Red Bull mette le ali ai Napoletani. O forse li offende?
Spot e slogan leghisti dipingono una Napoli fannullona. Che errore!
Angelo Forgione – Diciamolo subito, l’autoironia è una virtù e i Napoletani ne posseggono in quantità. Ma quando questa è sollecitata da luoghi comuni alimentati da un contesto sociale discriminatorio e non è supportata da una specifica verità conclamata, diventa inconsapevolmente un limite.
Negli ultimi mesi ha imperversato nelle radio uno spot apparentemente divertente del più noto tra gli energy-drink (nel videoclip), ma che in realtà fa passare un messaggio pericoloso, una strisciante discriminazione: Napoletani fannulloni!
Il pigro impiegato Scognamiglio che fa la pennichella ogni giorno tre o quattro ore prima di smontare, francamente dipinge una realtà applicabile ad ogni latitudine. Perchè caratterizzare il protagonista con cognome e accento (improbabile) Napoletano?
Lo spot ha trovato ampio e indiretto rafforzamento nella propaganda leghista del Ministro della semplificazione Calderoli che a Luglio, in occasione dell’apertura delle sedi di rappresentanza ministeriali al nord, ha dichiarato: «a Napoli mai un Ministero del Lavoro perchè non sanno di cosa si parla». E come non ricordare l’allenatore di calcio Silvio Baldini che motivò cervelloticamente la grande passione dei tifosi del Napoli con la disoccupazione?
Questi spunti di riflessione conducono all’analisi di un luogo comune che descrive come scansafatiche i Napoletani e i meridionali in generale. Cosa tutt’altro che vera se consideriamo gli indici di emigrazione, sommerso e qualità aziendale degli impianti del sud. La storia, come sempre, ci insegna che la Napoli Capitale era anche capitale del lavoro fino al 1860, e con essa anche il sud, laddove proliferava ogni settore produttivo, dalle arti alle industrie, nonostante il carattere rurale di vaste zone dell’entroterra meridionale. Prova ne sia il fatto che la Torino dei Savoia, terra di leva militare dedita alla guerra e completamente priva di cultura, deve le sue bellezze architettoniche alla recluta di artisti meridionali, il messinese Filippo Juvarra in primis.
Dall’unità d’Italia tutto e cambiato: da Napoli non partono più merci ma uomini, e ancora si ascoltano spot radiofonici che ricalcano i più stantii luoghi comuni, identici nella forma e nella sostanza alla denigrazione di stampo sabaudo degli anni risorgimentali.
Angelo Forgione – Come De Magistris, anche Caldoro è sempre più insofferente agli attacchi di Bossi & C., alleati ingombranti per il PDL meridionale. Il proclama del Senatùr “i rifiuti di Napoli glieli abbiamo messi in quel posto” col quale ha esultato all’inaccoglienza delle regioni del Nord della spazzatura campana, ha urtato ancora di più il Presidente della Regione Campania che ha dichiarato di essere al lavoro per bloccare i rifiuti industriali che dal Nord continuano ad arrivare al Sud come prima risposta alla mancanza di reciprocità.
Mi viene in mente l’interessantissimo libro “And so , what…? (Tornano i bastimenti da terre più o meno lontane)” di Pasquale Russiello, fondatore dell’onlus “Arrivano i nostri”, nel quale vengono presentate molte questioni attuali che riguardano Napoli e la Campania e viene proiettata una Napoli in cui, tutto sommato, si vive meglio che altrove (