Il turismo a Napoli all’ombra di Milano

Angelo Forgione – Napoli speranzosa e soddisfatta per la crescita turistica, che non tocca i 2 milioni di presenze annue ed è lontana dai 9 milioni di Milano, la città italiana più visitata dai turisti di tutto il mondo, la quinta relativamente alla sola Europa, seguita da Roma (8) e Venezia (10). Questo è quel che dice la classifica del ‘Global Destination Cities Index‘ stilata da Mastercard.

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Napoli, pur con il trend favorevole degli ultimi anni, punta a raggiungere i 2 milioni entro il 2020 e si affida al passaparola e ai social, ma senza una strategia davvero adeguata per andare a prendersi i viaggiatori e per farsi trovare sufficientemente preparata. Pulizia delle strade deficitaria, trasporti insufficienti, istruzione linguistica inadeguata, monumenti fatiscenti e scarsamente illuminati a sera, canteri ovunque, inciviltà incidente, sicurezza percepita all’esterno molto scarsa.

Questione di immagine e di disponibilità economica, certo, ma anche di competenze manageriali. Il divario è tutto nelle condizioni in cui versano le gallerie gemelle delle due città, la ‘Vittorio Emanuele II’ di Milano, che è un salotto lussuoso, e la malandata ‘Umberto I’ di Napoli. E mentre il capoluogo lombardo, grazie all’Expo, ha riqualificato l’intera cloaca della Darsena, l’antico porto fluviale, rendendola punto di ritrovo di cittadini e turisti per passeggiate nel verde, Napoli è ancora alle prese con la trentennale stasi del paradiso stuprato di Bagnoli.

Non si dimentichino mai le parole dell’esperto di turismo Josep Ejarque agli Stati Generali del Turismo di Napoli del marzo 2017:

«San Gennaro ha mandato i turisti a Napoli anche se non è stato fatto niente per attrarli. Ora bisogna rimboccarsi le maniche per portarceli».

San Gennaro era ovviamente la fortuna, il caso, e quel caso era il terrorismo internazionale sommato all’approdo a Capodichino delle compagnie di volo Low-Cost.
Il fatto è che Napoli non è percepita come città d’arte ma come città peculiare e pittoresca. Chi la visita lo fa per godere dei suoi sapori e dei suoi colori, ma difficilmente è consapevole di trovarvi un immenso scrigno di monumenti, di musei e di cultura universale. I viaggiatori finiscono per innamorarsi della città, della sua umanità, dell’esperienza unica della napoletanità e del suo immenso patrimonio artistico-culturale, ma non trovano standard europei, non la capitale continentale del turismo che dovrebbe e potrebbe tornare ad essere. La bellezza di Napoli attenua le carenze, ma quella è un dono di Dio e della Storia. Quanto può bastare per trattenere l’esercito dei viaggiatori mandato da San Gennaro? Prima che tutto rischi di esaurirsi sarebbe opportuno capire che non siamo nel Settecento del Grand Tour, in cui i tesori culturali attiravano i viaggiatori europei, ma nel Duemila, epoca di spietata concorrenza che corre su binari meno attenti alla conoscenza. E senza servizi adeguati non tutti tornano. Attrarli in massa, in questo scenario approssimativo, è impossibile.

Tratto da Napoli Capitale Morale (Magenes, 2017):
“Gli stereotipi italiani abbondano, e sono diventati anche i luoghi comuni degli stranieri circa l’Italia intera, nazione che si affanna a emanare di Milano un’immagine limitata alla sua benedetta modernità e di Napoli il racconto di un regno folcloristico e maledetto. Ad essere più penalizzata è certamente la capitale meridionale, capace di meravigliare il tradizionale turismo culturale ma snobbata dai nuovi flussi, quelli meno sapienti, che antepongono il lusso all’arte. Sono i più ricchi viaggiatori, quelli delle nuove frontiere dell’economia internazionale, che puntano sul centro lombardo non principalmente per ammirarne le meraviglie artistiche e le testimonianze della storia ma attratti dal Quadrilatero della moda, smaniosi di andar per negozi nelle vie dalla capitale dello shopping, e di portare a casa il più costoso made in Italy da ostentare. Gli altri, i viaggiatori con conti in banca più asciutti, desiderosi di scoprire l’Italia, approdano a Napoli cercando la napoletanità e l’autenticità, vogliosi di immergersi nell’humus locale, protesi ai sapori e ai colori della tradizione, spesso ignorando la più nobile ricchezza partenopea. Da qui sorge l’effetto sorpresa, il classico stupore che ci si porta via concludendo l’esperienza sensoriale e inaspettatamente intellettuale all’ombra del Vesuvio. Napoli finisce per piacere in maniera imprevista, pur con tutte le sue criticità moderne, e con l’essere considerata una destinazione irripetibile, non globalizzata, una città con un patrimonio materiale ed immateriale che la rende unica. Solo allora svaniscono pregiudizi e paure di ritrovarsi in un far west del Duemila, e prendono il sopravvento percezioni diverse sui reali valori della città vesuviana. Il problema sta proprio nell’attendere l’esperienza e il passaparola, e il non riuscire a comunicare al mondo dei viaggiatori che Napoli non è solo un posto peculiare di fortissima identità ma anche una delle principali città d’arte d’Italia.”

25 milioni di mutuo per il vecchio San Paolo e 37,5 donati allo Juventus Stadium

Angelo Forgione In vista della partita di ritorno di Champions League contro il Real Madrid, quasi pronti i nuovi spogliatoi e bagni ospiti e la nuova tribuna stampa dello stadio San Paolo di Napoli. È il primo lotto di lavori consentiti dal finanziamento di 25 milioni di euro ottenuto dal Comune di Napoli con un mutuo acceso presso l’Istituto per il Credito Sportivo, una banca pubblica che di certo non pratica tassi di mercato. Soldi che, ovviamente, sono destinati a gravare sul bilancio comunale.
Il sindaco De Magistris ha rimarcato lo sforzo di Palazzo San Giacomo per presentare uno stadio decente ai madrileni e per rifare, prossimamente, sediolini, bagni e servizi essenziali, sottolineando che certi lavori, in altre città, vengono effettuati con contributo delle società sportive. Dall’altra parte c’è il patron azzurro De Laurentiis che reclama somme avanzate per la manutenzione “straordinaria”. Nella diatriba ormai storica tra il Comune e la SSC Napoli paga la città, che ancora non ha una prospettiva di nuovo stadio. Resta in piedi il vetusto San Paolo, in corso di ristrutturazione necessaria, un riammodernamento necessario, con aggravio su una città che vede la sua impiantistica sportiva alla canna del gas, asfissiata dalle somme necessarie a tenere in vita il gigante di Fuorigrotta. Inutile dire che il Comune di Napoli dovrà prima o poi alienare o dare in concessione questa proprietà troppo dispendiosa. Inutile dire che il Napoli dovrà dotarsi di una struttura moderna e propria se vuole aumentare il fatturato e restare ad alti livelli di competitività.
In questo scenario a tinte fosche in cui ci perdono cittadini, tifosi, immagine della città e della società sportiva, va evidenziato che la spesa di 25 milioni per tamponare le emergenze dell’impianto flegreo e persino inferiore alla sola cifra che la Juventus ha ottenuto dalla società di marketing Sportfive Italia del gruppo francese Lagardère. 35 milioni sull’unghia, subito, per costruire il suo nuovo stadio, dei 75 concordati per la cessione del diritto all’intero incasso del contratto d’affitto fino al 30 giugno 2023, ma a condizione di trovare uno sponsor che desse il nome allo Juventus Stadium. Sono passati quasi 6 anni dei 12 pattuiti e ancora nessuno si è fatto avanti, perché la Serie A non è appetibile all’estero. Soldi quindi già persi per metà dalla Sportfive, cioè 37,5 milioni ad oggi di cui la Juventus ha beneficiato, e di fatto donati, per creare una struttura moderna e redditiva, senza contare altre voci di diritti ceduti a terzi. A conti fatti, l’operazione Continassa produsse alla Juventus un esborso di 25 milioni di euro per l’acquisto dei diritti sui terreni comunali e una liquidità immediata garantita dalla cessione di vari diritti pari a 55 milioni. A Napoli, intanto, il Comune si carica di debiti per un ferro vecchio.

Bagnoli, l’Expo e quelle cifre che non convincono

Angelo Forgione 200 milioni di euro per il Giubileo a Roma, 150 milioni per il post-Expo a Milano, 150 milioni per la Terra dei Fuochi, 50 milioni per la bonifica di Bagnoli, 30 milioni per la Sardegna, 10 milioni per Reggio Calabria, 25 milioni per le case popolari, 50 milioni per l’emergenza maltempo, 100 milioni per impianti sportivi in periferia, 100 milioni per il servizio civile, 25 milioni per il tax credit per il cinema e 10 milioni per l’export. Sono così suddivisi i 900 milioni di euro che il Governo stanzierà con il decreto legge “Misure urgenti per gli interventi nel territorio” approvato dal Consiglio dei Ministri.
Salta all’occhio l’indirizzamento di risorse verso le tre città più grandi del Paese. 200 milioni per Roma, 150 per Milano e 50 per Napoli, cui vanno aggiunti in qualche modo i 150 milioni per far sparire le ecoballe dalle campagne tra il capoluogo campano e il Casertano. Ma a ben vedere non è proprio tutto oro ciò che luccica, perché i 150 milioni per Milano seguono gli stanziamenti per l’Expo, grande occasione di sviluppo per il territorio lombardo, e saranno destinati alla riconversione dell’area espositiva, per la quale si intende creare un centro ricerca su big data e genomica, una sorta di Silicon Valley d’Italia. All’area di Bagnoli va un terzo delle risorse destinate all’area Expo, che è due volte e mezzo più piccola (240 ettari contro 100). Ancora un’opportunità, l’ennesima, per Milano, già città guida dell’economia nazionale, mentre è evidente che per Napoli ci si limiti alle risorse per la bonifica di un pezzo di paradiso inquinato da anni, che meriterebbe la realizzazione di un polo turistico di prim’ordine. Bagnoli è una grande occasione per il rilancio di Napoli, e per ottenerlo non ci si può limitare alla soluzione del problema ambientale, che non è neanche certa nelle modalità, visto che tutto sarà più chiaro solo dopo le analisi dei terreni, che ci diranno se la colmata sarà rimossa totalmente, parzialmente o solo tombata.
C’è una sostanziale differenza tra sviluppo e bonifica. Perciò le cifre stanziate per Milano (e Roma), confrontate con quelle per Napoli, sembrano davvero sproporzionate. Sarebbero state più corrette se invertite, visto che tra le due città è certamente la seconda ad avere più bisogno di rilancio.

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Carditello: appalto assegnato

Angelo Forgione – È stata designata la ditta che si occuperà del restauro della Real Tenuta di Carditello, individuata tra le 65 che avevano presentato le offerte alla direzione regionale del MiBACT. Il nome verrà comunicato appena saranno completati gli adempimenti burocratici, e allora potranno partire i lavori che restituiranno la reggia al suo splendore, previsti nell’arco di 365 giorni. L’appalto è bandito per 2 milioni e 654.867 euro più iva, stanziati dall’ex ministro Massimo Bray.

In arrivo 135 milioni per alcuni monumenti del Sud

reggia_capitelloIl MiBACT ha firmato il decreto che autorizza 46 nuovi interventi di restauro nelle regioni dell’Obiettivo convergenza: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Il valore complessivo degli interventi, tutti immediatamente cantierabili, è di oltre 135 milioni di euro, aggiungendosi agli 87 interventi già finanziati a settembre 2013 per 222 milioni di euro, con procedure in corso di attuazione.
“Si tratta della più importante azione realizzata negli ultimi anni sul patrimonio culturale del Mezzogiorno d’Italia” dichiara il ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, che sottolinea come: “questa operazione si inserisce nell’ambito del programma comunitario ‘Grandi attrattori culturali’ coordinato dal MiBACT in stretta collaborazione con la Presidenza del Consiglio – Uffici per la coesione territoriale – ed è il frutto di un’intensa azione congiunta e condivisa con le Regioni.”
5 gli interventi in Campania, per un totale di 43 milioni (di cui 11 destinati al ripristino delle facciate della Reggia di Caserta, 3 a lavori sulla Reggia di Carditello e il resto per Villa Campolieto, l’abbazia di Montevergine e il castello di Francolise);
15 gli interventi in Puglia, per un totale di 31, 8 milioni (5,2 milioni per le mura urbiche, 2,5 milioni per il teatro Apollo e 5 milioni per il complesso dello Spirito Santo a Lecce; 8,8 milioni per le aree archeologiche di Taranto e Manduria);
14 gli interventi in Calabria, per complessivi 26,8 milioni (tra gli altri, 1,5 milioni riguardano il centro e i ponti storici di Cosenza e, sempre nel capoluogo, 800mila euro per il recupero del complesso monumentale S. Agostino, 3 milioni alla valorizzazione del centro storico di Catanzaro);
gli interventi in Sicilia, per un totale di 33,7 milioni (polo museale di Siracusa e Ragusa, quello di Trapani e l’area arechologica del Bosco Littorio di Gela).

Sta per tornare allo Stato la Reggia di Carditello, il paradiso di Tommaso

alla dodicesima asta, il bene è stato acquistato per essere girato al MiBAC

Angelo Forgione – Il paradiso di Tommaso non è impossibile. “L’angelo di Carditello” non è più guardiano della Real Tenuta ma è sempre il custode, dall’alto, di quel pezzo di Storia da restituire. Ha ricevuto una promessa e chi gliel’ha fatta la sta mantenendo.
Nuntio vobis gaudium magnum. La buona notizia è finalmente giunta: si è svolta oggi, 9 gennaio 2014, al tribunale di Santa Maria Capua Vetere, la dodicesima asta per la vendita della real delizia borbonica. La Sga, società che da anni deteneva il credito del monumento sotto sequestro giudiziario, ha presentato un’offerta di 11 milioni e mezzo, aggiudicandosi il bene, che ora verrà girato al Ministero dei Beni Culturali.
Il ministro Massimo Bray aveva fatto la promessa a Tommaso il 26 ottobre, un mese prima che il custode volontario andasse, e reiterata a tutti noi durante i funerali del 26 dicembre. Poi, il 15 dicembre, era stato a “Che tempo che fa”, annunciando la sua affezione per le dimore borboniche (guarda il video). Le sensazioni erano positive e prima che Tommaso morisse tutti noi che seguiamo questa vicenda sapevamo che quella parola data era concreta (leggi articolo del 20 dicembre). Nel giorno delle esequie lo sconforto e le preoccupazioni erano tante, ma da quella tragedia non poteva non sprigionarsi energia positiva. In chiesa, a San Prisco di Caserta, la collaboratrice del Ministero Antonella Di Nocera lesse un toccante messaggio di Bray (guarda il video), scaldando il cuore di chi conosceva l’angelo di Carditello e rafforzando le speranze di tutti gli amanti della Reggia, annunciando che proprio il Ministero stava portando a compimento il percorso per il sogno di Tommaso e di tutti noi.
Sul suo profilo Facebook, Massimo Bray ha postato un messaggio: Sono davvero felice di aver mantenuto la promessa fatta a Tommaso, l’Angelo di Carditello“. Anche la foto del profilo è stata aggiornata con due ali e un eloquente “per Carditello”.
È una luce che squarcia le tenebre e ci fa sperare. Ora bisognerà portare avanti il progetto di recupero e restauro della Real Tenuta, per poi restituirla alla fruibilità e accessibilità della collettività. Ci vorrà tempo, ma la strada è tracciata. Carditello non conserva solo fascino storico e architettonico ma anche altri significati culturali, tra cui quello della mozzarella di bufala campana, che qui vide nascere la sua epopea con la stimolazione della sua produzione voluta da Ferdinando IV in quell’innovativo laboratorio che fu chiamato Reale Industria della Pagliata delle Bufale. Napoli, la Campania e l’Italia tutta non possono consentire che si perda l’identità abbandonando questo luogo-simbolo di un alimento amato nel mondo.
Grazie a Tommaso! Grazie ad Agenda 21, a tutte le associazioni e alle singole persone che hanno lottato e lotteranno affinché Carditello torni a sprigionare la sta Storia, che appartiene al Sud ma è dell’umanità, e diventi ciò che è destinata ad essere: patrimonio dell’Unesco e paradiso di Tommaso.

Le vergogne di Palazzo Reale su SkyTG24

Le vergogne di Palazzo Reale su SkyTG24

Finalmente un TG nazionale ficca il naso all’interno della reggia

Diverse email riceviamo oggi dopo la pubblicazione del reportage di Paolo Chiariello per SkyTg24 che mostra le condizioni indecenti di Palazzo Reale. Mura scrostate, finestre rotte, infiltrazioni d’acqua, intonaci cadenti, lampioni fatiscenti, rifiuti sparsi, cani randagi, rifugi di clochard e persino carcasse di moto abbandonate.
Il problema è a noi noto da anni ed è nascosto dietro la facciata del palazzo che pure non se la passa benissimo. Basta entrare nel cortile e dirigersi verso il corpo di fabbrica affacciato sul mare, oppure nei giardini reali per vedere di tutto e di più. Ma non è necessario addentrasi perchè i segni del degrado sono visibili anche su Piazza Trieste e Trento. V.A.N.T.O. ha segnalato più volte la cosa negli anni scorsi ma mai nulla è cambiato. E sapete il paradosso qual è? Che nel Real Palazzo ha sede la Sovrintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici, Artistici ed Etnoantropologici di Napoli e Provincia.
La risposta che arriverà dalle istituzioni sarà sicuramente la seguente: sono già stati stanziati dal Ministero 18 milioni di euro per il restauro dell’intera struttura, il recupero funzionale e l’adeguamento degli impianti del complesso, oltre che per migliorare sicurezza, fruizione e accoglienza. Stanziamento che segue quello di 2,5 milioni della scorsa estate per la sola facciata. Certo, ma la vergogna non è cancellata perchè da anni manca la manutenzione ordinaria e il rispetto dei luoghi.

A margine, e per amore e rispetto che dobbiamo alla grande Storia di Napoli, segnaliamo che l’ottimo Paolo Chiariello dice nel servizio che il Palazzo nacque nel Seicento come residenza dai Borbone. In realtà fu edificato dal Vicerè Fernando Ruiz de Casto Conte di Lemos per ospitare Filippo III di Spagna, come testimonia la lapide all’ingresso. I Borbone di Napoli regnarono a partire dal 1734 e a loro si deve semmai la ristrutturazione e l’ampliamento fino all’attuale configurazione e aspetto, degrado escluso.

Guarda il video di SkyTG24

tuttojuve.net: “pioviggina, salta la gara col City?”

tuttojuve.net: “pioviggina, salta la gara col City?”

continua la scia di cattivo gusto juventino

di Angelo Forgione – Insistete pure, voi di tuttojuve.net. Siete anche un po’ prevedibili perchè stamane, alla vista grigia dello splendido golfo di cui noi possiamo godere nelle giornate di cielo AZZURRO, ho pensato subito a qualche grigio BIANCONERO (le due tinte insieme producono grigiore) pronto a fare sarcasmo sulla partita di Champions sotto la pioggia… ma a Napoli, non a Torino. Francamente, dopo la bacchettata a Rampulla e Gullo, avrei sperato che da quel versante avessero tutti capito la lezione e imparato a rispettare soprattutto la morte di 7 persone ma anche la decisione superiore di un Prefetto.
E invece no: “una goccia d’acqua potrebbe influenzare gli slalom di Lavezzi, che correrebbe persino il rischio di scivolare; un’altra potrebbe causare il nervosismo di Mario Balotelli, sponda City … ma sono soprattutto le ultime due gocce d’acqua a creare i dubbi più angoscianti e le paure più profonde: il ciuffo di Roberto Mancini potrebbe rovinarsi e la cresta ribelle di Hamsik potrebbe, ahinoi, perdere volume e brillantezza”. Così scrive Domenico Aprea (cognome napoletano), capace di colpire anche degli ex-interisti nel suo articolo nella categoria “i nemici”.
Non ci viene da ridere, e purtroppo piangiamo. Se proprio gli adepti del direttore Massimo Pavan, i cui siparietti a Sportitalia sono decisamente meno brillanti della simpatia del conterraneo Michele Crisicitello, vogliono stimolar risata, imparassero dalla cultura napoletana che regala da secoli sorrisi senza offendere nessuno. Oppure traessero ispirazione da chi prima prende le distanze da Moggi e Giraudo e poi chiede scudetti indietro e 444 milioni di risarcimento danni.
Che stile che stanno sciorinando!

La Regione cancella 220 milioni per il centro storico. Al nord?

La Regione cancella 220 milioni per il centro storico.
Roma detta il dirottamento al nord?

di Angelo Forgione
per napoli.com

“La Giunta della Regione Campania ha deciso di cancellare il Grande Programma Integrato Urbano per il Centro Storico di Napoli Patrimonio Unesco, probabilmente i 220 milioni di euro che dovevano essere impegnati per riqualificare il cuore di Napoli, scompariranno a vantaggio delle Regioni del Nord Italia, così come avvenuto per i fondi FAS”.

La denuncia arriva da Alberto Patruno e Gianfranco Wurzburger, rispettivamente presidente e assessore alla vivibilità della II Municipalità di Napoli che comprende gran parte del centro storico in cui si legge anche che “un protocollo d’intesa tra Comune di Napoli, Regione Campania, Soprintendenza e Curia Arcivescovile, totalmente ignorato dal presidente Caldoro, è stato cestinato senza alcun rispetto per chi vive il centro storico!”.

“Tanti monumenti, più di 40 chiese, molte strade e piazze del centro storico – proseguono gli esponenti della Municipalità – dovevano essere riqualificate e restaurate, ma purtroppo con questa scelta della Giunta Regionale tutto viene azzerato, e siamo sicuri che questa scelta è stata dettata dalla capitale!”

“Facciamo appello – concludono Patruno e Wurzburger – a tutti i parlamentari napoletani, ai consiglieri regionali ed ai segretari di partito affinché si organizzi una mobilitazione generale per evitare questo “scippo”, per fermare questo furto che sta per subire la nostra città e soprattutto il popolo napoletano”.

La bufera è arrivata con la delibera regionale, pubblicata la scorsa settimana proprio mentre il Comune presentava il Piano di Gestione che faceva affidamento sui 220 milioni già approvati dalla precedente giunta Bassolino. La giunta Caldoro ha invece revocato con un colpo di spugna la vecchia delibera del 5 Marzo 2010 motivandola con l’esigenza di riaggiornare il tutto alla luce del “Piano Sud” del Governo e delle delibere CIPE sui criteri per la spesa dei fondi strutturali. Gli assessori comunali all’edilizia e alla cultura Pasquale Belfiore e Nicola Oddati fanno sapere che si sta dialogando con la Regione per non far perdere un solo euro e per ottenere la revoca della delibera regionale in modo da sbloccare almeno i fondi necessari per il restauro del Museo Filangieri, il recupero di Villa Ebe e nuovi lotti di lavori per l’Albergo dei Poveri.

L’allarme lanciato dalla II Municipalità è comunque concreto e nasconde l’ennesimo rischio per Napoli che lascerebbe così scappare altri finanziamenti verso il nord del paese.