“Odio Napoli” su Facebook, ma il social network non interviene

Angelo Forgione In occasione di un corso di aggiornamento organizzato dall’Ordine dei Giornalisti della Campania, l’incontro con lo staff italiano di Facebook per approfondire l’uso professionale del popolarissimo social network è stata l’occasione per segnalare la superficialità con cui vengono giudicate le segnalazioni di gruppi e pagine inneggianti all’odio e al razzismo verso i napoletani. Tali segnalazioni non vengono accolte perché le regole internazionali di Facebook non tutelano le minoranze, e Napoli viene considerata tale. «È istigazione all’odio», ho detto alla mia interlocutrice. «Prendo nota» la risposta. Il co-relatore, giornalista di professione, ha precisato che «Napoli non è una minoranza».

 

Agguato di Roma: tentata strage di bambini?

ad “Attacco a Napoli” il clima d’odio tra napoletani e romanisti

Angelo Forgione – Interessante puntata di “Attacco a Napoli” su Piuenne, approfondimento d’indagine dei fatti tragici di via Tor di Quinto a Roma che hanno preceduto la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina. Il dibattito, condotto da Raffaele Auriemma, ha goduto, tra gli altri, dei preziosi contributi di Sergio Pisani, uno degli avvocati del ferito Ciro Esposito, e della criminologa Angela Tibullo, criminologa nominata dello stesso pool di avvocati, che hanno fornito ulteriori particolari d’indagine dei fatti, di cui i pm hanno già un’idea abbastanza definita. L’ipotesi di incriminazione per tentata strage a carico di Daniele De Santis, da me avanzata nel dibattito, ha trovato fondamento nella ricostruzione degli eventi. La trasmissione, di cui è proposta una sintesi, ha anche tastato il polso all’assurdo clima d’odio che attanaglia le tifoserie di Napoli e Roma.

Napoli nemica giurata, deve pagare… e paga!

Napoli nemica giurata, deve pagare… e paga!

giustizia sommaria contro quella ordinaria e sportiva

Angelo Forgione – Dobbiamo rendercene conto. Napoli è una nuova nemica giurata della Juventus, al pari delle forze economiche di Milan e Inter. Come lo è diventato se i capitali messi in campo dal fastidioso De Laurentiis non sono ingentissimi? Non solo per la competitività gestionale e quella tecnica espressa in campo in questi anni, non solo per la sottrazione della stella d’argento sulle maglie bianconere, ma anche e soprattutto per quella grande spina nel fianco del corpo juventino che fa sanguinare: la giustizia, ordinaria e sportiva. Napoli è detestata perchè la sua Procura della Repubblica ha condotto il processo di “calciopoli” che ha fruttato la Serie B e cancellato due scudetti, ovvero la famigerata terza stella della discordia. Napoletani sono l’ex procuratore Lepore, il PM Narducci e il Tenente Colonnello Auricchio così come napoletano è il procuratore federale Palazzi, grande accusatore dei prosciolti Bonucci e Pepe ma soprattutto dello squalificato Conte (solo per ora, ma la squalifica in panchina è comunque una farsa) cui, non a caso, è stata dedicata la vittoria. Napoli è odiata dalla Torino e dall’Italia bianconera e deve pagare per il sangue versato, per i continui “fastidi”. Mettiamoci poi un De Laurentiis ingombrante e i fischi all’inno nazionale italiano che Abete, Petrucci e l’Italia intera non hanno gradito. A Pechino Napoli ha pagato e, col senno di poi, ognuno discerna se sia stata solo sfortuna o se l’avvertimento sia stato recapitato tramite un corriere col fischietto tra le labbra.
È tutto qui il livore di quotidiani e siti schierati che non vedevano l’ora di veder perdere Napoli, non solo il Napoli, di scrivere fiumi di sprezzo e puntare il dito verso chi ha protestato per il danno e non verso chi ha danneggiato. L’assenza del Napoli durante la premiazione è un po’ come i fischi all’inno nazionale, cioè il disappunto di chi ha capito di aver subito un danno non casuale. E allora grande spreco di pareri di Xavier Jacobelli, Giancarlo Padovan, Giuseppe Cruciani, Tony Damascelli e i vari bacchettatori per cui quella di ieri è una sceneggiata di Pulcinella senza precedenti. Col primo ho avuto un personale botta e risposta interrotto dall’esercito di indignati per un’affermazione scorretta purtroppo non rettificata. Cruciani invece, come suo solito, non si è confrontato censurando chi non la pensa come lui anche se educatamente. Complimenti vivissimi a tutti!

Cagliari più a Sud di Napoli ma grida «terroni»… per “colpa” di Fonseca

Angelo Forgione Ci risiamo! Ogni volta che si approssima il match calcistico tra Cagliari e Napoli, l’ambiente sardo carica la partita di significati particolari, mentre nella città partenopea la vigilia è vissuta con assoluta serenità. Gli isolani chiedono la vittoria ad ogni costo e, complici i media locali, definiscono il confronto come “la partita dell’anno”, fino a trasformare il loro campo in una polveriera. I motivi si annidano dietro uno stupido dissidio tra le due tifoserie, scoppiato attorno al pomo della discordia, il calciatore uruguaiano Daniel Fonseca, passato dal Cagliari al Napoli nel 1992. Accade che tornò in Sardegna da ex, d’azzurro vestito, e fu ricoperto di fischi. Il nervosismo lo tradì, si fece espellere e il rapporto coi suoi ex tifosi si ruppe definitivamente. Nel campionato successivo, invece, realizzò una doppietta che consentì al suo Napoli, guidato da Marcello Lippi, di espugnare il Sant’Elia. Il bomber, ancora fischiato, si sfogò indirizzando il gestaccio dell’ombrello alla curva cagliaritana. I supporters azzurri inneggiano al loro beniamino, ormai integrato perfettamente nella realtà partenopea, e iniziò la tensione tra le due tifoserie. A fine partita gli ultras sardi attesero i napoletani per aggredirli mentre si dirigevano al porto. Da quel giorno, ogni ritorno del Napoli a Cagliari si trasformò in una chiamata alle ostilità fatta di cori razzisti e offese. Fino al Giugno del 1997, quando proprio lo stadio di Napoli fu designato come sede neutra per lo spareggio salvezza tra Cagliari e Piacenza. Gli ultras azzurri, quelli presenti, presero la palla al balzo, e parteggiarono per il Piacenza. I supporter della squadra della città più importante del Sud a sostenere la nordica squadra emiliana, invece che la *meridionale” isolana. Ne seguirono provocazioni reciproche (tra cui uno striscione “Napoli colera”), piccoli tafferugli e una dolorosa retrocessione sul campo del Cagliari in serie B, a Napoli, nello stadio di quei tifosi cui i sardi giurarono odio eterno, presidente Cellino compreso.
C’è poco da pretendere ragioni quando si parla di rivalità di campanile da stadio. Quel che conta è la distorsione della realtà che i luoghi comuni e gli stereotipi generano. Quando Fonseca causò la rottura dei rapporti tra le due fazioni, i tifosi del Cagliari indirizzarono i soliti cori privi d’intelletto all’indirizzo dei napoletani, colpevoli di inneggiare al loro idolo in campo. «Terroni.. terroni…», gridarono, e ancora oggi accade. Loro che magari non sapevano, forse, e non sanno, che all’epoca dello scudetto di Riva, venivano accolti a Milano e Torino al grido di «pecorari… banditi». E però le coordinate geografiche dei due capoluoghi parlano chiaro: Cagliari è più a sud di Napoli, meridionale quanto Cosenza o Crotone, e non solo geograficamente. Eppure l’offesa geografica si ripete da allora, in maniera cervellotica, tant’è che il giornalista della RAI Antonio Capitta, sardo, che nel 1993 confezionò il servizio per “La Domenica Sportiva”, pose proprio questo quesito: «Perchè gli ultrà del Cagliari chiamano “terroni” i loro colleghi napoletani?».
Il brutto clima è persistito negli anni. Sarebbe anche ora di finirla con certe stupidità che non fanno onore a due popoli e due splendide città del Sud, ricche di cultura, le cui squadre sono peraltro le uniche vere meridionali ad aver vinto il tricolore, sovvertendo gli effetti della questione meridionale nel calcio.

Lettera a Edy Reja

Lettera a Edy Reja: «Grazie, galantuomo!»
Le accuse indecenti su IL TEMPO di Roma

Ciao Edy,

la tua lettera ai napoletani consegnata a “IL MATTINO” mi ha scaldato il cuore e quello di tantissimi. Hai ancora una volta dimostrato di essere un galantuomo, un uomo d’altri tempi per questo calcio sempre più arido di vincoli e legami che vadano oltre i contratti in essere e le appartenenze professionali. Napoli ti è riconoscente e lo sarà sempre per averci accompagnato con la tua saggezza al calcio che conta. Hai saputo mettere da parte i veleni della partita, peraltro accesa e spettacolare ma mai scorretta, e rendere ancor più bello il tuo ritorno tra noi.

Purtroppo, caro Edy, ho letto le parole al fiele di Luigi Salomone date alle stampe su “IL TEMPO” di Roma e mi hanno disgustato. Leggere da un addetto ai lavori, non da parte di un tifoso qualsiasi della curva nord dell’Olimpico, che hai sbagliato a scriverci perchè noi siamo i più acerrimi nemici dei laziali dopo i romanisti e che non dovresti sbandierare ai quattro venti il tuo affetto per Napoli, è qualcosa che rattrista fortemente e rende l’esatta dimensione della degenerazione della passione calcistica in Italia. Non è questo il calcio che può piacerci!

“Non c’è un solo tifoso laziale che si auguri di vedere lo scudetto sulle maglie di Lavezzi e Cavani. Meglio Milan o Inter”. Un frase di avvertimento a te rivolta, scritta su un quotidiano importante da un uomo che finisce per fomentare gli animi e incitare chiaramente alla violenza, annullando gli insegnamenti che il tuo gesto ha offerto, si commenta da se.
Le persone di una certa cultura sportiva, come quella che dimostri tu da anni nel mondo del calcio, non diffonderebbero mai concetti così tristi, carichi di livore e di invidia, e per di più pericolosi.

L’attacco nei tuoi confronti è frontale da parte del tuo stesso ambiente. Non ti perdonano i derby persi e ora ci aggiungono la sconfitta con gli odiati napoletani da te amati, facendo riferimento a torti arbitrali ma dimenticando il goal di Zarate dell’andata viziato fortemente da fallo di mano. Ma qui l’errore arbitrale non conta nulla, chi ti attornia è ormai chiaro che ti stia attaccando personalmente e non certo per mancanza di risultati sportivi, peraltro sotto gli occhi di tutti.

Tu saprai benissimo cosa fare a fine stagione perchè hai ben chiare le condizioni di lavoro in cui ti stanno mettendo, ma questo disagio che da lontano percepiamo ci dispiace fortemente.

Comunque vada il campionato, il nostro risultato sarà anche merito tuo. Hai fatto bene a rivendicare ciò, ma stai tranquillo, noi non dimentichiamo. E se tu riuscirai a portare la Lazio in Champions League saremo contenti per te, a prescindere dal fatto che la squadra che avrai guidato si chiama Lazio, quella di chi ci augura di perdere lo scudetto.

Un abbraccio a te, galantuomo!

Angelo Forgione
Movimento V.A.N.T.O.

l’appunto “anti-Napoli” di Luigi Salomone a Reja su IL TEMPO di Roma
http://www.iltempo.it/2011/04/10/1249606-caro_stavolta_sbagliato.shtml?refresh_ce