostra città e soprattutto il popolo napoletano”.
La bufera è arrivata con la delibera regionale, pubblicata la scorsa settimana proprio mentre il Comune presentava il Piano di Gestione che faceva affidamento sui 220 milioni già approvati dalla precedente giunta Bassolino. La giunta Caldoro ha invece revocato con un colpo di spugna la vecchia delibera del 5 Marzo 2010 motivandola con l’esigenza di riaggiornare il tutto alla luce del “Piano Sud” del Governo e delle delibere CIPE sui criteri per la spesa dei fondi strutturali. Gli assessori comunali all’edilizia e alla cultura Pasquale Belfiore e Nicola Oddati fanno sapere che si sta dialogando con la Regione per non far perdere un solo euro e per ottenere la revoca della delibera regionale in modo da sbloccare almeno i fondi necessari per il restauro del Museo Filangieri, il recupero di Villa Ebe e nuovi lotti di lavori per l’Albergo dei Poveri.
L’allarme lanciato dalla II Municipalità è comunque concreto e nasconde l’ennesimo rischio per Napoli che lascerebbe così scappare altri finanziamenti verso il nord del paese.