Magistrati napoletani veri avversari del malaffare italiano

Angelo Forgione Arturo Martucci di Scarfizzi, magistrato napoletano, è il nuovo presidente della Corte dei Conti, la magistratura contabile che vigila sulla trasparenza delle entrate e delle spese pubbliche. Succede a Raffaele Squitieri, anch’egli magistrato napoletano, come Raffaele Cantone, presidente dell’Associazione Nazionale Anticorruzione, l’organo di vigilanza sull’integrità dell’amministrazione pubblica messo su nel 2014, e supercontrollore degli appalti di Expo Milano. Ruoli chiave della macchina di controllo nazionale occupati da prodotti della scuola forense partenopea. E allora mi viene in mente che l’inchiesta ‘Mani Pulite‘ che scoperchiò la grande corruzione italiana di Tangentopoli fu condotta dal napoletano Francesco Saverio Borrelli, e che il più grande scandalo sportivo, Calciopoli, fu sfoderato dai magistrati napoletani Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci.

Morale della favola: ad arginare l’atavica marcescenza italiana sono i magistrati napoletani.

Napoli nemica giurata, deve pagare… e paga!

Napoli nemica giurata, deve pagare… e paga!

giustizia sommaria contro quella ordinaria e sportiva

Angelo Forgione – Dobbiamo rendercene conto. Napoli è una nuova nemica giurata della Juventus, al pari delle forze economiche di Milan e Inter. Come lo è diventato se i capitali messi in campo dal fastidioso De Laurentiis non sono ingentissimi? Non solo per la competitività gestionale e quella tecnica espressa in campo in questi anni, non solo per la sottrazione della stella d’argento sulle maglie bianconere, ma anche e soprattutto per quella grande spina nel fianco del corpo juventino che fa sanguinare: la giustizia, ordinaria e sportiva. Napoli è detestata perchè la sua Procura della Repubblica ha condotto il processo di “calciopoli” che ha fruttato la Serie B e cancellato due scudetti, ovvero la famigerata terza stella della discordia. Napoletani sono l’ex procuratore Lepore, il PM Narducci e il Tenente Colonnello Auricchio così come napoletano è il procuratore federale Palazzi, grande accusatore dei prosciolti Bonucci e Pepe ma soprattutto dello squalificato Conte (solo per ora, ma la squalifica in panchina è comunque una farsa) cui, non a caso, è stata dedicata la vittoria. Napoli è odiata dalla Torino e dall’Italia bianconera e deve pagare per il sangue versato, per i continui “fastidi”. Mettiamoci poi un De Laurentiis ingombrante e i fischi all’inno nazionale italiano che Abete, Petrucci e l’Italia intera non hanno gradito. A Pechino Napoli ha pagato e, col senno di poi, ognuno discerna se sia stata solo sfortuna o se l’avvertimento sia stato recapitato tramite un corriere col fischietto tra le labbra.
È tutto qui il livore di quotidiani e siti schierati che non vedevano l’ora di veder perdere Napoli, non solo il Napoli, di scrivere fiumi di sprezzo e puntare il dito verso chi ha protestato per il danno e non verso chi ha danneggiato. L’assenza del Napoli durante la premiazione è un po’ come i fischi all’inno nazionale, cioè il disappunto di chi ha capito di aver subito un danno non casuale. E allora grande spreco di pareri di Xavier Jacobelli, Giancarlo Padovan, Giuseppe Cruciani, Tony Damascelli e i vari bacchettatori per cui quella di ieri è una sceneggiata di Pulcinella senza precedenti. Col primo ho avuto un personale botta e risposta interrotto dall’esercito di indignati per un’affermazione scorretta purtroppo non rettificata. Cruciani invece, come suo solito, non si è confrontato censurando chi non la pensa come lui anche se educatamente. Complimenti vivissimi a tutti!

De Magistris tra legalità, democrazia e litigi

De Magistris tra legalità, democrazia e litigi

i pilastri della campagna elettorale sgretolati dal monolito arancione

Angelo Forgione per napoli.com
Cosa sta succedendo alla giunta De Magistris? Il rinnovamento procede spedito, si è arrestato o non è mai partito? A poco più di un anno dall’avvio della rivoluzione arancione gli interrogativi iniziano a farsi strada. La defenestrazione di Raphael Rossi dal ruolo di presidente dell’ASIA, l’azienda partecipata per la raccolta dei rifiuti del comune di Napoli, e la rinuncia di Roberto Vecchioni al Forum delle Culture hanno fatto da preludio agli addii di Pino Narducci prima e Riccardo Realfonzo poi. La super-giunta si è “scassata”, via uomini che hanno lavorato sul principio assoluto di legalità, sul quale De Magistris aveva costruito la sua vittoria nella corsa a Palazzo San Giacomo. Il fatto che siano usciti due suoi stimati amici dalla giunta sbattendo la porta non può non preoccupare. L’assessore alla sicurezza Narducci veniva dalla sua esperienza da Pubblico Ministero con le credenziali di importanti indagini sulla criminalità organizzata e del suo importate ruolo nel processo su “Calciopoli”. Doveva essere il garante assoluto della legalità per la città, ruolo per cui l’amico De Magistris aveva sfidato anche il parere contrario del CSM e del Presidente Napolitano, e invece è andato via con una gran voglia di tornare al suo lavoro di magistrato, denunciando nel suo comunicato di commiato il disgusto per una visione politica, non solo del sindaco, secondo la quale «i comportamenti illegali esistenti possono essere tollerati e accettati poiché sono comunque regolatori di equilibri del vivere civile e, senza di essi, si apre la strada al disordine sociale», criticando «una concezione regressiva e subalterna allo stato di cose presenti» e «una linea di assoluta continuità con vecchie logiche del passato». De Magistris gli ha risposto che era intransigente e si accaniva coi più deboli. Insomma, lo scontro tra l’inflessibile uomo di legge e l’indulgente, e ognuno scelga in questa vicenda dove inserire la legalità e il cambio di mentalità. Poi è toccato a Riccardo Realfonzo, assessore al bilancio, su cui il sindaco aveva costruito la sua campagna elettorale. Era stato uno dei primi a sostenerlo, reduce dalla sua esperienza in giunta con la Iervolino ed era ad un certo punto divenuto inconsapevolmente l’ago della bilancia nella disputa con Lettieri. Il candidato del PDL si buttò la zappa sui piedi quando disse che l’avversario voleva portarsi appresso un ex-assessore della Iervolino che per giunta aveva aumentato la TARSU. In realtà Realfonzo aveva fatto un figurone sbattendo la porta in faccia alla sindaco dimettendosi dopo averla accusata di non essere stato supportato nelle strategie per uscire dal dissesto e per abbattere il sistema clientelare che bloccava la macchina comunale. E la tassa sulla spazzatura l’aveva semplicemente applicata dopo che il Governo Prodi nel 2007 l’aveva innalzata obbligando i Comuni a coprire interamente il costo dello smaltimento. Anche qui si sono scontrati approcci diversi, con un assessore che lavorava per abbattere gli sprechi in maniera intransigente entrando «in conflitto con la politica degli eventi da organizzare in città, e con una visione della spesa pubblica scarsamente consapevole dei problemi e non molto diversa da quelle del passato», come lo stesso Realfonzo ha scritto nel suo comunicato stampa. De Magistris ha parlato di scelta sofferta che lo ha turbato sul piano umano sostituendo il professore sannita che tagliava le spese con Salvatore Palma, presidente del collegio dei revisori dei Conti, uomo utile a mitigare il buco in bilancio percorrendo strade meno pratiche e più politico-diplomatiche.
Anche Raphael Rossi era stato mandato via da ASIA in circostanze simili, denunciando di essere entrato in contrasto col sindaco per aver rifiutato di avallare 23 assunzioni. Nel 2006 il manager aveva rifiutato la corruzione con 125.000 euro a Torino e denunciato l’AMIAT, l’azienda dei rifiuti del capoluogo piemontese di cui era vicepresidente, il cui presidente cercava di imporgli l’acquisto di un macchinario ritenuto inutile al costo di 4,2 milioni. De Magistris ha deciso di fare a meno di lui, lasciando che andasse a occuparsi dei rifiuti di Foggia lasciando una Napoli non più in crisi ma sempre costantemente sporca.
E poi c’è anche la questione più velata del presidente dell’Unione Industriali Paolo Graziano che era a capo di ACN, il consorzio che si occupa dell’organizzazione della Coppa America a Napoli, che ha avuto qualche screzio con il sindaco: i due si sono beccati in occasioni di uscite pubbliche quali la presentazione della Coppa Davis e l’assemblea annuale degli industriali. Le polemiche su costi e ricavi dell’evento hanno lasciato il segno (a proposito, che fine ha fatto il concerto di Francesco Renga rinviato per pioggia che sarebbe stato pagato comunque?) e le inchieste aperte dai magistrati napoletani sui lavori per le World Series hanno portato a una rottura dopo mesi di collaborazione stretta. Rottura anche con il maestro Roberto De Simone sul progetto del museo delle tradizioni napoletane e qualche stilettata anche dal sindaco di Caserta Pio Del Gaudio che non ha gradito le lezioni di buona amministrazione del collega napoletano ai cittadini casertani. Ma il primo scontro fu con l’ex amico Beppe Grillo, a colpi di punture velenose, col comico genovese che accusò il candidato sindaco di abbandonare l’europarlamento tradendo la fiducia degli elettori.
Sembra evidente che personalità forti e dritte sulla schiena non riescano a convivere col sindaco di Napoli. Fin troppo diretto Realfonzo nel sottolinearlo: «il sindaco sviluppa un astio verso chiunque, anche nel tentativo genuino di aiutarlo, esprime un punto di vista diverso su qualche argomento». L’ormai ex assessore preconizza il crac finanziario e si dice preoccupato: «un avvicendamento all’assessorato, in questa fase, con le enormi difficoltà che il Comune continua ad incontrare, è un vero e proprio salto nel buio, che rischia di portarci rapidamente in una condizione di crisi finanziaria irreparabile. Ma lui ha ritenuto di assumersi queste responsabilità». Bisogna sperare che Realfonzo si sbagli ma c’è un dato evidente che rende le preoccupazioni ancor più concrete. La rivoluzione arancione poggiava su due cardini, la legalità e la democrazia; la prima mostra grossi segnali di fallimento, la seconda sembra essere già fallita. De Magistris aveva urlato alle piazze che avrebbe aperto le finestre di palazzo San Giacomo e che avrebbe contato sulla democrazia partecipativa. Di fatto prende decisioni improvvise e se ne assume la responsabilità, non dialoga con i movimenti e neanche con le forze politiche di maggioranza. L’ultimo rimpasto è avvenuto senza confronto con chi in consiglio comunale aveva chiesto una verifica e con la stessa autorità il sindaco decide di questioni che riguardano la città. Sono nate così le ZTL che non hanno visto una consultazione preventiva con i commercianti e le associazioni di categoria. Così è nato il bellissimo lungomare “liberato”, decisione giusta ma senza creare prima le condizioni urbanistiche che lo potessero sostenere. Tutto accade senza avviso e successivi chiarimenti, che si tratti
di smontare una monumento in Villa Comunale piuttosto che di trivellare a “Bagnoli Futura” senza un Piano di Emergenza di protezione civile.
Napoli spera ma sa anche essere facilmente disillusa. Come non ricordare la stagione d’oro di Bassolino con le sue sacrosante pedonalizzazioni e i suoi eventi isolati? Oggi il lungomare è splendido ma non può restare com’è, immobile come è rimasto il Plebiscito; e non può neanche nascondere dietro una nuova vetrina tutti gli altri problemi. Bagnoli è ancora una miniera di ricchezza sprecata e Napoli-est resta un nodo irrisolto. La grande emergenza dei rifiuti è un brutto ricordo ma la città resta complessivamente sporca e sciatta. De Magistris ha fatto e sta facendo, ma da ora si tratterà di capire con quali reali risultati in prospettiva. 
Le questioni sul tavolo sono tante ma le risposte non arrivano, il coinvolgimento è negato e tutto, nel bene e nel male, è competenza dell’ex-magistrato. I Social Network diffondono messaggi del sindaco, cioè del suo staff che fa da scudo, e interfacciarsi è impresa quasi impossibile. Legalità e partecipazione potrebbero rivelarsi un doppio boomerang per il sindaco arancione che preannuncia per Settembre anche il movimento politico per ricompattare da Napoli il centrosinistra e avviare un’altra corsa, stavolta al Parlamento. Si chiamerà “Movimento Arancione” e potrebbe portare con sé un tradimento (e chi lo sentirebbe a Grillo?) del patto coi suoi elettori napoletani. Che furono tanti se ci si riferisce al 65% di preferenze ottenute da chi credeva nella sua rivoluzione. Ma anche pochi se non si dimentica che a Napoli votò solo il 50.57% degli aventi diritto. Tradotto in soldoni, il primo partito in città è quello di chi non crede nella politica e De Magistris ha l’onere di ridare fiducia ai disinteressati. L’unica maniera per farlo è quella di essere sindaco per Napoli, dedicandosi anima e cuore al rilancio della città senza altri obiettivi. Le premesse erano ottime ma il “conto arancio”, oggi come oggi, non sta rendendo quanto promesso.

Plebiscito: chiediamo tutti la videosorveglianza!

Plebiscito: chiediamo tutti la videosorveglianza!

proposta per la salvaguardia di una piazza simbolo d’Europa

Ancora una brutta notizia arriva da Piazza del Plebiscito, continuamente attaccata da giovani senza coscienza e cultura. E così, in accordo con “La Radiazza” di Gianni Simioli su Radio Marte che ha lanciato la proposta in radio, invitiamo tutti i simpatizzanti di V.A.N.T.O. a inoltrare richiesta di installazione di videosorveglianza, quale unica soluzione contro gli atti di vandalismo, nella piazza simbolo di Napoli Capitale ai seguenti indirizzi di posta elettronica:

assessorato.trasparenza@comune.napoli.it
per conoscenza a:
sindaco@comune.napoli.it
mbac-sbapsae-na@mailcert.beniculturali.it
sbappsae-na@beniculturali.it 

Di seguito il nostro messaggio:

Gentile Assessore Narducci,
chiediamo di prendere in considerazione l’opportunità di installare videosorveglianza in Piazza del Plebiscito, continuamente stuprata da vandali e incivili ragazzi senza cultura, compatibilmente alla conservazione dei luoghi.
La piazza simbolo del Neoclassicismo nato a Napoli e diffusosi in Europa e America dopo la scopera di Pompei e Ercolano non può essere lasciata alla mercé di chi non ne capisce il valore.
Attendiamo riscontro per eventuale incontro di discussione delle problematiche della piazza che seguiamo da anni.

Movimento V.A.N.T.O.
(Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio)

altri video sull’argomento nella sezione “anti-degrado”

È giunta la Giunta (De Magistris)

È giunta la Giunta (De Magistris)
inaugurato l’assessorato alla democrazia partecipativa

Nell’antico palazzo dei ministeri borbonici “di San Giacomo”, il Sindaco Luigi De Magistris ha presentato la nuova Giunta Comunale che dovrà governare la città da qui in avanti. Nessuna sorpresa rispetto alle indiscrezioni degli ultimi giorni.
Salta subito all’occhio, per noi che da anni cerchiamo di dialogare con Palazzo San Giacomo in maniera costruttiva, un nuovo assessorato alla democrazia partecipativa che avrà il compito di gestire i rapporti con i movimenti affidato ad Alberto Lucarelli che diventa così un importante referente della cittadinanza attiva.
Lo stesso De Magistris, annunciando la Giunta e definendola “un grande progetto”, ha speso due parole in più per questo nuovo assessorato che registriamo dandogli un valore fondamentale: «Questo è un esecutivo che inaugura un nuovo modo di fare politica a Napoli, nel Mezzogiorno e nel paese. A Napoli nasce un laboratorio politico per puntare sulla grande voglia di partecipazione e di cittadinanza attiva. Al nuovo assessorato alla democrazia partecipativa do molta importanza perchè noi creeremo da subito dei momenti di confronto con la cittadinanza attiva che ci è stata vicina in campagna elettorale ma anche a quella che si vorrà mobilitare per partecipare direttamente al governo di questa città. C’è una parte della cittadinanza che ha dato prova di essere viva, che vuole dire la sua e darci una mano, magari anche criticvando quando è giusto farlo».
Quattro le donne nell’esecutivo ma spicca la figura di Tommaso Sodano come vicesindaco e assessore all’ambiente chiamato a risolvere il problema dei rifiuti, proprio colui che portò alla luce lo scandalo rifiuti in Campania e che mosse le denunce che portarono al rinvio a giudizio di Bassolino, Romiti, Impregilo e dei vertici del commissariato ai rifiuti.
Giuseppe Narducci, noto PM della Procura di Napoli, va “spontaneamente” ai diritti, trasparenza e sicurezza; a lui toccherà il compito di porre le condizioni per migliorare le condizioni di sicurezza della città lavorando sulla videosorveglianza e su quei prosupposti che possano segnare un’inversione di tendenza in una città che, come ha ricordato il Sindaco, ha fatto poco per questo negli ultimi anni.  Da sottolineare il ritorno a Palazzo San Giacomo di Riccardo Realfonzo al Bilancio, dopo aver provato a lavorare con la Iervolino alla quale ha poi sbattuto la porta dimettendosi dalla stessa carica e aver accusato la Giunta, Sindaco compreso, di non averlo supportato nelle strategie di cambiamento per uscire dal dissesto e per abbattere quello che definì un sistema clientelare che bloccava la macchina comunale. Avevamo segnalato alla vigilia del ballottaggio l’autogoal che Lettieri aveva commesso nell’accusare De Magistris di pensare a Realfonzo per la sua eventuale Giunta (leggi), cosa che invece rappresentava una positività. Realfonzo, come Sodano, appare l’uomo giusto al posto giusto.
Al Lavoro, Sviluppo, Attività produttive, Commercio e “made in Naples” va Marco Esposito, uomo che si è contraddistinto per le sue battaglie “meridionaliste” contro il federalismo fiscale di stampo leghista. Lo scorso 3 Giugno avevamo analizzato i dati dello SVIMEZ (leggi) riportando un suo intervento (guarda) del 27 Febbraio 2010 in cui attaccò Caldoro alla vigilia dell’elezione alla presidenza della Regione, ma anche Giulio Tremonti, dando l’esatta dimensione di come il sud sia raggirato e continuamente colonizzato dai politici del potere settentrionale che guidano il paese in funzione degli interessi delle proprie aree di provenienza. Esposito appare una buona garanzia di un Comune di Napoli che possa “andare” a sud in un paese sbilanciato a nord (forte cardine tra le battaglie di V.A.N.T.O).
Interessanti gli altri incarichi, tra i quali quello ad Antonella Di Nocera che rileva il delicato e importante assessorato alla Cultura e Turismo.
Buone le premesse rispetto agli auspici “captati” in campagna elettorale che hanno trovato conferma. Ma ora al lavoro, il tempo della “tregua” è finito. La Giunta appare sicuramente valida e da domani Napoli attenderà risposte dal nuovo sindaco e dai suoi collaboratori. Anche V.A.N.T.O. che sa già da dove ripartire dopo anni di silenzio iervoliniano.

 


I fucili di Torino (e non solo) puntati su Napoli

Riecco i fucili di Torino (e non solo) puntati su Napoli
questione di risentimento juventino che non svanisce 

di Angelo Forgione

E ci risiamo! La solita gogna mediatica su Napoli e sul Napoli e poi finisce che sono i Napoletani ad essere i soliti vittimisti. Tuttosport, La Stampa, Tuttojuve.net, ma non solo; le testate giornalistiche cartacee e online di Torino e dintorni hanno rinvigorito il fuoco di fila puntando le baionette in direzione Napoli, e non è certo una novità. Vengono in mente le parole di mister Mazzarri alla vigilia di Inter-Napoli della scorsa Epifania: «Questo Napoli comincia ad essere temuto e i nemici stanno uscendo allo scoperto. Facciamo paura, I fucili sono puntati da tutte le parti e io sono soddisfatto, sperando che la squadra capisca questo spirito». Eppure Walter il mago è di San Vincenzo, Livorno, mica di San Giorgio a Cremano?! Delle due l’una: o Mazzarri è davvero malato di vittimismo come i suoi detrattori affermano oppure si è talmente calato nella realtà napoletana da aver capito come vanno le cose.
C’è da sperare che, oltre la squadra, anche la città capisca la dinamica perchè si colpisce il Napoli per colpire Napoli, e viceversa.
Ecco il mostro in prima pagina, si chiama Napoli se non si era capito. Pregiudicati a bordo campo, mancate esultanze ai goal della squadra di casa, e tanto basta per scrivere che il Napoli c’è dentro fino al collo e che la retrocessione degli azzurri è all’orizzonte, che è Napoli l’epicentro del problema. Ecco d’emblée svanire il debito pubblico e il paese che arretra, la disoccupazione giovanile che non è più solo giovanile, i rifiuti tossici sotterrati e sommersi dal Garigliano in giù, la forbice tra nord e sud che si allarga, gli scandali del primo ministro e gli stipendi d’oro in parlamento… tutto finisce sotto il tappeto magico della camorra, del marciume della società napoletana che se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Occasione da non perdere, calcio e camorra nello stesso momento, quale miglior mix per produrre un’arma di “distrazione” di massa?

Inutile domandarsi chi tenga in vita le mafie in Italia quanto entrare nel merito delle inchieste che se dovessero accertare responsabilità o implicazioni di qualche tesserato del Napoli sarebbero i Napoletani per primi a chiederne pena esemplare. Ma al momento non c’è nulla se non una fotografia di un affiliato ad un clan camorristico a bordo campo durante Napoli-Parma dello scorso anno, e non fa niente che al momento dello scatto non era destinatario di provvedimento giudiziario e non latitante come lo è oggi. Un uomo entrato sul terreno di gioco come addetto alla manutenzione del prato reso famoso dai giornali per la sua manipolata indifferenza al goal di Hamsik, e non fa niente che è poi diventata esultanza. E niente fa neanche che i flussi delle giocate sulle tre partite del Napoli sotto la lente d’ingrandimento siano risultati regolari ai primi controlli. Serve forse sottolineare che la procura della Figc le abbia archiviate perchè non sono emerse condotte di rilievo disciplinare? 
Per qualcuno il Napoli non è che sia già colpevole ma sarebbe auspicabile che lo fosse. Il solito noto di tuttojuve.net evidenzia come sia bella la città dei Pulcinella, al plurale, non al singolare (leggi l’attacco di Vincenzo Ricchiuti). E i pulcinella in questione non hanno maschera ma connotati ben precisi corrispondenti a quelli del neosindaco De Magistris, del Procuratore Lepore, del PM Narducci e del Tenente Colonnello Auricchio. E subito vengono in mente le elezioni amministrative e quelle minacce della vigilia e del giorno dopo a una città che non poteva permettersi un sindaco di legge, quella legge che proprio a Napoli sta mettendo mano al processo più squallido della storia del calcio italiano.
La mano è sempre la stessa, quella di uno juventino di fede e napoletano di residenza che alla vigilia dell’umiliante sconfitta di Napoli-Juventus aveva lanciato strali contro i napoletani con una sconclusionata e permalosa reazione alla campagna “Ma perché sei tifoso della Juve se sei di Napoli?”. Quello strillo infantile che niente seppe esprimere oltre agli insulti fu strozzato in gola dal “triplete” di Cavani, ma evidentemente il risentimento pompava ancor più. E allora rieccolo esplodere il nostro a offendere Napoli, il suo sindaco e i suoi uomini di giustizia.
Ma i Napoletani, anche in questa situazione, non si scompongano perché è chiaro da dove arrivi tutto questo livore. Sappiano che gli juventini sono logorati dal processo a “calciopoli” che si celebra a Napoli, maledetta Napoli! E ora chi indaga sul calcioscommesse? La Procura di Napoli, ancora quella. Per Napoli e per la verità è la maggiore garanzia, ma per loro proprio no.
I Napoletani capiscano, quelli vorrebbero vederli sparire i vesuviani… e pure quando intenderebbero vendicarsi sul campo per cotanta sofferenza finiscono al 90’ con maggiore frustrazione alla vista di Hamsik in delirio in casa propria, di Cavani che si porta sottobraccio il pallone-ricordo tra le mura domestiche, ma anche del palleggiato Quagliarella che prima bacia la maglia azzurra bucando Manninger e poi quella bianconera se la deve levare insieme alle scarpette proprio alla vigilia del grande ritorno.
Li comprendano i Napoletani per questi due anni di atroce supplizio post-cadetteria, uno peggio dell’altro, culminati in un bye-bye all’Europa, mentre gli azzurri timbravano il passaporto per l’olimpo continentale. Erano abituati a vincere, a fregiarsi di ogni alloro nella rincorsa alla terza stella e all’improvviso non gli riesce più mentre il potere si è spostato di 140 km a nord-est.
Siano indulgenti i Pulcinella, perché è chiaro che le azioni di disturbo su Mazzarri e Inler sono, appunto, ronzii su un allenatore che di fatto è ancora all’ombra del Vesuvio e su un giocatore che forse mangerà pizza e non bagnacauda se è una buona forchetta.
I tifosi azzurri si appassionino al potenziamento della squadra finchè non c’è reale motivo di preoccuparsi. Gli altri guardino in casa propria che di guai ce ne sono abbastanza, ed evitino di mostrare il loro risentimento in maniera così sfacciata.
Perepereppeppereppeppè… i “bersaglieri” dell’informazione stanno accorrendo, dando fiato alle trombe con le loro piume di gallo cedrone al vento; vogliono fare la loro Italia del pallone cacciando il “tiranno” del sud. Ma stavolta non ci riusciranno!