Un po’ di calcio a LineaCalcio (Canale 8)

A LineaCalcio (Canale 8) dell’8/11 per parlare di:
– Juventini meridionali che chiamano alle trasmissioni campane;
– giornalismo d’inchiesta per ripulire il calcio;
– l’inchiesta di Report e “gli anticorpi” della Juventus;
– giornalismo buono e meno buono nelle emittenti campane;
– i margini di crescita del Napoli di De Laurentiis;
– l’insofferenza dei giornalisti del Nord nei confronti del Napoli;
– il caso Mourinho;
– il rush finale nel girone C della Champions League.

Il conflitto interiore dello juventino del Sud che guarda le trasmissioni sul Napoli

A Linea Calcio (Canale Otto), due chiacchiere con Silver Mele  sul calcio italiano, sulle polemiche attorno al VAR, sull’egemonia della Juventus e possibilità scudetto del Napoli, sul discusso titolo del Roma (“È fuga con la Rubentus”) e relative minacce. Con una interessante telefonata di un tifoso juventino di Calabria che è interessante spunto di riflessione.

Funerali in Villa: vicesindaco contestato

mattinoCirca quattrocento persone si sono presentate ai cancelli della Villa Comunale per celebrare i funerali del giardino reale di Chiaja, devastata dai cantieri della linea 6 metropolitana. Non tantissime, in una città che poco si scalda per difendere sé stessa, ma lo scopo, raggiunto, era comunque quello di attirare l’attenzione dei media. Hanno sfilato anche Mimmo Jodice, Mirella Barracco e diversi imprenditori e professori universitari. E poi il geologo Riccardo Caniparoli, che, con Ortolani e De Medici, ha puntato il dito contro il cantiere del metrò (ereditato dalle scelte delle precedenti amministrazioni comunali). La presenza del vicesindaco Tommaso Sodano ha fatto scattare la contestazione, a tratti fin troppo aggressiva, anche se il confronto con l’associazionismo si terrà di fatto a Palazzo San Giacomo giovedì pomeriggio.
Momenti di vera rabbia si sono vissuti quando il corteo di cittadini, associazioni e uomini della cultura locale è giunto alla Cassa Armonica e un manifestante ha scavalcato la (inutile) recinzione del cantiere della metropolitana che “conserva” i pezzi smontati del monumento di Errico Alvino, portando con facilità una giuntura di ghisa in visione all’imbarazzato vicesindaco. «Quando denunciai lo scempio, lo staff del sindaco mi disse che i pezzi erano stati portati al sicuro in un cantiere al coperto per il restauro. La cittadinanza non può essere presa in giro così!», ha esclamato Angelo Forgione. I pezzi sono ancora lì, a distanza di più di un anno.

fonte: Il Mattino

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Funerali per la Villa Comunale

La villa comunale, come tutta la Riviera di Chiaja, sta morendo per colpa dei lavori della linea 6 metropolitana. Sono già morti gli alberi e il decoro, la Cassa Armonica è stata sfigurata, spuntano sfoghi della metropolitana, e quella che una volta era la Villa Reale oggi non è altro che un cantiere. Per lunedì, al tramonto, è fissato un funerale della villa stessa cui prenderanno parte diverse associazioni e movimenti cittadini che non ci stanno a veder morire il sito iniziato nel periodo vicereale e reso “reale” da Ferdinando di Borbone nel 1779.
Qualcuno non comprende la protesta promossa da un’indignazione comunque diffusa, protesta che rischia certamente di essere rivestita da significati politici, ma alla manifestazione sono stati comunque invitati anche il sindaco Luigi de Magistris, il vice sindaco Tommaso Sodano e gli assessori Nino Daniele (Cultura) e Carmine Piscopo (Urbanistica). Chi ha a cuore i destini della città non può assistere in silenzio a ciò che sta accadendo e il Movimento V.A.N.T.O., per evidenti motivi, ci sarà, anche perché ha subito denunciato lo smontaggio della pensilina in ghisa e vetro policromo della Cassa Armonica e perché non ci sta a veder morire un pezzo di grande Storia napoletana. La modernizzazione della città, necessaria, non può e non deve travolgere i siti di rilevanza storica e monumentale!
La manifestazione, aperta a tutti, è dunque prevista per lunedì 22 Luglio a partire dalle ore 18:00, quando il ‘funerale’ muoverà dall’ingresso della Villa e proseguirà in corteo fino alla Cassa Armonica, luogo simbolo di tutta la devastazione avvenuta.

clicca qui per vedere il video-reportage di Alessio Viscardi per Fanpage.it

“Separiamoci” di Marco Esposito a “Linea Notte”

Angelo Forgione – Marco Esposito, giornalista esperto di economia, ex-assessore allo Sviluppo del Comune di Napoli e compagno di scuderia editoriale (Magenes), ha portato il suo “Separiamoci” a “Linea Notte”, l’approfondimento notturno del TG3 condotto da Maurizio Mannoni.
Il Sud preparato davanti le telecamere, protagonista con la forza di un libro che è sempre la migliore delle credenziali per creare dibattiti in cui avere voce in capitolo. Ospiti in studio, Luca Telese, Mario Lavia e, in collegamento da Milano, Stefano Zurlo. Proprio quest’ultimo si è reso protagonista di esternazioni del tipo “il Sud faccia il Sud e non imiti il Nord”, invitando i meridionali a basarsi sul solo turismo e a smettere di inseguire il sogno dell’industrializzazione, per poi accogliere il trasferimento di un allenatore di una squadra ricca del Sud (Mazzarri) a una in difficoltà del Nord quasi fosse un’elemosina da fare.
Il Nord può avere fabbriche e turismo e il Sud, se va bene, solo turismo. È questo il “separiamoci” secondo Zurlo, e Marco Esposito, se vogliamo, spiega col suo libro basato su dati economici oggettivi questa forma mentis che produce pure notizie all’ingrosso: sempre secondo Zurlo, il progetto del ponte sullo stretto di Messina è rimasto al palo per colpa del Sud e le siringhe negli ospedali meridionali costano sette volte quello che costano al settentrione.

Addio agli alberi in Villa Comunale

Angelo Forgione – Il giorno dei funerali degli alberi della Villa Comunale è arrivato. Nel senso che erano già morti. I movimenti e i comitati civici ne danno il triste annuncio dopo aver lanciato l’allarme negli scorsi anni. La causa indicata pare proprio essere la stessa che avrebbe creato problemi agli edifici della Riviera di Chiaia: la linea 6 della metropolitana.
Il Comune di Napoli avverte che “a partire da mercoledì prossimo, per circa otto giorni lavorativi, la Villa Comunale di Napoli sarà interessata da lavori di abbattimento di ben 31 alberi tra palme, lecci, querce e pini. Il provvedimento si è reso necessario al fine della messa in sicurezza dei luoghi e a causa delle precarie condizioni statico/vegetative delle alberature».
Messa in sicurezza, va bene. Ma il Comune non specifica le cause dell’emergenza. Che invece sembrerebbero già più o meno note, divulgate dal professor Caniparoli e dal geologo Franco Ortolani, specificate anche all’ex sindaca Iervolino da una relazione del geologo Giovanni De Medici della Federico II. La Linea 6 ha intercettato ben tre falde acquifere, ostruendo l’afflusso delle acque piovane dolci a monte e facendo avanzare le infiltrazioni marine sotto la Villa Comunale. Gli alberi hanno bevuto acqua salata dalle radici negli ultimi anni, e sono morti.
Era la Villa Reale di Napoli, ammirata dal mondo intero per la sua bellezza. Quando Ferdinando IV Borbone ordinò nel 1778 all’architetto Carlo Vanvitelli di realizzarla, fu categorico: “Deve essere una passeggiata da Re”. Oggi, dopo l’inqualificabile stile della cancellata firmata Mendini, la pavimentazione sbagliata in battuto di tufo che sbriciola, la sporcizia e l’incuria, l’aggressione delle sculture, lo scempio della Cassa Armonica e la morte degli alberi secolari, l’unico a regnare è ormai solo il degrado. E tanti ringraziamenti a chi sta distruggendo la grandezza e la bellezza di Napoli, pur avendo teoricamente il compito di valorizzarla e rilanciarla.

È vivamente consigliato l’ascolto del video almeno dal minuto 20:00 (relazione del prof. Caniparoli durante l’Assise della città di Napoli e del Mezzogiorno d’Italia del 13 marzo 2011. Tema di discussione: “La linea 6 della Metropolitana di Napoli e l’impatto ambientale sugli assetti idrogeologici”)

Quando i tunnel non facevano crollare Napoli

Angelo Forgione – Riviera di Chiaja devastata dai lavori del metrò. Palazzi che cedono, residenti sfollati, negozi chiusi, alberi in villa comunale che muoiono a causa dell’afflusso d’acque salate, acqua che invade la strada e la stessa villa ad ogni pioggia.
La pagina facebook di Cittadinanza Attiva ha pubblicato oggi una foto della cassa armonica allagata, povero monumento abbandonato. Lo realizzò Errico Alvino, lo stesso architetto che, tra il 1853 e il ’56, realizzò un tunnel borbonico per scopi militari, un traforo sotterraneo che congiunge il Palazzo Reale con Piazza Vittoria, passando sotto il Monte Echia.
Evidentemente, il sottosuolo di Napoli è pieno di cave di tufo e trafori, ma nonostante da circa 150 anni esista il tunnel di Alvino, non si sono mai registrati problemi di staticità degli edifici sovrastanti. Di grandi problemi, l’architetto borbonico ne trovò ma tutti furono risolti brillantemente con soluzioni a regola d’arte, compresi dei lavori idraulici per consentire il passaggio dell’acqua dell’antica “Bolla” a quote inferiori rispetto a quella della galleria. Soprattutto, il tunnel fu realizzato tenendo conto delle falde acquifere, cioè al di sopra e senza intercettarle. Tutto il contrario della galleria del metrò che di falde acquifere ne ha intercettate ben tre. E i risultati sono sotto gli occhi del mondo intero. È interessante notare che la visita all’originale percorso borbonico può deviare accedendo al traforo della “Linea Tranviaria Rapida”, scavato in occasione dei mondiali di Italia 90 e realizzato con l’impiego di cospicui fondi statali, con l’intento di collegare Piazza del Plebiscito con Fuorigrotta. Ebbene, quel progettò fallì perché intercettò la falda acquifera. Ora ci risiamo, mentre a quelli lì continuano a chiamarli retrogradi borbonici.

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Crollo alla Riviera di Chiaia. Dissesto idrogeologico causato dal metrò?

Ipotesi infiltrazione d’acqua. Stessa causa che uccide gli alberi in villa comunale.

Angelo Forgione – Fortunatamente non ci sono vittime e dispersi nel crollo della facciata laterale del palazzo storico alla Riviera di Chiaia. Si tratta del Palazzo Guevara di Bovino, uno stabile monumentale dell’Ottocento ispirato all’architettura rinascimentale fiorentina e realizzato a immagine e somiglianza di Palazzo Pitti a Firenze.
Non tutti sanno che l’attuale Riviera di Chiaia fu realizzata nell’Ottocento con una colmata che, per realizzare la Via Caracciolo, annullò tutto l’ambiente naturale sottostante, a cominciare dalla spiaggia. Certo è che il vicino cantiere della Linea 6 della metropolitana sta insistendo su un luogo delicato, causandone il dissesto idrogeologico. Quattro anni fa, l’ex-sindaca Iervolino chiese una valutazione tecnica al professor Giovanni De Medici dell’Università Federico II che allarmava sul cantiere. La relazione parlò chiaramente di lavori che bloccavano le falde acquifere, tanto che le sorgenti freatiche già allora salivano in superficie e allagavano cantine e scantinati dei palazzi alla Riviera di Chiaia. Il cantiere, in sostanza, interrompeva l’afflusso delle acque piovane a monte che si sollevavano incontrando l’ostacolo, facendo avanzare le infiltrazioni marine. Pare che il Comune di Napoli ricevette il parere passivamente.
Un equilibrio interrotto, insomma. E le conseguenze si mostrarono già qualche anno fa in Villa Comunale. L’acqua piovana non arrivava più agli alberi che al loro posto avevano iniziato a bere acqua di mare. Le radici, piene d’acqua, iniziarono a far morire i fusti e V.A.N.T.O., il Comitato di Portosalvo e altre associazioni di cittadini sensibilizzarono sul problema chiedendo un incontro al sindaco De Magistris. E poi gli allagamenti delle strade, ma anche dei negozi sulla strada. A pochissimi metri dal Palazzo Guevara di Bovino, nel 2010, un negozio fu costretto a chiudere per allagamento.
Dopo il crollo del Palazzo Guevara di Bovino, il sospetto che la situazione possa avere un suo peso è consistente, a prescindere della presenza di una piscina sull’attico della costruzione, che non può aver causato un crollo tale. I primi rilievi dei Vigili del Fuoco forniscono proprio l’ipotesi di un’infiltrazione d’acqua proveniente da una falda acquifera naturale che avrebbe creato un vuoto sotto l’ala del palazzo provocandone il cedimento. Si sarebbe creato un fiume sotterraneo d’acqua e fango confluito in un ampio scavo a circa 25 metri dal sottosuolo realizzato nel cantiere della metropolitana di Piazza della Repubblica.
La domanda da porsi è la stessa di un anno fa: l’opera per la Linea 6 ha superato la Valutazione di Impatto Ambientale, come da normativa europea? La documentazione relativa fu misteriosamente sottratta dagli uffici della Regione in Via De Gasperi, smarrimento denunciato in Questura nello stesso giorno in cui l’ufficio della Giunta Regionale comunicò che non era possibile visionarla, causa irreperibilità, al geologo Caniparoli che ne chiese accesso. Altro particolare, non insignificate, è che il misterioso decreto V.I.A. è del 18 Marzo 2010, tre anni dopo l’apertura dei cantieri Mergellina-Municipio del 21 Gennaio 2007.
(foto crollo: newfotosud)

Splendida stazione Toledo, il più bel metrò d’Europa dove l’inglese è un optional !

struttura invidiabile, ma i turisti stranieri non possono “capirla”

Angelo Forgione per napoli.com La nuova fermata Toledo della Linea 1 Metropolitana inaugurata il 17 Novembre entra nel circuito delle Stazioni dell’Arte ed è già considerata la più bella d’Europa dalla testata britannica “The Thelegraph”. Firmata dall’architetto catalano Oscar Tusquets, si ispira ai temi della luce e del mare, realizzando giochi cromatici che vanno dai colori del tufo giallo napoletano al blu delle profondità del mare. All’interno della stazione sono presenti le installazioni di William Kentrige, i pannelli di Bob Wilson, i reperti del Paleolitico e i resti delle mura di epoca aragonese riemersi durante i lavori di scavo.
Insomma, un vero vanto per la città. Ma una pecca c’è: la mancanza di pannelli informativi in inglese. La descrizione storica dei luoghi, dell’intervento e dello scavo è esclusivamente in lingua italiana (vedi foto).
La mancanza di vocazione internazionale e la disattenzione per il turista straniero continuano ad essere i punti deboli della proposta turistica di una città tra le più europee di tutte per storia ma troppo spesso provinciale nel modo di offrirsi.
Per una visita guidata gratuita clicca qui.

Guida all’acquisto consapevole del panettone. Appello ai pasticcieri napoletani.

Business in calo ma sempre da capogiro. L’artigianale napoletano eccelle.

I dolci natalizi sono innumerevoli ma nessuno vanta i numeri del panettone, re indiscusso del Natale sulle tavole degli italiani. Dolce milanese per eccellenza, è un fattore d’identità per quasi 3 milanesi su 4 (72,7%) che lo considerano uno dei quattro simboli della città, ma prodotto “glocal” dagli anni del boom economico e della fioritura delle fabbriche del Nord, con un business da capogiro che arriva in Italia a superare i 450 milioni di euro. Cifra quasi per intero a beneficio proprio delle aziende settentrionali che vincono per diffusione, distribuzione e prezzo sui prodotti artigianali locali, quindi anche su quelli rinomati del Sud come cassate e pastiere. A Napoli, ad esempio, esiste una sola azienda che produce panettoni semi-industriali, la “d’Auria”, e bisognerebbe avere la fortuna di trovarselo sotto il naso per aiutare l’economia locale. Non tutti sanno però che il panettone artigianale fatto dai napoletani, maestri della panificazione, è, secondo gli esperti, tra i migliori.
Uno degli aspetti più critici del contesto economico attuale è il calo dei consumi: la spesa familiare è diminuita del 3,5% nel secondo trimestre del 2012 e già lo scorso Natale è stato affrontato dalle famiglie italiane con una chiara intenzione di contenere le spese rispetto agli anni precedenti tanto per i consumi familiari quanto per i regali. Va da sé che anche la vendita dei panettoni è risultata in calo del 7% e questo è il motivo per cui anche i prezzi sono calati. Ma un buon risultato lo hanno avuto proprio i prodotti artigianali che vengono scelti per la loro presentazione e per la loro confezione.
Certamente in periodi di crisi economica è arduo sperare che si preferisca il prodotto artigianale napoletano, più costoso, a quello industriale settentrionale. Ed è quindi auspicabile che i pasticcieri locali abbassino i prezzi senza speculare come accaduto negli anni passati, stimolando la vendita di un prodotto conveniente nel rapporto qualità-prezzo.
L’acquisto consapevole è un’arma che consente da sempre di spostare l’ago della bilancia dell’economia. Ma per fare in modo che ciò avvenga nelle aree depresse è necessario avvicinare i produttori ai consumatori. Qui non si tratta di boicottare un prodotto per la sua provenienza geografica (come fanno alcuni teorizzatori della superiorità nordista) ma di dare una mano alla martoriata economia meridionale usando l’unica risorsa a disposizione: la testa.
Pertanto, contenere i prezzi prima di tutto e poi assicurare e presentare per bene la qualità del prodotto, la sua unicità. È l’unica strada per aggirare le strategie commerciali dei principali brand del Nord che stanno per sferrare l’attacco alle vendite natalizie. “Tre Marie” punta da sempre sulle confezioni che comunicano ai consumatori l’alta gamma del marchio. “Bauli” punta sull’advertising classico caratterizzato dalla canzone “A Natale puoi” cantata dai bambini in stile recita scolastica. “Balocco” punta sulla partneship con la Juventus e sullo spot del “Signor Balocco”, immagine di anzianità e simbolo di esperienza ed equilibrio che dice “Fate i buoni” per sottolineare l’attenzione verso il prodotto, trattato quasi come un bambino. “Maina” punta sulla lavorazione del prodotto con un coro gospel che, nel calore emotivo della notte di Natale, canta il leit-motiv “Piano Piano Buono Buono”.