Augias sorpreso da Napoli spiega l’immagine Napoli

Angelo Forgione Alla tenera età di 86 anni, Corrado Augias ha finalmente scoperto Napoli. Standovi qualche giorno per preparare l’episodio relativo di Città segrete ne è rimasto piacevolmente sorpreso, mettendo in discussione l’opinione che ne aveva e l’immagine stereotipata che se ne ha.
Grave, perché, per il mestiere che fa, da italiano, dovrebbe provare un po’ di pudore a confessare di aver conosciuto solo a 86 anni una delle più antiche capitali d’Europa.

Il problema è che Augias non è andato a Napoli da turista ma da giornalista e narratore quale è, per lavoro. Ribadisco: un giornalista quotato che a 86 anni ha scoperto una città ricca di storia trimillenaria e cultura. E siccome sono i giornalisti a indirizzare l’opinione pubblica, ecco spiegato perché la narrazione di Napoli è deteriore, e l’immagine che ne consegue è fortemente pregiudicata.
Tant’è che neanche lo stesso Augias, pur sorpreso da Napoli, è riuscito a disincagliarsi più di tanto da una narrazione televisiva superficiale e stereotipata già scritta in redazione, tra camorra, contrabbando, violenza e altre miserie – altro che segreti – cui ha dedicato fin troppo tempo, invece di farsi un salto, ad esempio, al Museo Archeologico Nazionale, il più bello e importante del genere in Occidente e il primo dell’Europa continentale. Grave omissione.
Perché poi narrare le vicende di Artemisia Gentileschi, finendo a Roma, Firenze e Londra, invece di quelle di Caravaggio, la cui stagione napoletana racconta la sua più profonda passione e maturità? Mistero.

Alla fine della puntata, banale e con alcune imprecisioni, il sorpreso Augias ha la tipica reazione di tutti i turisti una volta che hanno conosciuto Napoli, e confessa il rammarico per la fine del suo viaggio. No, proprio non se l’aspettava così com’è. Poco male, gli tornerà utile per rimodellare il giudizio che aveva, anzi il pregiudizio, che è un giudizio che anticipa l’esperienza personale, ed è quindi figlio dell’ignoranza. Sì, Augias è ora meno ignorante di quanto non fosse prima di conoscere Napoli… alla tenera età di 86 anni.

De Magistris: «Venite a Napoli!»
Augias: «Magari senza Rolex»

Minority Report made in Naples

Angelo Forgione Tempi duri per i ladri. Prevedere i reati predatori urbani non è più fantasia, grazie al napoletano Elia Lombardo, ispettore superiore di Polizia in servizio presso la Questura del capoluogo partenopeo, informatico autodidatta, che ha rifinito uno studio lungo un ventennio e ha prodotto un software a costo zero contenente un innovativo algoritmo per la previsione di scippi, rapine, furti, borseggi, truffe e danneggiamenti vari.
Si chiama XLAW©, dove la lettera X sta per variabile, ed è basato su una serie di dati incrociati che calcolano le probabilità per cui gli eventi possono verificarsi. I risultati vengono esaminati e poi trasmessi alla Squadra mobile, che può inviare una volante in attesa che l’evento si verifichi.
Il software, in funzione a Napoli dal 2011, ha consentito la riduzione del 22% dei reati predatori e un aumento del 24% degli arresti in flagranza di reato. Fornito poi alla questura di Prato, con percentuali di successo anche più alte. Da qualche giorno è in funzione a Venezia, dove ha immediatamente consentito di sventare un furto. Ci sono voluti pochi attimi per arrestare il ladro, proprio perché i poliziotti si trovavano già in zona per via dell’alert di XLAW©, che prevedeva tra le 3 e le 4 del mattino la possibile commissione di un reato predatorio in quell’area.
Lombardo non ama accostare il suo software alla fantascienza di Minority Report, e forse ha ragione, poiché la sua realtà pare proprio aver superato le lungimiranti fantasie di Philip Dick e Steven Spielberg.

La stantia narrazione attorno al Napoli che profuma di scudetto

antinelli

Angelo Forgione Il Napoli profuma di scudetto ed ecco che torna una certa narrazione invece un po’ rancida. Ci casca Antidoping, rubrica Rai di Alessandro Antinelli, che nella puntata dedicata a “il Regno di Napoli” mette le mani nei gangli tra malavita e calcio cittadino con eccessiva retorica gomorresca, e si scotta.

Clicca qui per vedere Antidoping “Il Regno di Napoli”

Parlare di incursioni malavitose nel pianeta calcio ci sta tutto, certo che sì; anche a Torino lo sanno. Vero anche che vincere a Napoli è molto più difficile che altrove, e mai sapremo se la frenata scudetto del 1988 fu conseguenza di crollo atletico e rottura di “spogliatoio” o di un’operazione occulta diretta dalla camorra o da qualcos’altro. Vicenda degna di narrazione, ma perché riferirsi solo all’inchiodata per salvare gli allibratori della malavita dalla perdita di centinaia di miliardi di vecchie lire e omettere ancora una volta l’altra versione del misfatto? Perché non raccontare che per alcuni testimoni quel tricolore fu comprato dal rampante Silvio Berlusconi? Nel 1994, il pentito Pietro Pugliese raccontò di un accordo politico occulto per agevolare il Milan. Secondo la sua versione, Salvatore Lo Russo, capo dell’omonimo clan, gli aveva confidato che il presidente dei rossoneri, bramoso di vincere il suo primo tricolore per motivi di immagine e consenso, si era rivolto al suo amico Bettino Craxi, che a sua volta aveva attivato l’influente avanguardia della politica campana dell’epoca (Antonio Gava, Paolo Cirino Pomicino e Giulio Di Donato) per trovare il modo di fermare il Napoli attraverso i legami con l’entroterra. La Magistratura mai trovò conferme a questa silenziata versione, così come non le trovò a quella sempre raccontata del Totonero. Accertò solo che Maradona frequentava certi ambienti perché lì si procurava la droga – una dipendenza è pur sempre una dipendenza – ma lo scagionò dall’accusa di traffico internazionale di stupefacenti.
E poi, per spiegare la lunga sequela di rapine ai calciatori azzurri e alle loro compagne in tempi più recenti sarebbe bastato chiedere all’Antimafia, consapevole per deposizioni accolte che furono messaggi ai calciatori che prendevano le distanze dal tifo organizzato e che non partecipavano più alle iniziative dei gruppi, rispettando un decalogo interno voluto dal presidente De Laurentiis.
Vero, vincere a Napoli è molto più difficile che altrove, e magari si raccontasse che è per localizzazione geografica, perché è Sud, e la camorra è solo una delle tante conseguenze della malaunità ad incidere sulle possibilità di chi opera nel Mezzogiorno.
Magari si raccontasse una Napoli più completa, non solo quella popolare e delle percepite miserie. A Chiaia, al Vomero e a Posillipo si tifa per gli azzurri esattamente come nei quartieri più difficili, ma non interessa perché non sarebbe l’unica Napoli che conviene raccontare.

Meno omicidi, più rapine e una conferma: Napoli non è il far-west d’Italia

Angelo Forgione Franco Di Mare, conduttore di Uno Mattina (Rai Uno), da napoletano equilibrato, si è tolto qualche sassolino dalla scarpa commentando gli interessanti dati forniti dalla ricerca del sociologo aretino Marzio Bargagli, che da anni smanetta tra le statistiche Sdi/Ssd sui reati e sulla sicurezza, e che ci racconta come si è evoluta la malavita in Italia negli ultimi trent’anni. E, indirettamente, ci dimostra che l’immagine di Napoli paga sempre un prezzo troppo alto rispetto alle reali dimensioni del problema sicurezza, se rapportate alle altre città medie e grandi della Penisola.
Ma cosa dicono i dati analizzati da Bargagli? Innanzitutto che è stato battuto nell’ultimo anno un nuovo record positivo: quello del più basso numero di omicidi nella storia unitaria. Nel 2014 sono stati 468, nel 1991 erano 1.916. A Sud il crollo del tasso di omicidi è stato più massiccio che a Nord. La flessione maggiore è a Genova (16% annuo), che oggi è la più sicura fra le grandi città, seguita da Catania (14% all’anno) e Napoli (5%). Calano i furti d’auto ma aumentano i borseggi, con una crescita media annua del 4,1% a Milano, del 13,2% a Torino, del 19% a Bologna (capitale della specifica tipologia di furto), del 20% a Firenze, addirittura del 31,5% a Roma, mentre a Napoli l’incremento medio è stato solo del 2,9%. Aumentano anche i furti negli appartamenti, con Bologna che ha avuto un incremento straordinario del 24,4% medio annuo, seguita da Milano e Catania, con il 20%. Napoli è la città che ha visto il minor aumento (3,2% annuo). Torino è oggi la città con il tasso più alto di furti in appartamento, seguita immediatamente da Milano e Firenze. Quella più sicura è proprio Napoli, con un tasso 6,7 volte più basso del capoluogo piemontese. E aumentano anche le rapine, con diversi distinguo tipologici e in modo disomogeneo tra Nord e Sud. Mentre nel Settentrione il tasso di rapine è aumentato, nel Meridione è diminuito. Torino segna un incremento medio annuo del 4,5%, Roma del 4,8%, Firenze del 6,4%, Milano del 6,9%, Bologna addirittura del 7%. Anche in questo caso Genova fa eccezione, con un aumento annuo dell’1%. E mentre, negli anni della crisi, nelle città centro-settentrionali il numero delle rapine cresceva, a Napoli diminuiva. Dal 2009 al 2014 il capoluogo partenopeo ha avuto una diminuzione media annua del 5%, avvicinata sensibilmente da Milano e Torino.
Statistiche che non contemplano gli indici di suicidi e di vittime stradali, che hanno una diversa valutazione nella percezione della sicurezza, ma che invece sono incidenti e vedono Napoli tra le città meno colpite in assoluto.

immagine: L’Ottimista di Marco Adinolfi

Napoli non è capitale dei reati ma resta riferimento dello stereotipo

crimini_torinoAngelo Forgione I dati forniti al Sole 24 Ore dal Ministero dell’Interno circa i reati denunciati nel nostro Paese nel 2013 dicono di nuovo che vi è un incremento dopo tre anni di flessione, il che non significa necessariamente che siano aumentati i reati (potrebbero essere aumentate le denunce; ndr), ma poi nessuna novità, nel senso che Milano si confa la provincia che subisce la pressione del crimine più alta. Via via, nell’ordine, Rimini, Bologna, Torino, Roma, crimini_pesaroRavenna, Genova e Firenze. Sia pure in ordine sparso, sempre le stesse degli anni scorsi.
E Napoli? C’è poco da stare allegri, ma si conferma fuori dalle quaranta città più insicure, e anche questa non è una novità (guarda video del 2011), nonostante la faccia da padrona incontrastata in rapine e sia seconda in quanto a scippi alla sola Catania; ma se la “cava” in borseggi, furti di appartamento e altre classifiche specifiche, che, una volta sommate, dicono che vi sono tante altre città decisamente più insicure, e che al Sud va meglio che al Nord. Eppure il raffronto con il riferimento napoletano (sbagliato) è sempre il primo a saltare in mente ai titolisti dello Stivale, a ulteriore conferma che certi stereotipi sono più radicati di certi alberi secolari: “È peggio di Napoli”, si stampa ad ogni latitudine e nella testa dei lettori, ma se Partenope non è in testa va da sé che siano automaticamente molte a fare peggio.

video del 2012 relativo ai dati del 2011

Lady Mertens tradita dagli avvoltoi a caccia di puzza e camorra

Angelo Forgione – Katrin Kerkhofs, compagna dell’attaccante del Napoli Dries Mertens, ha scritto sul suo blog julietsjourney.com un riassunto del suo primo anno di esperienza in riva al Golfo e l’ha fatto in maniera lucida, con una buona dose di consapevolezza e di onestà. Il suo scritto non si è perso in troppi giri di parole ed è andato subito al dunque, con il sunto del pensiero che ha inteso trasmettere: “Napoli è una delle città più sottovalutate d’Europa”. È questo il verdetto di una giovane ragazza belga, calata all’improvviso dall’ordine nordeuropeo nella città delle contraddizioni, che ha capito già tanto. E si vede che insieme al suo Dries, anch’egli appassionato di Napoli, ha anche fatto tante amicizie, frequentato persone e capito il sentimento locale. In tanti le devono aver parlato nelle tante cene e aperitivi in città della “Questione meridionale”, e lei l’ha riportata con buona sintesi, facendo trasparire la sua soddisfazione per aver compreso l’origine dei contrasti percepiti. Ma Kat non ha solo ascoltato. Ha anche approfondito le informazioni ed è andata a leggere cosa dicevano i grandi letterati europei del passato, incappando in Goethe, colui che, come lei, prima di venire a Napoli aveva letto e sentito dell’inoperosità del popolo napoletano, in un’epoca in cui Napoli era tra le più luminose città d’Europa, e si era immerso nella vita locale per capire se quelle dicerie corrispondessero a verità. Sovvertì tutto, perlando bene dei napoletani, gente differentemente laboriosa, in funzione di una diversità caratteriale e di una invidiabile differenza climatica rispetto ai paesi nordici. Anche Kat è venuta carica di pregiudizi, come tutti quelli che si dirigono all’ombra del Vesuvio, e non di quei minimi pregiudizi del Settecento ma quelli assai più ingombranti del Duemila: far-west per le strade, ladri e immondizia dappertutto. Tutto svanito nella proverbiale disponibilità verso il forestiero e nell’orgoglio (poteva mai non avvertirlo?), e nel ridimensionamento del rischio entro la fenomenologia delle grande città, pur con un problema da denunciare: la camorra invisibile. “In questo contesto [di decadenza post-unitaria] si è affermata la nota organizzazione mafiosa ‘camorra’, approfittando della situazione degradata”. E da lì la denuncia di una presenza oscura nelle vicende della città, fino alla crisi dei rifiuti degli anni scorsi, risolta nella sua gravità, sì, ma con problematiche di sistema ancora evidenti: “sembra che io sia l’unica persona che a Napoli differenzia la spazzatura”. Accade proprio che nei quartieri bene della città la differenziata sia ancora sconosciuta, ed è assurdo per una comunità che ha vissuto un dramma.
Lady Mertens ha consigliato di non indossare orologi di valore, ed è lo stesso consiglio che Stendhal, innamoratissimo di Napoli, diede alla sorella nell’Ottocento (“Vèstiti male per il viaggio e fai in modo che l’avarizia e la prudenza abbiano la meglio sulla vanità”), prima che ella partisse per visitare quella che il fratello scrisse essere “senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”.
A Kat Napoli piace, e tanto. La denuncia della camorra, con quel che comporta, è un atto di affetto per una città “sottovalutata” e sorprendente, un rammarico comune a tutti quelli che veramente voglione bene alla Città. Puntualmente, però, sono partiti i titoli a sensazione di chi, invece di riportare il consiglio “turistico” della ragazza, ovvero quello di abbassare la guardia su Napoli, ha sparato titoli su camorra e puzza. E poi ci lamentiamo che i maleducati tifosi indossano mascherine, che certi cronisti parlano di puzza dei napoletani e che qualche folle gli spari pure addosso. E così, qualcuno è stato indotto a pensare che la ragazza ce l’avesse con Napoli. E lei se n’è rammaricata su twitter, dichiarando amore per Napoli, provando a sgombrare il campo dalla malafede dei titolisti. Non che non abbia qualche colpa nella grossolana considerazione “l’unica cosa che noterete e dovrete sopportare è l’odore di immondizia per le strade”.
A Kat Kerkhofs tre appunti: la crisi rifiuti è colpa della camorra, sì, ma anche degli industriali del Nord, e non solo di quelli; la ‘nemica’ storica di Napoli è la “usurpatrice” Torino, non Milano; “Vedi Napoli e poi muori” non è un’espressione di Goethe ma di un anonimo poeta locale che il drammaturgo lesse e riportò nel suo “Viaggio in Italia”, amplificandola in tutt’Europa e rendendola il più celebre dei detti sulla città. E un consiglio glielo diamo noi: quando si parla di Napoli da amante di Napoli è sempre bene misurare ogni parola. Soprattutto se si è la fidanzata di un calciatore del Napoli. Gli avvoltoi sono in agguato e si fiondano immediatamente.

Striscia la diffamazione

Nella puntata del 19 Dicembre di “Striscia la notizia” è stata mostrata un’utile simulazione per mettere in guardia i clienti dei grandi supermercati dalle truffe che si verificano nei parcheggi. Due attori fanno la parte dei ladri truffatori e altrettanti fanno la parte degli anziani e delle più comuni vittime. Purtroppo, sulla falsa riga della finzione del National Geographic, i malvagi ladri hanno accento napoletano mentre le povere vittime sono milanesi. Viva riprovazione per la violazione di ogni etica, deontologia e rispetto.

GUARDA IL VIDEO

per proteste: gabibbo@mediaset.it

Un presidente un po’ governatore e un po’ questore

De Laurentiis assicura i trasporti e rafforza l’antiscippo

Accordo in Prefettura a Napoli tra il prefetto De Martino, il sindaco Luigi de Magistris e un rappresentante del Calcio Napoli: la SSC Napoli pagherà gli straordinari per assicurare il servizio di metropolitana oltre il termine delle partite di calcio al “San Paolo” in notturna. Il servizio della Linea 2 “Piazza Garibaldi-Gianturco” dovrebbe essere garantito dalla Regione ma l’ente non ha i soldi e allora è De Laurentiis a risolvere il problema mascherandosi da amministratore pubblico e garantendo cinquemila euro per ogni partita serale. Non si tratta di stabilire se sia giusto o meno; lo è perchè una città che vuole riprendersi il suo posto tra le capitali d’Europa non può prescindere dall’assicurare certi servizi essenziali. Ha fatto il passo chi ha potuto in nome del buonsenso e il vero problema sta nel constatare che Napoli non può consentirsi al momento la fruibilità delle proprie linee metropolitane nelle ore tarde del week-end o in occasione di eventi particolari come accade nelle città di respiro internazionale.
Grazie a De Laurentiis dunque, per questo e per le sue specifiche competenze che hanno portato il Napoli ai vertici. Dove sarebbero oggi gli azzurri senza di lui è difficile dirlo, soprattutto in assenza di imprenditori locali, di altri interessati al Napoli che non siano i cardini dell’industria del Nord che mai investirebbero al Sud o degli sceicchi disinteressati al derelitto calcio italiano fatto di stadi fatiscenti. Un presidente-imprenditore prezioso che però, per troppa attenzione alla vivibilità di Napoli per i suoi tifosi e per i suoi calciatori, finisce scivolando sulla buccia di banana durante la firma-show del nuovo contratto di Cavani che assicura alla squadra le prestazioni dell’unico vero “top-player” offensivo del calcio italiano: «Napoletani, non scippate la signora Cavani, non rubatele niente, fatele capire che è una città dove si vive bene». Il presidentissimo fa un’innocente battuta ma sbaglia a definire i ladri dei “napoletani” (quelli non sanno neanche cosa sia l’appartenenza alla città) e sbaglia a rivolgersi a loro comunicando all’intera nazione l’associazione mentale tanto difficile da sradicare Napoli-ladri. A loro devono rivolgersi le forze dell’ordine in funzione di garanzia della sicurezza non dei soli calciatori ma di tutti i cittadini napoletani (questi si) e i politici nazionali e locali al momento incapaci di arginare la povertà dilagante e assicurare leggi ferree contro la micro e macrodelinquenza. Poi Aurelio cambia il tiro e si rivolge agli stessi calciatori e alla stampa: «Sono cose che capitano ovunque ed è chiaro che se vuoi portare un Rolex e guidi con il braccio fuori è possibile che ti segano il braccio. A me qui non è mai successo nulla».
Si è mai visto Agnelli cercare di arginare scippi del rolex a Vucinic o lo sceicco Al Thani quelli a Lady Ibrahimovic? De Laurentiis cade nella trappola mediatica e la alimenta inutilmente. E del resto è lo stesso Cavani a dire che «la scelta di rimanere a Napoli non è stata dettata solo dai soldi che sono importanti come l’ambiente affettuoso di una delle città più belle del mondo che non ha prezzo». Ma Aurelio è così, istrionico e spettacolare, un presidente un po’ sindaco, anzi governatore, un po’ questore, un po’ sociologo. Capace di uscire dagli schemi, a volte strappando sorrisi e altre lasciando interdetti, ma comunque senza mai cattiveria e con la consapevolezza delle potenzialità della realtà napoletana da sfruttare anche a costo di arrivare dove non arrivano le istituzioni. Prendere o lasciare, e chi scrive prende.

“A Napoli non ostentare gioielli”. Consiglio utile!

“A Napoli non ostentare gioielli”. Consiglio utile!

“Enjoy Napoli”, un vademecum per la vacanza in sicurezza

“Vèstiti male per il viaggio e fai in modo che l’avarizia e la prudenza abbiano la meglio sulla vanità”. Stendhal scriveva così nell’Ottocento alla sorella in procinto di partire per l’Italia che era la meta indiscussa dei colti e facoltosi turisti del “Grand Tour”, invitandola a non mettere in mostra soldi e gioielli per evitare di essere derubata. Era il consiglio di chi quel viaggio l’aveva fatto partendo da Parigi, restando peraltro abbagliato dalla bellezza di Napoli che definì “senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”.
È così che si fa turismo, cioè preparando i visitatori alle insidie di un posto affinché le si evitino e si possa godere delle sue bellezze in tutta sicurezza. Consigli scevri da ogni terrorismo psicologico e non c’è dunque nulla di cui vergognarsi leggendo il vademecum della Camera di Commercio in collaborazione con l’Autorità Portuale che consiglia di non ostentare inutilmente denaro e gioielli per evitare di incorrere in scippi o furti. Così si riducono i rischi e la reputazione nei circuiti internazionali migliora. Napoli non è l’unico posto al mondo in cui il turista corre rischi di questo genere. Accade in ogni città turistica, da Parigi a Barcellona, da Roma a Madrid, da Atene a Praga, da Lisbona a Napoli, appunto.
L’iniziativa si chiama “Enjoy Napoli” ed è rivolta in particolare ai croceristi che nel mese di Agosto stanno riempiendo la città. Alla stazione marittima, al Duomo, in Galleria Umerto I e in Piazza Bovio quattro Infopoint come ce ne sono in altre città che distribuiranno consigli e vademecum dove c’è spazio anche per alcuni itinerari.

Scippo a lady Ibrahimovic, dov’è la novità?

Parigi pericolosa, storicamente ladra. Ma Napoli paga.

Solo ieri Ezequeil Lavezzi ha detto ai microfoni di SkySport che la scelta di andare a Parigi è tutta sua, dettata dalla voglia di fare un’altra esperienza al culmine di un ciclo col Napoli considerato finito. Vero o no, a Napoli in molti attribuiscono la scelta alla compagna Yanina Screpante, modella in cerca di prestigiose passerelle e tranquille passeggiate. Le prime magari arriveranno, per le seconde è un po’ più difficile perchè Parigi non è diversa da Londra, Roma e Napoli. Non avrà più tra i piedi la fastidiosa ressa quando camminerà mano nella mano col “pocho” ma da sola farà bene a tener viva l’attenzione. Subito se ne è accorta la compagna di Zlatan Ibrahimovic, Helena Seger, scippata nel pomeriggio di ieri mentre faceva shopping nella capitale francese. Uscendo da una nota boutique è stata affiancata da due individui su uno scooter che le hanno strappato la borsa con cinquemila euro. Chissà come avrà reagito Yanina alla notizia, e come l’agente di Ibrahimovic Mino Raiola che aveva recentemente detto che ai calciatori il Sud-Italia fa paura.
Si dice che a Napoli capiti più spesso ma sono tanti anche i recenti precedenti di Nadal, Pastore e Sirigu che a Parigi hanno subito disavventure di diverso genere, e peggio è andata al giornalista leccese Sergio Vantaggiato che ha trovato la morte sotto la Torre Eiffel; Parigi è da tempo una delle capitali degli scippi e dei borseggi e persino l’ambasciata statunitense mette in guardia i propri cittadini dal problema dei “pickpockets”, i mariuoli della Senna. Si racconta che nel quartiere degli ChampsElysées, per esempio, falsi poliziotti in borghese esibiscano una tessera fasulla e dicono di voler fare un controllo per combattere la falsificazione di banconote: chi ci casca e tira fuori i soldi resta fregato. Leggende o no, sta di fatto che solo al Louvre vengono denunciati ogni giorni una cinquantina di furti ai turisti, per non parlare della metrò che è una vera e propria trappola.
Qualche tempo fa il noto sito per viaggiatori Tripadvisor ha stilato una classifica delle 10 città europee più pericolose per i turisti. La classifica ha messo in fila Barcellona, Roma, Parigi, Madrid, Atene, Praga, Alicante, Lisbona, Tenerife e Londra. Quattro città spagnole nella “top ten” e Napoli non è tra le altre sei. Non si conoscono i criteri che hanno generato la speciale graduatoria che potrebbe anche essere falsata e basata su dati non proprio fedeli alla realtà, ma vero è che Napoli non è l’inferno descritto dai media. E per rendere l’idea di come questa percezione venga alimentata all’interno dei confini nazionali basta prendere le pagine dei quotidiani sportivi che si occupano di certe vicende extra-calcistiche quando accadono ed evidenziare lo spazio dedicato (in basso). Se il fatto accade a Napoli, ed è pur vero che accade troppo spesso come altrove, gli si dedica l’intera pagina (tranne spazio pubblicitario) mentre se accade in città più “patinate” c’è solo un trafiletto privo di enfasi e senza i precedenti, dove per enfasi si implicano conseguenze emotive di un calciatore del Napoli in procinto di abbandonare la città come piacerebbe a qualcuno. Non tutti gli scippi sono uguali e la permanenza di Ibrahimovic a Parigi non è in dubbio perchè la differenza la fanno gli ingaggi, non le condizioni di vivibilità di questa o quella città. Si chiama sciacallaggio che si somma alla cattiva informazione e fa danni enormi a una città che è da sempre sbattuta nell’elenco delle città invivibili mentre Parigi è nell’elenco mentale, e solo mentale, delle città incantevoli. Vedremo cosa Yanina Screpante dirà o scriverà di Parigi il giorno in cui si renderà conto personalmente che tutto il mondo è paese.
“Vèstiti male per il viaggio e fai in modo che l’avarizia e la prudenza abbiano la meglio sulla vanità”. Stendhal scriveva così nell’Ottocento alla sorella in procinto di partire per l’Italia che era la meta indiscussa dei colti e facoltosi turisti del “Grand Tour”, invitandola a non mettere in mostra soldi e gioielli per evitare di essere derubata. Era il consiglio di chi quel viaggio l’aveva fatto partendo da Parigi, restando peraltro abbagliato dalla bellezza di Napoli che definì “senza nessun paragone, la città più bella dell’universo”. È lo stesso consiglio che diamo a Soledad Cavani e Yanina Screpante, in qualsiasi città (di m…a) esse si trovino, lo stesso che la saggia Caterina Aronica mette in pratica ogni giorno senza dimenticare mai che in ogni posto bisogna difendersi dalle negatività per prendersene le positività. Del resto, diciamolo pure a gran voce che l’inglese William Hamilton, ambasciatore di Gran Bretagna presso i Borbone di Napoli, rifornì i musei inglesi di classicità depredando Napoli e dintorni a man bassa; diciamolo che Napoleone, il più grande ladro della storia, fece razzie dei tesori italiani tra cui le antiche statue greche e romane provenienti da Napoli e da Pompei per mano del generale Etienne Championnet, “amico” dell’Italia e soprattutto di Napoli. Da una sua lettera al ministro dell’Interno del Direttorio, inviata da Napoli il 25 febbraio 1799 e rinvenuta in Francia, si legge: “Vi annuncio con piacere che abbiamo trovato ricchezze che credevamo perdute. Oltre ai Gessi di Ercolano che sono a Portici, vi sono due statue equestri di Nonius, padre e figlio, in marmo; la Venere callipigia non andrà sola a Parigi, perchè abbiamo trovato nella Manifattura di porcellane, la superba Agrippina che attende la morte; le statue in marmo a grandezza naturale di Caligola, di Marco Aurelio, e un bel Mercurio in bronzo e busti antichi del marmo del più gran pregio, tra cui quello d’Omero. Il convoglio partirà tra pochi giorni”. Era così che la Francia esportava la rivoluzione e fu così che Parigi è divenuta la Parigi della “grandeur” e Napoli è divenuta la Napoli del declino. Ma i Napoletani lo capirono e in soli sei mesi si ripresero la città. Poi toccò ai Savoia portar via altre ricchezze a Torino e a Roma, e il saccheggio non si arresta neanche oggi che spariscono i tesori della biblioteca dei Girolamini.
Partire dai piccoli scippi alle compagne dei calciatori e arrivare ai grandi furti della storia potrebbe sembrare fuori luogo ma in realtà serve eccome a far capire come Napoli, che era la Parigi dell’Ottocento, sia stata spogliata e sia divenuta città povera incapace di camminare con le proprie gambe. E dove c’è la povertà abbonda la delinquenza. È tutta qui la differenza tra Napoli, Parigi e Londra: una povera e le altre ricche. Eppure uguali nel pericolo ma inevitabilmente diverse nell’immagine proiettata da una condizione sociale ben diversa oltre che dai media. La storia qualcosa dovrà pur insegnare ma, come ben disse Aldous Huxley, “il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna”.