videoclip: “10 MAGGIO ’87, La storia ha voluto una data”

10 Maggio 1987 – 10 Maggio 2012

25 anni oggi dal primo scudetto del Napoli

Venticinque anni oggi da quel giorno in cui Napoli si tinse d’azzurro ed esplose di gioia. 60 anni di speranza, un campionato di attesa, 1 settimana di passioneImmagini che vivono nei ricordi di chi c’era e nelle speranze dei più giovani che sognano di poter vivere quella emozione.
È questo l’obiettivo che il Napoli deve perseguire, a prescindere dagli uomini che lo rappresentano.
Rivediamo insieme un video che i più giovani amano perchè capace di trasferire, a loro che lo scudetto non l’hanno mai assaporato, le emozioni di quel Maggio del 1987. Questo è ciò che i tifosi vogliono! Tutto il resto è noia.
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Tosel, il calcio-business e il disinganno

Tosel, il calcio-business e il disinganno

ipocrisia e finzione, ma Napoli si svegli!

Angelo Forgione – Ci devo ritornare e avrei voluto evitare, ma i risvolti in sede di giustizia sportiva mi impongono di tenere aperta la questione Juventus-Napoli. Con la nausea dettata dalle ultime vicende di calcioscommesse, il calciatore Masiello che ha confessato di aver fatto autogoal per vendersi una partita e non solo una. Fino a ieri era un botta e risposta a sfondo sportivo-culturale, un pretesto per parlare a noi più che agli altri che difficilmente ascoltano. Ma poi la questione è diventata di principio etico visto che il giudice sportivo Giampaolo Tosel non ha preso alcuna decisione nei confronti della Juventus, né per i cori razzisti oltre il regolamento né tantomeno per le aggressioni ai bambini e disabili di fede azzurra.
Premesso che il giudice sportivo sanziona in base al referto arbitrale, il problema è più ampio perchè investe i calciatori che potrebbero segnalare i cori razzisti (ricordate Zoro del Messina o il portiere Kawashima dell’Anversa?) ai direttori di gara, i quali a loro volta dovrebbero rilevarli autonomamente in quanto, appunto, non consentiti dalle norme. Dunque, anche ieri sul tavolo di Tosel non è arrivata alcuna nota a referto, evidentemente. Detto questo, ciò che accade fuori lo stadio è ben altra cosa, e Tosel può essere sordo ma non cieco.
Questo vale per quel che di vergognoso accade a Torino piuttosto che a Napoli e in tutte le parti d’Italia, fermo restando che il razzismo è intollerabile e, sulla carta dei regolamenti federali e solo su quello, intollerato.
Il mio amico Pino Aprile scrive nel libro “Giù al Sud” che per far sentire l’effetto del razzismo basta usare un metodo gandhiano: invertire i fattori, nella fattispecie rigirare al Nord gli slogan oggettivamente razzisti contro il Sud; al Salone del libro di Torino, così come altrove, disse alla platea: “Torino è una fogna da derattizzare, perchè anche i topi votano”, e mentre un fremito percorreva gli ascoltatori giustamente offesi, avvertiva che nella frase originale di Calderoli la città-fogna è Napoli. Cosa succederebbe allora se i tifosi del Napoli cominciassero a invocare frane di valli nordiche, esondazioni di fiumi e terremoti? Cosa accadrebbe se si urlasse all’indirizzo di Torino o Milano “la vergogna dell’Italia siete voi”? Sarebbe un “fatto” di cui parlerebbero tutti i giornali e le tv d’Italia. Eppure i napoletani gli argomenti storici li avrebbero, senza doversi inventare nulla; Vesuvio wash it? Bidet what’s it! Basterebbe urlare “lavatevi” ai piemontesi che non conoscevano il bidet prima di scoprirlo a Napoli, gridare “colerosi” ai milanesi che lo sono stati più volte o “terremotati” ai friulani, etc etc.
Le aggressioni e gli agguati a bambini e disabili sono state denunciate agli organi di polizia. Gli striscioni erano evidenti e nessuno li ha rimossi. I cori erano rumorosi e nessuno li ha sentiti, destinatari a parte. Ma qualcuno continua a fare finta di nulla, a non parlarne a livello nazionale e a preservare un certo potere e un determinato stato di cose. Tutto quello che accade a Napoli è giustamente sanzionato e messo sotto la lente d’ingrandimento, ma quello che accade altrove è talvolta un mistero di Pulcinella. A Napoli si dice che ‘o pesce feta d’ ‘a capa, e quindi violenza e razzismo non sono colpa dei tifosi gretti, napoletani compresi, ma delle istituzioni del calcio che fingono di introdurre delle norme contro il razzismo per poi non applicarle o farlo solo quando qualche giocatore di colore si rizela come invece non accade ai calciatori nati a Napoli e provincia. Loro tirano avanti, preferiscono giocare e basta, evidentemente meno sensibili al problema. Perchè? Perchè il problema non esiste. Perchè il razzismo ha effetto in egual misura sia su chi lo esercita che su chi lo subisce: il non napoletano ritiene l’offesa legittima e insiste, il napoletano altrettanto e tira avanti. Non è affatto un caso che a difendere Napoli siano giocatori del Napoli non napoletani. Cioè, il razzismo non è più razzismo in quanto intolleranza ma diventa prassi. Per i neri è diverso perchè sentono il problema che è universalmente tale, non prassi. In poche parole, il razzismo verso Napoli è prassi, non problema, ed è quindi consentito; e tutto questo fa da sempre parte della nostra storia, nasce con l’unità d’Italia quando i piemontesi definivano i Napolitani (tutto il Sud) “beduini affricani” con due effe. Prima non accadeva, dopo accade ancora.

Da questo pulpito lo diciamo da anni ma le cose non cambiano. Però continuiamo a denunciarlo, nella consapevolezza che il calcio è espressione finta e maligna di un paese maligno e finto. Ipocrisia, violenza, razzismo, calcioscommesse… questo è il valore diseducativo di uno show-business che arricchisce tutti tranne chi lo tiene in piedi di tasca propria con biglietti, abbonamenti alle tv, magliette e merchandising di ogni tipo. Uno show-business che si riveste di buoni e sani valori per nascondere la sua vera funzione. Vale dunque la pena riversare in questa scatola di illusioni tanta passione? Napoli, come sempre, insegna. Nell’esoterica Cappella di Sansevero che detta la “via” all’uomo, c’è una scultura di gran significato (come tutte le presenti) che accompagna il più celebre “Cristo velato”. È il magnifico Disinganno del Queirolo, in cui un uomo (il padre del principe Raimondo) si libera da una rete che rappresenta l’inganno delle perdizioni, dei piaceri e delle passioni mondane, avvertendo l’osservatore sulla principale insidia dell’esistenza umana: la finzione!

Ora i più scalmanati cosa faranno? Andranno a Roma il 20 Maggio a farsi giustizia sommaria cadendo magari in un nuovo tranello? Se questo è il clima, meglio non andarci. Solo l’intelletto può frenare la nostra cecità e le nostre pulsioni tribali, può sbarrarci gli occhi e dirci che siamo tutti vittime della passione calcio, e su questo non c’è alcun dubbio. Ma non per questo dobbiamo evitare di denunciare. Denunciare la nostra consapevolezza di essere schiavi e denunciare che siamo oggetto di uno scontro sociale che qualcuno vuole che perduri in questo paese. E all’indirizzo di Tosel e di chi sta sopra di lui spingiamo il messaggio di un altro amico, Simone Schettino, vittima anch’egli della passione calcistica ma non a tal punto da anteporre il tifo alla sua identità e al suo intelletto. Per lui, come per chi scrive, il rispetto per un’intera comunità è la prima cosa, calcio o non calcio. E non è più ammissibile che tanto orgoglio lo si metta solo ed esclusivamente nelle questioni che riguardano la squadra che porta il nome della città e i colori della sua grande storia. Continuare a inalberarsi e sentirsi napoletani solo quando c’è una palla di mezzo per poi maltrattare la propria città significa avere in tasca un’unica tessera, non quella del tifoso ma quella del vittimista.

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Storia, cultura e orgoglio al “San Paolo”

Storia, cultura e orgoglio al “San Paolo”

V.A.N.T.O., Neoborbonici e tifosi fanno centro!

Due simboli carichi di storia, cultura, orgoglio e identità nella serata di Napoli-Juventus esposti al San Paolo, dopo Napoli-Catania dello scorso campionato.
Nel settore Distinti un gran bandierone delle Due Sicilie affidato al gruppo “Anni ’90”, nella Curva B degli Ultrà decine di bandiere delle Due Sicilie e lo striscione “1861-2011: noi capitale dell’orgoglio, voi capitale dell’imbroglio” a ricordare il nostro passato e la fine della Napoli capitale dei primati positivi meridionali ad opera dei sabaudo-piemontesi (con saccheggi e massacri annessi) con il presente delle cronache più recenti e imbarazzanti per la Juventus dei tribunali napoletani e non. Il tutto al grido “sapete solo rubare”.
Con un Sud sempre più umiliato ed offeso oltre il dovuto e sempre meno rappresentato a livello politico, culturale ed economico, una dimostrazione di esigenza di verità storica e di radici, sulla scia di una squadra e ad un società sportiva che si stanno affermando in Italia ed in Europa. 
Sempre nei Distinti, firmata dai “The Boys”, è apparsa la scritta “tu… mezzo francese… eri sommerso da debiti e spese… sei diventato gran sovrano rubando al popolo napoletano” ispirata al testo della canzone “Malaunità” di Eddy Napoli, a dimostrazione di una consapevolezza sempre più crescente delle vicende storiche, spesso mistificate, utile ad una proiezione nel futuro scevra da sterili visioni retoriche.
Nessuna intenzione monarchica o secessionistica, evidentemente, ma solo l’esigenza crescente di gridare un senso di appartenenza sempre più necessario da ritrovare per le prossime importanti sfide (non solo calcistiche) che attendono Napoli e il Sud verso un riscatto che gli antichi Popoli meridionali aspettano da troppo tempo.
Con l’auspicio che i napoletani possano dimostrare concretamente l’amore per Napoli in ogni momento della vita sociale e non solo all’interno dello stadio “San Paolo, si ringraziano i ragazzi dei Distinti e della Curva B per la maturità dimostrata e la disponibilità concessa e tutte le persone che hanno contribuito col cuore e con la tasca all’iniziativa.
(Uno speciale ringraziamento a Raffaele Auriemma che su Premium Calcio, commentando le coreografie sull’inquadratura del bandierone, ha citato V.A.N.T.O. «capace di valorizzare tutto ciò che di buono c’è a Napoli» e un plauso a Carlo Alvino che ha condito la sua telecronaca su SKY con ingredienti storici).

Un video-augurio da Angelo Forgione ai Napoletani, quelli veri.

Un video-augurio da Angelo Forgione ai Napoletani, quelli veri.

Sulle significative note vocali del mio grande e stimatissimo amico Eddy NAPOLI (non a caso), un augurio NAPOLETANO alla mia maniera.

Napoli vive un momento critico, forse il peggiore di sempre, e c’è bisogno più che mai dell’impegno di tutti.
Con V.A.N.T.O. “qualcosa” si è fatto ma molto di più si deve fare. Nel video-augurio c’è riferimento ad un anno pieno di battaglie, alcune vinte e alcune perse, ma sempre portate avanti con Napoli nel cuore. Tante lotte per il decoro sostenute nell’ambito cittadino e a molte altre per la dignità e il rispetto della nostra identità portate avanti “fuori le mura” anche insieme ai cari amici colleghi del Parlamento del Sud.
Grazie a chi mi ha sostenuto, alle associazioni che hanno lottato con me e a quei media che mi hanno dato voce.
Con l’auspicio che tutti insieme si porti la nostra fierezza e la nostra passione per Napoli anche fuori del San Paolo, l’unico posto dove riusciamo a dimostrare di essere compatti e fieri di amare la nostra “Napoli”, auguro un sereno Natale e un 2011 più “azzurro e Napoletano” che mai… soprattutto senza chi ha devastato l’anima di questa città lasciandola alla deriva in questi ultimi anni di malgoverno a Palazzo San Giacomo e non solo.

Buone feste ai semplici cittadini, ai tifosi del Napoli, a chiunque ami Napoli non solo a parole, a chi non è di Napoli affinchè impari a giudicarla senza prevenzione.

Angelo Forgione