Alessandro Gassman: «Napoli faro di cultura per il Paese. Mi dà energia.»

Angelo Forgione È cosa normale che, in occasione di cerimonie di conferimento di cittadinanze onorarie, si spendano belle parole per il luogo che ti tributa un simile onore. Quando però ascolti Alessandro Gassman, nuovo cittadino onorario di Napoli, dire che i napoletani gli danno energia e che quando rientra nella sua Roma, i suoi concittadini gli sembrano «tristi, lenti, spenti», capisci che sta andando oltre le parole di circostanza, perché un conto è omaggiare chi ti omaggia e un altro è farlo a detrimento di chi ti ha dato i natali.

Una piazza per Totò

Angelo Forgione Caro Totò, ti hanno finalmente consacrato. Prima snobbato e ora insignito, dalla Laurea honoris causa a una piazza nel tuo quartiere, e chissà che non portino qui, prima o poi, la tua tanto bistrattata statua.
“Al mio funerale sarà bello assai – dicesti in vita – perché ci saranno parole, paroloni, elogi, mi scopriranno un grande attore: perché questo è un bellissimo Paese, in cui però per venire riconosciuto di qualcosa, bisogna morire”. Forse immaginavi di essere apprezzato più velocemente post mortem, almeno nella tua Napoli, dove corresti a riposare. E invece hai incontrato l’ostracismo dell’intellighenzia partenopea, che al tuo ricordo non ha voluto dar vigore. Ma la livella, ce l’hai insegnato tu, sistema tutto. Ed eccoti qui, riconosciuto tra i simboli universali della Napoli del Novecento, a furor di popolo, non d’altri.

(ph: Riccardo Siano)

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Addio all’Angelo di Carditello

Ora il ministro Bray mantenga la promessa che gli fece un mese fa

Angelo Forgione – Tommaso Cestrone, noto come “l’angelo di Carditello”, non c’è più. Il custode della Tenuta borbonica, guardiano di una storia, si è spento a 48 anni nella sua azienda agricola di San Tammaro, a pochi metri da quel sito che difendeva dai vandali, dopo aver partecipato al cenone della vigilia di Natale in famiglia. Ha scritto qualcosa su facebook, anche un messaggio al ministro Bray, e poi è andato a dormire, ma non si è più svegliato.
Tommaso era un volontario della Protezione Civile e non aveva alcun obbligo di controllare la Tenuta di Carditello. Da qualche anno vigilava e teneva pulito ciò che poteva. Nei mesi estivi accoglieva i turisti che si accontentavano di sbirciare dai cancelli sbarrati. Per la sua presenza dava fastidio a chi lo vittimizzava con episodi intimidatori: bombe carta, macchina e roulotte bruciate, pecore uccise. Chi ama Carditello voleva bene anche a lui, che solo un mese fa aveva accolto il ministro dei Beni Culturali in visita al “rudere” borbonico. E proprio Bray, appresa la notizia, gli ha dedicato un post: “Quando l’ho conosciuto gli ho fatto una promessa che manterrò”.
Ora più che mai, Carditello deve tornare alla comunità. Quando questo accadrà, a Tommaso andrà dedicato un ricordo, perché nessuno lo dimentichi.
Lassù c’è un angelo in più che ha messo le ali. Ciao, Tommaso. E grazie.

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Messaggio del Ministro Massimo Bray letto durante i funerali

Ci sono tempi nella storia di un Paese nei quali c’è bisogno di eroi. Non degli eroi epici, ma degli eroi della vita civile. Questo accade quando il Paese ha smarrito alcuni riferimenti importanti, come il bene comune, i valori civili, i principi etici. Valori che con fatica ogni giorno vanno ricostruiti con l’impegno comune di cittadini e istituzioni. Tommaso è un eroe di questi tempi e di questo Paese, del nostro Paese, ed eroe rimarrà nei nostri cuori. Oggi non bastano le parole per confortare il dolore, né basteranno mai. Ma va detto che il suo impegno, la sua dedizione alla causa di Carditello, sono l’esempio di un’Italia migliore, dell’Italia che vogliamo ricostruire insieme.
La sua scomparsa improvvisa e immatura è una tragedia non solo per i familiari e per gli amici più cari, ma anche per le Istituzioni e per tutti coloro che avevano riconosciuto in lui il simbolo di una battaglia di un fare unico e straordinario per la collettività
Il MiBACT si e’ impegnato al massimo e proprio in questi giorni, insieme alle altre Istituzioni coinvolte, sta portando a compimento il percorso, non facile, per realizzare il sogno di Tommaso e degli altri numerosi cittadini fiduciosi, cioè che un bene culturale, prezioso in se’ e per la collettività, diventi bene comune, diventi il seme e il simbolo del riscatto e della rinascita di un territorio così ricco, così bello, così difficile. Il Sacrificio di Tommaso, che di questo si tratta, non resterà inutile. Sarà esempio per la comunità, per i giovani, per il futuro.
Grazie Tommaso

Napoli nemica giurata, deve pagare… e paga!

Napoli nemica giurata, deve pagare… e paga!

giustizia sommaria contro quella ordinaria e sportiva

Angelo Forgione – Dobbiamo rendercene conto. Napoli è una nuova nemica giurata della Juventus, al pari delle forze economiche di Milan e Inter. Come lo è diventato se i capitali messi in campo dal fastidioso De Laurentiis non sono ingentissimi? Non solo per la competitività gestionale e quella tecnica espressa in campo in questi anni, non solo per la sottrazione della stella d’argento sulle maglie bianconere, ma anche e soprattutto per quella grande spina nel fianco del corpo juventino che fa sanguinare: la giustizia, ordinaria e sportiva. Napoli è detestata perchè la sua Procura della Repubblica ha condotto il processo di “calciopoli” che ha fruttato la Serie B e cancellato due scudetti, ovvero la famigerata terza stella della discordia. Napoletani sono l’ex procuratore Lepore, il PM Narducci e il Tenente Colonnello Auricchio così come napoletano è il procuratore federale Palazzi, grande accusatore dei prosciolti Bonucci e Pepe ma soprattutto dello squalificato Conte (solo per ora, ma la squalifica in panchina è comunque una farsa) cui, non a caso, è stata dedicata la vittoria. Napoli è odiata dalla Torino e dall’Italia bianconera e deve pagare per il sangue versato, per i continui “fastidi”. Mettiamoci poi un De Laurentiis ingombrante e i fischi all’inno nazionale italiano che Abete, Petrucci e l’Italia intera non hanno gradito. A Pechino Napoli ha pagato e, col senno di poi, ognuno discerna se sia stata solo sfortuna o se l’avvertimento sia stato recapitato tramite un corriere col fischietto tra le labbra.
È tutto qui il livore di quotidiani e siti schierati che non vedevano l’ora di veder perdere Napoli, non solo il Napoli, di scrivere fiumi di sprezzo e puntare il dito verso chi ha protestato per il danno e non verso chi ha danneggiato. L’assenza del Napoli durante la premiazione è un po’ come i fischi all’inno nazionale, cioè il disappunto di chi ha capito di aver subito un danno non casuale. E allora grande spreco di pareri di Xavier Jacobelli, Giancarlo Padovan, Giuseppe Cruciani, Tony Damascelli e i vari bacchettatori per cui quella di ieri è una sceneggiata di Pulcinella senza precedenti. Col primo ho avuto un personale botta e risposta interrotto dall’esercito di indignati per un’affermazione scorretta purtroppo non rettificata. Cruciani invece, come suo solito, non si è confrontato censurando chi non la pensa come lui anche se educatamente. Complimenti vivissimi a tutti!