Auguri SSC Napoli, ma nascondi l’età

Angelo Forgione 1 agosto, giorno di festeggiamenti per il Napoli, l’unico club del Sud capace di misurarsi contro il ricco Nord del calcio. Una ricorrenza che però è inventata di sana pianta, perché in realtà la SSC Napoli di anni ne ha quattro in più di quelli che ci suggerisce la storia mal narrata, e se c’è un giorno di agosto da celebrare, quello è semmai il 25, non l’1. Faccio chiarezza, dopo aver già divulgato nel mio libro Dov’è la Vittoria (Magenes) e in diverse altre occasioni, anche allo stesso presidente Aurelio De Laurentiis in una mia conferenza sulla storia del caffè al Mostra Agroalimentare Napoletana M.A.G.N.A.

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Inganna tutti la data del 1926, che non è la data di fondazione del club ma quella del cambio di denominazione per motivi politici. Dal nome inglese a quello italiano, dettato dall’applicazione della Carta di Viareggio, uno statuto ufficializzato proprio nell’agosto 1926 dal commissario straordinario della FIGC e presidente del CONI Lando Ferretti per mettere letteralmente il movimento calcistico italiano nelle mani del Fascismo e ricondurre il Calcio al processo di “nazionalizzazione” mussoliniana.

Il Napoli era già nato nell’ottobre del 1922, allorché si era realizzata la fusione tra Naples Foot-Ball Club e l’U.S. Internazionale Napoli, e si era costituito l’Internaples Foot-Ball Club, che aveva eletto come presidente Emilio Reale (patron anche della vecchia U.S. Internazionale) e scelto il colore azzurro. Quella squadra, il primo Napoli, militava nella Lega Sud della Prima Divisione Nazionale, divisa in due competizioni distinte del Nord e del Sud.

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Dal 1898, infatti, anno di fondazione della Federazione Italiana Foot-Ball, poi FIGC, il Nord-Italia monopolizzava il campionato italiano, rendendolo espressione del “triangolo industriale” appena nato e relegando le squadre centro-meridionali al ruolo di comprimarie, prima escludendole dai tornei che assegnavano il titolo di campione d’Italia e poi fingendo, nel 1912, di ascoltarne le proteste con la concessione di una finalissima tra le squadre vincitrici di un Girone Nord (con Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia e Veneto) e di un Girone Sud (con Toscana, Lazio e Campania). Finali pro forma, perché tutti, compresa la FIGC, erano ben consci del divario creato tra i due movimenti calcistici – uno in cui i soldi delle zone industrializzate avevano condotto al semiprofessionismo e l’altro ancora fermo al totale dilettantismo – e sapevano che le finalissime non avrebbero espresso alcun significato tecnico-agonistico.

Nel 1925, la precaria situazione finanziaria dell’Internaples aveva convinto Emilio Reale a cedere il club al facoltoso commerciante Giorgio Ascarelli, più adatto a garantire sicurezza al club. Il nuovo presidente, il secondo della storia del club (non il primo come si racconta), aveva ingaggiato l’allenatore lombardo Carlo Carcano, già calciatore della Nazionale, e la giovane promessa piemontese Giovanni Ferrari. Dalle giovanili era stato promosso in prima squadra un certo Attila Sallustro. Quella compagine era poi arrivata a giocarsi, con esito infelice, la finale di Lega Sud contro l’Alba Roma, valevole per l’accesso all’inutile finalissima nazionale per lo scudetto.
A quel punto irruppe il regime fascista, impegnato nel processo di “nazionalizzazione” del Regno d’Italia. Mussolini, non consentendo che il Calcio italiano restasse spaccato tra Nord e Sud e mostrasse disgregazione sociale, impose d’ufficio alla FIGC, tramite il CONI, l’unificazione delle due leghe territoriali in un’unica ‘Divisione Nazionale’, articolata in 20 squadre, di cui 17 sarebbero state del Nord e 3 del Sud, e più precisamente: le prime 16 squadre della Lega Nord; la diciassettesima dello stesso campionato da designare con un torneo tra le retrocesse (vinse l’Alessandria, ndr); le restanti tre dalla ex Lega Sud, ossia le due finaliste dell’ultimo torneo, Alba Roma e Internaples, più la Fortitudo Roma, quest’ultima ammessa perché presieduta da Italo Foschi, uno degli ideatori della riforma fascista del Calcio. I sodalizi del Nord protestarono per le decisioni superiori, riunendosi più volte a Genova, Torino e Milano, ritenendo le tre squadre di Napoli e Roma inadeguate alla competizione e usurpatrici di posti spettanti al Calcio settentrionale. L’ostracismo, però, dovette piegarsi alla volontà politica. A Napoli, a quel punto, si pose un problema serio. Mussolini detestava gli inglesismi, e pur italianizzando il nome Internaples ne veniva fuori la “Internazionale”, che ricordava l’Internazionale comunista, avversaria politica del Fascismo. Il presidente Ascarelli, di origine ebraica, suggerì allora la più opportuna adozione del semplice nome italiano della città. Un articolo de Il Mezzogiorno del 12-13 agosto annunciò che una riunione sociale presso la sede di piazza della Carità avrebbe probabilmente stabilito il “nome migliore da dare alla Società”.

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Una nuova assemblea dei soci si tenne il 25 agosto, riportata da Il Mezzogiorno del 25-26 agosto, per formalizzare il cambio di denominazione di una società che era stata fondata nel 1922: da Internaples Foot-Ball Club ad Associazione Calcio Napoli.

Una data, quella del 25 agosto, erroneamente tradotta dalle cronache successive come 1 agosto, giorno in cui non accade di fatto nulla. Il giorno 2 agosto, la Commissione di Riforma dell’Ordinamento della Federazione aveva emanato ufficialmente la Carta di Viareggio, con cui era nato finalmente il campionato unito. Il 3 agosto l’Internaples aveva ottenuto l’affiliazione alla nuova Lega Nazionale.

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L’8 agosto, il settimanale Tutti gli Sport aveva pubblicato un articolo in cui si leggeva di “interessamento benevolo del Governo nella questione che non si sarebbe risolta se non fra molti anni di umiliazioni, di abile politica del Sud verso i papaveri del Nord“, di “eguaglianza dei diritti e dei doveri di tutte le società italiane”, di “sacrificio iniziale” delle “società di testa in favore di quelle finora ingiustamente trascurate”, di “legittima aspirazione a progredire” della squadre e dei calciatori del Sud.

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L’A.C. Napoli si presentò con un nuovo stemma: il Corsiero del Sole, un cavallo sfrenato, emblema della città capitale dal XIII secolo, simbolo dell’indomito popolo partenopeo. A conferma che non si trattò di fondazione ma di semplice cambio di denominazione, nella nuova rosa figurarono otto elementi della stagione precedente, compreso quell’Attila Sallustro che sarebbe diventato in seguito l’idolo dei tifosi. I risultati della stagione (solo 1 punto in classifica), disastrosi nell’impatto col “Calcio industriale”, trasformarono, per tradizione orale, il cavallo rampante in un ciuccio malandato. Il Regime non si arrese e ripescò più volte le retrocesse pur di supportare il processo di unificazione tra Nord e Sud del Calcio italiano. Anzi, nel 1927 si verificò la fusione delle due squadre romane, anch’esse a fondo classifica, e nacque l’attuale AS Roma, ammessa alla Prima Divisione.
L’A.C. Napoli cessò le attività nel 1943 a causa delle difficoltà incontrate durante lo svolgersi della guerra. A tenere vivo il calcio napoletano fu la neonata Associazione Polisportiva Napoli, che nel 1947 assunse la storica denominazione di Associazione Calcio Napoli. Il 25 giugno del 1964, tra sali e scendi dalla A alla B, la società, soffocata dai debiti, cambiò ancora denominazione in Società Sportiva Calcio Napoli, sodalizio decretato fallito il 2 agosto 2004 e poi rilevato il successivo 6 settembre, attraverso l’acquisto del titolo sportivo da parte di Aurelio De Laurentiis, che scelse la provvisoria denominazione Napoli Soccer. La precedente denominazione fu ripristinata il 24 maggio 2006, con l’acquisizione del marchio e dei trofei più importanti della storia azzurra. Insomma, si tratta di una società nata nel 1922 e rinominata cinque volte nel corso degli anni (1926, 1945, 1964, 2004, 2006). E non é perché nei suoi primi quattro anni di attività non le era consentito misurarsi direttamente con i club del Nord che bisogna considerarla più giovane di quanto non sia. Così le si sottraggono quattro anni di discriminazione settentrionale e il primissimo periodo di vita.

contributo video concesso da Giammarino Editore

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La frustrazione napoletana della vittoria che non arriva

Angelo ForgioneDurante la trasmissione del 2 giugno di Club Napoli All News, in onda sull’emittente TeleClubItalia, alla quale ho presenziato come ospite per presentare il mio libro Dov’è la Vittoria, un telespettatore è intervenuto in diretta per lamentarsi della scarsa confidenza del Napoli con lo scudetto, incarnando la filosofia imperante a Napoli del “noi vogliamo vincere”. Una filosofia che non ammette ragionamenti più ampi, sui quali invece tutti dovrebbero riflettere in una piazza come quella partenopea e in tutte quelle meridionali. La mia risposta – una di quelle offerte nel mio saggio – ha convinto amaramente sia il tifoso da casa che il conduttore Francesco Molaro.

Dov’è la vittoria, a “San Paolo Show” anteprima con dibattito

Dov’è la vittoria, in uscita il 13 maggio in libreria, presentato in anteprima a San Paolo Show, la trasmissione di Tv Luna condotta da Paola Mercurio. Coinvolti nel dibattito che ne è nato anche Beppe Bruscolotti, Patrizio Oliva, Rino Cesarano, Massimo D’Alessandro e Angelo Pompameo.

Daverio per i monumenti del Sud

Angelo Forgione – “Save Italy”, il movimento d’opinione di Philippe Daverio per la sensibilizzazione alla salvaguardia dei monumenti d’Italia, è giunto a Caserta per richiamare l’attenzione sull’incuria nazionale nei confronti del patrimonio del Sud, proprio mentre il ministro per i beni culturali Massimo Bray visitava la Reggia.
Insieme ad una nutrita rappresentanza del Movimento V.A.N.T.O., che ha esposto un evidentissimo striscione, ho ringraziato il noto critico d’arte donandogli il mio lavoro editoriale Made in Naples (guarda il video), decisamente attinente alla tematica dell’evento e in nome di una cultura da rivalutare. Su di un palco improvvisato (una carrozzella a cavallo) con il sindaco Del Gaudio, Daverio ha parlato ai presenti iniziando il suo appello condividendo uno grosso striscione esposto dal Movimento V.A.N.T.O.: «Sono d’accordo – ha detto – ma non sia una non unità. È vero che quello che è successo con l’Unità nazionale è ancora da dibattere e da discutere. Noi parliamo oggi davanti a un edificio che fu un esempio per il cambio del gusto dell’Europa intera (come descritto anche in Made in Naples), è un pezzo del cuore dell’Europa. Chiedere allo Stato unitario italiano, che si è trovato a gestire i soldi di uno Stato unico dei militari piemontesi, di conservare l’immensa ricchezza degli Stati preunitari, è ormai inutile. Dobbiamo chiederlo all’Europa che deve salvare la culla nella quale è nata perché altrimenti non c’è avvenire. La moneta unica europea non può essere unificante ma può esserlo la cultura. La qualità del manufatto è fondamentale in quest’era in cui il passato non trova destino e in cui l’Europa non sa che strada prendere… ed è fondamentale l’importanza di mantenere il manufatto come testimonianza per i nostri discendenti ma anche per quelli un po’ più giovani che tengono lo striscione e per i quali bisogna trovare subito una soluzione. Siamo qui per immaginare cosa inventare domani. Il domani non è il disinteresse per la cultura, il domani è questa roba qui (indicando la facciata della reggia). Da Caserta deve partire l’appello per il restauro del Meridione. Le utopie sono obbligatorie e su quelle si fonderà l’avvenire dei ragazzi che denunciano la malaunità. Tornerò qui tra 150 anni.»
Daverio si è poi concesso alla gente, mischiandosi anche al gruppetto del Movimento V.A.N.T.O. con cui ha scambiato qualche battuta. «Non chiedetemi di leggere Made in Naples velocemente – ha detto l’alsaziano – ci metterò un po’ di tempo». «Mi chiami pure tra 150 anni – gli ho risposto – e mi dica se le è piaciuto». Poi via, verso la Reggia di Carditello. La giornata al capezzale delle Reali delizie borboniche è continuata lì.

Premio “Eccellenze del Sud” a Eddy Napoli, Angelo Forgione e Gennaro De Crescenzo

Si è svolta Venerdì 21 Dicembre al Batis di Baia (Bacoli – NA) la prima tappa de “Le Eccellenze dei Sensi”, un’iniziativa nata da un’idea di Sarah Ancarola (in arte Shara) e resa possibile dalla collaborazione dell’Associazione “Terronian” con “Slowtour Campi Flegrei” che ha come intento la valorizzazione delle terre meridionali e delle personalità da esse provenienti insieme ai prodotti tipici e d’eccellenza dei nostri territori.
Durante la serata sono stati assegnati i premi “Eccellenza del Sud” ad alcuni personaggi che, ciascuno nel proprio settore, si sono distinti per l’incessante opera di promozione dei territori meridionali rendendo così lustro alle nostre Terre. Tra questi, Eddy Napoli per la musica (anche al servizio della  questione meridionale), Angelo Forgione (Presidente del Movimento V.A.N.T.O.) per il giornalismo e Gennaro De Crescenzo (Presidente del Movimento Neoborbonico) per la saggistica.

Un dono per Gennaro Iezzo

Un dono per Gennaro Iezzo

all’ex azzurro il pumphlet “Malaunità, 150 anni portati male”

L’ex portiere del Napoli Gennaro Iezzo non ha ancora finito di leggere “Terroni” ma ha già la prossima lettura meridionalista… magari sotto l’ombrellone.

Gennaro Iezzo: «A quest’Italia nessuno crede più!»

Gennaro Iezzo: «A quest’Italia nessuno crede più!»

dibattito sui fischi all’inno nazionale su Capri Event

Dalla trasmissione “Ultimo Minuto” su Capri Event, uno stralcio del dibattito nel corso del quale si è affrontato anche il tema dei fischi all’inno nazionale. L’ex portiere di Napoli e Cagliari Gennaro Iezzo ha espresso il suo pensiero ostentando consapevolezza e curiosità riguardo temi storici e contemporanei approfonditi tramite letture meridionaliste.
Il suo ex compagno De Sanctis ha invece detto di capire il malessere ma che avrebbe protestato in maniera diversa e più elegante. “Parate” di due portieri; uno tesserato e selezionato in Nazionale, l’altro ormai senza condizionamenti di sorta. 

“Malaunità” col vento in poppa

“Malaunità” col vento in poppa

striscione contro il sistema esposto a Via Partenope

Il neologismo “malaunità”, coniato con il brano di Eddy Napoli e divenuto subito il titolo del libro sui 150 anni portati male, è ormai entrato nel lessico comune della Napoli consapevole. Già entrato allo stadio “San Paolo”, ora è il turno delle World Series di America’s Cup. I “No Tav” hanno esposto uno striscione mirando a governo e Lega: “Dalla malaunità all’attualità: Savoia e padani i veri ladri italiani”.
Il mare della verità e della consapevolezza si gonfia e s’increspa. 

Corteo identitario “Difendi Napoli, difendi il tuo futuro”

Corteo identitario “Difendi Napoli, difendi il tuo futuro”

Una delegazione di V.A.N.T.O. ha partecipato alla manifestazione “Difendi Napoli, difendi il tuo futuro”  del 4 Febbraio insieme ad altri undici movimenti e gruppi identitari non solo napoletani. Il cordone dei manifestanti, circa duecento persone, ha sfilato partendo da Piazza Matteotti per arrivare a Palazzo San Giacomo intonando cori per chiedere la bonifica delle aree inquinate della città, l’abolizione del pedaggio sulla Tangenziale, l’equiparazione delle assicurazioni meridionali a quelle del centro-nord, l’allentamento della pressione di Equitalia e, più in generale, per chiedere più giustizia per il Sud e per i cittadini del Mezzogiorno.
V.A.N.T.O. era presente con un grande striscione su cui era scritto “Sud: 150 anni di malaunità” e, pur recandosi sotto il Municipio per richiedere simbolicamente una politica sempre più attenta al popolo meridionale e fattività per il riscatto della città, si è astenuta dall’intonare alcuni cori contro il Sindaco De Magistris lanciati da altri movimenti e dai quali prende le distanze  per coerenza ideologica verso la propria “mission” non solo in funzione meridionalista ma anche in chiave di denuncia costruttiva del degrado urbano della città e del vilipendio della sua immensa cultura.

Una serata da ricordare a Orta di Atella

Una serata da ricordare a Orta di Atella

uscito il terno: Atellana, V.A.N.T.O. e il Napoli… tre vittorie!

Sport e Cultura, Sabato sera sono andati a braccetto al Palazzetto del Sport F.lli Lettieri di Orta di Atella. Una serata indimenticabile, con una bella vittoria dell’USCAtellana sul Fasano che ha divertito il pubblico presente, l’incontro con Angelo Forgione del Movimento V.A.N.T.O. e Gennaro De Crescenzo del Movimento Neoborbonico che hanno presentato il libro MALAUNITA’ ad un pubblico rapito dalle verità storiche e dall’orgoglio napoletano, e la partita vincente del Napoli sul maxischermo.
Complimenti ai dirigenti della bella realtà sportiva del comune casertano, meritevoli di aver creato un punto di riferimento per i tanti giovani del posto.