Apocalisse sul lungomare di Napoli

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ph: Riccardo Siano

Angelo Forgione – Piove sul bagnato! Notte di devastazione sul lungomare di Napoli, colpito fortemente sul gomito di via Partenope da una mareggiata straordinaria, se straordinari possono dirsi certi eventi climatici ormai frequenti. Con il cambiamento climatico in corso e la tropicalizzazione del clima mediterraneo, si tratta ormai solo di quantificare la forza delle mareggiate, delle tempeste di vento e delle bombe d’acqua, sempre più violente ogni anno che passa (ma anche caldo e interminabili periodi di siccità). Inutile girare intorno alla casistica del passato: non sono più eventi sporadici ed eccezionali ma la normalità alla quale bisogna abituarsi, diretta conseguenza dell’innalzamento della temperatura terrestre e della perdita di biodiversità. La situazione in Italia è particolarmente grave per il fatto che la temperatura si sta innalzando a una velocità doppia rispetto alla media globale. Il problema è che le nostre città e le nostre coste, già destinate a un’incuria perniciosa, non sono pronte ad affrontare certe calamità ripetute, e allora non resta che contare i danni, ogni anno, qua e là.
Stavolta è toccato a Napoli. Il mare, ingrossato dall’alta marea, dal fortissimo vento e dalla bassa pressione atmosferica, ha invaso letteralmente la sede stradale. Lì, sulla curva di via Partenope, ha divelto muretti e ringhiere di recinzione, devastando decine di ristoranti e attività commerciali già in ginocchio per l’emergenza sanitaria. Calpestio pedonale fratturato e ormai compromesso (come si evince anche dalle immagini filmate sul posto) e necessità ormai sempre più evidente di risistemare l’intero waterfront, da riqualificare certamente – e se ne dibatte da qualche anno senza risultati tangibili – ma forse proprio da ripensare con una più ampia scogliera al largo, più idonea alle nuove evidenze climatiche, e magari coinvolgendo il Governo per il ripristino della spiaggia di ottocentesca memoria, utile allo sviluppo turistico della città e pure alla sicurezza del lungomare.
Più in la, in direzione di piazza Vittoria, quel che rimane del piccolo molo dei pescatori, testimonianza del lungomare d’epoca borbonica, è rimasto in piedi grazie ai tubi innocenti di sostegno montati qualche mese fa, dopo l’allarme lanciato alla vista del pericolo di crollo.

la devastazione del gomito di via Partenope
i danni alle attività commerciali
le condizioni del molo borbonico

La quarantena che fa il mare più trasparente

Mare di Napoli sempre più cristallino in tempo di quarantena da coronavirus e di lungomare desolato. Meno scarichi, meno fondali agitati, meno pressione e, in aggiunta, anche assenza di fertilizzazione per le anomale temperature calde dell’inverno passato.
Le acque della spiaggia dello Monache, quelle nella testimonianza video, sono sempre limpide in questo periodo, vero, ma non così cristalline. Si tratta comunque della zona cerniera con Mergellina e il suo porto “turistico” e non la Posillipo più “selvaggia” che si estende a ovest del centro abitato, verso Villa Rosebery, Marechiaro e poi Gaiola, dove anche in tempi di vita normale le acque sono sempre limpide.

leggi l’articolo di SiViaggia.it

guarda l’approfondimento del TgR Campania

 

 

Elogio del kayak, andar per mare a Posillipo

La spiaggia cancellata a Napoli è un grosso scempio compiuto tra il 1884 e il 1904. Un forte limite al rapporto dei napoletani con il loro mare, ma non per la mia libertà di andare in paradiso, che è un consiglio per tutti. Perché in fondo la serenità deve avere in sé qualcosa di immenso, ingovernabile, selvaggio.

SOS lungomare di Napoli

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Angelo Forgione – L’antico molo borbonico sul lungomare di Napoli rischia di collassare. Una testimonianza del passato, sopravvissuta al nuovo lungomare tardo-ottocentesco, che per puro caso non è crollata con la violenta mareggiata dello scorso ottobre. Da allora solo un lembo di pietra lo sostiene “in vita”, ma in otto mesi non è scattato alcun intervento di ripristino.
Al di là del suo valore storico, è anche una questione di interesse turistico, trattandosi di uno scorcio molto suggestivo, scelto dai turisti per fotografare il Castel dell’Ovo sullo sfondo.
La sensazione è che un altro colpo di mare butterebbe giù tutto, e il prossimo autunno non è lontano. Lo stiamo forse aspettando per poi piangere un altro scorcio di Napoli che fu?
Critiche, fatiscenti e pericolose sono anche le condizioni in cui versa da tempo il vicino molo della “colonna spezzata”, pure bisognoso di intervento.

Il lungomare di Napoli, privato della sua spiaggia a fine Ottocento, necessita di una seria riqualificazione che vada oltre la pur positiva pedonalizzazione.
Con Antonio Folle de Il Mattino, sono stato sul posto, ancora una volta, per sollecitare interventi. I finanziamenti pare che ci siano. È ora di operare.

Clicca qui per leggere l’articolo di Antonio Folle per Il Mattino

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SOS molo borbonico di via Partenope

Angelo Forgione – L’antico molo borbonico sul lungomare di Napoli rischia di collassare. Una testimonianza del passato, sopravvissuta al nuovo lungomare tardo-ottocentesco, che per puro caso non è crollata con la violenta mareggiata dello scorso novembre. Da allora solo un lembo di pietra lo sostiene “in vita”, ma in quattro mesi non è scattato l’urgente intervento di ripristino.
Al di là del suo valore storico, è anche una questione di interesse turistico, trattandosi di uno scorcio molto suggestivo, scelto dai turisti per fotografare il Castel dell’Ovo sullo sfondo.
Pare che i fondi per intervenire siano disponibili. Eppure la sensazione è che un altro colpo di mare butterebbe giù tutto. Lo stiamo forse aspettando per poi piangere un altro scorcio di Napoli che fu?
Critiche e fatiscenti anche le condizioni in cui versa da tempo il vicino molo della “colonna spezzata”, pure bisognoso di intervento.

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SiiTurista: Angelo Forgione icona pop

Dialogo coi ragazzi di Sii Turista Della Tua Città

1) Negli ultimi anni la tua popolarità è cresciuta enormemente, sei un intellettuale-storico “pop”. Ciò nonostante ti abbiamo visto in campo nella pulizia della discarica a via Aniello Falcone. Come mai?

“Cosa c’è di più intellettuale di mettersi al servizio della comunità? Pensiero e azione devono incedere in parallelo. Che senso ha spendersi per leggere, pensare, scrivere, opinare e poi starsene chiusi dentro la virtualità della rete, nei salotti culturali e nelle librerie? La mia attività è iniziata nel 2008 proprio con la denuncia, e da solo ho ottenuto piccoli-grandi risultati. Poi ho sentito l’intima spinta di diffondere identità e cultura, e questo ha consumato il mio tempo, e meno male che siete spuntati fuori voi. Mi ritengo a vostra completa disposizione per ogni cimento in strada. Fatemi un fischio e ci sarò.”

2) Quanto cambia la storia nel corso di un solo secolo è triste verità, ma quanto ti emoziona vedere e ascoltare che negli ultimi 10 anni c’è un forte Risveglio Culturale verso le nostre radici?

“Vedere che una parte di Napoletani e di Meridionali sentono il bisogno di conoscere l’altra storia, leggere libri diversi, è benzina per tenere acceso il motore. Non è solo una questione di cultura del passato ma una necessità per il futuro. I danni sociali che viviamo sono esattamente il risultato dell’ignoranza diffusa. Siamo immersi in un sistema di potere non troppo dissimile da quello della Chiesa del passato, che per secoli ha tenuto il popolo nel buio per meglio manovrarlo. Il meridione è immerso da tempo in un oscurantismo spaventoso del quale non tutte le colpe sono altrui. Il Risveglio Culturale è importante ma è ancora insufficiente nella sua propulsione. Molti non hanno ancora capito il senso della profusione e, poiché hanno sfiducia nel futuro, si aggrappano al passato per riempire un vuoto. Qui non si tratta di riempire i ventri molli di orgoglio ma di trasferire una minima conoscenza nelle teste, di dare quella scintilla utile ad accendere la luce e porsi in maniera pro-attiva in direzione del futuro. Strada lunghissima, ma l’importante è che sia iniziata.”

3) Secondo te è un caso che una città come Napoli, al centro del Mediterraneo, abbia pochissime spiagge o zone dove poter facilmente accedere al Mare? A volte sembra quasi che il Mare non bagni Napoli…

“No che non è un caso! Questa è una delle mie grandi battaglie culturali-identitarie, e la propongo in ogni occasione utile. A questa città, tra il 1885 e il 1905, è stato sottratto completamente l’accesso al suo mare. Tra “Legge per il Risanamento” e “Legge Speciale per il Risorgimento economico” sono state cancellate le spiagge di Santa Lucia, Chiaia e Bagnoli. Un delitto di Stato nel quale siamo cresciuti, educati all’accesso negato al mare. Lo vediamo dalle strade panoramiche, sembra appartenerci, ma di fatto non fa parte della nostra vita. Abbiamo un rapporto viscerale col mare sin dai tempi della Palaeopolis, e non è tollerabile che ci si accontenti distrattamente di cercare gli approdi meravigliosi ma scomodi e di Posillipo o di fare chilometri per raggiungere altri litorali. Non è tollerabile che ci si rallegri di sola prossimità col mare sul lungomare “liberato”. Il litorale di Napoli è ancora oggi tutto uno spreco di risorsa turistica e balneare, mentre Barcellona fa della sua spiaggia uno dei motori delle proprie fortune post-olimpiadi. Diamoci da fare tutti per alimentare questo necessario dibattito e per stimolare una diversa visione della città del futuro, che deve passare per l’idea che anche bagnarsi a Napoli faccia parte della nostra vita sociale.”

4) Cosa sogni per Napoli?

“Spero di morire dopo aver visto una vera spiaggia attrezzata e il centro storico, per intero patrimonio dell’Unesco, almeno decoroso. La sensazione di abbandono di strade, palazzi e chiese alla quale sia abituati, allo stesso modo del mare negato, è un mix di tristezza e rabbia che fa male già passeggiando da solo, figurarsi quando sento turisti rammaricarsene. E poi vorrei vedere i palazzi monumentali di Napoli illuminati di notte. È una città tetra in notturna, e anche a questo siamo male abituati. I turisti, invece, se ne accorgono eccome. La sola città d’arte che non si preoccupa di illuminare le sue bellezze a dovere. Qualche anno fa, Francesca Chillemi, ex miss Italia, passeggiando nottetempo per Napoli, disse che la città era luminosa di giorno ma buia di notte. Provate a vedere a Catania, dalle sue parti, come si accende la città.”

5) La tua passione per Napoli dove speri ti porterà?

“Non ho aspettative rispetto a questo che è un sentimento intimo. Quello che faccio mi viene spontaneo, quasi missionario, direi. Impiego energie e tempo come non potrei se non fosse un’esigenza che arriva dal mio centro. Spero solo che la nostra terra ritrovi un minimo di normalità e che sappia farsi rispettare, perché ha dato tanto al mondo occidentale e non può navigare a vista, ai margini del progresso.”

6) Ti chiediamo un consiglio per farci crescere sempre di più, vai!

“Toccate i temi che di cui vi ho parlato. Il contatto col mare; il restyling del Centro storico Unesco; l’illuminazione dei monumenti. Toccherete i tasti giusti. I napoletani vogliono questo per sentirsi turisti della loro città, anche nel caso in cui non ne siano consapevoli. Il resto lo fate già benissimo.”

Napoli deve riavere la sua spiaggia e il suo mare!

Angelo Forgione La mia battaglia di sensibilizzazione per la restituzione del mare ai napoletani continua. Ne ho parlato anche in un frangente del mio intervento all’evento pubblico “Resto al Sud, l’agorà” e poi ieri in tivù, alla trasmissione Club Napoli All News.

Per approfondire ► https://wp.me/pFjag-96U

Ventisei anni passati invano a Bagnoli

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Angelo Forgione – Ricordo di essermi trovato, nel 2008, in un dibattito televisivo trasmesso da un’emittente locale sul tema della bonifica di Bagnoli e di aver chiesto a un esponente del Comune, legato alla società Bagnolifutura, quando avrei potuto indossare un costume e tuffarmi in quel mare. Il mio interlocutore mi rispose con ineffabile certezza «nel 2010». Si tirò una mia risata in pieno viso.
Un anno prima, una donna residente nella zona aveva denunciato la perdita del marito, mai impiegato nelle acciaierie, per una malattia tumorale, e aveva così fatto scattare le indagini e il conseguente processo per la mancata bonifica. Dopo undici anni è giunta la sentenza di primo grado: s
ei condanne, sostanzialmente leggere, per disastro ambientale e truffa, e poi diverse prescrizioni ad acuire la sensazione di amarezza.
La Procura dice che Bagnolifutura, la società di trasformazione urbana del Comune di Napoli, non ha bonificato alcunché nell’area ex Italsider, nonostante i 76 milioni di euro stanziati dal Governo. Piuttosto, le condizioni dell’area sono addirittura peggiorate. Insomma, un postificio per ingrossare carriere clientelari a danno della salute pubblica e dell’intera collettività di una splendida città di mare cui è negato il mare. Senza contare che Bagnolifutura, fallita nel 2014, seguiva un’altra società, la Bagnoli SpA, di fine anni Novanta e poi anch’essa fallita.
Le acciaierie, avviate nel 1909, chiusero definitivamente nel 1992, dopo aver inquinato la costa e il paesaggio di una grande risorsa mandata al diavolo. A inizio secolo, Napoli aveva perso il litorale flegreo nel paradiso termale di Bagnoli, in una delle baie più belle al mondo, nel giardino flegreo degli antichi Romani sul golfo di Pozzuoli, riparato dalla collina di Posillipo. Da poco aveva dovuto rinunciare anche alle spiagge di Chiaja e di Santa Lucia, cancellate dai palazzinari stranieri per la gioia delle banche torinesi e romane. Il delitto di Stato, temuto dall’illuminato Lamont Young, si compì in un ventennio tra l’Otto e il Novecento, tra la Legge del Risanamento di Napoli e la Legge speciale per il Risorgimento economico della città di Napoli.
Da allora, 83 anni di inquinamento a Bagnoli, più altri 26 di immobilismo trascorsi dal 1992 ad oggi. Ben cinque lustri di nulla, di sprechi, di danni, mentre il mondo ha camminato e in certi casi anche corso, e le città europee, comprese Torino e Milano, si sono ripensate. Napoli, invece, con la sua indegna classe politica, fu, siccome immobile, dato il mortal sospiro, baciata da Dio, stuprata dall’uomo.

1884-1904, i vent’anni del delitto di Stato: quando Napoli fu privata del suo mare

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Angelo ForgioneMolti napoletani non sanno che là dove oggi c’è la bella via Caracciolo un tempo vi era una lunga spiaggia, quella di Chiaja, l’ambiente naturale celebrato nelle guaches del Settecento e del primo Ottocento napoletano, il luogo dal quale napoletani e viaggiatori del Grand Tour ammiravano le spettacolari eruzioni del Vesuvio. Oggi quella grande risorsa non esiste più, e il popolo napoletano, che pure ha un rapporto viscerale col mare sin dai tempi della Palaeopolis, si “accontenta” di un’elegante strada asfaltata che lo costeggia.
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La cancellazione della risorsa prese il via nel 1884 con l’esplosione del colera e la successiva Legge per il risanamento della città di Napoli, che, dietro la necessità di risolvere i problemi dei rioni popolari, nascose la manomissione dell’aspetto urbanistico, operata in nome della vantaggiosa speculazione edilizia a vantaggio delle banche piemontesi. La questione igienica fu risolta, ma il degrado degli antichi rioni interessati dai lavori non sparì del tutto e fu semplicemente nascosto dietro le eleganti facciate dei lussuosi stabili costruiti su una colmata con cui fu fatto avanzare il lungomare di Santa Lucia. Fu rifatto il tratto lungomare tra il Castel dell’Ovo e la Villa Comunale (ex Reale), alzando eleganti edifici residenziali e alberghieri davanti al panoramico Chiatamone. Il maniero sul mare fu salvato dai deliri di abbattimento di un gruppo di tecnici e artisti operante in consiglio comunale, che lo definirono “brutto e ormai inutile, un rudere che non ha più ragione di essere in piedi”. La spiaggia di Chiaja fu cancellata e sostituita dall’asfalto e dal cemento. Le spese dell’opera se le accollò l’imprenditore privato belga Ermanno Du Mesnil, al quale fu concessa in cambio la possibilità di edificare gratuitamente in quello che è oggi il viale Gramsci.
Nel 1904, mentre Milano era ormai faro della modernizzazione nazionale e la sua Borsa Valori veniva posta al centro della finanza italiana, la Legge speciale per il Risorgimento economico della città di Napoli attivò provvedimenti speciali per arginare il declino economico del centro campano avviato dopo l’Unità, e significò la realizzazione delle acciaierie nel paradiso termale di Bagnoli, sulle rive di una delle baie più belle al mondo, nel giardino flegreo degli antichi Romani sul golfo di Pozzuoli riparato dalla collina di Posillipo, dove Lamont Young, il Gaudì napoletano, aveva previsto invece un quartiere del turismo e del tempo libero. Napoli perse anche il mare dell’area flegrea. Un perfetto delitto di Stato si completò nel giro di un ventennio.
Il litorale di Napoli è ancora oggi tutto uno spreco di risorsa turistica e balneare. Per i napoletani è davvero un’impresa bagnarsi nel loro splendido mare, mentre Barcellona fa della sua spiaggia artificiale uno dei motori delle proprie fortune post-olimpiadi.

il contributo video in testa all’articolo è una sintesi essenziale del programma Mare Nostrum di Rai Storia

‘Napoli Capitale Morale’ protagonista sulle spiagge italiane

TG1 Economia di Ferragosto si è occupato dei libri cartacei che tornano in auge e della campagna sociale di liberiamo.it per comunicare la loro presenza nelle nostre vacanze estive, soprattutto sulle spiagge con un hastag per suggerire i libri di maggior interesse su Instagram, e per stimolarne la lettura. E Napoli Capitale Morale, dopo essere risultato la migliore novità di luglio della categoria “Storia sociale e culturale” e aver scalato immediatamente le classifiche di vendita, si è fatto trovare puntuale all’appuntamento con le telecamere Rai sulle spiagge italiane.
Non vi resta che scattare una foto del libro e caricarla su Instagram, associandola all’hastag #BooksontheBeach.