Macron: «Napoli è l’Italia a me cara»

Angelo Forgione – A rivelare l’amore del discusso Emmanuel Macron per Napoli ci aveva già pensato qualche tempo fa Caterina Avanza, una bresciana nello staff del presidente francese. «Per lui, Napoli è la città più bella del mondo», disse qualche tempo fa l’unica italiana al servizio del leader transalpino. «Ama Napoli, è stato lì a Natale del 2015. Mi ha confidato di avere una passione forte per quella città, per i suoi musei eccezionali, ed era davvero convinto di quanto mi raccontava».
Parole confermate a Fabio Fazio dal diretto interessato, folgorato dal teatro di Eduardo, dalle scritture del mio amico Jean-Noël Schifano e dalle storiche parole di Stendhal sulla bellezza di Napoli. E dire che il gran francese di Grenoble disse ciò da grande innamorato di Milano, di cui si sentiva cittadino, tanto da farlo scrivere suo sepolcro al cimitero parigino di Montmartre.
E mi viene in mente anche Gerard Depardieu, per il quale «L’Italia inizia a Napoli».
L’amore dei francesi per l’intellettualità di Napoli è forte, e spiega anche il motivo per cui i turisti transalpini scelgono di sostarvi più di altri, mentre i tedeschi preferiscono le isole e gli inglesi la costiera sorrentina.

Il Napoli ha perso, i napoletani hanno stravinto

tifosi_madridDa Martinafranca a Madrid, la tredicennale parabola ascendente del Napoli, rinato dal nulla, ha condotto la marea azzurra nella città del miglior club del XX secolo. La miglior tifoseria azzurra da esportazione, quella colorita, sobria e corretta, è giunta da ogni parte del mondo e ha dato gran prova di civiltà, così come quella madridista. La chiassosa marea azzurra non ha creato alcun problema nella capitale spagnola, e ha vissuto l’evento come una grande festa del calcio. E se è vero che tale dovrebbe essere la normalità è anche vero la normalità è rara nella mediocrità contemporanea.
I tifosi olandesi del Feyenoord di Rotterdam, qualche tempo fa, scesero a Roma a devastare persino i monumenti.
La Puerta del Sol è parsa piazza del Plebiscito, non solo per il comune monumento equestre a Carlo III, che sarà stato felicissimo di avere ai suoi piedi i due popoli da lui più amati. Lì, per un giorno, si è parlato castigliano e napoletano, in gran serenità. Il Santiago Bernabeu è sembrato il San Paolo quando i napoletani hanno urlato, alla loro maniera, sull’inno della Champions League. Non si cruccino troppo i reduci dalla grande giornata per la sconfitta contro i mostri sacri del football. Siano invece fieri di aver vinto la partita più importante, quella della civiltà.
Si auspica replica al 7 marzo, e sempre.

Biglietti gratis allo stadio, lo squallore nella tivù dei tappeti rossi per Salvini

Angelo Forgione Ma quali parole vogliamo trovare per definire la scelta del tema “biglietti omaggio per lo stadio San Paolo destinati ai consiglieri comunali di Napoli” proposto da L’Arena di Massimo Giletti nel pomeriggio domenicale di Rai Uno, con la non straordinaria ma scontatissima partecipazione di Matteo Salvini? Quando Carlo Iannello, a metà ottobre, propose la votazione per l’abolizione del privilegio in una seduta del consiglio comunale sapeva benissimo che non avrebbe avuto successo. La notizia, semmai, è che a Napoli qualcuno abbia proposto di abolire un privilegio che è usuale in tutte le città, e a cui nessuno vuole rinunciare. A Torino, la Torino di Giletti, nella guerra tra il Torino Calcio e il Comune di Torino per il fitto dello stadio Olimpico (che doveva essere di proprietà del club granata prima che i costi dei lavori contribuissero a mandarlo in fallimento e a restituire lo stadio al Comune) il presidente Urbano Cairo, accusato di pagare un fitto irrisorio, risponde agli uomini di Fassino che “bisognerebbe calcolare il palco e i 50 biglietti a partita messi a disposizione dell’assessore Gallo e i 40 ingressi per i consiglieri”, quantificando che “solo quelli valgono 80mila euro l’anno”. Un più ridotto quantivo lo elargisce anche la Juventus, “per atto di cortesia”, perché in questo caso si tratta di stadio di proprietà. Nella Milano di Salvini accade lo stesso, e anche lì è forte l’ostracismo affinché questo benefit non sia considerato un privilegio. A Roma è ancora più forte il fenomeno, visto che lo stadio Olimpico è di proprietà del Coni, e all’ufficio relazioni esterne del Comitato Olimpico arrivano continuamente fax di richieste di accredito. Biglietti gratis anche a Firenze, e poi a Palermo, dove l’ingresso allo stadio Barbera è benefit riconosciuto nello statuto, insieme a computer e telefonino. Insomma, va così da Nord a Sud, ma una puntata su una proposta (bocciata) di abolizione viene messa in piedi solo su Napoli. Non è stata la prima, visto che ci aveva già pensato Massimo Gramellini – anch’egli torinese – a Che tempo che fa, scegliendo di spendere il suo prezioso tempo televisivo per demolire moralmente il teatrale consiglio comunale di Napoli invece di stigmatizzare il vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani, arrestato per aver truccato gli appalti sanitari per i dializzati.
Giletti la mette lì, con Salvini, in amicizia: “Voglio rendere omaggio a lui, è uno dei pochi politici che ci mettono la faccia. Complimenti”. Strano per una trasmissione che ha come canovaccio la lotta alla casta, che invita i politici e poi li richiama all’ordine. Per Salvini, coinvolto anch’egli negli scandali Lega, tante congratulazioni. Ma congratulazioni andrebbero indirizzate al suo ufficio stampa, così tempestivo e martellante da ottenere ospitate a ripetizione e ad imporne la figura già da molto prima che divenisse segretario della Lega Nord, nel vano tentativo di far dimenticare le ruberie di Umberto Bossi, famiglia e compagni.
Massimo Giletti, nell’occhio del ciclone per l’attacco ai politici napoletani, non ha svergognato Napoli ma quegli stessi politici rappresentati dall’avvocato Antonio Crocetta, il quale ha accusato la Rai di non dedicare spazio al Sud, oscurato dal Nord, che è invece invadente in tv con figure come quella incensata in studio. “Da Salvini non abbiamo nulla da imparare. Dobbiamo parlare degli investimenti che non si fanno nel Sud – urlava il consigliere comunale di Napoli – però lei non ne può parlare. Voi non fate questo tipo di interventi perché la Rai non vuole parlare del Meridione. Voi parlate solo di problemi minimalisti. Lei sta facendo campagna elettorale, caro Giletti. Il governo è assente su Napoli”. Il conduttore gli ha così ribattuto: “Non consento di parlare male della Rai, che fa un lavoro straordinario. Voi iniziate a far andare avanti la vostra città che è indecorosa in certi punti. Se lei esce dalla centrale della stazione uno trova immondizia in tutti i vicoli. I napoletani subiscono gli effetti di una politica molto scarsa”.
Il paradosso sapete qual è? Che bisogna dare ragione sia a Crocetta che a Giletti. Il vero problema è imbastire un dibattito sui biglietti gratuiti per lo stadio di Napoli, e farlo con Salvini in studio, santificandolo pure. Messina da giorni senz’acqua, la Calabria in ginocchio per il maltempo e il Sannio sommerso dal fango e ignorato da Renzi non meritano un teatrino del genere in tivù.

Littizzetto e il sottile confine tra la difesa e l’offesa

Tratto da La Radiazza su Radio Marte, il mio commento alle parole di Luciana Littizzetto, che nel corso del suo spazio a Che Tempo che Fa del 19 aprile ha inteso stigmatizzare l’autolesionismo italiano dimostrando che gli hooligans di piazza di Spagna erano olandesi, mica napoletani! Si trattava certamente ed evidentemente di un tentativo di evidenziare come i tifosi violenti e incivili siano dappertutto, non solo in Italia, ma tirare in ballo i napoletani in un discorso in cui si ponevano altri esempi (senza altri paragoni del genere) ha sortito come effetto anche quello di affermare i napoletani stessi come i più incivili d’Italia. La comunicazione è un’arte, e il confine tra la difesa e l’offesa può risultare a volte molto sottile.

Littizzetto: «Hanno distrutto Roma ma non erano napoletani»

Angelo Forgione Luciana Littizzetto a Che Tempo che Fa del 19 aprile chiude la trasmissione con il suo abituale commento delle notizie della settimana. Nel corso del suo momento, per sottolineare l’eccessivo autolesionismo degli italiani, pone alcuni esempi poco edificanti che vengono dall’estero. Tra questi, i tifosi olandesi che hanno danneggiato la fontana del Bernini in piazza di Spagna a Roma. Ed ecco il classico rigurgito discrimatorio sui napoletani: «Vogliamo parlare di quelli che hanno distrutto piazza di Spagna, i tifosi? Cos’erano, napoletani? Erano olandesi, dei civilissimi olandesi». E Fabio Fazio tace.
Potrebbe sembrare una mano tesa ai tartassati partenopei ma, se lo è, non è di quelle che aiutano. La Littizzetto tira chirurgicamente in ballo i napoletani, come fossero emblema dei peggiori italiani, invece di restare fedele all’articolazione del suo discorso, in cui parla genericamente di italiani.
Addirittura peggio degli incivili napoletani. Vergognatevi, civilissimi olandesi!