La Reggia di Carditello a “Che tempo che fa”

La Reggia di Carditello a “Che tempo che fa”

Ecco a cosa è servito lo sciopero della fame del sindaco di San Tammaro Emiddio Cimmino: summit in prefettura di Caserta col governatore Caldoro e col ministro Ornaghi, incontro di una delegazione pro-Carditello con Godart (Consigliere culturale della Presidenza della Repubblica), tg nazionali e stampa internazionale che cominciano a parlare dello scempio, e Fabio Fazio che, su chiaro suggerimento della presidente del FAI Ilaria Borletti Buitoni, ha mostrato all’Italia le condizioni della reggia borbonica a “Che tempo che fa”.

Il Governo si impegna per salvare Carditello

Il Governo si impegna per salvare Carditello

vertice in Prefettura e visita del ministro Ornaghi al sito

Angelo Forgione – Il ministro dei Beni Culturali Lorenzo Ornaghi si è recato ieri alla Real Tenuta di Carditello per verificare le condizioni del sito. “Faremo in modo che torni al suo antico splendore”, ha detto. Questo è l’impegno preso per recuperare la “delizia” borbonica dopo lo sciopero della fame messo in atto dal sindaco di San Tammaro Emiddio Cimmino. L’asta del 29 Marzo non è evitabile per ristrettezze di tempo, ma dopo quella data il Governo, la Regione e la Provincia si dovrebbero impegnare per restituire il monumento al patrimonio e alla collettività. Queste le intenzioni esternate dopo il vertice in Prefettura di Caserta, con la rassicurazione che, in caso di offerta in occasione della prossima asta, “lo Stato ha uno strumento di difesa efficace che è la prelazione, se si dovesse verificare eserciterà questo diritto”.
I fondi per acquistare il bene non ci sono ma il Governatore Caldoro confida in prossimi finanziamenti europei. Venaria Reale, è bene ricordarlo, fu recuperata proprio grazie allo sblocco di fondi nazionali ed europei. Nei prossimi giorni dovrebbe essere convocato un nuovo incontro per creare un tavolo con gli enti locali, coordinato dalla Prefettura, per pensare alle misure di salvaguardia per evitare ulteriori saccheggi e per pensare alla destinazione d’uso della tenuta una volta riacquisita. Lo stesso Caldoro si è detto pronto, insieme agli altri Enti locali, a mettere a punto un piano per la valorizzazione del sito, mentre il sindaco Cimmino si è mostrato felice per aver avviato la discussione sulla soluzione del problema Carditello che è finalmente una priorità dell’agenda politica regionale.

Il ministro a Carditello (Repubblica.it)

il vertice da campanianotizie.com

il sindaco Cimmino al microfono di interno18tv

Reggia di Carditello, sciopero della fame del sindaco

Reggia di Carditello, sciopero della fame del sindaco

soluzione estrema contro le istituzioni regionali

Il dramma della Real Tenuta di Carditello continua e da Lunedì il sindaco di San Tammaro Emiddio Cimmino ha iniziato uno sciopero della fame perchè, nonostante le continue e copiose denunce di associazioni e movimenti (tra cui V.A.N.T.O.), la politica provinciale, regionale e nazionale continua nella sostanza a disinteressarsi del problema.
La notizia era giunta Sabato a Gaeta in anteprima, durante i lavori dei movimenti meridionalisti all’hotel Serapo a margine del Convegno Nazionale della “Fedelissima” ed accolta con un sentito applauso di approvazione.
«Mi resta l’ultima cosa da fare». Così ha dichiarato il primo cittadino per annunciare una misura drastica «per sapere chi ama questa terra e chi invece la usa».
Per Giovedì 15 è fissata l’ennesima asta fissata a 15 milioni di euro che se andrà deserta come le precedenti farà scendere la base della successiva asta a del 29 Marzo a 10,5 milioni. Cimmino si chiede come mai Stefano Caldoro non abbia mai sentito il bisogno di recarsi sul luogo per conoscere e verificare le condizioni della reggia. E poi avverte: «Sappiano coloro che pensano di comprare la reggia di Carditello che il nostro piano regolatore che stiamo per approvare prevede vincoli invalicabili per tutto il perimetro del sito borbonico. Ci pensino bene prima di fare l’affare»Cimmino ha poi mostrato agli amici di interno18.it le tristi condizioni del sito.
Intanto a Gaeta i movimenti meridionalisti hanno fissato per il 21 Aprile una manifestazione di protesta e sensibilizzazione che si terrà probabilmente a Caserta.

contributi video concessi da interno18.it

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il più antico battistero d’Occidente è a Napoli

il Battistero paleocristiano di “San Giovanni in Fonte” nel Duomo

di Angelo Forgione per napoli.com – L’antichità di Napoli e la sua ricchezza figlia di più di 2500 anni di stratificazioni storiche sono testimoniate anche da un sito di rilevanza primaria dal punto di vista dell’archeologia sacra. Si tratta del celebre Battistero paleocristiano di San Giovanni in Fonte, edificio collegato alla contemporanea Basilica di Santa Restituta e annesso al Duomo, situato in fondo alla navata destra.
Archeologici e storici dell’arte che hanno studiato a fondo il monumento lo ritengono addirittura più antico del battistero Lateranense di Papa Sisto III e secondo soltanto a quello orientale di “Dura-Europos” in Siria. Si ritiene databile tra il 360 e il 400 d.C. ed è per questo considerato il più antico battistero dell’Occidente cristiano.
Ammirevole la volta divisa in otto spicchi trapezoidali, ciascuno dei quali è a sua volta diviso in due parti entro cui sono raffigurate scene evangeliche. 
Nella cupola è rappresentato un cielo stellato che fa da sfondo al “Chrismon”, la croce monogrammatica simbolo del Cristo glorioso con le lettere alfa ed omega pendenti dalle braccia, sovrastata dalla mano del Padre Eterno che stringe una corona d’alloro e un filatterio, mentre alle spalle spicca una fenice fra due palme e due uccelli simmetrici. Significative sono anche le raffigurazioni simboliche degli Evangelisti situate all’interno dei quattro pennacchi.
L’associazione del cristogramma al cielo stellato non ha precedenti nella simbologia sacra paleocristiana e trova poi riscontro in battisteri posteriori. Si suppone che l’immagine del cristogramma, posta sulla verticale della vasca battesimale, grazie a un sapiente gioco di luci, si riflettesse nell’acqua della fonte battesimale dando la suggestione di un mistico messaggio celeste a chi vi accedeva.

 

l’UNESCO fa retorica risorgimentale, ma si ravvede

protesta al WHC, e la storia cambia

Il centro storico di Napoli, come molti sapranno, è sito UNESCO patrimonio dell’Umanità. Anzi, è il più vasto centro storico d’Europa che si estende per 1700 ettari, conservando tracce di 2.700 anni di storia.
Sulla relativa pagina del sito ufficiale dell’UNESCO era saltata all’occhio la parte finale della “Descrizione Storica” in inglese (ma anche in francese). Si leggeva testualmente:
“With the return of the Bourbons in 1815, Ferdinand IV took the name and title Of Ferdinand I, King of the Two Sicilies. The tyrannous regime ensued that was brought to an end with the entry of Garibaldi’s army in 1860”. Ovvero, “Con il ritorno dei Borbone nel 1815, Ferdinando IV acquisisce il nome e il titolo di Ferdinando I, Re delle Due Sicilie. Al regime e alla tirannia che seguirono fu messo fine con l’ingresso dell’esercito di Garibaldi nel 1860″.
Dunque, anche l’UNESCO mostrava di essere vittima di una certa retorica risorgimentale stereotipata. V.A.N.T.O. ha quindi provveduto a chiedere una correzione al testo che è stata approvata e prontamente apportata, senza alcuna opposizione e con estrema cortesia da parte dei responsabili dell’Organizzazione Culturale Internazionale, quella che manca quando simili situazioni vengono sottoposte all’interno dei confini italiani. Ora la pagina del Centro storico di Napoli riporta nella descrizione storica che The Bourbon dynasty was brought to an end with the entry of Garibaldi’s army in 1860″, cioè semplicemente che “la dinastia borbonica finì con l’entrata dell’esercito di Garibaldi nel 1860”. E così anche nella versione in francese.
L’interlocutore, dal nome italiano, nella sua cortese risposta ha così definito l’errore: a misleading part” of the historical description text on the Historic Centre of Naples, ossia una “parte fuorviante” sulla descrizione storica di Napoli.
Un piccolo tassello che contribuisce a riscrivere la storia e a cancellare una denigrazione troppo feroce per chi seppe fare di Napoli Capitale la città dei primati. Almeno l’UNESCO, che ha il compito di salvaguardare la cultura dei siti che protegge, ha dimostrato di saper avere rispetto per la storia di Napoli, comprendendo la nostra protesta che è scevra da nostalgie monarchiche ma carica di rispetto per il passato della città.

Di seguito la corrispondenza tra VANTO e UNESCO

Dear Committee,
i’m a journalist and historical researcher, but also the coordinator of a cultural movement for the promotion of Naples.
 The page of the “Historical Center of Naples” at the end reads: “Ferdinand IV Took the name and title Of Ferdinand I, King of the Two Sicilies. The tyrannous regime ensued that was brought to an end with the entry of Garibaldi’s army in 1860”.

The description is disrespectful and offensive to a dynasty that gave glory and primates to the city. The description “tyrannous regime” is wrong and should be replaced with the simply words “Bourbon dynasty” to respect the great history of Naples Capital of the ‘700 and ‘800. Also in french language.
 I’d like to get an answer.
Thanks.

Angelo Forgione
Movimento V.A.N.T.O.

Dear Mr Forgione, 
Thank you for your messages to call our attention on a misleading part of the historical description text on the Historic Centre of Naples. We corrected the text in both languages.
Best regards,

Alessandro Balsamo
Nominations and Tentative Lists Manager
Policy and Statutory Implementation Section
World Heritage Centre, UNESCO

(un ringraziamento speciale a Tony Quattrone per la partecipazione)

Il Piano di Gestione UNESCO… finalmente!!!

Il Piano di Gestione UNESCO… finalmente!!!

FINALMENTE! Almeno per il momento mi limito a sospirare.
Da stamattina il Comune di Napoli pubblica sul sito ufficiale la bozza di sintesi del Piano di Gestione da presentare in forma definitiva all’UNESCO entro Febbraio 2011 onde evitare l’esclusione dalla “World heritage List, la lista dei siti patrimoni dell’Umanità.

vai al sito del Comune di Napoli

Da oggi prendono di fatto il via  le consultazioni pubbliche per la redazione conclusiva del Piano di Gestione del preziosissimo Centro Storico di Napoli. Il Comune di Napoli, che è unico soggetto indicato dall’UNESCO per la stesura dell’importante documento, intende coinvolgere la società civile invitandola a leggere la bozza provvisoria e a proporre suggerimenti.
Mi rallegro per questa notizia ufficiale e per la pubblicazione dei quattro incontri con la cittadinanza consultabili sul sito del Comune.
Ricordo infatti di aver seguito la questione e denunciato il lungo silenzio del Comune al cospetto dell’UNESCO che da anni richiede il fondamentale documento programmatico.
Il Movimento V.A.N.T.O., insieme al Comitato Civico di Portosalvo, è stato tra i più attive nel sollecitare l’ente comunale a provvedere a quanto dovuto, anche con un sit-in a Palazzo San Giacomo lo scorso 24 Settembre, a cui il sottoscritto fece seguire la redazione di una pagina wikipedia sull’argomento con tanto di foto della targa UNESCO scattata in Piazza del Gesù.

vai alla pagina wikipedia del centro storico di Napoli

In extremis, dunque, sembra che si possa scongiurare un ulteriore schiaffo alla città. Tuttavia mi riservo di leggere attentamente la bozza pubblicata del Piano di Gestione e di esprimerne giudizio e valutazione, nonchè eventuali suggerimenti qualora ne dovessero sorgere.

È bene precisare che il Piano di Gestione è necessario per “mettere a sistema” tutti i servizi utili a migliorare l”organizzazione dell’area Unesco del centro storico di Napoli nel quale è racchiuso l’intero patrimonio monumentale della città dichiarato “Patrimonio dell’Umanità” nel lontano 1995 con motivazioni lusinghiere che confermano l’importanza primaria della città nella costruzione storica e sociale d’Europa.
Pertanto non saranno risparmiate critiche se necessarie e ci confronteremo con le altre associazioni perchè, sia ben chiaro, non basta scrivere un documento ma è fondamentale farlo con dovizia di intenti e misure opportune da attuare per arrestare il degrado del bellissimo quanto “decadente” centro storico che tutto il mondo ci invidia
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Angelo Forgione
Movimento V.A.N.T.O.
(Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio)
Responsabile per la città di Napoli del Parlamento del Sud

vai all’articolo su napoli.com

L’albero-bonsai di Piazza Vanvitelli

L’albero-bonsai di Piazza Vanvitelli

leggi su napoli.com

di Angelo Forgione

Doveva essere il cavallo di battaglia della nuova politica ambientale del Comune di Napoli l’albero di Piazza Vanvitelli che ha sostituito la storica e centenaria palma, morta sotto i colpi del famigerato “Rhynchophorus Ferrugineus”, più comunemente detto “Punteruolo rosso”.
La scelta dell’arbusto fu fatta attraverso il sito del Comune di Napoli che a Gennaio scorso aveva proposto in collaborazione con Legambiente un sondaggio on-line per invitare i cittadini a scegliere, tra sette specie d’albero, quella da piantare nella piazza vomerese.
Un sondaggio mascherato di confronto e coinvolgimento della cittadinanza ma dietro si nascondevano le richieste di Assoutenti che chiedeva una nuova palma e quella del Movimento V.A.N.T.O. che proponeva una statua del grande architetto napoletano Luigi Vanvitelli di cui in città non c’è traccia, a differenza della vicina Caserta evidentemente più grata alla memoria del caposcuola del neoclassicismo. La proposta del busto fu accompagnata dall’avviso del pericolo di cadere in una “trappola”, un’iniziativa che di ambientalista aveva ben poco mentre una vera politica del verde avrebbe dovuto interessare un numero maggiore di piantumazioni in tutta la città e non un singolo esemplare che sarebbe servito a coprire le incapacità dell’amministrazione cittadina di mettere in campo delle misure di contrasto all’aggressione delle palme da parte dell’insetto assassino.
Il sondaggio premiò un “lauro canfora” che venne piantumato il 16 Aprile in pompa magna ma tra i subitanei mugugni di tutti i cittadini presenti delusi dalle dimensioni dell’alberello che si presentava molto diverso da come era stato proposto fotograficamente e testualmente sul sito del Comune dove una simulazione prefigurava almeno un bel colpo d’occhio. La descrizione informava testualmente che si trattava di “albero sempreverde di grandi dimensioni…”.
Una sorta di pubblicità ingannevole, altro che grosso albero! Al centro dell’importante piazza fu piantato un alberello-bonsai che ancora oggi è uno schiaffo all’intelligenza dei partecipanti al voto e allo stesso slargo centrale del quartiere collinare che merita ben altro decoro. Qualora l’alberello possa crescere e divenire come presentato, ci vorranno comunque molti anni. Altro che palma richiesta dai nostalgici, altro che statua di Vanvitelli richiesta da chi voleva valorizzare un po’ della grande cultura settecentesca della città!
Da Palazzo San Giacomo, l’Assessore all’Ambiente Rino Nasti ha lanciato recentemente la campagna “Napoli si albera” con cui si comunica la piantumazione di 1700 nuovi alberi per una città più verde. In attesa che ciò accada, c’è per il momento solo da chiedersi quale politica ecologista sia quella accostata al bonsai di Piazza Vanvitelli. Le tante tecniche di contrasto al “Punteruolo rosso” a Napoli non sono neanche state sperimentate e le palme sono sostanzialmente scomparse dalla città. Basta spostarsi alla vicina Piazza degli Artisti per vedere tronchi di palme segati e neanche sostituiti da nuovi alberi, come in tutto il resto della città.
A poca distanza c’è Piazza dell’Immacolata laddove da alcune settimane giacciono nell’abbandono assoluto degli alberi sradicati e collassati. Nessuno si fa carico di rimuoverli, figuriamoci poi se si tratterà di sostituirli.
E se questo è il Vomero, al centro non va meglio. Del resto le fioriere di Via Toledo installate anni fa nel tratto pedonalizzato “riqualificato” non hanno mai visto piante e fiori, finendo per essere giustamente rimosse di recente perché scambiate dei cittadini per grossi vasi portarifiuti.