«dopo i fusti tossici e l’emergenza rifiuti, ora i prodotti meridionali sotto attacco»
Il sostituto procuratore generale della Repubblica Donato Ceglie, ovvero il magistrato che ha indagato sui fusti tossici del Nord intombati in Campania, ha lanciato un allarme: «è in corso un attacco mediatico ai prodotti campani». In un’intervista al Corriere del Mezzogiorno ha spiegato che, dopo il traffico di fusti tossici dalle regioni del Nord a quelle del Sud e l’emergenza rifiuti, ora è il momento dell’attacco all’economia locale.
«C’è un quantitativo impressionante di video, prime pagine e articoli – racconta Ceglie – che presentano una situazione completamente inquinata. Ma lo fanno dando notizie confuse, opinabili, strumentali. La verità è che il problema non è assolutamente così grave come certi media lo vogliono far sembrare. Basterebbe la copertina dell’Espresso dal titolo Bevi Napoli e poi muori. Vogliono mettere al tappeto il Sud, colpire i suoi due asset strategici: turismo e agroalimentare. Vogliono distruggere la mozzarella e il pomodoro per guadagnare un 6 o 7% di quota di mercato. E attenti, ché l’operazione Pomì è solo la prima di una lunga serie che seguirà. I nemici del Sud stanno facendo propaganda, manipolando le coscienze e le emozioni alla ricerca di un tornaconto personale. Oggi vince chi la spara più grossa. Qui non abbiamo né la potenza di informazione né i mezzi dei nostri nemici. E non abbiamo neppure le loro banche. È per questo che, nonostante la soddisfazione per i controlli positivi sulla mozzarella, continuiamo a vivere l’emergenza dei prodotti comuni. I cittadini vogliono sapere. E l’unico modo per difendersi da quest’attacco è fornire loro informazioni. Il ministro della Salute, quello dell’Ambiente e il governatore della Campania si prendano due mesi, valutino tutto, esaminino i dati. Ma poi, per favore, ci facciano sapere. Solo così ne verremo fuori. L’alternativa è l’apocalisse».
Anche Antonio Lucisano, il direttore del Consorzio per la tutela della Mozzarella dop, forte dei risultati sulla sicurezza dei test in Germania, ha lanciato l’allarme: «A repentaglio il destino di migliaia di lavoratori di un settore, quello agricolo, fatto di eccellenze che tutto il mondo di invidia. I nostri prodotti sono sotto attacco perché gli interessi di altre realtà produttive non sono esattamente i nostri. Gli ettari di terreno interessati dal fenomeno della Terra dei Fuochi sono 840 a fronte di 500mila ettari di superficie agricola coltivata. Una percentuale molto piccola, inferiore all’1%.»
dal sito del Consorzio Tutela Mozzarella di Bufala Campana – La Mozzarella di Bufala Campana Dop è salva. È stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale di oggi il decreto del ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, con cui il Governo ha sostanzialmente recepito le richieste del Consorzio di Tutela, emanando nuove norme di attuazione della
Avvelenamento dei terreni agricoli della Campania coi rifiuti tossici, boicottaggio della pizza,
La cucina di Napoli non è solo pizza e pasta ma un universo enogastronomico ricco di varietà e qualità che ha eguali solo in Sicilia e che è parte della cultura della città stessa, rendendola da secoli la capitale europea della cucina ma anche la patria del “cibo da strada”. Ispirato a questa filosofia è nato a Bari “Napoleat”, il primo fast-food/take-away napoletano che offre al pubblico leccornìe e genuinità tipiche della cucina partenopea con i metodi di ristorazione veloce… ma non troppo (dicono i proprietari). E allora “Napoleat” non offre la pizza ma una cucina partenopea alternativa fatta di panuozzo di Gragnano, mozzarella di bufala, vini e salumi campani, conserve vesuviane, pasticceria napoletana e l’immancabile caffè. Un successo di partecipazione nella prima serata di inaugurazione e poi il primo giorno di apertura il 19 Settembre, proprio nella festività di San Gennaro. Gli ideatori, di origini napoletane, promettono la conquista del mercato italiano e europeo partendo dal capoluogo barese ritenuto fortemente probante per il gradimento del pubblico. Immancabili le pagine 

In questo vecchio spot è intellegibile il concept di fondo: il Piemonte invade Napoli e la riduce in schiavitù. Anche dalla pubblicità affiora la vera storia, quella che i libri di scuola non insegnano. E questo a prescindere dalla data di nascita della pizza più famosa del mondo, anch’essa