TERRA MIA!!! Ecco l’identità che meraviglia.

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Sassaiole e incendi di auto all’esterno dello stadio San Paolo prima di Napoli-Juventus da entrambe le fazioni rivali. Non sono solo atti esecrabili ma anche vomitevoli. Il calcio è veicolo di violenza e razzismo, e non scopriamo solo oggi che i teppisti dalla zucca vuota che seguono il Napoli non sono né meglio né peggio degli altri, juventini in primis. Ci sono bestie dappertutto, ma i Napoletani, tifosi e non, non conoscono il razzismo che genera odio. E ieri, all’interno dello stadio, pure con uno spicchio di idioti che cervelloticamente sfidavano invocando il Vesuvio, è giunta una grande risposta.
L’unica cosa da conservare è la coreografia fortemente identitaria della curva B all’ingresso in campo dei calciatori. Il fuoco, che stupisce l’intero stadio e “lava” solo una piccola porzione di curva, è l’immagine dell’eterna sfida napoletana al destino, della sopravvivenza tra due vulcani devastanti, del legame imprescindibile con la fertilità che è segreto di una terra che senza quelle minacce non sarebbe la stessa. Già… “TERRA MIA!!!”… recitava lo striscione all’ombra del Vesuvio di carta che all’improvviso ha iniziato ad eruttare, stupendo ed emozionando i 60.000. La suggestione dell’eruzione, terribile e spettacolare al tempo stesso, con le dovute proporzioni, è sempre la stessa, oggi in una coreografia da stadio così come ieri sulle tele dipinte del Sei, Sette e Ottocento che l’Europa intera ammirò sognando la terra del fuoco. Possibile che non si riesca a capire che questi, e solo questi, sono i più grandi ceffoni che Napoli possa dare? Possibile che non si riesca a comprendere che l’identità napoletana recuperata può meravigliare perché meraviglia all’estero? Ieri se ne è avuta la dimostrazione.

Torino chiede scusa a Napoli ma Gramellini cade dal bidet

Angelo Forgione – V.A.N.T.O., supportata dai napoletani, ha vinto ancora! Mi sia consentita, almeno per una volta, l’autocelebrazione, perchè non tutti hanno riportato la fonte della denuncia e il grande lavoro per far emergere il caso pescandolo da una regione lontana (grazie alla segnalazione di Pierluigi R.) e lavorando con una risposta culturale pronta ed efficace. Un movimento del genere lo avrebbe meritato e invece lo hanno fatto solo gli onesti amici e i sostenitori, ma va bene anche così perché portare alla luce un grave errore di qualche collega della stampa a danno della comunità napoletana e ottenere con l’aiuto di tutti dei provvedimenti per i responsabili ma soprattutto le scuse ai napoletani (e agli italiani tutti) da parte del Comitato di Redazione di Torino in diretta regionale significa aver imposto fino in fondo il rispetto di un popolo e, nello stesso tempo di una grande cultura qual è appunto quella napoletana. Ce lo chiese l’Ordine della Campania in occasione del “Giubileo per l’informazione” quando il presidente Ottavio Lucarelli diramò col Cardinale Sepe il “manifesto per amore di Napoli” in cui è chiesto a tutti noi “giornalisti napoletani, consapevoli dell’importanza della professione e della delicatezza della missione” di “raccontare la città senza nasconderne i lati bui ma anche evidenziandone le luci” e di “difendere la città da ogni distorsione mediatica che ne offenda la storia e la dignità.
La RAI ha diffuso tramite il TG Regionale del Piemonte un comunicato stampa col quale si è dissociata dalla condotta del suo dipendente e ha preso le distanze da ogni razzismo, scusandosi col sindaco di Napoli De Magistris così come ha fatto l’omologo Piero Fassino. L’edizione delle 19:30 è iniziata con il giornalista Luca Ponzi che ha formulato delle accorate scuse (nel video): «prima delle notizie vi dobbiamo chiedere scusa, ci scusiamo profondamente con i cittadini di Napoli e con tutti gli italiani per l’inqualificabile e vergognoso servizio da noi trasmesso Sabato scorso (…)». E scusate se è poco!
Stesso comunicato è stato rimodellato per l’edizione della Campania ed è evidente che da Roma sia stato dato un diktat affinché si diramassero le scuse nelle due edizioni, in attesa delle decisioni dell’Ordine dei Giornalisti che sta per riunirsi per eventuali provvedimenti disciplinari sulla vicenda. Giampiero Amandola è stato sospeso dall’azienda e messo in silenzio stampa dopo il suo mancato pentimento (nel video) e oggi è atteso all’Ordine dove lo attende il presidente Enzo Iacopino il quale si augura che anche la Juventus FC prenda le distanze da quanto accaduto.
Insomma, Torino ha dovuto chiedere venia ai napoletani e abbassare i toni che già si stavano alzando Domenica mattina. La prima riflessione è la più inquietante: cosa sarebbe successo se ieri non avessi recuperato quel filmato e denunciato i fatti? Non solo per Amandola tutto sarebbe filato liscio e inosservato ma l’ambiente juventino e un po’ tutto il mondo dell’informazione avrebbe massacrato Napoli per i danni ai due sediolini e ai servizi igienici dello “Juventus Stadium”. Stava già succedendo e tutto si è placato all’esplodere su Youtube del video del TGR piemontese di Domenica in prima serata. Benedetta la denuncia dunque, che “forse” ha salvato Napoli da una nuova gogna.
Città difesa doppiamente e con vittoria! Benedetta la rete di informatori nell’ombra, gente non pagata e spontanea. Sono tutti quei napoletani/meridionali lontani da casa, emigrati e sofferenti, che ci segnalano ogni cosa li faccia soffrire. È la rete delle persone orgogliose che stringono i denti ogni giorno per farsi rimbalzare addosso il razzismo strisciante e che trovano in V.A.N.T.O. ciò che non trovano nelle istituzioni che magari si fossilizzano sul bon-ton istituzionale quando qualcuno parla di roghi tossici. Qualcosa non quadra.
Al di là di Amandola, un’altra grande vittoria è aver diffuso una delle verità storiche sulla cultura napoletana. Decine di migliaia di persone in tutta Italia hanno visto e stanno vedendo la video-denuncia che racconta anche la storia del bidet in Italia (mi scuso per alcuni errori tecnici nel video ma ho dovuto chiudere frettolosamente il filmato senza verificarlo, in perfetto stile TGR Piemonte, ndr); Anna Pettinelli su RDS l’ha divulgata in radio; il TG5 l’ha riportata nell’edizione delle 13:00; Roberto Saviano l’ha ripresa sui social-network e Massimo Gramellini, a “Che tempo che fa”, l’ha ulteriormente rimbalzata in prima serata (nel video), preannunciando tra l’altro con un poco rassicurante tono di sfida “falsocortese” una risposta al collega napoletano. Questa è vera revisione storica moderna che vale più di cento libri sull’argomento e Pino Aprile, con la sua tipica verve, mi ha scritto in una corrispondenza privata che da questo momento in poi il tempo, in italia, va contato come pb o db (prima bidet e dopo bidet).
La risposta di Gramellini è arrivata ed è stato un nuovo scontro Torino-Napoli. Il piemontese non ha voluto starci, e nel suo corsivo di prima pagina sul quotidiano torinese “La Stampa” ha ribattuto al napoletano (e a noi indirettamente) con elementi mistificatori: “Vero: in Piemonte all’epoca non avevano i bidet. Però avevano le fogne. Mentre i rimpianti Borbone, per potersi pulire le loro terga nel bidet, tenevano la gran parte della popolazione nella melma. Ora, che agli eredi diretti di Franceschiello dispiaccia di non potersi più pulire le terga nel bidet in esclusiva, posso capirlo. Ma che i pronipoti di quelli che venivano tenuti nella melma vivano l’arrivo dei piemontesi come una degradazione, mi pare esagerato”. Un Gramellini in questo caso disinformato, non sportivo e comunque autolesivo perchè la rete fognaria napoletana la fecero proprio i Borbone nel Settecento mentre a Torino si dovette attendere il secolo successivo con Carlo Alberto; e i Borbone donarono a Napoli la prima rete al mondo di acqua corrente nelle case; e diedero anche case con servizi igienici di cui ci sono ancora esempi tangibili nella mirabile comunità di San Leucio, all’epoca “Ferdinandopoli”; e fecero anche prevenzione idrogeologica (Regi Lagni e varie opere in tutto il meridione) poi cancellata dall’estensione dello Statuto Albertino che tanti dissesti ha provocato a tutto il territorio italiano. Semmai è stato proprio il mancato aggiornamento della rete fognaria borbonica a creare problemi dopo l’unità. Altro che non potersi pulire il popò! A Napoli ci si puliva avanti e dietro molto prima di Torino, questa è storia.
Insomma, Gramellini non ha digerito la verità che da qui è stata “lanciata” verso la ribalta dell’attenzione nazionale e si è affrettato ad accodarsi, insieme al suo quotidiano torinese, alla denigrazione della Cultura di Napoli in nome di chissà quale superiorità nordico-sabauda. Ma siamo abituati a doverli sbugiardare e l’evidente acredine nella risposta dell’ottimo giornalista-scrittore lascia netta la sensazione di chi si sente superiore e, al cospetto di verità scomode inconfutabili riaffermate alla nazione, vuole tenere comunque a bada i “terruncielli”. Di fronte a certi autogoal lo stesso Amandola meriterebbe almeno la riabilitazione.
Infine una riflessione sulle sanzioni della giustizia sportiva, una grande beffa degli ispettori federali. Ammenda di € 7.000,00 alla Juventus per avere i suoi sostenitori, al 25° del secondo tempo, rivolto alla tifoseria avversaria un coro insultante. Ho rivisto tutto il minuto in oggetto e il coro sanzionato è “lavali col fuoco” che in verità è durato praticamente tutta la partita qua e la, compreso il pre e il post. E viene definito “coro insultante” mentre invece è razzista. E se è insultante, quante sanzioni dovrebbero avere tutte le squadre di serie A per tutti gli insulti che si scambiano i propri tifosi?
Dunque, chi è che vuole nascondere la verità? Perchè è stato indicato solo il coro del 25° minuto, minimizzandone il contenuto e la quantità? Arbitri e, soprattutto, ispettori federali ostruiscono certe verità che noi invece smascheriamo su altri fronti. E intanto Paolo Cannavaro continua a non capire che dipende solo da lui e da un suo gesto forte che è nelle sue possibilità.

TGR Piemonte, servizio razzista durante Juventus-Napoli

Non si trovano definizioni per il servizio andato in onda durante la partita Juventus – Napoli nel TG regionale del Piemonte. L’unica che viene in mente è “razzista”.
L’edizione delle 19:30 inizia poco prima che la squadra juventina segni i due goal che stendono il Napoli. Gian Franco Bianco aggiorna sul risultato di 0-0 e introduce un servizio firmato da Giampiero Amandola, giornalista della testata regionale piemontese della RAI, che si era recato ai cancelli dello Juventus Stadium per ascoltare le due tifoserie. Tra i tanti interventi, vengono fuori due clamorose perle. Prima due giovani che urlano ai microfoni la frase razzista “o Vesuvio lavali tu” che viene serenamente inserito nel montaggio come se fosse un normale e innocuo sfottò. Poi lo scivolone ancora peggiore di Amandola cui uno juventino spiega che i napoletani sono ovunque perchè sono «un po’ come i cinesi»; seguono eloquenti risatine sarcastiche e, cosa ben più grave, la gravissima osservazione del giornalista che afferma «li distinguete dalla puzza, con grande signorilità». E il tifoso, compiaciuto dell’assist insperato: «molto elegantemente, certo». Stavolta la risatina è del giornalista.
Un servizio del genere, sia pur rivestito di una comoda ironia, diffonde pessimi ideali nei telespettatori, soprattutto tra i più giovani. Ed è inconcepibile che un giornalista spalleggi l’ignoranza dei tifosi, ma ancor più inconcepibile che il direttore di redazione possa accettare la messa in onda di un siffatto montaggio.
In attesa di punizioni sia al Napoli per gli ingiustificabili danni da reazione procurati dai suoi tifosi (se confermati e reali) che alla Juventus per gli incessanti cori razzisti provocatori, ci attiveremo per denunciare il fatto agli organi competenti e chiederemo ai colleghi della redazione Rai di Napoli di chiedere spiegazioni a quella di Torino, alla quale è possibile segnalare l’indignazione all’indirizzo di posta elettronica redazione.torino@rai.it, ritenendola responsabile di cattiva informazione e diffusione di ideali razzisti, pratica deontologicamente scorretta. Giornalisti e redazioni avrebbero il compito di denunciare, non di fomentare.

il videoclip montato contiene parte del servizio integrale che è disponibile sul sito della TGR e che per correttezza segnaliamo.

Autodenigrazione tra “napoletanizzazione” e “piemontesizzazione”

Angelo Forgione – “Napoli is not Italy”, così recitava uno degli striscioni allo “Juventus Stadium”. Si scriverebbe Naples, ma è un dettaglio. E già questa scritta basterebbe per sanzionare la Juventus dopo che nessuno si è preoccupato di minacciare la sospensione della partita per i continui cori razzisti, le invocazioni al Vesuvio e le etichette di “terremotati” ancora di moda a certe latitudini dove la tragedia si è manifestata vicina solo qualche mese fa. Che pochezza!
Sotto, lo striscione di Pozzuoli bianconera, e non c’è bisogno di aggiungere altro. Nessuno sospende le gare, nessuno chiede rispetto (Kawashima e Zoro restano gli unici esempi di dignità), nessuno dall’alto prende provvedimenti e poi tutti finiscono per scandalizzarsi dei fischi napoletani all’inno nazionale o di qualche tafferuglio che ne sono la diretta conseguenza.
Gli juventini che intonano la Canzone napoletana (e gli riesce non male visto che sono in tanti meridionali, Pozzuoli bianconera docet) a mo’ di sfottò evidenziando la l’EGEMONIA CULTURALE NAPOLETANA DEL BELLO. Loro hanno imparato le canzoni di Napoli, i napoletani non ne hanno mai sentita una di piemontese. E i loro cori razzisti evidenziano l’EGEMONIA MILITARE PIEMONTESE DEL BRUTTO che è storicamente sempre la stessa. I napoletani hanno esportato cultura e poi si sono infilati le loro divise per trovare lavoro e servire quella patria fatta a Torino. Chi le porta oggi con grande onore, al Sud come al Nord, non si ritenga offeso perchè, prima dell’unità d’Italia, Carabinieri e Bersaglieri erano esclusivamente piemontesi (e li erano stati fondati i corpi), un popolo di cultura militare dedita alla conquista riuscita solo al Sud con la denigrazione e i sotterfugi, un popolo che per fare regge e cultura ha dovuto chiamare i meridionali a corte. Ed è per questo che a loro il razzismo riesce facile.
In una manifestazione retrograda e eticamente diseducativa della nostra società qual è una partita di calcio allo stadio, abbiamo assistito ai due fenomeni che hanno costruito la moderna società italiana: la napoletanizzazione e la piemontesizzazione. Con una grave anomalia ben più grave, e cioè che il meridione, dopo aver infilato le divise piemontesi, ha “infilato” anche il loro razzismo che è diventato autodenigrazione.
E non veniteci a dire che si tratta di calcio e niente di più. Qui c’entra la prevenzione e la repressione che attiene ai palazzi istituzionali. E scusate se è poco.

Terremoto al Nord tra dolore e risentimento

Terremoto al Nord tra dolore e risentimento

Qualche stupido esulta a Napoli… ecco le colpe delle istituzioni!

Qualche commento sui social network lascia intendere chiaramente la soddisfazione di chi per anni si è sentito chiamare “terremotato”. Reazione arcaica che non fa onore a chi la esterna. Non è il momento delle polemiche e delle rivalse ma quello della solidarietà. Ogni discussione, purchè civile, è rimandata. Ma una cosa è certa: il terremoto, in tutto il suo dramma, dimostra la gravità di certe offese e cori, invocazioni a tragedie di ogni tipo, che le istituzioni del calcio ma anche quelle dello Stato e i media nazionali (vero Bertolaso, Salvini, Bocca e Giannino?) non hanno mai inteso contrastare.
Vedere gente morire, soffrire, perdere case e posti di lavoro, realizza il minimo dolore e la massima gravità che si doveva avvertire ogni qualvolta un tifoso, un europarlamentare, un capo della Protezione Civile o un giornalista invocava stragi e distruzione. Il resto è solidarietà piena da Napoli e dal Sud verso l’Emilia Romagna e le popolazioni del Nord che sono anche del Sud. Proprio oggi è stato ritrovato senza vita il corpo di Giordano Visconti, napoletano, fratello del nostro caro amico Andrea al quale va il nostro più sincero e sentito abbraccio.

Cori razzisti, Paolo Cannavaro forse si “innervosirà”

Cori razzisti, Paolo Cannavaro forse si “innervosirà”

il capitano del Napoli inizia ad ascoltarci

Primo cenno di Paolo Cannavaro sulla questione dei cori razzisti contro i Napoletani. Seppur sollecitato su Radio Marte da Dario Sarnataro, Silver Mele e dai tifosi, il capitano del Napoli ha commentato la nuova moda delle tifoserie avversarie di cantare ‘O surdato nnammurato dicendo giustamente che «ormai è diventata un’abitudine quando perdiamo in trasferta. E’ dura, ma sugli stadi si è sentito molto peggio e forse li credo sia giusto innervosirsi».
Bene Paolo,  e visto che te lo diciamo da anni e finalmente inizi a capire, “innervosciti” e sfogati segnalando agli arbitri. Te lo consentono le regole. Te lo chiedono i Napoletani.

Juventus-Napoli, ancora razzismo legalizzato

Juventus-Napoli, ancora razzismo legalizzato
(in)applicazione all’italiana delle regole
contro il razzismo

Il campionato 2010-11 va in archivio tra gli applausi per il Napoli e i cori razzisti per i Napoletani. Ci risiamo, e ci risaremo anche l’anno prossimo perchè, nonostante le nuove norme introdotte in questa stagione sotto la spinta Ministro Maroni, non c’è mai stato una vera applicazione delle stesse se non per il caso di Eto’o a Cagliari. Diciamolo serenamente, queste regole sono una vera farsa all’italiana!
Anche ieri, a Torino, si sono levati al cielo le solite invocazioni al Vesuvio perchè lavi i colerosi Napoletani privi di sapone, proprio loro che il sapone lo producevano già nella prima metà dell’ottocento esportandolo in tutto il mondo e usandolo per la pulizia intima sui primi bidet italiani. E poi i soliti ululati contro i due giocatori di colore del Napoli Santacroce e Zuniga. E non includiamo nel conto le bombe carta all’indirizzo del settore ospiti, perchè a volte è scena che si vede anche al San Paolo e ce ne dispiace. Mentre il maxi-schermo dell’Olimpico di Torino mostrava l’immagine di una stretta di mani con la scritta “Fair Play”, l’arbitro Rizzoli non ha sentito nulla, neanche le proteste di Santacroce che più volte si è lamentato. E neanche un ammonimento verbale è stato irradiato dallo speaker dello stadio torinese.
Noi l’abbiamo denunciato per tutto l’anno, ricordando che c’è una differenza evidente tra gli “sfottò” calcistici di cui sono autori anche i napoletani e i cori razzisti di cui è responsabile tutta l’Italia tranne Napoli verso i neri e i Napoletani, ovviamente. Abbiamo evidenziato che il razzismo non può essere codificato solo come quello contro le persone di colore ma, come dice lo stesso regolamento, lo è quando è indirizzato contro ogni razza o etnia. Abbiamo più volte chiesto a capitan Paolo Cannavaro di rilevare questa anomalia e chiedere la sospensione delle partite, ma non se ne è fatto carico e non possiamo fargliene una colpa. Del resto ieri Santacroce ci ha provato ma si è scontrato con  l’uomo di gomma Rizzoli. Ma si sa, siamo in Italia, il paese dove ogni regola non è norma ma semplice interpretazione. E poi ci lamentiamo dei tagli alla cultura e della deriva sociale; la dinamica è la stessa.
A “risentirci” l’anno prossimo..
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Angelo Forgione
Movimento V.A.N.T.O.
(Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio)

Il laziale esorta il Vesuvio in tutta serenità

Il laziale esorta il Vesuvio in tutta serenità

di Angelo Forgione

“VESUVIO, LAVALI COL FUOCO”. Dal Foro Italico di Roma è arrivata in tutte le case sintonizzate sull’incontro Lazio-Napoli, più forte che mai, l’esortazione al vulcano. Dov’è la novità? Ormai siamo abituati. Ed è proprio questo il problema.

Ignorare il razzismo significa accettarlo. È lo slogan del FARE, acronimo di “Football Against Racism in Europe” che l’UEFA sponsorizza nelle competizioni europee, invitando gli addetti ai lavori a prendere posizione. Ma in Italia le posizioni si prendono solo per i giocatori di colore dell’Inter, prima Balotelli e poi Eto’o. Se si tratta di Zuniga, i tifosi del Brescia possono urlare a squarciagola. Ma almeno poi arriva la multa, ciò che non arriva quando l’oggetto del razzismo sono i Napoletani.

Quella contro i partenopei è una forma di razzismo da stadio esistente ma evidentemente legalizzata. Eppure la nuova norma della Federcalcio che regola le “Responsabilità per comportamenti Discriminatori” parla chiaro: “le società sono responsabili per l’introduzione o l’esibizione negli impianti sportivi da parte dei propri sostenitori di disegni, scritte, simboli, emblemi o simili, recanti espressioni di discriminazione. Esse sono altresì responsabili per cori, grida e ogni altra manifestazione espressiva di discriminazione che comporti offesa, denigrazione, incitamento all’odio o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine territoriale o etnica, ovvero configuri propaganda ideologica vietata dalla legge o comunque inneggiante a comportamenti discriminatori.
In caso di manifestazioni e cori razzisti, l’arbitro ha la facoltà di sospendere temporaneamente la partita in corso e, nel caso di atteggiamento razzista prolungato, anche la discrezione di fischiare la conclusione anticipata della gara”.

L’invocazione al Vesuvio, e quindi ad una catastrofe naturale risolutiva dei problemi di pulizia etnica e non igienica della comunità Napoletana, si configura chiaramente come una discriminazione razziale e un incitamento all’odio.

Nonostante ciò, il direttore di gara di Lazio-Napoli, il Sig. Bergonzi, non ha ravvisato gli estremi per la sospensione temporanea della gara. E ancora una volta, il Capitano del Napoli, nella fattispecie il napoletanissimo Paolo Cannavaro, a cui spettava il compito di richiedere all’arbitro la sospensione della gara in simili situazioni, ha perso nuovamente l’opportunità per avvalersi dei suoi diritti. Una simile cancrena può essere estirpata solo con una presa di posizione netta in campo da parte del Capitano azzurro che sottolinei questa vergognosa manifestazione di sottocultura tutta italiana e la cominciare ad arginare.

I più ricorderanno il giocatore ivoriano Marco André Zoro del Messina che si ribellò al razzismo dei tifosi dell’Inter impossessandosi del pallone e uscendo dal campo trattenuto da compagni e avversari. Fu il primo in Italia a porre un freno al razzismo.

Cannavaro segua l’esempio e si senta ferito da certi cori contro se stesso e la sua comunità, così come si sentì ferito il giocatore di colore del Messina, dando una lezione di civiltà al nostro “piccolo” paese.

leggi su napoli.com

LAZIO-NAPOLI, ANCORA CORI RAZZISTI ALL’OLIMPICO DI ROMA

COMUNICATO STAMPA
ANCORA CORI RAZZISTI ALL’OLIMPICO DI ROMA
 

Anche in occasione del match Lazio-Napoli del 14 Novembre 2010 si è potuto chiaramente ascoltare più volte il coro razzista “VESUVIO, LAVALI COL FUOCO” proveniente dai settori occupati dai tifosi laziali all’indirizzo dei Napoletani presenti alla stadio, oltre che ai giocatori della squadra partenopea.

Nonostante ciò, il direttore di gara Sig. Bergonzi non ha ravvisato gli estremi per la sospensione temporanea della gara. E ancora una volta, il Capitano del Napoli, nella fattispecie Paolo Cannavaro, a cui spetta il compito di richiedere all’arbitro la sospensione della gara in simili situazioni, ha perso un’altra opportunità per sottolineare questa vergognosa manifestazione di sottocultura di campanile tutta italiana e cominciare ad arginarla.

È dunque il caso di ricordare cosa riporta la nuova norma della F.I.G.C. che regola le “Responsabilità per comportamenti Discriminatori”, introdotta su pressione del Ministro degli interni Maroni:

Le società sono responsabili per l’introduzione o l’esibizione negli impianti sportivi da parte dei propri sostenitori di disegni, scritte, simboli, emblemi o simili, recanti espressioni di discriminazione. Esse sono altresì responsabili per cori, grida e ogni altra manifestazione espressiva di discriminazione che comporti offesa, denigrazione, incitamento all’odio o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine territoriale o etnica, ovvero configuri propaganda ideologica vietata dalla legge o comunque inneggiante a comportamenti discriminatori.
In caso di manifestazioni e cori razzisti, l’arbitro ha la facoltà di sospendere temporaneamente la partita in corso e, nel caso di atteggiamento razzista prolungato, anche la discrezione di fischiare la conclusione anticipata della gara.

È inconfutabilmente denigrazione l’invocazione al Vesuvio, e quindi ad una catastrofe naturale, come risolutore dei problemi di pulizia (etnica e non igienica) della comunità Napoletana.
Analogo  discorso per il datato ma sempre di moda “senti che puzza… voi col sapone non vi siete mai lavati…”

Dunque, la domanda è: siamo di fronte a delle regole serie o ad una pantomima per difendere i giocatori di colore dell’Inter (Balotelli prima ed Eto’o poi)? Ricordiamo che furono proprio Moratti e l’allora allenatore dell’Inter Mancini a definire semplici sfottò i cori e gli striscioni razzisti riservati ai Napoletani durante il match Inter-Napoli del 7 Ottobre 2007.

La stessa UEFA ha avviato una lotta decisa al razzismo negli stadi sponsorizzando più volte la FARE, “Football Against Racism in Europe”, il cui slogan è: Ignorare il razzismo significa accettare il razzismo – prendete posizione.

Si ribadisce ancora una volta l’invito al Capitano del Napoli affinché prenda posizione e non ignori il razzismo verso la sua stessa comunità.

Dall’inizio della stagione abbiamo già dovuto subire vero e proprio razzismo a Cesena, Brescia, Liverpool, Cagliari e Roma. Ora basta!

Angelo Forgione
Movimento V.A.N.T.O.