Alla trasmissione “Il grande tifoso” (Kiss Kiss Napoli) di Carlo Alvino, un’estrema sintesi di alcuni contenuti di Dov’è la vittoria, il libro che racconta il calcio italiano dalle origini ai giorni nostri, in edizione aggiornata (prefazione di Oliviero Beha).
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Maurizio Pistocchi e la questione meridionale del calcio
Il sempre onesto Maurizio Pistocchi, irreprensibile giornalista d’altra Italia e d’altro spessore, ancora una volta ha evidenziato gli squilibri territoriali del calcio italiano. A Il Bello del Calcio (Canale 8), ha ricordato alla purtroppo assai sorda se non proprio spenta Napoli, come del resto l’intera Italia, che, come dice lui, “proprio un napoletano ha scritto in modo chiaro la verità sul calcio italiano”, sui suoi squilibri territoriali e sulla Questione meridionale”del pallone.
La chiamarono Calciopoli
Angelo Forgione – Significativa, quantunque silenziosa e silenziata, è giunta la sentenza della Cassazione sulla causa intentata anni fa alla RAI dal compianto Oliviero Beha. La tivù di Stato dovrà dovrà riconoscere alla famiglia del giornalista 180.000 euro per il demansionato nel suo ruolo di vicedirettore di RaiSport tra il 2008 e il 2010, anni di fuoco del processo a Calciopoli. Una sentenza che ha rinvigorito l’autodifesa di Luciano Moggi, uomo simbolo di quella squallida vicenda, che è tornato a dichiararsi innocente.
Ne abbiamo parlato con lui a Punto Nuovo Sport Show (Radio Punto Nuovo), condotto da Marco Giordano e Umberto Chiariello. L’ex DG bianconero non è stato tenero con l’attuale gestione della Juventus, e si è detto vittima di una cospirazione dell’intero mondo del calcio italiano. Forse fu più vittima delle vicende interne alle Juventus. A tal proposito, sul suo rapporto con John Elkann ha preferito glissare e non rispondere.
Un po’ di chiarezza su quello che fu il solito scontro di poteri tra le grandi del Nord, e pure tra gli eredi di Gianni e Umberto Agnelli. Un pentolone solo parzialmente scoperchiato.
Cena letteraria a Piano di Sorrento
Il 15 marzo, alle ore 20.00, all’Hotel-Spa ‘La Ripetta’ di Piano di Sorrento, cena letteraria con gli sportivi della Penisola Sorrentina sugli aspetti calcistici della Questione meridionale.
Sono invitati tutti i tifosi di zona; napoletani, juventini, interisti, milanisti, romanisti e oltre, per una serata costruttiva e per un dialogo di approfondimento.
(è gradita la prenotazione allo 081.532.13.36 o all’indirizzo email info@laripettahotel.it)
Se ne va Oliviero Beha. Mi definì “screanzato”.
Angelo Forgione – Se ne va la voce libera di Oliviero Beha, un Maestro di Verità senza compromessi, penna che detestava l’ipocrisia e l’ignoranza del Paese. Volli fortemente una sua prefazione per il mio Dov’è la Vittoria. In realtà volevo che lo leggesse e speravo che lo approvasse, da napoletano a fiorentino, e sarebbe stata una conferma di assoluta validità. Non fu facile, perché avere una sua prefazione non era per tutti, anzi, era per pochissimi. Discutemmo a lungo su Calciopoli, e quando finì di leggere il manoscritto definitivo mi disse che avrebbe volentieri scritto per me. Fu come passare un esame, e a pieni voti, poiché mi fece capire che avevo dato anch’io qualcosa a lui. Non me lo disse apertamente; me lo scrisse in una email, quando mi consegnò l’ambito preludio al mio libro accompagnato da una semplice ma appagante riga: “Come leggerà, sono un Suo fan, sia pure ragionato”.
Era freddo, severo, ma limpido e generoso. Mi definì “screanzato” per il mio sapere osare, perché sapeva che riuscifa facile solo agli “screanzati” come lui. Aveva capito che avevo intrapreso l’impervia strada verso la comprensione della realtà, e scrisse che avevo fatto benissimo a raccontare tutta la verità sul mondo del Calcio italiano.
Qualche suo cauto collega, per ricordarlo, lo definisce “a volte eccessivo”. Altri, quelli che lui chiamava giornalisti mafiosi della tivù o scrittori camorristi omeopatici, neanche lo ricordano nei loro post e tweet, e non deve stupire. La verità è che la Verità è molto, ma molto scomoda, e chi ha definito l’Italia “un paese sfatto, in coma” e il sistema mediatico nazionale “colpevole di un’opinione pubblica demente” è scomodo anche da morto.
Ripropongo, integralmente, la prefazione che scrisse per il mio lavoro, perché anche chi non l’ha letto possa comprendere cosa pensava Oliviero, fiorentino trapiantato a Roma, della “Questione meridionale” e come accolse la mia ottica meridionalista.
UN AFFARE DA “SCREANZATI”
Scrive uno dei più grandi autori del Novecento italiano, Tommaso Landolfi, stile e fantasia raffinatissimi, che “succiare l’universo come un uovo è un affare da screanzati”. È un po’ quello che mi è capitato di pensare alla fine di questo lungo, denso, necessario e bellissimo saggio di Angelo Forgione che tiene insieme “Calcio & Società” in Italia e non solo, nel tempo e nello spazio, nell’economia e nella politica.
Quella che il saggista mette in campo fin dall’inizio è una sorta di complicata ma efficace “macchina del tempo”. Si va in su e in giù sulle montagne russe della grande storia e della cronaca più interessante tra l’Unità d’Italia e i giorni nostri. Proprio come sui vagoncini delle montagne russe in un qualche parco dei divertimenti, a volte ci si sente come sbalzati nell’aria sui saliscendi, ma poi la bravura dell’autore ti evita l’espulsione, ti tiene ben dentro il vagoncino, e il libro ti permette di dare un’occhiata generale a ciò che è successo in questo Paese in circa 150 anni di Unità e 120 di Calcio.
Il punto è che mentre questo gioco alternato, diacronico e sincronico, rende appetibilissimo e prezioso il saggio quando si riesce a focalizzare un’epoca più o meno distante, il discorso si fa più rischioso quando la penna si cala nelle vicende contemporanee.
È arduo, senza la distanza temporale che dà allo sguardo un altro tipo di ritmo, riuscire a giustapporre tessere di mosaico ancora troppo sfuggenti perché troppo intrise di attualità. Questo scrivere sul filo del rasoio senza però tagliarsi è il merito maggiore di un libro impegnativo, per chi lo ha scritto e per chi lo legge. Pieno di fatti, a partire dalla tesi documentata dell’effetto disgregante del Calcio tra le tifoserie, quindi la “ggente”, quindi quei cittadini di una Nazione che quasi mai si comporta da tale o anche soltanto lo sembra.
Dov’è la Vittoria è un bel titolo, immediatamente riconducibile alle contrapposizioni geografiche, geopolitiche, geoantropiche dell’ex Belpaese, e fa riferimento in modo inequivocabile all’inno nazionale. Forgione aveva pensato inizialmente a un altro titolo: Palla al centro. L’avrei gradito alla stessa maniera perché polisemico in profondità, con vari strati di interpretazione, anche se apparentemente facile.
Le differenze tra Nord e Sud, misurate negli scudetti e in tutta la porzione sociale, economica, imprenditoriale, finanziaria, politica e ahimé (troppo spesso) delinquenziale di una “Questione meridionale” ovviamente irrisolta da quando l’espressione è stata coniata nel 1873, dopo che invece – udite udite! – fino all’Unità le sperequazioni economiche tra le due Italie erano assai meno marcate, vengono perimetrate egregiamente in un campo di Calcio.
Ce n’è per tutti, con un’analisi ricca e accattivante. Penso, solo per citarne un aneddoto significativo tra mille, a quando si racconta di un Riccardo Muti salito giovane e sconosciuto da Napoli al Conservatorio di Milano negli anni Sessanta che veniva chiamato “il terrone”… Aneddoto incastonato in pagine precise sul tifo, il razzismo, il Calcio come veicolo di sfrangiamento sociale e imbarbarimento sostanziale ed epidermico.
Un libro “contro”, dunque? Un libro che sgonfia un pallone che la cronaca quotidianamente ci restituisce sgonfio di suo per rigonfiarlo mediaticamente e politicamente ogni volta? Non esattamente. C’era bisogno, anche sobbalzando sull’ottovolante, di un circuito completo, la cui completezza rendesse magari anche impervia la concatenazione e la comprensione, giacché è quell’universo “succiato come un uovo” nella compressione di un solo volume a rendere a volte ostico l’insieme.
Ma lo “screanzato” Forgione ha fatto benissimo a osare. È un libro che ha diritto di cittadinanza tra quelli che finora raramente sono stati capaci di intrecciare il Calcio con la società che lo contiene e di cui è espressione macroscopica. Mi sarà e vi sarà utile prima come lettura e poi come consultazione, tra le molte cose che si dimenticano e quelle che si ignorano. Perché in realtà al centro del libro e della realtà che dispiega non c’è la palla, bensì noi stessi.Oliviero Beha