Angelo Forgione — Qualcuno sostiene che i napoletani siano totalmente incoscienti a vivere attorno ai vulcani. In realtà, come ha spiegato il geologo Mario Tozzi, i “sapiens”, da sempre, preferiscono vivere e costruire proprio vicino ai vulcani. In tutto il mondo, non solo a Napoli, che è una delle capitali mondiali della moderna vulcanologia, la città in cui tale scienza è nata, e i suoi vulcani sono i più monitorati al mondo.
Si tratta di sfruttare condizioni di vita migliori, come fecero i Greci, che capirono cosa offrivano i territori in cui andarono a vivere, venendo da una terra in gran parte rocciosa, scarsa di terreni fertili, e spinti a navigare avventurosamente in direzione delle terre d’oltremare. Si fermarono nel Sud-Italia, dove trovarono ciò che gli necessitava. A partire da Pithecusa, ovvero l’isola vulcanica di Ischia.
Tratto da Napoli svelata (Angelo Forgione, 2023), al capitolo “Un popolo vulcanico”:
“Vi è vita là dove vi è minaccia di morte, ed è esattamente questo un mistero incomprensibile per chi vive lontano, là dove il Vesuvio non si vede e fa più paura di quanta non ne faccia a chi è abituato a tenerlo sottocchio. Chi ha casa sulle sue pendici, o nei Campi Flegrei, per paradosso, del pericolo si preoccupa meno di tutti.
Stupirsi per l’irrazionale sfida alla natura è umano ma scevro di conoscenza della storia dei popoli, che in tutte le parti del mondo hanno scelto volentieri di costruire e vivere alle pendici dei vulcani più minacciosi. Non è fatalismo ma frutto di un vero e proprio meccanismo mentale di rimozione del rischio per il quale il timore decresce quanto più ci si avvicina al pericolo, fino a sparire del tutto quando vi si è a contatto. Accade alla stessa maniera pure in certe valli minacciate dalla neve, foriera di valanghe, o da alte dighe che in caso di cedimento provocherebbero catastrofi come tante già avvenute in passato, e in certe città lagunari assediate dall’acqua. Capita attorno al Vesuvio, che almeno ricompensa con maggiore fertilità dopo i guasti, e capita alle Eolie, a Santorini, in Islanda, in Indonesia e nei luoghi vulcanici più remoti di tutto il mondo. Napoli come Tokyo, Città del Messico, Seattle, conurbazioni anche più popolate di quella partenopea, anch’esse ad alcune decine di chilometri da vulcani distruttivi.
Materiale piroclastico costruttivo, terreno più fertile, sorgenti, boschi e contesto naturalistico più adatto all’agricoltura e all’allevamento hanno offerto l’opportunità di vivere meglio agli uomini antichi, che con il passare dei millenni sono rimasti legati volontariamente al pericolo. Oggi, quasi cinquecento milioni di persone sono soggette a rischio vulcanico, concentrate in particolare ai tropici.
[…]
Che complessità questa mitica terra (vesuviana e flegrea) dalla struggente e rischiosa bellezza che tutto il mondo conosce, risorsa preziosa la cui preservazione deve farsi cultura profonda affinché sia chiaro che buona parte della ricchezza di un popolo intero non esisterebbe senza i suoi vulcani, con buona pace di chi pensa che coloro che vi vivono attorno, come quelli di millenni fa, siano degli inguaribili sconsiderati. A vegliare su di loro ci pensa la scienza con i suoi progressi, determinanti per controllare il pericolo tra le rive del Golfo e la Piana campana, da milioni di anni uno straordinario laboratorio in cui l’uomo, sospeso tra vita e morte, vive azzardatamente ma vulcanicamente, sentendo le forze vive della natura.”




Torna d’attualità un delicatissimo argomento di cui il Movimento V.A.N.T.O. si è occupato tre anni fa, ovvero le trivellazioni nei Campi Flegrei, finalizzate alla realizzazione di un impianto pilota di sfruttamento di energia geotermica nella zona di via Pisciarelli ad Agnano. Si tratta del cuore della caldera flegrea, un supervulcano quiescente ma attivo, tra quelli a più alto rischio al mondo, anche più pericoloso e distruttivo del Vesuvio (con cui condivide la stessa camera magmatica), a causa del suo stile eruttivo che comporterebbe una imponente portata di magma, materiale vulcanico e gas. Un’eruzione dei Campi Flegrei basterebbe a distruggere il territorio tra Pozzuoli e Napoli e provocherebbe un danno ambientale in tutt’Europa (
Magnifica Italia è un programma televisivo in onda sulle reti Mediaset dal 2007. Si tratta di un ciclo di documentari tematici dedicati a regioni, province e principali città della Penisola viste dal cielo e non solo. Particolarmente interessante la produzione dedicata a Napoli e i suoi dintorni. La linea guida narrativa si dipana da alcune bellissime riprese effettuate dall’elicottero, staccando su tradizionali inquadrature da terra. La voce fuori campo di Mario Scarabelli racconta la storia e il costume locale, con l’ausilio delle testimonianze di alcuni protagonisti del luogo. Il racconto condensa in sintesi la grande tradizione culturale di Napoli, omettendo inevitabilmente molto ma descrivendo una Napoli più aderente alla sua vera identità. Unici veri nei, l’assenza del primario Museo Archeologico Nazionale e della Cappella Sansevero.
Angelo Forgione – Se ne va Antonio Mastroberardino, Cavaliere del Lavoro, l’uomo dell’eccellenza vinicola campana, colui che nella sua

Venerdì 15 novembre, alle ore 19, appuntamento alla libreria Mondadori del c.c. “Vulcano Buono” di Nola con Made in Naples. Colloquia con l’autore del libro la corrispondente de Il Mattino (redazione Caserta) Nadia Verdile.
Angelo Forgione – Sono passati solo due giorni dalla turbolenta incursione del ministro della salute Renato Balduzzi ad Aversa per presentare un nuovo studio sulla mortalità per tumore in Campania. In realtà, per negare una connessione tra l’alta percentuale di neoplasie e i rifiuti tossici interrati in Campania, indicando l’origine del problema nei cattivi stili di vita e nella cattiva alimentazione che causa obesità.
Angelo Forgione