La Rai, servizio pubblico… per il Nord

La Rai, servizio pubblico… per il Nord

la premiata ditta Giletti, Salvini, Crosetto

Rai Uno, “Domenica in… l’Arena” del 1 Aprile: Giletti da Torino intavola la discussione su “Falsi Invalidi S.p.A.” e sprechi pubblici con approfondimento sulla Salerno-Reggio: in trasmissione il leghista Salvini da Milano, spesso ospite del programma coi suoi soliti strali contro il Sud, e il focoso Crosetto (da Cuneo), esponente del PdL di Torino che, di fronte ai dati snocciolati dal conduttore (“migliaia di miliardi spesi per quell’autostrada per colpa di mafia e camorra”), rivela che quando lo invitano in Calabria lui non ci va mai perché “quasi tutti i calabresi sono a rischio… quella è la parte più brutta dell’Italia dove la degenerazione è fortissima”.
Qualche protesta in studio da parte della parlamentare del PD Paola De Micheli presto “sedata” fuori campo dal presentatore che, da buon moderatore neutrale, ha preso la procura di Crosetto. E il dibattito è finito così, portando dietro i soliti attacchi di Salvini, quelli di Crosetto e il solito giornalismo spicciolo di Giletti che, dopo aver marciato sui numerosi falsi invalidi di Napoli definendoli delinquenti come non ha fatto con l’unico caso extra-partenopeo mostrato, aveva attribuito i ritardi della Salerno-Reggio alle mafie e non a chi assegna i lotti di realizzazione di un’opera pubblica alle mafie. Presentatore e leghisti hanno “dimenticato” di dire che quell’autostrada è in costruzione dal 1964 con soldi pubblici affidati a imprese del Centro-Nord che delegano l’esecuzione delle opere (di pessima qualità per “stare” nei conti) a “ditte” locali. Le principali imprese che hanno in mano l’appalto della strada, non autostrada, sono la Baldassini-Tognozzi-Pontello di Firenze, fallita e rilevata da Impresa SpA di Roma, e la tristemente nota Impregilo SpA di Sesto San Giovanni in Milano. Da un’inchiesta del 2005, le coop rosse (centro-settentrionali) subappaltarono i loro 30 km a 174 ditte locali… (Pino Aprile, Terroni, p. 207; prof.ssa L. D’Antone, La Sapienza, Roma; inchiesta Fillea-Cigl 2005).
Di scandali è pieno anche il Piemonte e tutto il Nord, basterebbe fare semplici ricerche su internet, ma si organizzano sempre e solo dibattiti televisivi per mettere Napoli e il Sud alla berlina. Solo qualche giorno fa il consiglio comunale di Leini, nel torinese, è stato sciolto per infiltrazione mafiosa. Se vengono arrestati e condannati gli imprenditori miliardari parmigiani, se si indagano il vicepresidente leghista della Regione Lombardia e il tesoriere del partito di Salvini, se un imprenditore dichiara che lo stipendio da assenteista parlamentare gli serve per pagare il mutuo, nessuno al Sud si permette di dire in tv che tutti i settentrionali sono malfattori ed è meglio evitare di andare da quelle parti.
Quasi dimenticavamo di sottolineare che tutto questo era in Rai, servizio pubblico.

indirizzi utili:
www.rai1.rai.it/dl/RaiUno/contatti.html#
segreteriapresidenza@rai.it

Napoli danneggiata dall’informazione non verificata

Napoli danneggiata dall’informazione non verificata
come un TG nazionale può influenzare l’opinione pubblica

Un importante TG nazionale propone un servizio sulla vicinanza della malavita al mondo del calcio. Ma le informazioni raccolte non vengono verificate e l’informazione passa in maniera dannosa. V.A.N.T.O. protesta e chiede immediata rettifica che giunge nell’edizione successiva. Ma il danno non è completamente riparato.

Fenestrelle da prigione-lager a luna park

Angelo Forgione – Proprio ora che si sta diffondendo la conoscenza dell’aiuto fondamentale che Garibaldi chiese ai malavitosi meridionali nella sua scalata al meridione, e a conoscere i misfatti di Fenestrelle, il forte piemontese in cui furono reclusi i soldati delle Due Sicilie che non vollero giurare per un re diverso dal proprio, anche la televisione nazionale torna utile a fronteggiare l’assalto delle verità che vengono dal passato. Funge allo scopo Piero Angela col suo “SuperQuark“, che ha come collaboratore fisso il piemontese professore Alessandro Barbero, il quale, nella puntata dell’11 Agosto, con abile maestria da demolitore, ha proposto alla platea estiva due storielle sulla Napoli vicereale e risorgimentale condite da quello sprezzante anti-meridionalismo figlio della più stantia cultura lombrosiana.

La prima carica di tritolo è esplosa (si fa per dire) a Piazza Mercato, scenario storico di Masaniello, e Barbero qui si è mostrato revisionista a suo modo, tirando fuori imprecisati «documenti recenti e rapporti di polizia» non mostrati e non decumentati che dimostrerebbero che il famoso capopopolo del ‘600 sarebbe stato un camorrista che non avrebbe difeso il popolo ma «gli interessi di chi prelevava il pizzo che si ritrovava meno in tasca a causa delle tasse diventate più pesanti». È netta la sensazione che il professore volesse convincere sulla sussistenza di un “ambiente malavitoso” non già nella Napoli vicereale ma addirittura nel Medioevo, interpretando gli scritti di Boccaccio che descrivono uomini dei quartieri bassi col coltello in mano e pronti a sfruttare la prostituzione. Quanto accadeva in ogni grande città d’Europa, Londra in primis, i cui sobborghi erano ben peggiori di quelli di Napoli. La verità è che Boccaccio amò profondamente Napoli, città di corte reale (angioina) dove poté crescere culturalmente, già ben più colta della Firenze provinciale nella quale, quando fu costretto dal padre a rientrare, sperò di ritornare nell’amata “Gerusalemme terrena perduta e sempre desiderata”, cioè Napoli. In quanto a prostituzione, antica come il mondo, vorremmo domandare al professore se i lupanari dell’antica Roma possano costituire prova che gli antesignani dei camorristi fossero magari parenti di Giulio Cesare. Suvvia!
E quando la bomba è già esplosa, Barbero così afferma: «a Napoli, da secoli, si vede bene più che altrove questo mondo della malavita».
Detto questo, il professore accende la seconda miccia tra le Alpi Cozie tirando fuori «un altro documento venuto fuori di recente che riguarda il nostro Risorgimento». E questa bomba, ancora più potente, fa capire dove il Nostro vuole arrivare, incurante della memoria di chi a Fenestrelle perse la vita per amore della propria patria e per fedeltà al proprio Re sconfitto. Barbero sostiene che a guardia del forte-lager, dove le condizioni di prigionia erano inumane, ci fossero anche alcuni napoletani che avevano invece accettato l’illegittimo regno d’Italia di Vittorio Emanuele II entrando nel regio esercito nazionale. Dunque, questi napoletani spergiuri, secondo la magistratura piemontese dell’epoca, avrebbero consentito a quelli d’onore e incatenati di dedicarsi al gioco d’azzardo in cambio di una percentuale sulle vincite… “per diritto di camorra”.
Chi conosce la storia di Fenestrelle, fortunatamente documentata anche da RAI 150, sa benissimo in che condizioni si svolgeva la vita nel forte, non a caso definito “lager dei Savoia”. Nell’alta Val Chisone, il freddo era insopportabile per gente abituata al clima mite del meridione e le guardie dell’esercito piemontese sradicarono persino gli infissi per torturare i Napoletani col “salutare” freddo alpino. Il professore Barbero dovrebbe spiegarci come facessero dei veri e propri seviziati a dedicarsi ad attività ludiche e a farlo persino a carattere d’azzardo, e con quali soldi.
Nel documentario di RAI 150, questo si ricco di documenti d’archivio in visione, il ricercatore piemontese e guida di Fenestrelle Luca Costanzo afferma che «ciò che è sicuro è il patimento del freddo da parte dei prigionieri, ed è pacifico che soldati che provenivano da località del sud, equipaggiati per quelle località, trovandosi in certe condizioni non… (sopravvivevano)».
I sorrisi e i modi di Barbero francamente disgustano e stridono con l’amarezza che accompagna il ricordo di quegli avvenimenti da parte di chi sa. La sortita a “SuperQuark“, non casuale nei tempi e, come descritto, anche nei modi, cela un duplice obiettivo antirevisionista: quello di nascondere sotto il tappeto le vergogne del risorgimento facendo passare un lager per una sala giochi, una bisca clandestina, una succursale del malaffare napoletano dislocata tra le alpi, ma anche quello di mistificare l’origine del fenomeno camorristico in quanto sistema ramificato che nasce con l’attribuzione ai camorristi dell’epoca, dediti alla riscossione del pizzo dalle bische di quartiere, del compito di assicurare la sicurezza cittadina nella tumultuosa Napoli spaccata tra borbonici e liberali; un patto stretto da Garibaldi tramite il ministro di Polizia Liborio Romano in cambio del controllo di Napoli da parte dei camorristi durante la fase di transizione del regno. Un vero e proprio salto di qualità che fu l’origine del fenomeno come lo conosciamo oggi.
Alessandro Barbero, lo si intuisce dall’accento, è un piemontese purosangue la cui saggistica è ricca di Piemonte e Savoia, membro del comitato di redazione di Storica, e fa quindi il gioco dell’informazione di sistema. In TV hanno accesso quelli che raccontano la storia dei vincitori, e ora gli tocca anche aggiungere illazioni su bugie per smontare il duro lavoro di chi racconta la verità che, ora è chiaro, temono fortemente. Ma se la strategia è quella di trasformare un lager in un luna-park sappiano che non sono credibili, oltre ad essere disgustosi oltremisura.

Per vedere la rubrica del prof. Barbero, cliccare qui (da 1:07.34)

Oscar Giannino propone l’eruzione del Vesuvio

Oscar Giannino propone l’eruzione del Vesuvio
i problemi di Napoli non vanno risolti, va risolta Napoli

Continuano gli attacchi alla comunità Napoletana e in questi giorni si moltiplicano da più fronti. Ora è la volta di Oscar Giannino, giornalista economista che ha saputo lanciare all’utenza della solita Radio 24 un messaggio deplorevole, seppur smentendosi immediatamente dopo averlo pronunciato. Come ai tempi di Bertolaso, si torna a invocare il Vesuvio.
Mentre i rifiuti tossici illegali continuano ad essere sversati in Campania, la solidarietà verso i Napoletani è negata ad ogni livello. E nel frattempo politici e giornalisti si comportano all’italiana, non proponendo soluzioni serie ma puntando il dito e colpevolizzando Napoli, offendono un’intera comunità che soffre e subisce da 150 anni.
Se l’illegalità è diffusa nel sud, come lo è, è perchè lo Stato lascia campo libero alla malavita. Dobbiamo per forza tornare a raccontare quando e perchè le mafie hanno preso il sopravvento al sud? Risparmiamocelo, almeno stavolta.

per proteste, indirizzare a:
lettere@radio24.it  24mattino@radio24.it noveinpunto@radio24.it 

Spot IKEA: l’offesa è ben mascherata, il “Giurì” non procede.

Spot IKEA: discriminazione ben mascherata

il “Giurì” archivia il caso.

Il “Giurì” dell’Autoregolamentazione Pubblicitaria ha esaminato il messaggio pubblicitario “The Very Good Fellas” di IKEA e, per l’utilizzo dell’iconografia filmistica nordamericana da parte dei realizzatori dello spot, non ha ravvisato profili di contrasto con le norme autodisciplinari che trovano specifica censura nell’art. 10 del Codice.

A salvare lo spot sono quindi le modalità espressive adottate in quanto filtrate attraverso l’iconografia filmistica nordamericana (tipica di opere cinematografiche quali ad esempio “Il Padrino”) e delle fiction del grande e del piccolo schermo.
In sostanza, il messaggio è mascherato dal carattere nord-americano della location e non fa niente se i protagonisti parlano napoletano e siciliano (e non uno slang italo-americano) e se lo spot è destinato al mercato italiano.

L’art. 10 del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale in vigore dal 10 Gennario 2011 e riguardante la “dignità della persona” dice che la pubblicità deve rispettare la dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni e deve evitare ogni forma di discriminazione. IKEA civilizza i meridionali (“comportarsi bene in una cucina IKEA è più naturale”), ma non lede palesemente la loro dignità e non li discrimina con chiarezza perchè li traveste da nord-americani.

Ne prendiamo atto e ci consoliamo col risultato del sondaggio del Corriere del Mezzogiorno: per il 72.6% dei 1445 votanti lo spot è contro il Meridione.
IKEA ora cominci a rispettare il Sud, non solo perchè è territorio di vendite e fatturato ma anche perchè gli abbiamo fatto noi la vera pubblicità. Ma era un male necessario.

Spot IKEA, la notizia anche sul “The Telegraph”

Spot IKEA, la notizia anche sul “The Telegraph”
anche la stampa internazionale sulla “querelle”

Mentre il “Giurì” della pubblicità esamina la nostra istanza e il sondaggio del Corriere del Mezzogiorno dice che per il 71,5% dei 1360 votanti lo spot IKEA è contro il Meridione, THE TELEGRAPH (una delle testate più note al mondo) riporta la “querelle” con un articolo a firma del corrispondente da Roma Philip Willan. vai all’articolo

Traduzione:
Ikea scatena una bufera con lo spot sui mafiosi
Ikea accusata di abuso di offensivi stereotipi in una pubblicità per promuovere una nuova linea di cucine e chiede scusa.

La pubblicità mostra in televisione e internet le tipiche figure gangster che parlano con accenti siciliani e napoletani e dispongono di un grande sacchetto nero dei rifiuti sospetto.
Si scopre che gli apparenti mafiosi sono semplicemente un gruppo di amici ecologicamente consapevoli in un post-pranzo, il cui comportamento si chiarisce come lo slogan: “. Comportarsi bene in una cucina Ikea é più naturale”.
La campagna pubblicitaria è stata avviata all’inizio di aprile e ha già scatenato l’indignazione diffusa tra la gente del sud-Italia, che ritiene di essere stereotipata.
Tra coloro che hanno acceso la protesta on-line c’è Angelo Forgione, che ha detto: “È un vergognoso spot pieno zeppo di stereotipi sui meridionali. Anch’io non compro più da Ikea.”
Fabrizio Concas, Ikea Marketing Manager, si è detto sorpreso dalla reazione e ha voluto chiedere scusa a tutti i meridionali che si sono sentiti offesi dalla pubblicità.

Spot IKEA, è bufera!

Spot IKEA, è bufera!
la stampa sul caso, il Giurì verifica e spunta una parodia

Il caso dello spot di IKEA è esploso. IL MATTINO e il CORRIERE DEL MEZZOGIORNO hanno dedicato spazi alla questione raccogliendo pareri e umori. E anche il ROMA ha fatto largo al duo artistico dei Fatebenefratelli che si sono allineati spontaneamente alla nostra protesta (in basso). Il fronte è spaccato tra i tantissimi che sostengono la nostra visione di uno spot ricco di luoghi comuni che lede la dignità dei meridionali civilizzabili da Ikea e chi invece preferisce riderci su.
Tutto questo mentre la Segreteria del comitato di controllo dell’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria ci informa che il caso è all’esame del Giurì per valutare se sussistano o meno gli estremi per un intervento a tutela dei cittadini-consumatori meridionali. Attendiamo fiduciosi.
IL MATTINO ha tratto la questione nell’edizione di Domenica 17 a pagina 15 (in basso): “Spot con i picciotti in cucina, l’Ikea si scusa” a firma di Marco Esposito che chiama in causa i precedenti di Oliviero Toscani e viene al dunque della protesta: «Angelo Forgione, che si autodefinisce «responsabile per la città di Napoli del Parlamento delle Due Sicilie, ha organizzato insieme al Movimento neoborbonico la protesta».
Premesso che il sottoscritto non si “autodefinisce” ma ha una carica conferita in un’associazione a carattere civico-culturale che raggruppa varie entità che si battono per il riscatto e la dignità del meridione, tra cui appunto V.A.N.T.O., e detto anche che non sono solo queste le battaglie di cui siamo protagonisti occupandoci anche di denuncia di tanti altri aspetti scendendo in piazza, ciò che è da sottolineare è il parere di Oliviero Toscani (fotografo e pubblicitario) che definisce il sottoscritto e tutti gli indignati dei “mafiosi”. «Chi si sente offeso mostra di essere lui il mafioso. Il fatto che non si riesca a ridere su una cosa simile è il segno di una diffusa mentalità mafiosa».

E giù con altre dichiarazioni degne di un professionista più volte censurato per le sue immagini pubblicitarie, quindi contro la censura, che indirettamente conferma quanto da noi rilevato. Essere definito un mafioso da Toscani in questa polemica è una grande vittoria! Toscani non sa che il sottoscritto è anche un collega nel campo della pubblicità e lo spot Ikea l’ha verificato non solo da meridionalista sulla base delle proteste ricevute ma anche con gli occhi critici di un operatore del settore, leggendone i presupposti.
Il CORRIERE DEL MEZZOGIORNO invece si è dedicato al fatto sulla stessa falsa riga e con toni più pacati a firma Germano Milite. E ha proposto un sondaggio online cliccatissimo che alle 16:00 del 18/4 vede la percentuale di quelli che rilevano offesa nello spot al 66% contro il 34% di chi “difende” Ikea.
Intanto sul web spunta una parodia dello spot. Si chiama “Contro spot Ikea” sul canale youtube michelina1841 (chi conosce la storia del sud sa cosa significhi questo nickname) recante come informazione che trattasi di “Filmato istruttivo e informativo, realizzato con uno spiccato senso di energica protesta, per una giusta e degna collocazione del popolo delle Due Sicilie”. Nello spot i picciotti evidenziano la “qualità” dei prodotti Ikea. La maniera migliore per dimostrare l’ironia dei meridionali che Toscani e Ikea hanno messo in dubbio con le loro discutibili opinioni e scuse.
Un’ultima considerazione: perchè mai, tra grosse polemiche, Toscani ha registrato il marchio “M.A.F.I.A.”? Che abbia fatto promozione a se stesso chiamandoci “mafiosi”?

Angelo Forgione

Leggi l’articolo sul Corriere del Mezzogiorno online

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 il contro-spot online

IKEA risponde… e conferma!

IKEA risponde… e conferma!
l’ufficio marketing risponde alle proteste per lo spot

L’ufficio Marketing di IKEA ITALIA ha dovuto prendere atto delle centinaia di email di protesta circa lo spot zeppo di luoghi comuni sui meridionali e ha quindi risposto con un comunicato col quale non ha fatto altro che confermare la nostra sensazione: lo spot è veramente razzista!
Leggiamo il comunicato e capiamo il perché:

Gentile Signor Forgione,
L’obiettivo del nostro spot televisivo non era ovviamente quello di offendere qualcuno, tantomeno una buona parte della nostra clientela come quella residente nelle regioni del sud d’Italia dove ormai IKEA ha ben 4 punti vendita.
Ci sembrava cha, a centocinquant’anni dall’unità d’Italia, si fosse giunti finalmente al momento in cui fosse possibile superare gli stereotipi nazionali non cancellandoli (cosa impossibile o vana) bensì neutralizzandoli sorridendoci sopra e ridimensionandoli a materiale su cui costruire una battuta, una gag, una barzelletta.
Gli stessi carabinieri ormai giocano a raccogliere e raccontare le migliori barzellette confezionate su di loro. Ma nessuna di queste ha mai scalfito la reputazione dell’Arma presso gli Italiani. Anzi forse ne ha solo accresciuto la carica di simpatia e umanità.
Tuttavia evidentemente è stato premuto troppo l’accelleratore e forse parte dell’opinione pubblica non è ancora pronta a uno scatto in avanti di questo tipo. Se quindi Lei si è sentito offeso, Le porgiamo le nostre scuse confermandole però che la nostra intenzione era proprio quella opposta, ossia di dare una mano a smantellare questi stereotipi facendoci sopra una grande risata.
Un cordiale saluto.

Fabrizio Concas, Marketing Manager IKEA ITALIA Retail srl

Il Dott. Concas ha dunque centrato il problema parlando di unità d’Italia. E, pur auspicando la “neutralizzazione” degli stereotipi nazionali (luoghi comuni), la sua azienda ne ha fatto strumento di campagna pubblicitaria in modo da diffonderli ancora di più attraverso i media. Quando qualcosa è riconosciuto come sbagliato e pericoloso lo si evita, e certamente non se ne fa “materiale su cui costruire una battuta, una gag, una barzelletta”.
Il paragone coi carabinieri, che guarda caso sono più antichi dell’Italia unita in quanto forze armate piemontesi, è di una inconsistenza enorme. Ridere sui carabinieri non significa sconfessarne l’importanza; e poi i Carabinieri sono oggi del nord come del sud. Qui non si tratta solo di “ridere” di un’etnia, quella meridionale, su cui le barzellette ci sono al pari dei Carabinieri e non suscitano indignazione ma altrettante risate; qui si tratta di lederne la dignità con quei luoghi comuni che sono il cibo preferito degli ignoranti e dei razzisti di cui l’Italia, purtroppo, è piena. Far finta di non rendersi conto della pericolosità di certi messaggi significa far finta di non sapere in che società viviamo. Come si può pensare che uno spot del genere aumenti “la carica di simpatia e umanità” dei meridionali se si parla di malavita, immondizia, omicidi e inciviltà che IKEA sarebbe in grado di correggere?
E infine Fabrizio Concas si smaschera e ci fa capire, senza rendersene conto, che lo spot è effettivamente offensivo. Ci dice che “è stato premuto troppo l’accelleratore (con due elle per rafforzare?) e forse parte dell’opinione pubblica non è ancora pronta a uno scatto in avanti di questo tipo”. Chiaro il concetto? “È stato premuto troppo l’acceleratore” (stavolta correggiamo l’errore ortografico), quindi si è consapevolmente andati un tantino oltre, “e parte dell’opinione pubblica non è ancora pronta a uno scatto in avanti”. Quella parte, secondo Concas ovviamente, sono i meridionali, ovvero quelli che hanno trovato lo spot offensivo. E lo scatto in avanti si traduce in una qualche “arretratezza” non colmata. Tradotto in soldoni, per il Dott. Concas, i meridionali sono ancora retrogradi (rispetto ai settentrionali).
Il comunicato finisce con la più classiche delle beffe: “la nostra intenzione era proprio quella opposta, ossia di dare una mano a smantellare questi stereotipi facendoci sopra una grande risata”. Caro Concas, ringraziamo IKEA ITALIA ma facciamo volentieri a meno del suo aiuto e dei sui mobili. Quello che non avete capito è che con questo spot avete perso molti clienti al sud, cosa per cui ridiamo noi. E, si sa, ride bene chi ride ultimo.
Un’ultima cosa: a noi meridionali nessuno può insegnarci l’arte della risata. E non è un luogo comune. 

La “battaglia” va avanti. Attendiamo fiduciosi la verifica da parte dell’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria.

recensione dello spot
https://angeloxg1.wordpress.com/2011/04/06/spot_ikea/

comunicato stampa
https://angeloxg1.wordpress.com/2011/04/11/boicottaggio_ikea/

il precedente (stessa difesa: “non volevamo offendere”)
http://archiviostorico.corriere.it/2001/settembre/08/Non_piu_religione_Ikea_ritira_co_0_0109089977.shtml

Comunicato Stampa congiunto: Boicottaggio di IKEA per lo spot “anti-meridionale”

Comunicato Stampa congiunto
Movimento V.A.N.T.O. e Movimento NEOBORBONICO promuovono il boicottaggio di IKEA
per lo spot “anti-meridionale”

i meridionali civilizzati da ikea


Il Movimento V.A.N.T.O. (Valorizzazione Autentica Napoletanità a Tutela dell’Orgoglio) e il Movimento Neoborbonico hanno promosso il boicottaggio di Ikea dopo la trasmissione del nuovo spot, al fine di difendere la dignità dei meridionali ed in particolare dei napoletani e dei siciliani.

Nello spot in questione, infatti, sono riprodotti tutti i luoghi comuni più abusati ai danni dei “soliti meridionali” ritratti come mafiosi o camorristi, assassini, volgari e rozzi che, in questo caso, però, sarebbero in grado di correggere i loro comportamenti grazie all’acquisto di una cucina della famosa azienda svedese (leggi la recensione).

Al di là della ovvia lettura ironica, è evidente che i meridionali non possono più accettare offese gratuite e inutili dopo decenni di diffusione di un razzismo sempre più utilizzato e tollerato non solo nel campo cinematografico o televisivo.

I numerosissimi interventi pervenuti in poche ore sul sito dell’Ikea, sulla pagina facebook di Ikea Italy (link allegato) e sul canale youtube della stessa azienda (link allegato) dimostrano che la sensibilità verso certi temi negli ultimi anni è notevolmente aumentata e il Sud, sempre meno rappresentato e difeso a livello politico ed economico, non è disposto più a tollerare ulteriori offese a livello culturale.

Le campagne di boicottaggio sono uno strumento democratico sempre più efficace ed affermato non solo in Italia.

Di fronte alle prossime sfide federalistiche, è necessario ritrovare un orgoglio nuovo che può passare anche attraverso il boicottaggio di aziende che offendono l’immagine dei loro (tanti) clienti meridionali.

E’ stata, infine, inoltrata istanza di verifica al “Giurì” dell’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria.

Ufficio Stampa
Mov. V.A.N.T.O.: 347 4781986
Mov. Neoborbonico: 347 8492762

Pagina facebook Ikea Italia con commenti
http://www.facebook.com/home.php?sk=group_188244564537111#!/IKEAItalia/posts/199517690082081

Video Ikea su canale Youtube con commenti
http://youtu.be/QUn1BZWymOM

recensione sul blog del Movimento V.A.N.T.O.
https://angeloxg1.wordpress.com/2011/04/06/spot_ikea/

Nuovo spot IKEA, luoghi comuni sui meridionali

Nuovo spot IKEA, luoghi comuni sui meridionali
degradanti messaggi riferiti a Napoletani e siciliani

Angelo Forgione – Ikea ha lanciato la nuova campagna di comunicazione che ha come focus le cucine e il rispetto ambientale. Alla base il concetto che è facile e conveniente essere ecosostenibili con una cucina Ikea perché fin dalla sua progettazione è pensata per aiutarti a comportarti correttamente e, grazie agli elettrodomestici ecologici, ti fa anche risparmiare.
Nobili presupposti, ma espressi sulla pelle dei meridionali con dei doppi sensi e dei luoghi comuni poco lusinghieri e francamente stantii. Lo spot è ambientato in una location che rappresenta un cottage vagamente americano immerso nel verde e a misura d’uomo in cui una combriccola di “apparenti” malviventi di provenienza meridionale svolge faccende di casa dopo un lauto pranzo. Fa da sottofondo musicale “Guaglione” cantata in lingua americana da Dean Martin, sulla quale si assiste ad un uomo corpulento con accento napoletano, ma con modi volgari, che trascina fuori di casa un enorme sacco nero da riporre in un bagagliaio di un’auto; sembra trattarsi di un cadavere occultato ma in realtà è solo “monnezza”. E la porta fuori il Napoletano, guarda un po’?!
Un membro siciliano del clan invita al silenzio perchè altrimenti il vicino li “ammazza”, mentre in casa la fa da padrone un tipico picciotto siciliano in abito bianco che, con fare intimidatorio, ordina a uno scagnozzo… di risparmiare acqua.

Una voce femminile fuori campo chiosa così: “Comportarsi bene in una cucina Ikea è più naturale, l’ambiente ci guadagna e tu risparmi”.
Insomma, il messaggio è che “IKEA CIVILIZZA I MERIDIONALI”, quelli che non sanno “comportarsi bene” e che non rispettano l’ambiente, ma in una cucina Ikea diventa facile anche per loro. Il tutto condito dalla strisciante e subliminale sensazione dell’atteggiamento malavitoso.
All’ideazione dello spot televisivo hanno lavorato i direttori creativi Francesco Poletti e Serena di Bruno. Al radiocomunicato la copywriter Chiara Monticelli. Per Ikea hanno diretto i lavori Chiara Nalin, deputy marketing manager Ikea Italia e Alessandra Giombini, off line advertising manager Ikea Italia. La pianificazione media è di Initiative.
Un plauso a tutto il team creativo!