V.A.N.T.O. a Madrid per salutare Carlo III

V.A.N.T.O. a Madrid per salutare Carlo III

Gli orgogliosissimi e Napoletanissimi Enzo Ferrara e Valentina Cipolletta di V.A.N.T.O. fotografati ai piedi del monumento equestre di Carlo III. No, non è Piazza del Plebiscito ma la piazza della Puerta del Sol a Madrid dove hanno salutato l’illuminato sovrano, prima di Napoli e poi di Madrid, con i vessilli del Movimento e delle antiche Due Sicilie. Grazie!


Continua la “Malaunità”: cantieri di Castellammare verso la chiusura.

Continua la “Malaunità”: cantieri di Castellammare verso la chiusura
operai in rivolta, distrutti i busti di Garibaldi e Vittorio Emanuele III

Forte tensione all’indomani della decisione di Fincantieri di chiudere lo stabilimento stabiese (assieme a quello ligure di Sestri), tagliando così 639 posti di lavoro in Campania. Continua la distruzione del tessuto industriale del sud avviata con l’unità d’Italia e con quest’ulteriore colpo si mandano in sostanza a chiusura i cantieri dove si realizzò la grande marina borbonica, orgoglio del Regno delle Due Sicilie nel mondo, e dove, dopo l’unità d’Italia si realizzò nonostante il ridimensionamento la nave-scuola veliero “Amerigo Vespucci”, ancora oggi vanto della Marina Militare Italiana, realizzata sui progetti dell’antesignano veliero borbonico “Monarca” (leggi l’articolo),  la più grande nave da guerra di tutti gli stati preunitari d’Italia.

Disagi alla circolazione a Castellammare ma anche solidarietà. Su alcune serrande abbassate sono apparse locandine a favore degli operai in lotta. Un gruppo di lavoratori ha occupato il Comune e devastato alcune sale del Municipio. Il sindaco, il vice sindaco, i capigruppo ed alcuni consiglieri comunali di Castellammare di Stabia sono rimasti bloccati all’interno della sede comunale. Il presidio è durato tutta la notte. Quattro agenti di polizia sono rimasti feriti.

Chiaro il messaggio lanciato con la distruzione di due statue di valore di Garibaldi e Vittorio Emanuele III. Quella del Savoia è stata fatta rotolare giù dal piedistallo in vico Sant’Anna. Al busto ottocentesco di Garibaldi dello scultore Giovanni Spertini, acquistata dopo l’Unità d’Italia, è stata mozzata la testa, che poi è stata piazzata all’interno di una tazza da toilette.

la protesta degli operai di Castellammare di Stabia (video)


(foto e video: Repubblica.it)

Lotto e Tombola, tradizione ebraica e fantasia napoletana

Lotto e Tombola,
tradizione ebraica e fantasia napoletana

di Angelo Forgione
per napoli.com

È il gioco della sorte legata ai numeri inventato a Napoli nel 1734, adottato all’estero e rigirato a noi sotto altro nome (Bingo). Si tratta della Tombola la cui genesi si lega all’esoterismo e più precisamente alla cabala, detta anche càbbala o più esattamente Kabbalah, dall’ebraico qabbàlàh che significa ricezione, con la quale si indicano le dottrine mistico-esoteriche ebraiche, riferite a Dio e all’universo, rivelate ad una cerchia ristretta di persone e poi tramandate di generazione in generazione.
Secondo la qabbàlàh, nella Bibbia non esiste parola, lettera o numero privo di un significato celato, nel solco del simbolismo sul quale si basa il mondo stesso. Su questa base i cabalisti formarono una dottrina interpretativa che formulò una concezione secondo la quale, utilizzando la correlazione numerologica tra lettere e numeri, era possibile calcolare il numero preciso corrispondente ad ogni parola. A tutto ciò si unì la convinzione che i sogni fossero lo sfogo comunicativo delle forze extra umane, capaci però di manifestarsi anche tramite accadimenti naturali che venivano considerati segni del destino, e subito tradotti in numeri.
Si maturò così la codificazione e la numerazione dei simboli onirici e fisici che divennero elemento per tentare la fortuna nella Napoli del ‘700, città esoterica per antonomasia, dove il Lotto nacque come gioco popolare benché clandestino.
Resa indipendente Napoli nel 1734, il re Carlo di Borbone, nel suo illuminato progetto di sviluppo sociale e di accrescimento culturale, volle ufficializzare il gioco del Lotto nel Regno per strapparlo alla clandestinità che sottraeva entrate alle casse dello Stato.
Trovò però l’opposizione del frate domenicano Gregorio Maria Rocco, uomo di grande carisma e potere, noto in tutta la città perchè capace di ispirare numerose iniziative grazie alle quali la delinquenza fu decisamente arginata.
Il frate riteneva eticamente sbagliato introdurre un simile gioco in un regno in cui gli insegnamenti cattolici erano alla base del fondamento educativo.
Si arrese al Re quando questi lo convinse che il Lotto, se giocato clandestinamente, avrebbe potuto arrecare danno alle tasche dei sudditi.
I due contendenti strinsero un patto secondo il quale il gioco del Lotto sarebbe stato sospeso nella settimana delle festività natalizie per evitare distrazione al popolo in preghiera.
Ma ormai quel gioco era entrato nel costume dei cittadini che a quel punto, per non doverne fare a meno, si organizzarono per conto proprio.
Fu così che la fantasia popolare fece in modo che i novanta numeri del lotto fossero infilati nei cosiddetti “panarielli” di vimini e ognuno si disegnasse delle cartelle improvvisate con dei numeri scritti a caso. Il gioco pubblico del lotto divenne gioco familiare della tombola, figlio quindi del matrimonio tra il Lotto stesso e la fantasia dei Napoletani.
La parola “tombola” deriverebbe da tombolare, ovvero roteare e far capitombolare i numeri nel “panariello”.
Gioco natalizio per eccellenza, proprio perché nato nel Natale del 1734, ma la Tombola è giocata a Napoli durante tutto l’anno nei quartieri popolari dove per tradizione possono partecipare esclusivamente donne che seguono la chiassosa chiamata dei numeri effettuata dai “femminielli”, mentre agli uomini è consentito solo assistere fermi sulla porta o alla finestra.

L’errore storico del Presidente della Repubblica

L’errore storico del Presidente della Repubblica

Intervenendo al Quirinale al foro di dialogo Italia-Spagna, presenti i ministri degli Esteri Franco Frattini e Trinidad Jimenez, il presidente Napolitano ha ricordato i momenti di splendore di Napoli avuti ai tempi dei Borbone. Sia i lanci d’agenzia che lo stesso Presidente della Repubblica sono caduti nel più classico degli errori ovvero quello di considerare la Napoli borbonica come vicereame spagnolo e non regno indipendente e, trattandosi di un Napoletano, la cosa è di una certa rilevanza.

L’Agenzia Adnkronos ha così divulgato il 26.11.10:

Il Presidente Napolitano: «Carlo III di Borbone grande riformatore per Napoli».

Il Capo dello Stato ha sempre a cuore la sua città e in questi giorni il suo pensiero e la sua attenzione è rivolta a Napoli. Così ieri il riferimento alla «sofferenza» dovuta alla nuova crisi dei rifiuti. Il presidente della Repubblica ha voluto ricordare i momenti di splendore avuti sotto la dominazione spagnola e in particolare sotto la reggenza di Carlo III. «In un momento in cui la mia città soffre di molti mali – ha detto il presidente Giorgio Napolitano, intervenendo al Quirinale al foro di dialogo Italia-Spagna, presenti i ministri degli Esteri Franco Frattini e Trinidad Jimenez – da napoletano ricordo quel che diede un grande spagnolo per il massimo splendore della città di Napoli nella prima metà del XVIII secolo: Carlo III fu il reggitore più illuminato e profondamente riformatore che Napoli abbia mai avuto».

Crediamo che un napoletano che riveste un importantissimo ruolo istituzionale debba conoscere bene la storia della sua città e della sua nazione.
Carlo di Borbone, detto anche settimo di Napoli e poi terzo di Spagna, fu re e non vicere o “reggente” di Napoli. Inoltre le corone di Napoli e di Spagna erano separate ed è una inesattezza parlare di dominazione spagnola perchè il Regno di Napoli, con il suo ingresso in città del 10 Maggio 1734, divenne indipendente e lo restò coi Borbone fino all’unità d’Italia.

Consigliamo al Presidente e ai redattori di Adnkronos di dare un’occhiata  al seguente video perchè non è mai troppo tardi per imparare la storia di Napoli