Qualcuno faccia girare uno spot di Napoli a Benitez

Angelo Forgione – Rafa Benitez continua a promuovere le bellezze di Napoli. Dopo aver tessuto le lodi dei napoletani in un’intervista al quotidiano spagnolo La Sexta, attraverso le pagine dell’Indipendent, ha sollecitato gli inglesi a visita la città:

“Napoli è un posto bellissimo per lavorare e ho voluto già osservarla oltre il suo amore per la squadra. Ho visitato Pompei la scorsa settimana con la mia famiglia. È qualcosa di indescrivibile. Ho anche fatto visita alla Reggia di Caserta e al Teatro di San Carlo, vicino alla centralissima Piazza del Plebiscito. Un’altra esperienza incredibile in una sala dove è stata scritta la grande storia dell’Opera italiana. Per chi non l’avesse ancora fatto, consiglio di organizzarsi per andare a visitare Napoli.”

Benitez, che ha l’immagine serena dell’uomo di cultura, parla quattro lingue ed è riconosciuto nel mondo perché uno degli allenatori più capaci, andrebbe scritturato per uno spot televisivo da circuitare all’estero. La Camera di Commercio di Napoli e gli assessorati competenti ci pensino. Come sta promozionando Napoli e dintorni lui, forse, non l’ha mai fatto nessuno.

Benitez: «le bellezze di Napoli meritano promozione»

Dopo aver girovagato per i luoghi più emblematici del turismo culturale nei dintorni di Napoli, da Pompei alla Reggia di Caserta, dal Palazzo Reale di Napoli al teatro San Carlo, passando per la Cappella Sansevero, ed esserne rimasto fortemente impressionato, Rafa Benitez ha sentenziato la cosa più condivisibile di questo mondo all’indirizzo delle istituzioni: «Le bellezze di Napoli e della Campania sono straordinarie ma si potrebbe fare di più per la loro valorizzazione dal punto di vista del marketing. Quando ho firmato per il Napoli – ha raccontato l’allenatore del Napoli – ho chiesto ai tifosi su internet quali luoghi avrei dovuto visitare e ho una lista di dieci posti. Me ne manca ancora qualcuno ma posso dire che le bellezze di questo territorio mi hanno impressionato. Certo si può migliorare, magari imparando da quello che fanno in altri luoghi del mondo per valorizzare le bellezze. Luoghi come Palazzo Reale, il Cristo Velato in un altro paese, con un altro tipo di marketing sarebbero sicuramente vendutì di più. Penso a Pompei, che è un luogo bellissimo ma si può vendere meglio e questo porterebbe anche lavoro e soldi al territorio. Io non sono nessuno nel settore ma mi sembra che il marketing sia importante».
Inutile commentare frasi che si sposano perfettamente con argomenti affrontati quasi quotidianamente in questo blog e sviscerari nel libro Made in Naples, da cui è estratto il seguente stralcio:

Nonostante gli scavi pompeiani rappresentino uno dei siti archeologici più visitati al mondo e il secondo sito turistico italiano dopo i Musei Vaticani, in buona compagnia di quelli di Ercolano, della magnifica Reggia di Caserta, degli impareggiabili Museo Archeologico Nazionale e Museo di Capodimonte di Napoli, la città d’arte meta del Grand Tour, col centro storico UNESCO più vasto d’Europa e con la maggiore concentrazione d’arte, ricca di tesori e attrattive monumentali, paesaggistiche e enogastronomiche, al centro di una macro-zona turistica senza rivali al mondo, non riesce ad attrarre come potrebbe e come riuscì a fare quando creò nuova ricchezza culturale per tutto il mondo. Uno spreco umiliante per una storia che racconta della capacità napoletana di inventare nuovi itinerari alternativi a quelli già affermati, intercettando i viaggiatori, prolungandone il percorso e divenendone protagonista. A quel tempo – è fondamentale sottolinearlo ancora – si viaggiava per cultura.
(Made in Naples, Magenes 2013 – capitolo “L’attrattiva Turistica”)

Identità turistica di Napoli e ricchezza non sfruttata (approfondimento)

Benitez: «Napoletani popolo di lavoratori»

Rafa Benitez è persona intelligente, intuitiva e non opportunista, ma non lo scopriamo solo oggi che è a Napoli. Lui ci ha messo poco a dimostrarlo ai suoi nuovi tifosi e già durante il ritiro di Dimaro evidenziò di aver assorbito gli umori della piazza, in ogni senso. «Conosco la storia della città – disse il mister ai giornalisti italiani – e che cosa succede in Italia, come si guarda la città e come si guarda la squadra. Per tutte queste cose, farà più piacere fare le cose per bene perché tutto assumerà un valore più importante». Ora si è concesso alle telecamere del quotidiano spagnolo “La Sexta” e, nel corso dell’intervista, ha sgretolato in colpo solo tutti gli stereotipi di cui probabilmente aveva sentito parlare in passato circa la gente di Napoli.
«I napoletani mi hanno accolto benissimo, sono gente fantastica. Un popolo di lavoratori instancabili che si sacrificano e lottano ogni giorno per arrivare a fine mese. Il Napoli per loro è una forma di riscatto sociale».

Benitez: «Conosco la storia di Napoli e come la città è vista in Italia»

Nell ritiro di Dimaro, incontro coi tifosi di Benitez (e Insigne) che, con grande intelligenza, dimostra di essersi immediatamente calato nella realtà sociale napoletana. Alla precisa domanda di una fan «cosa l’ha spinta a venire a Napoli», il tecnico iberico ha risposto così: «il motivo è speciale perché il Napoli mi ha dimostrato che vuole crescere. Conosco la storia della città e che cosa succede in Italia, come si guarda la città e come si guarda la squadra. Per tutte queste cose, farà più piacere fare le cose per bene perché tutto assumerà un valore più importante».
Benitez sulle orme di Maradona, nuovo condottiero della causa identitaria applicata al calcio. Napoli ha bisogno di personaggi così, nello sport come in tutti gli altri settori sociali.

Arrivederci Morgan. Il capitano scende dalla nave con onore.

Angelo Forgione – Se ne va “il pirata Morgan”, lascia Napoli in lacrime con un triste «doveva andare così» pronunciato ai tifosi saliti a Dimaro. Abbandona la nave il vero capitano del Napoli di Mazzarri, autentico leader in campo senza fascia, l’uomo che, dopo essere finito nell’occhio del ciclone per la sua professionalità scambiata per truffa, ferocemente infangato insieme a tutto l’ambiente partenopeo da sospetti privi di fondamento, si è preso un premio Fair-Play “Andrea Fortunato”. Il fratello dello sfortunato calciatore della Juventus disse di De Sanctis che «oltre ad essere un campione dello Sport, lo è anche nella vita, come dimostrano tutti i suoi gesti di solidarietà. Nella vita ha un carattere schivo e poco avvezzo a pubblicizzarsi davanti alle telecamere, ma è veramente una bella persona».
Ha parato palloni contro il Napoli in campo e stereotipi su Napoli fuori dal campo. Dopo aver conosciuto Pescara, Torino, Udine, Siviglia e Istanbul, il portiere di Guardiagrele ha sposato la causa napoletana, non solo quella azzurra, e, dopo aver respinto la demonizzazione mediatica di Napoli, ha pure parato il fuoco amico denunciando nel marzo scorso l’autolesionismo della città e il suo calciocentrismo: «Da 4 anni a questa parte ho capito che Napoli è una città per certi versi autodistruttiva. Purtroppo c’è sempre qualcuno che vuole rovinare le cose belle. Sono ormai napoletano da 4 anni e molto probabilmente lo sarò per i prossimi due anni (ma le cose non andranno così, n.d.r.): mi permetto di dire che se la gente di Napoli fosse così esigente con se stessa come lo è con la squadra di calcio, la città sarebbe la più ordinata, bella e funzionale del mondo». Disse ciò dopo essere stato contestato dagli spalti del San Paolo, incassando l’amarezza da professionista esemplare, lui che in questi anni ha dimostrato di essere tra i migliori nel suo ruolo. Il suo sfogo, pacato e misurato, centrò un problema che non era solo calcistico. Qualche settimana prima aveva affrontato a muso duro i tifosi azzurri che a Siena avevano contestato la squadra in crisi di risultati, per poi donargli la maglia.
Sotto il profilo tecnico, De Sanctis non è stato certamente impeccabile, ma sono stati più i suoi miracoli che le sue “papere”, e la difesa si è sempre sentita sicura con lui alle spalle. Benitez ha fatto scelte diverse, probabilmente giuste, e Morgan ha accettato la realtà dei fatti, ancora una volta da professionista serio, andandosi a prendere altrove la fiducia persa tra i pali della porta azzurra che ha difeso con grande onore. Quando tornerà da avversario, sarà ricevuto con calore e tributi che si riservano ai vecchi amici, quelli leali.
Ciao “capitano”. A te va il saluto con affetto e riconoscenza, molto più che ad altri partenti e partiti.

Benvenuto Don Rafael

Angelo Forgione per napoli.com Benvenuto Don Rafael. Il 27 maggio è iniziata ufficialmente l’avventura del madrileno Benítez a Napoli. Non un allenatore qualunque ma una figura di rilievo internazionale che De Laurentiis ha scelto per lanciare un messaggio all’Europa calcistica, non solo all’Italia. Che palmarès quello dell’allenatore spagnolo! Una Champions League, due Europa League, due campionati di Spagna, una Coppa d’Inghilterra, una Coppa del mondo per club, una Community Shield… e poi una Supercoppa europea e una italiana.
La luna di miele tra Don Aurelio e Don Rafael è iniziata nel migliore dei modi, all’insegna della napoletanità. La scorsa settimana, il presidente aveva detto: «ll nuovo tecnico dovrà avere profondo amore per la napoletanità e sarà fondamentale che si radichi bene nel terriotorio, magari parlando anche in napoletano». Una dichiarazione a metà tra il divorzio con il fedifrago Mazzarri ammaliato dalle sirene meneghine, schiavo delle gerarchie nazionali precostituite, e il matrimonio con il Benitez aperto e poliglotta che dal Gotha del calcio approda alla Napoli emergente. Quindi arguto, a tal punto da stringere con De Laurentiis un patto d’immagine che va oltre il calcio. Non per caso, le prime dichiarazioni del Rafa napoletano sul suo sito ufficiale sono all’insegna dell’identità territoriale e culturale, non solo sportiva:

“Ora che ho firmato per il Napoli, posso dire che sono molto felice e soddisfatto per essere approdato in un grande club, in una grande realtà come Napoli. In primo luogo per la storia del club ma anche per quella della città, nodo centrale per la cultura e le tradizioni. Devo confessare che sono molto emozionato perché posso condividere la mia passione per il calcio con i tifosi del Napoli, riconoscibili per la maniera speciale con cui vivono il calcio. Non vedo l’ora di abbracciarli e di ricevere il totale sostegno per il progetto che stiamo per iniziare. Mi piacerebbe essere accolto come membro della grande famiglia napoletana perché, in tal modo, potremo condividere i trionfi che cercheremo da subito e che potranno venire con il coinvolgimento, l’impegno e il lavoro di tutti.”

L’operazione napoletanità è proseguita su twitter, con il profilo di De Laurentiis che ha pubblicato: “Benitez mi ha detto che non vede l’ora di iniziare a conoscere Napoli, i napoletani e il dialetto partenopeo. Benvenuto Rafa!”
Quando Rafa vivrà Napoli, camminerà lungo la via Toledo e ammirerà il San Carlo che fu voluto dal Re più celebrato a Napoli come nella sua Madrid, città unite dalla storia. Don Carlos venne da Madrid e fece grande Napoli in Europa. Poi vi tornò e portò con sè i napoletani per governare bene come aveva fatto in riva al golfo, dove al suo posto prese il via l’unica dinastia veramente napoletana che abbia mai governato la città. Con Don Rafael non sarà rivoluzione partenopea ma, si spera, restaurazione dei tempi d’oro. Troppi anni sono passati, ed è ora che il calcio italiano torni a parlare napoletano. Sicuramente ci metterà meno a farlo Don Rafael, che già conosce l’italiano, lo spagnolo e l’inglese. C’è da giurarci che presto tirerà fuori la prima frase in dialetto… pardon, lingua napoletana. E non si stranisca quando si sentirà chiamare Benitéz, con l’accento sulla seconda e.