Ritorno al Medioevo? Magari!

medioevo

Angelo ForgioneE smettiamola di bollare il congresso sulle famiglie di Verona come “ritorno al Medioevo”, ripetendo come automi senza facoltà intellettive un’offesa a un periodo dell’umanità tutt’altro che buio.
In quell’epoca vi furono progressi in tutti i campi, nacquero le lingue, le università, le nazioni, i comuni, i sistemi creditizi, e furono costruiti enormi monumenti tra cattedrali, castelli e palazzi. Insomma, nacque la Modernità occidentale.
Quello tra la metà dell’XI secolo e la fine del XIII, proprio in pieno Medioevo, fu un periodo in cui si visse meglio in Europa, grazie a una stabilità politica, all’assenza di gravi conflitti e a una buona situazione climatica, che permise la crescita della produzione agricola e della popolazione.
La vita comunitaria si sviluppò enormemente e il fenomeno dei suicidi era pressoché sconosciuto, appartenente solo a chi, come i giapponesi, ritenevano onorevole togliersi la vita. Le mafie non esistevano.
Uno degli uomini più colti della storia, Federico II di Svevia, è collocato nella prima metà del Duecento. La sua corte fu luogo di incontro fra le culture greca, latina, germanica, araba ed ebraica. Parlava sei lingue e fu riconosciuto come “Stupor Mundi”, meraviglia del mondo.
Vero è che dalla metà del Trecento cominciò una fase di epidemie, carestie e conseguenti conflitti durata fino al Seicento, ma i valori comunitari non mutarono affatto, e in questo senso va interpretato il successivo Rinascimento di coniazione ottocentesca, che fu periodo di ripresa economica e di conseguenti rinnovate attività commerciali, artigianali e artistiche.
Ma altro che oscurantismo medievale!

Dalle scuole elementari all’università si perpetua sempre lo stesso disprezzo per quel periodo, e c’è un motivo ben preciso. Che il Medioevo sia sinonimo di oscurantismo lo hanno voluto far credere gli illuministi, soprattutto i francesi, gli intellettuali del Settecento, che erano perlopiù massoni e, in quanto tali, radicali anticattolici. Era la loro visione laica del mondo da affermare, e andava sancita la supremazia della loro epoca su quella dominata dalla Chiesa. Gli illuministi, per sradicare l’Istruzione dalle stanze dell’Ordine dei Gesuiti, fecero credere che l’epoca della religiosità era stata tenebrosa, e che la ragione avrebbe migliorato il mondo. Portavano la luce della ragione contro le tenebre dell’ignoranza. E siccome i nostri libri di storia li hanno scritti i massoni del Risorgimento, dediti alla politica e non al miglioramento dell’uomo come al principio della Massoneria (la pubblica istruzione del Regno d’Italia fu affidata ai “fratelli d’Italia” De Sanctis, Coppino e Baccelli), ecco che assorbiamo a scuola e ripetiamo pedissequamente una menzogna ereditata acriticamente da secoli di mistificazione.

La vera epoca buia, piuttosto, la stiamo vivendo noi, ed è iniziata con le rivoluzioni industriali che hanno aperto ai distruttivi conflitti mondiali del Novecento, con gli ignobili stermini nazi-fascisti, passando poi alla cancellazione della funzione estetica delle arti, finendo alla globalizzazione e al declino della sovranità degli Stati.
La classe dominante capitalista ha assunto i poteri del vero vassallaggio mondiale, assoggettando e affamando la parte debole della società alla volontà di pochi.
Le mafie abbondano in diverse zone del mondo e il cosiddetto “terrorismo islamico” miete vittime innocenti, controllato dalle lobbies internazionali e non certo dagli ideali religiosi.
L’inquinamento è oltre ogni limite, il clima è impazzito, le risorse del pianeta sono in via di esaurimento, e in maniera irreversibile. I mari sono sempre meno pescosi e le produzioni agricole si riducono sensibilmente. Il cibo-spazzattura dilaga e aumentano le intolleranze alimentari.
I suicidi sono causa di morte tra le più frequenti e il consumo di psicofarmaci è altissimo in una società individualista che ha fatto della competizione sociale e della cosiddetta “qualità della vita” i principali dogmi, causando depressione diffusa.
I bambini non giocano più nei cortili e nelle strade, ma si piazzano davanti alla nuova estensione del corpo, gli smartphone, la principale causa di distrazione alla guida e di dipendenza atossica di una società che va in panico se non c’è connessione, mentre i satelliti in orbita controllano tutto e inquinano pure lo Spazio.
Senza considerare i fenomeni retrivi come, ad esempio, la conflittualità di campanile dell’invasivo business calcio che oscura ogni attività sociale, o teorie folli quali il terrapiattismo, la terra piatta, roba che il sistema tolemaico medievale, seppur errato, superò abbondantemente.

Questa è l’era costruita e dominata dalle massonerie internazionali, ed è la vera era buia. Quindi, prima di ripetere una fesseria imparata a scuola e ascoltata da politicanti e media vari, accendiamo il cervello, perché l’avanzare dei secoli, dal secondo Ottocento a oggi, non ha comportato evoluzione, il valore universale che il Medioevo non interruppe affatto.
Vero è che la Chiesa, in quel periodo, sfruttava la superstizione per dominare, ma oggi i governi e quelle stesse “élite” decisionali usano l’ignoranza, e il fatto che si ripeta una menzogna scritta a tavolino è dimostrazione chiara di come proprio l’ignoranza sia la grande forza dei potenti. Che sono pochissimi.

Natale al Sud, festa del ritorno

Angelo Forgione Penso a tutte le mamme del mio Sud, ora che è di nuovo Natale. Non festeggiano nessuna ricorrenza come quella in cui fanno ritorno a casa i loro figli emigrati altrove. Non c’è famiglia meridionale che non abbia qualcuno lontano da casa e dagli affetti. Ed eccole, le mamme dei “ragazzi” di ritorno, in questi giorni, riempire il frigorifero di tutti i loro cibi preferiti, dare aria alle camerette, tirare fuori lenzuola fresche di bucato, prepararsi a godersi l’abbraccio.
La mamma meridionale è una dea Cerere, è terra madre, pronta a ri-accogliere, a saldare radici spezzate.
Sarebbe il caso, almeno al Sud, di sostituire il Natale del consumismo, svuotato del suo mistico significato, con la festa del vero valore delle famiglie meridionali: il ritorno. Il 25 dicembre, al Sud più che altrove, dovrebbe essere la “festa del ritorno”.
Chi ritorna non vuole aprire regali. Chi ritorna vuole aprire la scatola dei ricordi per gustare i sapori locali, per rivedere paesaggi e panorami persi, per riconciliarsi con le origini. È il ritorno alle radici a dare quel qualcosa in più al Natale dei meridionali, e l’euforia la si taglia a fette, per le strade, affollatissime, perché il ritorno significa ripopolamento temporaneo del dissanguato Sud.
Sono le mamme a celebralo questo sacro ritorno, ad officiarlo, a renderlo solenne. E beato chi ce l’ha una mamma.
Mi sfuggiva, negli anni della mia immaturità, cosa il Natale restituisse ai meridionali. Mi sfuggiva, in quelli della maturità, chi rendeva perfetto il ritorno.

benvenuto_napoletani

Complimenti a chi ha preparato questo striscione di benvenuto esposto alla Stazione Centrale di Napoli.

Sono io il vostro Cavani… e vi adoro

Matador CavaniAngelo Forgionecosì, immenso Edi, ci ritroviamo da avversari. Che tu possa perdere questa battaglia del cuore, ammirare una delle nostre proverbiali feste calcistiche che ben conosci e dover rimpiangere, per un attimo, di non avere più l’azzurro addosso. E forse la voglia di riprendertelo crescerà un po’ di più.
Poi torneremo ad ammirarti, a sostenerti, a sognarti ancora, perché tu sei il bomber con la media-gol più alta della nostra storia. Perché in questi cinque anni, nonostante gli ingenerosi fischi d’amore che hai ricevuto quella troppo immediata sera d’agosto, ci hai recapitato sempre messaggi di amore. E noi napoletani, lo sai, pur umorali, non dimentichiamo chi ama; alla fine sappiamo distinguere tra un professionista destinato ad ottimizzare la propria carriera e un volgare traditore.
Questa, Edi, è e sarà sempre casa tua. In fondo, col cuore non te ne sei mai andato. Qui non è cambiato niente. E neanche tu.

Antonio e Sabina tornano al Sud!

È una delle testimonianze più belle mai ricevute da quando ho iniziato a lavorare per tirare fuori l’anima di Napoli e le cause della depressione meridionale. Sapere che due ragazzi dalla faccia pulita tornano al Sud è il più grande dei successi. Me l’hanno comunicato con gioia, con tanto di foto dei miei libri, e io non vedo l’ora di accoglierli.

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Siamo due ragazzi fidanzati da 12 anni, io napoletano emigrato 10 anni fa a Rimini, lei bolognese con origini pugliesi innamorata di Napoli. Faccio il pasticcere e mi sono appena licenziato. Sai perché? Perché tra 15 giorni ci trasferiremo insieme a Napoli, dopo averlo sognato per tutti questi anni.
Tu sei stato cruciale nella nostra formazione e nel nostro “risveglio”, a partire dai tuoi videoclip, in particolar modo quello sui rifiuti tossici tra la Somalia e la Campania. Abbiamo cercato di divulgare qui al Nord la verità, con conferenze nelle scuole, negli stadi e nei comuni.
Ora finalmente veniamo a goderci la Regina delle città, unendoci alle persone come te, per metterci la faccia, orgogliosi di riuscire a tornare solo per amore della Verità!
Abbiamo sempre pensato alla tenacia di chi, come te, resta al Sud e combatte. Speriamo di avere l’onore di conoscerti di persona! GRAZIE!!!

Antonio e Sabina

Il ritorno di Higuain: fischi, pernacchie o indifferenza?

Tratto dalla trasmissione Club Napoli All News (Tele Club Italia), due chiacchiere sulla questione ‘ndrangheta allo Juventus Stadium, sul ritorno di Higuain al San Paolo e sui rapporti sempre tesi tra napoletani e romanisti.

Natale, ritorno a Sud

Angelo Forgione Napoli, Bari, Reggio Calabria, Palermo, Cagliari… tutte le città e i paesi del Sud in questi giorni hanno qualcosa in più. E poco c’entrano gli addobbi delle strade, le fiere e gli eventi. C’è qualcosa di molto più umano e caldo sottotraccia: le persone.
Le feste di Natale sono occasione per il rientro a casa. Per il Sud-Italia più che al Centro-Nord, dove pure c’è spostamento senza ripopolamento. Solo negli ultimi quindici anni sono emigrati oltre due milioni di meridionali, di cui cinquecentomila giovani tra i 15 e i 34 anni (trentamila laureati). Le frontiere della speranza sono, nell’ordine, la Lombardia e l’Emilia-Romagna, mentre campani e sardi scelgono il Lazio; e poi la Germania, la Svizzera e la Gran Bretagna. Si tratta di un vero e proprio svuotamento silenzioso delle città del Sud, che si ripopolano parzialmente a Natale. Una marea di persone che vivono altrove per lavoro e studio rientra per riabbracciare parenti e amici e per trascorrere con loro le festività. Si tratta in buona parte di chi riapre la scatola dei ricordi per gustare i sapori locali, per rivedere strade, paesaggi e panorami persi, per riconciliarsi con il luogo di origine, privato di opportunità, dal quale non ci si sarebbe mai voluti staccare.
È il ritorno alle origini a dare quel qualcosa in più al Natale dei meridionali. Mi sfuggiva negli anni della mia immaturità. Sfugge ancora a troppi quel che comporta per le comunità il sistematico e drammatico sradicamento.

Made in Naples strappa applausi al gala del Duomo

Gigi Savoia legge dei passi del libro e in platea nasce un applauso spontaneo

Un premio che Napoli ha dato a chi ama Napoli e per lei si è contraddistinto. E per questo, un riconoscimento con un significato particolare. Made in Naples ha saputo emozionare anche la folla festante che ha gremito il Sagrato del Duomo di Napoli per la serata di gala che ha chiuso i festeggiamenti per il Santo Patrono (guarda il video).

Premio San Gennaro, stasera Gala in via Duomo

Sul palco, tra i premiati, anche Angelo Forgione con Made in Naples

Grande serata in via Duomo per la chiusura dela Festa di San Gennaro. Si parte con gli sbandieratori di Sessa Aurunca e il Margheritango nel pomeriggio. Poi Sal Da Vinci con l’anteprima del suo prossimo musical ispirato a Renato Carosone. Gran finale col “premio San Gennaro” presentato da Gianni Simioli, ricco di artisti e personaggi della cultura napoletana, cui andrà una scultura realizzata dall’artista Lello Esposito.
Siete tutti invitati.

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Torna la Festa di San Gennaro. Premio anche a “Made in Naples”

locandinasponsorstampaTorna la festa di San Gennaro accanto alle cerimonie religiose della liquefazione del Sangue che si terranno a via Duomo. Tre giorni di moda, musica, arte e spettacolo, sostenuti e promossi dall’Assessorato alla Cultura e al Turismo e dall’Assessorato al Lavoro e alle Attività Produttive del Comune di Napoli, organizzati dall’associazione culturale Jesce Sole, fortemente voluti dai commercianti della zona di via Duomo e dal Comitato Civico di via Duomo che hanno istituito un comitato promotore della festa che è interamente autofinanziata.
“Il ritorno della Festa di San Gennaro”, con la direzione artistica di Gianni Simioli, inizierà il 19 settembre alle ore 21 con la musica della Banda della N.A.T.O., simbolicamente voluta per sancire un gemellaggio virtuale con la festa americana di New York. Il 20 settembre alle ore 18 spazio gli artisti di strada, tra i tanti anche le esibizioni di capoeira del “Balanço do Mar”, e poi dalle 21 una sfilata di moda presentata da Rosanna Iannaccone, con spettacoli di tango e break-dance. Il 21 settembre, dalle 18, via Duomo sarà animata da artisti di strada e, alle ore 19, sul palco si esibirà Sal Da Vinci che presenterà in anteprima il Musical Carosone – l’americano di Napoli”. Alle 21.30, un Gran Galà con ospiti come Clementino, Liliana De Curtis, Maria Mazza, Tony Tammaro, Serena Rossi, Mario Trevi, Enzo Fischetti e Nando Mormone di Made in Sud, Pietro Treccagnoli, Federico Vacalebre, Salvatore Misticone, Gigi Savoia, Donatella Vergara e gli Spaghetti Style. Saranno premiati anche gli autori del film di animazione l’Arte della Felicità e Angelo Forgione per il libro Made in Naples – come Napoli ha civilizzato l’Europa (e come continua a farlo), tutti con un’opera di Lello Esposito, l’artista che ha realizzato Gli occhi di San Gennaro, il busto gigante in bronzo alto più di 4 metri è stato collocato sul sagrato del Duomo di Napoli proprio stamane.
Nei giorni della kermesse i musei della zona saranno eccezionalmente aperti fino alle ore 22, con promozioni ed eventi speciali. Un’occasione imperdibile per visitare alcune perle del patrimonio artistico della città come il museo del tesoro di San Gennaro, Il museo Madre, il Pio Monte della Misericordia, il Monumento Nazionale dei Girolamini, il museo Diocesano, il museo Filangieri e la chiesa di San Severo al Pendino.  E poi, gioia per i bambini, con torroni e caramelle fino alla Galleria Principe di Napoli.

brochurefronteretroSTAMPA DEFINITIVA

Maradona tira pietre allo “Stellone”

Angelo Forgione per napoli.com È troppo sagace Diego, e sa benissimo come accendere il suo esercito. Quando lui parla, non tira fuori parole ma lancia pietre. Gliene sono bastate sette ieri sera per far esplodere la platea assiepata sul lungomare, ai piedi dell’Hotel Continental, e poi tutti i siti internet. Sette pietre scagliate che valgono più di qualsiasi comizio-fiume. Sette pietre in cui c’è tutta la conoscenza della società napoletana rispetto all’italiana. Sono passati quasi ventitré anni da quella gragnola alla vigilia di Italia-Argentina nella sua Napoli: «Gli italiani si ricordano dei Napoletani solo quando c’è da tifare per l’Italia, poi si dimenticano di come li trattano». Maradona ha capito nel 1984, più di tanti napoletani, che Napoli è nazione stretta in una nazione che le sta stretta, e continua a comunicare così, tirando pietre allo “stellone” d’Italia.
«Io non mi vendo, io sono napoletano!». Tanto è bastato per far esplodere un boato degno dei reperti filmati dell’istituto Luce. E poco importa, ma anche no, che qualche napoletano di troppo si sia venduto al potere nel corso della storia. A proposito, di chi sono le migliaia di voti per la Lega Nord infilati nelle urne napoletane? E per certi culi grossi il traguardo è la poltrona. E per noi poveri fessi basta solo un Maradona… Parole e musica di Federico Salvatore.

tratto da calcionapoletano.it