Gramellini circola nella zona a luogo comune illimitato

Angelo Forgione – La manifestazione-serrata contro le ZTL è sfociata in scontri anche violenti sotto Palazzo San Giacomo. La condanna è totale e senza alcuna attenuante per l’evidente strumentalizzazione da parte di una frangia di parassiti sociali che dal traffico veicolare nel centro traggono evidenti vantaggi economici. Napoli deve avere il diritto di poter protestare con trasparenza, ed è questo l’aspetto veramente triste della vicenda.
Stamane però ho letto un articolo di Massimo Gramellini su La Stampa che ritengo offensivo e qualunquistico, ricco di luoghi comuni e privo di conoscenza della complessa realtà partenopea (clicca qui per leggere). Ancora una volta ho voluto rispondergli… così:

Gentile dott. Massimo Gramellini,
mi tocca rientrare in confronto con Lei (se Le pare) dopo la questione bidet-fogne dello scorso Ottobre.
Ho letto la sua disamina sugli incidenti di ieri a Napoli su La Stampa di Torino. Ora, lasciando stare le tristi strumentalizzazioni di una frangia di parassiti che hanno inquinato la manifestazione pacifica dei commercianti, vorrei che Lei leggesse il mio articolo della settima scorsa (clicca qui per leggere), come io ho letto il suo di oggi. Sentenziare senza conoscere bene la realtà di Napoli non è mai utile, e si finisce con lo strumentalizzare la notizia-Napoli proprio come i parassiti sociali hanno strumentalizzato le argomentazioni dei commercianti napoletani. Lei ne fa una questione di refrattarietà alle regole e scade nel qualunquistico luogo comune, ma se solo conoscesse la specificità di Napoli avrebbe qualche pregiudizio in meno.

Al Gambrinus e a Palazzo San Giacomo contro le trivelle

Al Gambrinus e a Palazzo San Giacomo contro le trivelle

Si è tenuta al Gran Caffe Gambrinus la conferenza stampa di presentazione del Comitato “Salviamo i Campi Flegrei”. La sala è stata riempita dai rappresentanti dei movimenti e delle associazioni, dai giornalisti, da comuni cittadini e da alcuni dei personaggi della cultura, dello sport e dello spettacolo che hanno aderito alla campagna “No alle trivellazioni”.
La conferenza, moderata da Giuseppe Mosca, si è sviluppata con i precisi interventi dei professori Ortolani, Nunziata e Mastrolorenzo che hanno delucidato sulla complessistà dell’area della caldera dei Campi Flegrei, seguiti da Angelo Forgione, Carmine Attanasio, Eddy Napoli e Francesco Borrelli, con la partecipazione di alcuni rappresentati di altri movimenti presenti in sala tra cui Teofilo Migliaccio, Enrico Novissimo e Fiore Marro.
Nel pomeriggio, la delegazione di associazioni e movimenti con i Verdi è stata ricevuta dal vicesindaco Sodano a Palazzo San Giacomo. L’incontro ha confermato i diversi punti di vista circa la faccenda, con lo stesso Sodano che ha dichiarato che per la fase di perforazione a 3.500 metri non esiste al momento alcun progetto e che pertanto è prematuro parlarne ora che i carotaggi arrivano a qualche centinaia di metri e non destano alcuna preoccupazione. Alla richiesta del comitato di prendere impegni sin d’ora rispetto allo step successivo del Deep Drilling Project (3.500 mt) che non potrà essere compiuto senza un adeguato piano di emergenza della protezione civile e senza la consultazione della cittadinanza, il vicesindaco ha lasciato la seduta dedicandosi ad altri impegni.
Intanto il Sindaco De Magistris ha rotto il silenzio sulla vicenda e ha dichiarato che non c’è alcun motivo di allarme e che sta seguendo con molta attenzione i dubbi e le critiche, promettendo che non sarà fatto nulla che abbia anche solo lo 0,01% di rischio per la popolazione.

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De Magistris tra legalità, democrazia e litigi

De Magistris tra legalità, democrazia e litigi

i pilastri della campagna elettorale sgretolati dal monolito arancione

Angelo Forgione per napoli.com
Cosa sta succedendo alla giunta De Magistris? Il rinnovamento procede spedito, si è arrestato o non è mai partito? A poco più di un anno dall’avvio della rivoluzione arancione gli interrogativi iniziano a farsi strada. La defenestrazione di Raphael Rossi dal ruolo di presidente dell’ASIA, l’azienda partecipata per la raccolta dei rifiuti del comune di Napoli, e la rinuncia di Roberto Vecchioni al Forum delle Culture hanno fatto da preludio agli addii di Pino Narducci prima e Riccardo Realfonzo poi. La super-giunta si è “scassata”, via uomini che hanno lavorato sul principio assoluto di legalità, sul quale De Magistris aveva costruito la sua vittoria nella corsa a Palazzo San Giacomo. Il fatto che siano usciti due suoi stimati amici dalla giunta sbattendo la porta non può non preoccupare. L’assessore alla sicurezza Narducci veniva dalla sua esperienza da Pubblico Ministero con le credenziali di importanti indagini sulla criminalità organizzata e del suo importate ruolo nel processo su “Calciopoli”. Doveva essere il garante assoluto della legalità per la città, ruolo per cui l’amico De Magistris aveva sfidato anche il parere contrario del CSM e del Presidente Napolitano, e invece è andato via con una gran voglia di tornare al suo lavoro di magistrato, denunciando nel suo comunicato di commiato il disgusto per una visione politica, non solo del sindaco, secondo la quale «i comportamenti illegali esistenti possono essere tollerati e accettati poiché sono comunque regolatori di equilibri del vivere civile e, senza di essi, si apre la strada al disordine sociale», criticando «una concezione regressiva e subalterna allo stato di cose presenti» e «una linea di assoluta continuità con vecchie logiche del passato». De Magistris gli ha risposto che era intransigente e si accaniva coi più deboli. Insomma, lo scontro tra l’inflessibile uomo di legge e l’indulgente, e ognuno scelga in questa vicenda dove inserire la legalità e il cambio di mentalità. Poi è toccato a Riccardo Realfonzo, assessore al bilancio, su cui il sindaco aveva costruito la sua campagna elettorale. Era stato uno dei primi a sostenerlo, reduce dalla sua esperienza in giunta con la Iervolino ed era ad un certo punto divenuto inconsapevolmente l’ago della bilancia nella disputa con Lettieri. Il candidato del PDL si buttò la zappa sui piedi quando disse che l’avversario voleva portarsi appresso un ex-assessore della Iervolino che per giunta aveva aumentato la TARSU. In realtà Realfonzo aveva fatto un figurone sbattendo la porta in faccia alla sindaco dimettendosi dopo averla accusata di non essere stato supportato nelle strategie per uscire dal dissesto e per abbattere il sistema clientelare che bloccava la macchina comunale. E la tassa sulla spazzatura l’aveva semplicemente applicata dopo che il Governo Prodi nel 2007 l’aveva innalzata obbligando i Comuni a coprire interamente il costo dello smaltimento. Anche qui si sono scontrati approcci diversi, con un assessore che lavorava per abbattere gli sprechi in maniera intransigente entrando «in conflitto con la politica degli eventi da organizzare in città, e con una visione della spesa pubblica scarsamente consapevole dei problemi e non molto diversa da quelle del passato», come lo stesso Realfonzo ha scritto nel suo comunicato stampa. De Magistris ha parlato di scelta sofferta che lo ha turbato sul piano umano sostituendo il professore sannita che tagliava le spese con Salvatore Palma, presidente del collegio dei revisori dei Conti, uomo utile a mitigare il buco in bilancio percorrendo strade meno pratiche e più politico-diplomatiche.
Anche Raphael Rossi era stato mandato via da ASIA in circostanze simili, denunciando di essere entrato in contrasto col sindaco per aver rifiutato di avallare 23 assunzioni. Nel 2006 il manager aveva rifiutato la corruzione con 125.000 euro a Torino e denunciato l’AMIAT, l’azienda dei rifiuti del capoluogo piemontese di cui era vicepresidente, il cui presidente cercava di imporgli l’acquisto di un macchinario ritenuto inutile al costo di 4,2 milioni. De Magistris ha deciso di fare a meno di lui, lasciando che andasse a occuparsi dei rifiuti di Foggia lasciando una Napoli non più in crisi ma sempre costantemente sporca.
E poi c’è anche la questione più velata del presidente dell’Unione Industriali Paolo Graziano che era a capo di ACN, il consorzio che si occupa dell’organizzazione della Coppa America a Napoli, che ha avuto qualche screzio con il sindaco: i due si sono beccati in occasioni di uscite pubbliche quali la presentazione della Coppa Davis e l’assemblea annuale degli industriali. Le polemiche su costi e ricavi dell’evento hanno lasciato il segno (a proposito, che fine ha fatto il concerto di Francesco Renga rinviato per pioggia che sarebbe stato pagato comunque?) e le inchieste aperte dai magistrati napoletani sui lavori per le World Series hanno portato a una rottura dopo mesi di collaborazione stretta. Rottura anche con il maestro Roberto De Simone sul progetto del museo delle tradizioni napoletane e qualche stilettata anche dal sindaco di Caserta Pio Del Gaudio che non ha gradito le lezioni di buona amministrazione del collega napoletano ai cittadini casertani. Ma il primo scontro fu con l’ex amico Beppe Grillo, a colpi di punture velenose, col comico genovese che accusò il candidato sindaco di abbandonare l’europarlamento tradendo la fiducia degli elettori.
Sembra evidente che personalità forti e dritte sulla schiena non riescano a convivere col sindaco di Napoli. Fin troppo diretto Realfonzo nel sottolinearlo: «il sindaco sviluppa un astio verso chiunque, anche nel tentativo genuino di aiutarlo, esprime un punto di vista diverso su qualche argomento». L’ormai ex assessore preconizza il crac finanziario e si dice preoccupato: «un avvicendamento all’assessorato, in questa fase, con le enormi difficoltà che il Comune continua ad incontrare, è un vero e proprio salto nel buio, che rischia di portarci rapidamente in una condizione di crisi finanziaria irreparabile. Ma lui ha ritenuto di assumersi queste responsabilità». Bisogna sperare che Realfonzo si sbagli ma c’è un dato evidente che rende le preoccupazioni ancor più concrete. La rivoluzione arancione poggiava su due cardini, la legalità e la democrazia; la prima mostra grossi segnali di fallimento, la seconda sembra essere già fallita. De Magistris aveva urlato alle piazze che avrebbe aperto le finestre di palazzo San Giacomo e che avrebbe contato sulla democrazia partecipativa. Di fatto prende decisioni improvvise e se ne assume la responsabilità, non dialoga con i movimenti e neanche con le forze politiche di maggioranza. L’ultimo rimpasto è avvenuto senza confronto con chi in consiglio comunale aveva chiesto una verifica e con la stessa autorità il sindaco decide di questioni che riguardano la città. Sono nate così le ZTL che non hanno visto una consultazione preventiva con i commercianti e le associazioni di categoria. Così è nato il bellissimo lungomare “liberato”, decisione giusta ma senza creare prima le condizioni urbanistiche che lo potessero sostenere. Tutto accade senza avviso e successivi chiarimenti, che si tratti
di smontare una monumento in Villa Comunale piuttosto che di trivellare a “Bagnoli Futura” senza un Piano di Emergenza di protezione civile.
Napoli spera ma sa anche essere facilmente disillusa. Come non ricordare la stagione d’oro di Bassolino con le sue sacrosante pedonalizzazioni e i suoi eventi isolati? Oggi il lungomare è splendido ma non può restare com’è, immobile come è rimasto il Plebiscito; e non può neanche nascondere dietro una nuova vetrina tutti gli altri problemi. Bagnoli è ancora una miniera di ricchezza sprecata e Napoli-est resta un nodo irrisolto. La grande emergenza dei rifiuti è un brutto ricordo ma la città resta complessivamente sporca e sciatta. De Magistris ha fatto e sta facendo, ma da ora si tratterà di capire con quali reali risultati in prospettiva. 
Le questioni sul tavolo sono tante ma le risposte non arrivano, il coinvolgimento è negato e tutto, nel bene e nel male, è competenza dell’ex-magistrato. I Social Network diffondono messaggi del sindaco, cioè del suo staff che fa da scudo, e interfacciarsi è impresa quasi impossibile. Legalità e partecipazione potrebbero rivelarsi un doppio boomerang per il sindaco arancione che preannuncia per Settembre anche il movimento politico per ricompattare da Napoli il centrosinistra e avviare un’altra corsa, stavolta al Parlamento. Si chiamerà “Movimento Arancione” e potrebbe portare con sé un tradimento (e chi lo sentirebbe a Grillo?) del patto coi suoi elettori napoletani. Che furono tanti se ci si riferisce al 65% di preferenze ottenute da chi credeva nella sua rivoluzione. Ma anche pochi se non si dimentica che a Napoli votò solo il 50.57% degli aventi diritto. Tradotto in soldoni, il primo partito in città è quello di chi non crede nella politica e De Magistris ha l’onere di ridare fiducia ai disinteressati. L’unica maniera per farlo è quella di essere sindaco per Napoli, dedicandosi anima e cuore al rilancio della città senza altri obiettivi. Le premesse erano ottime ma il “conto arancio”, oggi come oggi, non sta rendendo quanto promesso.

Vergogna Bologna, vince in campo e perde fuori

Vergogna Bologna, vince in campo e perde fuori

Napoli saluta Bulgarelli e Dalla, Bologna invoca il Vesuvio

Angelo Forgione – Partiamo da un punto fermo: gli stadi non possono essere considerati una zona franca della società e lo dimostrerò più avanti. Detto questo, mi viene in mente il ricordo che Napoli dedicò a Giacomo Bulgarelli in una fredda serata di Febbraio del 2009. Due numeri 8 giganti rossoblù formati da una quarantina di ragazzi stesi a terra nelle due metà campo, applausi di tutto il “San Paolo” con il minuto di raccoglimento che fu onorato in quello stadio e non negli altri il giorno seguente. E poi striscioni sugli spalti. Da Bologna qualche corretto tifoso ringraziò Napoli, e qualcuno scrisse anche “noi sportivi rossoblù non dimenticheremo mai la grande umanità del popolo partenopeo”. Dopo tre anni, i tifosi azzurri erano a Parma a ricordare il bolognese-napoletano Lucio Dalla da poco scomparso con due vistosi striscioni e tanta commozione. “Te voglio bene assaje” e “Ciao Lucio” mentre “Caruso” risuonava in tutto lo stadio “Tardini”. E risuonò anche in piazza del Plebiscito la sera dell’inaugurazione delle World Series dell’America’s Cup quando Napoli volle salutare l’artista bolognese. Così come in tutti i palcoscenici napoletani dove gli artisti partenopei gli dedicarono un sentitissimo omaggio canoro.
Oggi, allo stadio “Dall’Ara” di quella Bologna dei due simboli Bulgarelli e Dalla, i tifosi bolognesi hanno pensato bene di indirizzare i soliti cori razzisti e blasfemi (povero San Gennaro!) contro i napoletani presenti e, peggio ancora, di esultare ai goal dell’Udinese segnalati sul maxischermo, di cantare a mo’ di beffa “‘O surdato nnammurato” così come avevano fatto già juventini e laziali.
10 e lode al Bologna per i valori di correttezza sportiva dimostrata in campo, 4 al Napoli per la prestazione, zero spaccato ai bolognesi sugli spalti che hanno offerto una brutta immagine della loro città mettendoci un livore immotivato e oltre le righe. Se oggi in tribuna ci fosse stato Dalla avrebbe certamente bacchettato i suoi concittadini che pure hanno festeggiato a fine partita sulle note di una sua canzone. Che non era la più celebre “Caruso”. Forse i bolognesi, oggi, cantando in lingua napoletana, volevano proprio omaggiare il cantautore di casa che divenne internazionale solo quando prese a comporre e a cantare Napoli, ad amare Napoli. Lui che voleva rinascere napoletano, da lassù si sarà sentito offeso. Qualcuno da Bologna ci spieghi il perchè di tanto accanimento, se c’è un motivo scatenante, e noi cercheremo di comprendere.
Ora non veniteci a raccontare come sempre che certe cose le fanno anche i napoletani. Si, lo sappiamo che a Napoli non ci sono i preti e le monache sugli spalti, ma il razzismo e l’ingratitudine disgustano, e se pure i napoletani ne siano mai stati responsabili, o lo saranno, sarebbero perdenti e stigmatizzabili come i tifosi del Bologna oggi. È il malcostume del calcio italiano che lascia l’amaro in bocca. E pensare che i bolognesi negli anni Ottanta erano al fianco dei napoletani e festeggiavano dai balconi lo scudetto virtualmente vinto nel ’90 dal Napoli proprio nella loro città. Segno che le cose, negli stadi così come fuori, sono sempre in notevolmente peggioramento.
Pensate che si parla solo di calcio? In questo caso riflettete su come siete assuefatti alla sottocultura italiana apprendendo che all’aeroporto “Marco Polo” di Venezia quattro passeggeri campani, correttamente in fila, si sono visti rifiutare l’imbarco con conseguenti offese e insulti. «Imparate a parlare italiano, se Napoli non ci fosse tutto andrebbe meglio», queste le parole al desk. Denuncia alla Polaria supportata dalle testimonianze di alcuni francesi, stupiti.
I viaggiatori hanno denunciato. Paolo Cannavaro, invece, ha perso un’altra opportunità per segnalare all’arbitro i cori “vesuviani”. Non fa più notizia, come i cori stessi. Ma solo quelli contro i napoletani, perchè la Fiorentina si è presa 15.000 euro di ammenda per i cori di discriminazione etnica indirizzati al serbo Ljajic.

Piccoli interventi di decoro nella “city”

Piccoli interventi di decoro nella “city”

Dopo la nostra denuncia del cedimento dei fragili dissuasori cilindrici installati in occasione del restyling della centralissima zona a ridosso di Palazzo San Giacomo, ecco l’intervento di ripristino in zona. Restano disastrose le condizioni di Via San Giacomo per le condizioni delle strisce pedonali realizzate con cubetti di marmo bianco divelti e per la sporcizia sempre costante.

Degrado Plebiscito: VANTO, Treves e Comune al TGR

Degrado Plebiscito: VANTO, Treves e Comune al TGR

Angelo Forgione – Continua l’infinita battaglia per dare soluzioni minime ai problemi di decoro del luogo simbolo della città.
Ai microfoni del TG3 regionale, con Rino De Martino della libreria Treves, solleviamo vecchie questioni alla nuova amministrazione dopo averle già poste per anni alla vecchia. Tenta di  rispondere il vicesindaco Tommaso Sodano.

Forgione e Eddy Napoli a colloquio con De Magistris

Forgione e Eddy Napoli a colloquio con De Magistris

proposte e progetti consegnati al sindaco

Angelo Forgione, in compagnia del cantautore Eddy Napoli, a Palazzo San Giacomo oggi per incontrare il sindaco De Magistris. Inizialmente prevista anche la presenza dell’attore Simone Schettino, poi annullata per problemi personali.
Idee chiare, proposte, segnalazioni e progetti consegnati al sindaco. Tre plichi ben corredati di notizie e idee:

un primo fascicolo inerente a 10 proposte per il rilancio della città di Napoli attraverso la valorizzazione dell’autentica cultura Napoletana (leggi il fascicolo consegnato al sindaco), oggi sotterrata dai problemi in cui i detrattori della città speculano.
Un altro fascicolo, ricco di documentazioni fotografiche dei più eclatanti attentati al patrimonio monumentale già trattati in denunce recenti e passate sulle quali ci si è soffermati in una breve discussione culminata con una foto degli orologi rossi “da fast-food” nel centro storico UNESCO di Napoli, il più grande d’Europa, di cui è stata fatta richiesta di rimozione per un taglio simbolico ma deciso con la vecchia amministrazione. Significativo il ghigno di De Magistris alla vista della foto.
Nell’ultimo fascicolo, un interessante progetto che per ora bolliamo come “TOP SECRET”, una dimostrazione d’amore spontanea per la città sul cui contenuto non si è voluto accennare neanche ai giornalisti che all’esterno della sala hanno indagato sui contenuti dell’incontro. 
Al sindaco è stato donato il libro-dossier “Malaunità, 1861-2011 150 anni portati male“, uno dei pilastri editoriali del meridionalismo contenente un capitolo di Forgione e un CD con due canzoni a tema di Eddy Napoli.
A fine incontro, De Magistris ha fatto trasparire interesse per le proposte, come poi confermato ai microfoni del suo staff di comunicazione sul web commentando gli incontri tenuti. In attesa di riscontri.

È giunta la Giunta (De Magistris)

È giunta la Giunta (De Magistris)
inaugurato l’assessorato alla democrazia partecipativa

Nell’antico palazzo dei ministeri borbonici “di San Giacomo”, il Sindaco Luigi De Magistris ha presentato la nuova Giunta Comunale che dovrà governare la città da qui in avanti. Nessuna sorpresa rispetto alle indiscrezioni degli ultimi giorni.
Salta subito all’occhio, per noi che da anni cerchiamo di dialogare con Palazzo San Giacomo in maniera costruttiva, un nuovo assessorato alla democrazia partecipativa che avrà il compito di gestire i rapporti con i movimenti affidato ad Alberto Lucarelli che diventa così un importante referente della cittadinanza attiva.
Lo stesso De Magistris, annunciando la Giunta e definendola “un grande progetto”, ha speso due parole in più per questo nuovo assessorato che registriamo dandogli un valore fondamentale: «Questo è un esecutivo che inaugura un nuovo modo di fare politica a Napoli, nel Mezzogiorno e nel paese. A Napoli nasce un laboratorio politico per puntare sulla grande voglia di partecipazione e di cittadinanza attiva. Al nuovo assessorato alla democrazia partecipativa do molta importanza perchè noi creeremo da subito dei momenti di confronto con la cittadinanza attiva che ci è stata vicina in campagna elettorale ma anche a quella che si vorrà mobilitare per partecipare direttamente al governo di questa città. C’è una parte della cittadinanza che ha dato prova di essere viva, che vuole dire la sua e darci una mano, magari anche criticvando quando è giusto farlo».
Quattro le donne nell’esecutivo ma spicca la figura di Tommaso Sodano come vicesindaco e assessore all’ambiente chiamato a risolvere il problema dei rifiuti, proprio colui che portò alla luce lo scandalo rifiuti in Campania e che mosse le denunce che portarono al rinvio a giudizio di Bassolino, Romiti, Impregilo e dei vertici del commissariato ai rifiuti.
Giuseppe Narducci, noto PM della Procura di Napoli, va “spontaneamente” ai diritti, trasparenza e sicurezza; a lui toccherà il compito di porre le condizioni per migliorare le condizioni di sicurezza della città lavorando sulla videosorveglianza e su quei prosupposti che possano segnare un’inversione di tendenza in una città che, come ha ricordato il Sindaco, ha fatto poco per questo negli ultimi anni.  Da sottolineare il ritorno a Palazzo San Giacomo di Riccardo Realfonzo al Bilancio, dopo aver provato a lavorare con la Iervolino alla quale ha poi sbattuto la porta dimettendosi dalla stessa carica e aver accusato la Giunta, Sindaco compreso, di non averlo supportato nelle strategie di cambiamento per uscire dal dissesto e per abbattere quello che definì un sistema clientelare che bloccava la macchina comunale. Avevamo segnalato alla vigilia del ballottaggio l’autogoal che Lettieri aveva commesso nell’accusare De Magistris di pensare a Realfonzo per la sua eventuale Giunta (leggi), cosa che invece rappresentava una positività. Realfonzo, come Sodano, appare l’uomo giusto al posto giusto.
Al Lavoro, Sviluppo, Attività produttive, Commercio e “made in Naples” va Marco Esposito, uomo che si è contraddistinto per le sue battaglie “meridionaliste” contro il federalismo fiscale di stampo leghista. Lo scorso 3 Giugno avevamo analizzato i dati dello SVIMEZ (leggi) riportando un suo intervento (guarda) del 27 Febbraio 2010 in cui attaccò Caldoro alla vigilia dell’elezione alla presidenza della Regione, ma anche Giulio Tremonti, dando l’esatta dimensione di come il sud sia raggirato e continuamente colonizzato dai politici del potere settentrionale che guidano il paese in funzione degli interessi delle proprie aree di provenienza. Esposito appare una buona garanzia di un Comune di Napoli che possa “andare” a sud in un paese sbilanciato a nord (forte cardine tra le battaglie di V.A.N.T.O).
Interessanti gli altri incarichi, tra i quali quello ad Antonella Di Nocera che rileva il delicato e importante assessorato alla Cultura e Turismo.
Buone le premesse rispetto agli auspici “captati” in campagna elettorale che hanno trovato conferma. Ma ora al lavoro, il tempo della “tregua” è finito. La Giunta appare sicuramente valida e da domani Napoli attenderà risposte dal nuovo sindaco e dai suoi collaboratori. Anche V.A.N.T.O. che sa già da dove ripartire dopo anni di silenzio iervoliniano.

 


Una campagna elettorale giocata su un campo di calcio

Una campagna elettorale giocata su un campo di calcio
Berlusconi scende a Napoli e la tratta da colonia

Angelo Forgione (Movimento V.A.N.T.O.)

Sia chiaro, ognuno poteva scegliere dove stare la sera della chiusura della campagna elettorale. Io sono stato in entrambe le piazze per tastare il polso del clima pre-elettorale perchè, pur avendo la mia idea, quello che più mi interessa è la città e il suo popolo. Niente dono dell’ubiquità, la chiusura degli interventi politici alla Rotonda Diaz ha coinciso con l’arrivo di Berlusconi a Piazza Plebiscito, momento in cui la vergogna è venuta fuori con il premier che ha trattato i Napoletani come fanno tutti da 150 anni: colonizzati!
Ma perchè Berlusconi è sceso a Napoli direttamente dal G8 francese? Presto detto. Tutto nasce dal Presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis che al teatrino di corte di Palazzo Reale, alla vigilia delle prime votazioni, dichiara la sua simpatia per Lettieri. Ma ad inizio settimana, la Gazzetta dello Sport, quotidiano milanese, diffonde l’interesse di Berlusconi per Hamsik. De Laurentiis non gradisce lo sgarbo e incontra De Magistris per parlare dello stadio San Paolo, uno degli stadi più grandi e più fatiscenti d’Europa che la sinistra iervoliniana ha dato in concessione gratuita alla SSC Napoli. Berlusconi capisce l’autogol elettorale e intuisce che l’unica cosa da fare per riparare al danno è andare a Napoli non per parlare di programmi e soluzioni ai problemi ma per dichiarare che non compra Hamsik.
Nota a margine, nella notte seguente appaiono al centro storico e in alcune periferie manifesti contro De Magistris raffiguranti lo stadio San Paolo sbarrato.
Sono li, incredulo di quanto sto ascoltando. Mi dico “Ma come? Qui si decide il futuro di una città in cui l’immondizia invade le strade e i turisti muoiono appena scesi dalle navi, e l’uomo politico con più potere d’Italia, uno degli otto più importanti della terra sulla carta (se ne è vantato davanti la platea), viene nella piazza della grande storia borbonica a parlarci di Hamsik e a cantare ‘o surdato nnammurato?”
È quel punto chiaro che a sostenere Lettieri è il Presidente del Milan, non quello del Consiglio dei Ministri. 
Quando sento quel proclama lancio un “epiteto” sperando di non essere il solo. Probabilmente non lo sono, ma purtroppo, sotto al palco, molti napoletani esplodono giubilanti all’elemosina del Presidente rossonero. A quella carità per una colonia chiamata Napoli, un popolo dritto avrebbe fischiato sonoramente. E invece urla di gioia e bandiere al vento! Dimenticando che quell’uomo sul palco è lo stesso che la mattina di Milan-Napoli, all’Unione del Commercio di Milano (e sottolineo all’Unione del Commercio di Milano), arrembò contro il meridione tutto (non solo Napoli) dicendo “andiamo a battere il Sud”. E anche lo stesso uomo che ha festeggiato con la Lega Nord in parlamento, tra bandiere leghiste e con fazzoletto verde nel taschino, per il federalismo municipale che drena i soldi dei meridionali verso i comuni del nord (leggi).
Qui la politica non c’entra niente. Qui c’entra il populismo politico e la vergogna di un popolo che non riesce e ritrovare se stesso, la propria dignità e la propria consapevolezza. Le mani nei capelli ce le dovremmo mettere noi, non Hamsik. E per disperazione.

p.s.: Hamsik si vende se decide di andarsene e se De Laurentiis decide di venderlo, non se Berlusconi decide di comprarlo.

“City”, è già degrado completo!

“City”, è già degrado completo!
Il decoro attorno Palazzo San Giacomo fu solo illusione